WALLY WOOD RILANCIA DEVIL E LITIGA CON STAN LEE

Gli anni passano, i fumetti si accumulano ma alcune cose rimangono per sempre scolpite nel marmo della storia. Tutti concordano che la produzione della Marvel Comics della prima metà degli anni sessanta sia stata rivoluzionaria e che il principale artefice di questa rivoluzione sia stato il trio formato daStan Lee,Jack KirbyeSteve Ditko. Pochi ricordano il breve periodo in cui questa trinità pop divenne un quartetto: quandoWally Woodrealizzò le storie e i disegni diDevil(Daredevil). Nell’aprile del 1964, la Marvel aveva lanciato un nuovo personaggio creato da Stan Lee e, soprattuto, daBill Everett, già autore nel 1939 di Sub-Mariner. Un eroe cieco dai sensi supersviluppati, forse la massima espressione del concetto “supereroi con superproblemi” che stava facendo la fortuna della Casa delle idee. Nei primi numeri Devil aveva il costume giallo, ma l’Editoriale Corno, che lo presentava per la prima volta in Italia nel 1970, preferì colorarlo di rosso anticipando il passaggio avvenuto in America solo nel n. 7 Bill Everett lasciò subito Devil, forse per altri impegni non fumettistici. In seguito ha avuto da ridire sull’attribuzione della creazione del personaggio, che come al solito si era presa Stan Lee. SubentròJoe Orlando, in precedenza disegnatore di fumetti di fantascienza e dell’orrore per laEc Comics, per i numeri 2, 3 e 4.“Il problema”, avrebbe ammesso Orlando,“era che io non ero Jack Kirby”.“Kirby e Ditko erano in grado di trasformare uno striminzito soggetto di un paio di pagine in una storia di venti tavole fatta e finita, alla quale Stan avrebbe aggiunto i dialoghi nel giro di un pomeriggio o due. Quando disegnavo la storia alla mia maniera, Stan interveniva dicendo cose del tipo ‘questa vignetta va cambiata’ o ‘l’intera pagina va cambiata’ e così via. Non sviluppavo la narrazione come avrebbe voluto lui, e così mi ritrovavo a dover disegnare due volte almeno metà di ogni storia. Non mi pagavano abbastanza, e allora me ne andai”. A quel punto, Devil passò nelle mani del brillanteWally Wood. Le sue eleganti storie di fantascienza suWeird Sciencee le parodie suMadlo avevano reso uno dei nomi di punta dello staff della Ec Comics. Una tavola di Wally Wood per la Ec Comics Dire che Wally Wood era un uomo complicato sarebbe un eufemismo.“Wally era un artista di grande talento, ma era una persona severa e priva di umorismo, almeno quando si relazionava con me”, ha affermatoAl Feldstein, direttore di Mad.“Era un uomo piacevole, ma si guardava sempre alle spalle, i suoi occhi si spostavano come se fosse preoccupato per qualcosa”, ha ricordato il disegnatoreJack Davis.“Fu dopo aver assunto la direzione di Mad nel 1956 che notai che Wally aveva un problema serio con l’alcol”, ha aggiunto Feldstein, che finì per licenziare Wood perché gli aveva risposto male. Wood era affettuoso con i colleghi e spesso poco educato nei confronti dei dirigenti che non apprezzava. Fanatico del lavoro, Wood si sentiva a proprio agio solo seduto al tavolo da disegno. Lavorava con ben 36 diverse boccette di inchiostro, ognuna contenente una diversa diluizione di china. Nei sette numeri di Daredevil che disegnò per compensare il lavoro perso per Mad, lasciò ai posteri una serie di numeri indimenticabile, ancora oggi ritenuta un esempio di perfezione fumettistica. Rivediamola assieme. Wally Wood fa il suo ingresso alla Marvel in pompa magna annunciato sulla copertina del n. 5:“Grazie alla brillante capacità artistica del famoso illustratore Wally Wood, Devil raggiunge ulteriori livelli di gloria”. Non era mai stata fatta una cosa del genere per un disegnatore. Era evidente che in quei mesi nella sede della Marvel in Madison Avenue c’erano grandi aspettative per il lavoro di Wood, al servizio del lancio definitivo di un nuovo personaggio che stentava a ingranare. Il disegnatore non deluse. La posa plastica del diavolo ancora con il costume giallo, sulla prima pagina di Devil n. 5, ci fa capire immediatamente che siamo di fronte a un notevole anatomista. Devil è reso in modo naturale, una persona con una muscolatura tipica di un ginnasta acrobata quale egli è. A pagina 2 una bella sequenza d’azione con il Matador che assalta un portavalori. In alcune pagine c’è ancora troppo affollamento tra disegni e balloon infilati dal logorroico Lee, e la figura di Devil è quasi sempre a figura intera. L’edizione italiana della Corno, all’inizio, pubblicava i fumetti Marvel in albi dove si alternavano due pagine a colori con due pagine in bianco e nero Non mancano le immagini spettacolari, come a pagina 8, dove viene spiegato il funzionamento del senso radar del “diavolo coraggioso” o a pagina 14, con l’ombra di Matt Murdock che prende la sagoma di Devil. Infine a pagina 15, dove il nostro eroe attende il Matador avvolto nella penombra. Il finale poi è una pirotecnica battaglia tra i due contendenti che inizia su una scala antincendio. Nel numero successivo di Devil, il disegnatore sembra cominciare a capire meglio quello che Stan Lee vuole da lui: storie dinamiche nello stile di Jack Kirby, che del resto Wally Wood conosce bene avendo inchiostrato la sua striscia quotidiana Sky Masters alla fine degli anni cinquanta. Le sequenze di azione sono realizzate sempre meglio con Devil che volteggia in lungo e in largo, assumendo pose sempre diverse. Wood fece a meno della massiccia presenza di dettagli che affollavano i suoi fumetti di fantascienza per la Ec, rendendo le scene di combattimento in uno stile molto pulito. A quel tempo era il disegnatore più pagato della Marvel. Racconta il suo assistenteDan Adkins:“Le tariffe della Marvel erano di 20 dollari per una tavola a matita e 15 dollari per una tavola inchiostrata. A Wood davano 45 dollari a tavola, per matita e chine”. Gli unici limiti di quelle pagine sono che Devil viene sempre rappresentato a figura intera e sempre inquadrato dalla stessa distanza. Kirby e Steve Ditko erano maestri nell’alternare campi lunghi e primi piani, mentre le pagine di Wood appaiono un po’ troppo uguali le une alle altre. Questa è la storia dove Wally Wood prende Devil per mano e comincia veramente a metterci del suo. In primo luogo, ridisegna il costume e lo colora di rosso, in modo da conferire al personaggio quell’aura misteriosa che ancora lo caratterizza. Namor che contatta lo studio degli avvocati Murdock e Nelson per fare causa all’umanità sembra una delle solite stravaganti idee di Stan Lee. L’interminabile, angosciosa, eroica battaglia finale che occupa le ultime dieci pagine dell’albo è, invece, tutta farina del sacco di Wood. La battaglia tra Devil e Sub-Mariner è impregnata di reminiscenze bibliche, è un confronto che Devil non può vincere, una lotta assolutamente impari che ricorda quella di Giacobbe contro l’Angelo. Alla fine Namor, colpito dall’indomita resistenza di Devil, lo riconosce come l’avversario “più vulnerabile” ma anche il più “coraggioso” di tutti quelli con cui ha combattuto. È questo un momento cruciale che definisce una volta per tutte il personaggio, riconoscendo la sua grandezza proprio nella mancanza di potere fisico abbinata all’eccesso di coraggio. Wood prende il via da un’idea di Lee descrivendo con immagini stupende ogni piccola emozione senza mai sacrificare quel profondo senso di moderazione che caratterizza il suo stile. Devil cade ma non vediamo mai la sua espressione, Namor lo osserva dall’alto ma non esulta mai. Lo stile di Wood non è mai segnato dalle esagerazioni muscolari e cinetiche richieste da Stan Lee, desideroso che tutti i suoi disegnatori seguano lo stile di Kirby, ma dalla precisione di chi ritiene di non dover forzare i movimenti naturali. Devil nelle mani di Wood è un acrobata meravigliosamente abile ma pur sempre umano, senza le distorsioni grafiche di Kirby. Questa storia introduce uno dei più originali nemici di Devil: il metallico Stilt-Man. La storia inizia nel pieno dell’azione: una donna sta per essere investita da un’auto priva di guidatore.