VUOI VIAGGIARE? IMPARA LE LINGUE!

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(Proverbio ivoriano) Espletate le formalità doganali, eccoti finalmente in aereo. Sistemi i bagagli nella cappelliera, raggiungi il tuo posto e una volta seduto ti lasci cullare da una dolce pluralità di voci. I genitori chiamano i figli, i figli i genitori, qualcuno chiede se il posto vicino al tuo è libero, uno ride, uno piange, uno impreca. Che bella la tua lingua! E tutti insieme si cantaRomagna mia.Il canto unisce, dà coraggio, rende più forti.Tieniti forte Londra, stiamo arrivando!Solo le hostess si ostinano a parlare in inglese. (Proverbio curdo) Si parte. DopoRomagnamiaè il turno deL’Italianodi Toto Cutugno. Finite le canzoni l’orda barbarica è appagata. Ci si guarda intorno: è ora di parlare, di conoscersi un po’. I vicini conversano con i vicini, ci si scambiano dei consigli, dei trucchi, si impara un kit di sopravvivenza linguistica last minute:“How much”, “Mind the gap”, “Keep on the right”e“Way out”. E poi, complici il ronfare dei motori e la stanchezza, ognuno per conto suo. La signora davanti guarda estasiata dal suo finestrino, la persona con cui parlavi poco prima è sprofondata nel sonno, il vecchietto del primo posto sta russando. Si spengono voci, accenti, inflessioni e dialetti. Fuori le nuvole rassicuranti, dentro le hostess che chiedono“Any rubbish?” (Proverbio togolese) A poco a poco il risveglio.“What time is it?, “Keep your belt fasten”, “Ladies and gentlemen…”. L’Italia è ormai lontana. I bambini improvvisamente si chiamano John, Jack, Jane o Mary. Le parole non hanno più la musica e il ritmo di prima. Ora tutti, o quasi tutti, parlano una lingua incomprensibile: l’inglese. La maggioranza silenziosa ha ritrovato la fiducia in se stessa. Chi prima taceva ora alza la voce. (Proverbio iraniano) L’Italia, ammutolita, si è arresa. Gli invasori di prima sono stati sommersi dalla cacofonia anglosassone. Alcuni, rispolverando le loro conoscenze scolastiche, iniziano a conversare in inglese, altri, prodigiosamente, si rivelano essere dei perfetti londinesi. Chi è dello Strand, chi del Chelsea, chi del Kensington. Quando l’aereo atterra inizi adapplaudire, ma smetti subito perché eri solo tu a battere le mani. Recuperi i bagagli, ripassi la dogana e ti ritrovi solo nel grigiore e nella confusione londinesi. A un tratto la salvezza: vedi un tizio che ha viaggiato con te. Si chiama Salvatore ed è della tua città. Ti sbrighi per raggiungerlo, ma è già stato inghiottito dalla folla impietosa.