VIDEOGIOCHI HORROR DIMENTICATI DEGLI ANNI NOVANTA

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Argomento di oggi:dieci giochi horror degli anni novantadi cui probabilmente vi siete dimenticati. O avete perso per strada, fa lo stesso.Ho preferito concentrarmi su una serie di videogame apparsi fra il 1998 e il 2000 perché questo biennio lo considero la“zona di comfort” per eccellenza del genere. Più giù capirete meglio il motivo di questo appellativo. Night SlasherdellaData Eastè uno dei giochi horror che ricordo con maggior piacere. Essenzialmente si tratta di unbeat’em upa scorrimento laterale, come ce n’erano tantissimi in giro. Tuttavia la sua piccola nicchia riuscì anche a scavarsela. Il problema è che uscì in un periodo in cui il genere s’avvicinava alla sua data di scadenza. Infatti, come dicevo suipeggio cloni di Street Fighter, nello stesso anno la Data East si lanciònell’affaredei picchiaduro 1 vs 1. Riuscendo pure a farsi fare causa da Capcom. Comunque sia, Night Slasher era divertente per l’ambientazione, dato che pescava a mani bassissime su tutto ciò che fosse in qualche modo horror. C’erano zombie, lupi mannari, vampiri e via dicendo. Nonché, sulla scia di titoli comeSplatterhouseeMortal Kombat(dettaglio grafico a parte), il livello di gore era particolarmente accentuato. ConDeep FeardiSegaentriamo in quella “zona di comfort” di cui dicevo. Anche per questo so’ partito da Night Slasher: nei cinque anni che separano questi titoli di giochi horror, ovviamente, ne sono usciti a pacchi. Solo che nel 1996 uscìResident Evile da quel momento in poi tutti, chi più chi meno, iniziarono a prendere spunto dal gioco. Dando vita a ‘stoperiodo-sacca, in cui tutti si adagiavano e nessuno osava venirne fuori. In questo senso, uno dei primilooks likedi Resident Evil fu appunto Deep Fear. In sé non era male, assolutamente. Per la sua ambientazione e la trama ispiratissima a film comeLeviathaneThe Abyss, ammetto che m’infognava parecchio. A parte questo e qualche piccola trovata abbastanza originale, però, in sé era praticamente uguale al gioco di Capcom. Continuando su questa strada, ancheBandaiprovò a cavalcare l’onda dei survival horror. Infatti, ecco che nel 1999 se ne uscì con ‘stoCountdown Vampires. Al tempo etichettato come vero e proprio clone di Resident Evil. Infatti, le meccaniche dei due giochi sono praticamente identiche. L’unica differenza stava nel fatto che in Countdown Vampires i nemici erano vampiri. Non tanto diversi dagli zombi, ma comunque… A ogni buon conto, devo dire che a me ‘sto gioco piaceva. Sopratutto per il fatto che la trama era praticamente ispirata aDal Tramonto all’Alba, con il protagonista,Keith Snyderche si trovava in un bar-casinò circondato da vampiri. Per di più, sul braccio aveva persino lo stesso identico tatuaggio diSeth Geckonel film. Paradossalmente, per iniziare a vedere un pizzico d’originalità in un panorama velocemente inflazionato si è dovuti tornare al passato.Zombie Revenge, alla fine della fiera, altro non è che una specie di evoluzione dei vecchi picchiaduro a scorrimento. Praticamente la stessa cosa di Night Slasher con una grafica 3-D aggiornata. C’è da dire che Zombie Revenge non era proprio tutto ‘sto granché, eh. Divertente, tutto sommato, ma in fondo nulla d’eccezionale. Forse perché, nato come spinoff diThe House of the Dead, sarebbe dovuto essere inizialmente uno sparatutto in soggettiva. Per quel che riguardaShadow Man, mi dispiace tantissimo che sia uno di quei franchise caduti da anni nell’oblio e mai più ripresi. Quanti giochi horror, e non, hanno fatto ‘sta fine?Tenchu,Medievil,Soul Reaver,Akuji the Heartless,Vagrant Story… ce ne so’ a pacchi. Sia quel che sia, Shadow Man spaccava. Nel periodo aureo dei 32-bit, a parte Resident Evil, un gioco aveva segnato il passo:Tomb Raider, uscito sempre nel 1996. Shadow Man era l’unione“concettuale”di questi due giochi. Un action-adventure a tinte marcatamente horror. Adoravo ‘sto gioco. Così come il fumetto, del resto. Già, Shadow Man nasce nel 1992 come personaggio dei fumetti per laValiant Comicsdi Jim Shooter. L’unico suo difetto stava in unbacktrackingveramente eccessivo. Conseguenza di un rozzo, quanto avveniristico per i tempi, abbozzo di sistemaopen-world. Tolto questo, era un gioco veramente fantastico. Sulla scia di Shadowman c’eraGalerians. Certo, può essere ricondotto a quella folta schiera dilook likedi Resident Evil, però dalla sua poteva vantare una certa originalità di fondo. Anziché il classico schema avanza-e-spara, le meccaniche di Galerians giravano su ‘sto concetto dei poteri della mente. In questo senso il protagonista,Rion Steiner, è unesperdotato di superpoteri psichici che si risveglia in un ospedale privo di memoria. Dato che è molto instabile, per tenere sotto controllo i poteri (e usarli) Rion ha bisogno di flaconi di droga speciale: solo così può combattere i nemici. E visto che ‘sta roba era limitata, bisognava fare attenzione a usarla perché oltre per combattere serviva per risolvere le fasi puzzle. Più o meno nello stesso periodo in cui pubblicòSilent Hill, molto in sordinaKonamiproposeSoul of the Samurai, uscito in Europa con il titoloRonin Blade. Ricordo che lo presi in permuta, a scatola chiusa, in un negozietto dalle parti dove abitavo, portando indietroDriver. Visto che non avevo idea di cosa fosse, ammetto che restai alquanto sorpreso. Fondamentalmente perché Ronin Blade era un bizzarromashupd’idee. Per di più alquanto riuscito. A una prima occhiata il gioco era del tutto identico a Resident Evil 2. Cioè personaggi 3-D su sfondi pre-renderizzati in 2-D, con la possibilità di affrontare la storia dal punto di vista dei due protagonisti. L’originalità stava non tanto nella trama horror, ambientata nel Giappone feudale, quanto piuttosto nel sistema di combattimento all’arma bianca. Piuttosto complesso a dire la verità. Dato che sfociava in meccaniche tipo rpg, con tutta una serie di statistiche delle armi che influenzavano parametri di efficacia, forza, velocità e via dicendo. Un peccato che ‘sto gioco sia stato abbandonato e mai più ripreso. Abbiamo tutti ben presenteDead Space, no? La storia del “Marchio”, i “Necromorfi” e via dicendo. Dead Space altro non è che la bella copia di questoMartian Gothic. Anzi, mi è sempre piaciuto pensare che Dead Space fosse ‘na specie diseguito spirituale. Sì, la storia di Martian Gothic, scritta dall’autore di fantascienzaStephen Marley, è pressoché identica. A parte questo, Martian Gothic, seppur mutuato dall’onnipresente Resident Evil, presentava parecchie meccaniche originali come i salvataggi a numero limitato e la possibilità di giocare con tre personaggi contemporaneamente,switchandoda uno all’altro (cosa ripresa in Resident Evil Zero, tra l’altro). Soprattutto, la morte non permanente dei nemici. Martian Gothic quindi, a differenza di molti altri giochi horror dell’epoca, era pieno di buone idee, intuizioni originali e una storia forte. L’unico problema è che fu realizzato male, con gli sviluppatori che fecero ‘na certa cagnara. E questo, fu il motivo per cui ‘sto gioco venne presto dimenticato. Nella kermesse di giochi horror che, come cavallette imbruttite seguirono l’uscita di Resident Evil, ci fu ‘stoNightmare Creaturespubblicato nel 1997. A dire la verità, non è che mi piacque più di tanto: lo trovai abbastanza noiosetto. Il seguito,Nightmare Creatures II, di qualche anno dopo, non è che fosse granché meglio del predecessore. Però mi piaceva perché aveva un bel paio di punti di forza. In primis, un’atmosfera gotica data da una trama dal respiro lovecraftiano. In secondo luogo, il protagonista: un tizio brutto, pazzo, scappato da un manicomio e armato di accetta. Che tra l’altro mi ha sempre ricordatoDarkman. Ah, e poi c’erano le musiche diRob Zombie, mica fischi e pernacchie. Per concludere ‘sta bella carrellata di giochi horror, ci schiaffoEvil dead: hail to the king. Questo videogame era, come dire, un vero e proprio bidone, ecco. L’ho rigiocato non molto tempo fa ed è esattamente come lo ricordavo: brutto, fatto male e frustrante. Che te lo dico a fare: sistema di gioco preso di peso dal primo Resident Evil. Adattato malissimo. Movimenti che un soldatino di piombo è più sciolto. Unrespawndei nemici matto e disperatissimo totalmente alla cazzomannaggia.Save pointlontani anni luce gli uni dagli altri. Per farla breve, ‘na cosa agghiacciante. Tuttavia, si tratta pur sempre diEvil Dead. E strano a dirsi, nonostante sia ben consapevole che ‘sto gioco è più vicino a una porcheria piuttosto che a un videogame, non riesco a non adorarlo. Oh, certo che sono consapevole di quanto ‘sta cosa sia strana. A ogni modo questi erano solo alcuni fra i giochi horror degli anni novanta che, credo, molti abbiano dimenticato. Ovviamente ce ne sono a ufo e ne ho saltati altrettanti. Perciò, uscitemi pure voi altri titoli. Che casomai ci buttiamo un occhio in un’altra “puntata”, ok? Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.