UN LUNGO CAMMINO PER CAPIRE SE STESSI
Per capire se stessi e il mondo è necessario percorrere un cammino.In ogni uomo è vivo il desiderio di fuggire dal monotono ripetersi delle occupazioni giornaliere. Anche se la nostra vita è soddisfacente, anche se abbiamo da mangiare e da bere e una casa dove abitare, molti di noi desiderano l’avventura e la novità. L’uomo è un carnivoro e un raccoglitore prima di essere un agricoltore. La scoperta delle tracce da seguire, la caccia, l’agguato alla preda fanno parte del nostro istinto. La vita monotona e sempre uguale non fa per noi. Ci intristisce. La nostra testa è abituata a ragionare per rapporti di causa ed effetto oppure per similitudini. Il mondo intorno ci appare così vario che non possiamo fare a meno di chiederci quali siano le cause dei fenomeni a cui assistiamo. Le nostre domande diventano angosciose quando siamo colpiti dalla morte di una persona cara. Capiamo che un giorno moriremo anche noi e ci chiediamo il significato della vita e della morte. Per incanalare l’irrequietezza degli uomini, ma anche per rispondere alle loro domande, le religioni e i maestri spirituali hanno sempre proposto i pellegrinaggi e i cammini. Attraverso un allenamento fisico e la meditazione costante, il pellegrino giunge alla conoscenza di se stesso e del mondo. Il portico sud della cattedrale di Canterbury in Inghilterra è il punto da cui partiva la via Francigena Nella foto sopra vediamo la cattedrale di Canterbury: nel medioevo era il punto di partenza della via Francigena (detta anche Romea) che portava i pellegrini inglesi a Roma. La tomba di Pietro nelle grotte vaticane, in corrispondenza con l’altare di San Pietro Lo scopo del viaggio era raggiungere Roma per sostare sulla tomba dell’apostolo Pietro. Nel 990 l’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, compì il cammino e lasciò il resoconto scritto del viaggio di ritorno. La via Francigena da Canterbury a Roma con il prolungamento fino a Monte Sant’Angelo sul Gargano. Da Manfredonia partivano i velieri per la lontana Terrasanta Un’importante tappa francese era l’isolotto di Mont Saint Michel dove sorge un santuario dedicato a San Michele. Mont Saint Michel in Francia sulla via Francigena L’arcangelo Michele era il protettore dei romei, cioè dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena per raggiungere la capitale della cristianità. La Sacra di San Michele in Val di Susa Fino al dodicesimo secolo entravano in Italia dal Gran San Bernardo, in seguito passarono dal Moncenisio. Sostavano alla Sacra di San Michele in Val di Susa. Nel medioevo c’erano molte stazioni di sosta e ospedali (parola che aveva un senso diverso da quello di oggi) dove i pellegrini venivano soccorsi, curati e rifocillati. Monte Sant’Angelo sul Gargano, in Puglia, ultima tappa della via Francigena prima di imbarcarsi per la Terrasanta Coloro che decidevano di proseguire il viaggio e raggiungere la Terrasanta (gli attuali Israele e Palestina) continuavano il cammino sempre seguendo le antiche vie consolari. Giungevano sul Gargano presso Monte Sant’Angelo dove si recavano alla grotta dell’Angelo Michele. I crociati in partenza venivano benedetti nella grotta. Basilica della Madonna di Siponto, dove i pellegrini si facevano impartire la benedizione prima di partire per la Terrasanta I pellegrini in partenza per la Terrasanta si facevano impartire la benedizione presso la basilica della Madonna di Siponto vicino a Manfredonia. Nel medioevo i contadini erano servi della gleba, quindi non potevano allontanarsi liberamente dalla propria terra. Tuttavia ottenevano degli speciali permessi per compiere i pellegrinaggi. Il pellegrinaggio poteva essere un voto per se stessi e anche in favore del loro signore, se aveva concesso loro la libertà senza pretendere il riscatto. Nell’illustrazione moderna, una nave templare parte per la Terra santa Questa sopra è la ricostruzione di una nave dell’ordine cavalleresco dei templari simile a quelle che portavano i pellegrini e i crociati in Terrasanta. Le navi dei cavalieri Templari avevano una scorta armata. Gerusalemme, edicola del Santo Sepolcro che contiene i ruderi della tomba in cui, secondo la tradizione, fu sepolto Gesù Molti romei non riuscivano a raggiungere Gerusalemme. A volte venivano venduti come schiavi dai proprietari dei velieri che li trasportavano. Chi riusciva ad arrivare, andava a visitare quelli che secondo la tradizione erano i luoghi sacri della vita di Cristo: il Santo Sepolcro, la tomba di Giuseppe di Arimatea, la sala dell’ultima cena, l’uliveto del Getsemani, il Calvario. Nei nostri giorni parecchi pellegrini da tutto il mondo hanno tentato di ripercorrere la via Francigena. Il film qui sotto illustra proprio un’esperienza di viaggio sulla via Francigena in Italia. Molti pellegrini non sono cattolici o cristiani praticanti. Tutti cercano una rigenerazione spirituale attraverso le lunghe camminate solitarie, la meditazione, il contatto con altri pellegrini mossi da interessi spirituali. È un viaggio a ritmo lento in un contesto tranquillo. Non ci sono più gli ospedali e le stazioni di posta, si pernotta negli ostelli, nei conventi o presso privati che offrono accoglienza. Si mangiano cibi semplici con altri pellegrini. Si ascoltano le altrui esperienze.È possibile anche fare solo alcuni tratti della Via Francigena a seconda delle proprie possibilità fisiche. Il video sopra è tratto da “L’armata Brancaleone” del regista Mario Monicelli. Vediamo un gruppo di pellegrini verso la Terrasanta condotti da un monaco impersonato dall’attore Enrico Maria Salerno. Il film è ambientato intorno all’anno mille. Lo scopo della rappresentazione è quello di demistificare il medioevo e anche il viaggio in Terrasanta. Nel nono secolo dopo Cristo fu trovata in Galizia la tomba attribuita all’apostolo Giacomo il maggiore. Secondo la tradizione, Giacomo era giunto dalla Palestina per predicare e convertire i celti galiziani. Sarria sul cammino di Santiago Poi era ritornato in Palestina dove era stato decapitato per ordine del re Erode Agrippa. Secondo la comunque poco attendibile “Legenda aurea” (una raccolta medievale di vite di santi), i suoi discepoli con una barca guidata da un angelo lo riportarono in Galizia e lo seppellirono. Dopo il ritrovamento della tomba si costruì un tempio in onore di san Giacomo, Santiago in spagnolo. L’ordine benedettino fu incaricato di prendersene cura. Il monastero di Cluny in Francia, che era ugualmente dei benedettini, cominciò a mandare i pellegrini in Spagna nella località ora nota come Santiago di Compostela. Le vie del cammino di Santiago Le strade del cammino di Santiago sono ovviamente diverse a seconda del luogo da cui si proviene. Sono molto bel segnalate e c’è un ostello ogni 20 chilometri circa. Ci sono osterie economiche per i pellegrini. Tutto questo è stato reso possibile anche perché nel 1987 il Consiglio d’Europa ha dichiarato la via di Santiago “Itinerario culturale europeo” finanziando le iniziative per il suo recupero. Un cippo che segnala il cammino di Santiago. La conchiglia di San Giacomo e il bastone del pellegrino sono i simboli del cammino Anche il cammino di Santiago oggi è percorso più per motivi spirituali che per motivi strettamente religiosi. Di solito i pellegrini camminano per circa 20 o 25 chilometri al giorno. Poi si fermano in un posto tappa, si scambiano impressioni e informazioni con gli altri viandanti. Se si vuole raggiungere la meta occorre portarsi uno zaino molto leggero, perché ogni chilo diventa gravoso. Credencial con i sellos In ogni Stato ci sono dei delegati del cammino di Santiago che rilasciano lacredencial. A ogni tappa occorre farsi apporre il timbro del posto tappa che dimostrerà il cammino percorso. La cattedrale di Santiago di Compostela Questa sopra è la cattedrale di Santiago, dove i pellegrini assistono alla messa. Capo Finisterre Se i pellegrini hanno ancora la forza possono spingersi fino al non distante oceano Atlantico. Qui sorge capo Finisterra, la punta più occidentale del continente europeo. Secondo la tradizione, il pellegrino deve bruciare l’abito con cui ha percorso il cammino e bagnarsi nelle acque dell’oceano per purificarsi. Anche secondo i nativi americani (i pellirosse dei film western) per arrivare alla crescita spirituale è necessario il cammino. Era un percorso che dovevano fare i ragazzi per diventare adulti. Però era un rito che si compiva ogni volta che si voleva crescere spiritualmente, per esempio quando ci si sentiva disorientati. Monument Valley, la valle sacra dei navajo Nella foto vediamo la Monument Valley, che si trova negli Stati Uniti occidentali al confine fra Utah e Arizona. Ingresso del parco della Monument Valley I navajo la ritengono sacra. Tutti i nativi americani considerano la terra loro madre e si sentono legati agli animali e alle piante da particolari vincoli. Esiste per loro un unico dio che chiamano Grande Spirito e a cui si rivolgono nelle cerimonie. La forza, la vita risiede nella madre terra. Giovane navajo Un giovane nativo americano per diventare un adulto doveva abbandonare il villaggio in cui era nato. Doveva digiunare e non bere acqua per quattro giorni e camminare salendo sulle montagne sacre. Giunto qui doveva osservare la pianura in basso e cercare la cosiddetta “visione”. Se voleva sapere a che cosa doveva dedicarsi o che cosa sarebbe stata la sua vita, la visione poteva venirgli dall’incontro con un animale. Oppure poteva trattarsi di un sogno profetico o di una allucinazione. Quello che il giovane aveva visto sarebbe stato interpretato da un “uomo della medicina”, depositario della tradizione che conosceva i rituali sacri ed era in grado di guarire. Mappa dei popoli pellirosse nell’America del Nord Nella cartina sopra sono indicati i popoli pellirosse che occupavano l’America settentrionale. Attualmente i nativi che non si sono mescolati con i bianchi sono circa 3 milioni in tutta l’America del Nord. La loro cultura tradizionale, di tipo animista, considerava l’uomo come parte della natura. Dalla madre terra potevano venire le risposte necessarie per vivere. Il digiuno rituale serviva a svuotare il corpo e a prepararlo all’ascolto. Il cammino serviva per imparare l’autocontrollo su se stessi e a preparare il nativo alla “visione”. Capanna sudatoria di alcuni popoli nativi Un altro modo per prepararsi alla visione era la cerimonia della “capanna sudatoria”. I nativi convenivano in untipìcostruito secondo precisi rituali. Uno o più uomini della medicina accendevano un fuoco e ponevano alcune pietre ad arroventarsi. Con rami di alberi particolari si bagnava le pietre che emanavano vapore. Peyote