UN INEDITO DI MARINETTI SU FORTUNATO DEPERO

Ogni volta che abbiamo visto o preso in mano una bottiglietta di Camparisoda, con la sua inusuale forma conica di calice rovesciato, abbiamo osservato e toccato un pezzo di arte italiana che ha sfondato i limiti del territorio nazionale per espandersi ovunque: un esempio di avanguardia, un incredibile evento di comunicazione pubblicitaria in cui l’oggetto pubblicizzato passa quasi in secondo piano e dove il suo contenitore diventa pura creatività e design di livello eccezionale. Il flacone di Camparisoda è diventato un’icona perché, sebbene abbia raggiunto la non indifferente età di 85 anni, resta modernissimo per eleganza formale e innovatività. Lo ideòFortunato Depero(1892-1960), pittore, scultore e designer, firmatario e coredattore delManifesto dell’Aeropittura futurista, il versante pittorico del futurismo che emerse subito dopo la Prima guerra mondiale, negli anni Venti. La bottiglietta del Camparisoda, primo aperitivo monodose, nasce nel 1932 L’eredità futurista, importantissima ma sommersa perché spesso identificata con il fascismo, nonostante tutto trabocca di vita ancora oggi e perfino nel nostro quotidiano, come abbiamo visto. Forse l’Arte è dura a morire e, anzi, pare abbia insospettate doti di resilienza, dove resilienza sta per la capacità di reagire e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Depero con altri futuristi in occasione della replica dello spettacolo dato dalla Compagnia del Nuovo Teatro Futurista a Torino (14 gennaio 1924).In prima fila, da sinistra: Fortunato Depero, Filippo Tommaso Marinetti e Francesco Cangiullo. In seconda fila, tra Depero e Marinetti, Gianni Mattioli Fortunato Depero, nel 1922, in occasione del lancio di volantini per reclamizzare l’Esposizione di Torino Fortunato Depero non solo fu pittore, scultore e designer, ma lasciò il suo segno in molti ambiti artistici, compresa l’arte applicata. Compose canzonirumoristedando vita allaonomalingua, un linguaggio poetico intessuto di “parole” onomatopeiche finalizzate a un uso scenico. Un esempio furono leliriche radiofonichedel 1927, che contenevano stralci di queste composizioni onomatopeiche.Inquestapagina del sito sitographics.it ci sono alcuni file audio originali di 6 futuristi, tra cui Depero:Guanti plastici rumoristi e Canzone rumorista, entrambi del 1916, ma non mi risultano attivi. In Rete, comunque, si trovano facilmente video che lo riguardano, in particolareCanzone rumorista. Fortunato Depero. Liriche Radiofoniche: La Febbre del Telegrafo Depero si occupò anche di allestimenti scenografici e di costumi. Realizzò l’opera di avanguardiaTeatro plastico, cioè un teatro di marionette chiamatoBalli plastici. Illustrò libri, disegnò manifesti pubblicitari, copertine di libri e riviste, mobili e arredi. Collaborò a vari giornali, tra cuiL’Illustrazione Italiana. Famoso è il suo libro imbullonato del 1927, citatoqui, nel mio piccolo saggio sulla storia della legatura, insieme ad altri libri futuristi. Questo solo per dire qualcosa della sua vastissima ed eclettica produzione artistica che sconfinò dagli ambiti della pittura, della scultura e del design. Il famoso “libro imbullonato” futurista progettato da Fortunato Depero nel 1927: un’altra icona del movimento futurista. Si compone di 234 pagine con copertina fustellata e chiusura realizzata con bulloni in alluminio Fortunato Depero: Motociclista, solido in velocità, 1923 Fortunato Depero: Copertina di “News Auto Atlas”, 1930 Fortunato Depero: una pubblicità per Campari Fortunato Depero: pubblicità Cordial Campari, 1933 circa Fortunato Depero: pubblicità per la manifattura di porcellane Richard Ginori Fortunato Depero: progetto pubblicitario per l’impresa metalmeccanica e aeronautica Caproni Fortunato Depero: Donne, scale, grattacieli, 1930 circa Fortunato Depero: Festa della sedia, 1927 Fortunato Depero: Grattacieli e Tunnel, 1930 Fortunato Depero: copertina per la rivista americana Vogue, 1930 Fortunato Depero: Lampada Campari, Collezione Kreuzer Fortunato Depero: Panciotto di Tina Strumia, tarsia di panni su tela di cotone, fodera in raso di seta (1923-1924) Fortunato Depero: Sedia verde e gialla (ricostruzione) in legno dipinto Fortunato Depero: Meccanica di ballerini Trovare qualcosa di originale futurista, che siano libri, illustrazioni, pittura oppure oggetti, è un’impresa difficile. Lo sanno bene i collezionisti cultori di questo periodo artistico, disposti a pagare cifre stratosferiche anche solo per un volantino. Tra questoqualcosaspesso ci sono testimonianze sconosciute al pubblico e perfino agli addetti ai lavori, che mai sono riusciti a toccare con mano. Oppure, pur conoscendone l’esistenza dalla bibliografia futurista, mai sono riusciti a imbattersi in un esemplare. I motivi possono essere diversi: molta della produzione futurista è entrata in collezioni private e molta è andata distrutta. Inoltre, bisogna considerare anche la natura non ripetibile o la rarità dell’evento artistico rappresentato, per cui non esiste copia o ne esistono pochissime. In alcuni casi, anche la stessa natura di avanguardia ha influito a determinarne la rarità, essendo restata nell’ambito di un pubblico ristretto. Oggi parleremo di una di queste rarità che mi è capitato di incontrare, tanto più rara in quanto pressoché introvabile. Da una mia ricerca, nemmeno nel fondo bibliotecario nazionale è possibile consultare la raccolta, se non tutta almeno in parte.Nel particolare leggeremo un articolo sconosciuto alle maggiori bibliografie, scritto dal fondatore del movimento futurista,Filippo Tommaso Marinetti(1876-1944), imperniato sulla figura di Depero:L’arte decorativa futurista alla Mostra di Monza. Marinetti e la moglie Benedetta. Dietro, un quadro di Depero La primaMostra Internazionale di Arti Decorativesi tenne alla Villa Reale di Monza dal maggio all’ottobre 1923, sotto gli auspici della Federazione delle Industrie Artistiche.Ebbero inizio, così, le Biennali di arti decorative a Monza che nel 1930 divennero Triennali. Alla quinta edizione del 1933 la Triennale fu trasferita al nuovo Palazzo dell’Arte di Milano e fu la premessa per l’attuale Triennale che ospita design contemporaneo e arte moderna. In concomitanza allaPrima Biennale di arte decorativaa Monza, fu fondata una bellissima rivista illustrata, legata agli sviluppi della rassegna, il cui direttore era Guido Marangoni.Il titolo della rivista eraLe Arti decorative(editori Piantanida Valcarenghi). Usciva mensilmente o con numeri bimestrali. Io ho avuto modo di vedere e leggere le annate del 1923, 24 e 25. Le Arti Decorative, rassegna internazionale ufficiale della Mostra di Arti decorative alla Villa Reale di Monza – Numero 2, 10 giugno 1923 L’articolo di Marinetti, di cui parlavo sopra, si trova nelnumero 2 del mese di giugno 1923.Di seguito il testo originale, inedito in Rete.Nel riportare l’articolo ho rispettato in ogni minimo particolare la trascrizione del testo, comprese le illustrazioni inserite. Ci immergeremo nel momento storico in cui il futurismo sta per entrare nell’arte applicata, cioè da avanguardia conosciuta da un pubblico ristretto sta per farsi conoscere al grande pubblico. L’arte decorativa futurista alla mostra di Monza, di F. T. Marinetti Siamo decisi a superare il groviglio dei giudizi diversissimi pro e contro il Futurismo e gli ultimi scetticismi, con manifestazioni assolutamente realizzate e tecnicamente perfette.Il pittore futurista Balla, ormai celebre decoratore del Bal Tic-Tac di Roma, il pittore futurista Prampolini, autore dei tanti applauditi scenari del mioTamburo di Fuocoa Praga, l’architetto Virgilio Marchi, creatore del Bar della casa d’Arte Bragaglia, di Roma, ed i pittori futuristi Pannaggi, Paladini, Fornari, Tato, Caviglioni, Poli, Castellani, Scartazzini, essendo tutti più o meno impegnati in altre mostre italiane ed estere, non potevano presentare alla mostra di Monza, ognuno una propria sala completa.Abbiamo perciò preferito offrire al pubblico, in una sala armoniosa, l’opera intera del pittore futurista Depero, assolutamente pronto a vincere qualsiasi concorrenza italiana ed estera. Depero – Martellatori – (Scultura in legno colorata). Depero – Topi – (cuscino). Noi futuristi siamo partiti in guerra, dodici anni fa, contro la Bellezza passatista (romantica, simbolica e decadente), che aveva per elementi tipici la nostalgia, ilfilosofumo, lo sfasciamento pittoresco, l’impreciso, la penombra crepuscolare, la corrosione, il logorio, le sudicie traccie degli anni, le rovine, la muffa, il sapore della putrefazione, il pessimismo, la tisi, il suicidio, le civetterie dell’agonia, la estetica dell’insuccesso, l’adorazione della morte.Sono lieto di dichiarare che questo immanebric-à-bracdi rancida sensibilità è stato distrutto dai grandi pittori futuristi. La grande sensibilità dinamica, ultra-colorata, ultra-ottimista, vibrante e simultanea creata da loro ha vivificata l’Italia e il mondo intero.I visitatori di buona fede che sono entrati nella Sala Futurista Depero (N. 36, II piano) e nella Sala Trentina Depero (N. 7, I piano), si sono sentiti certamente, come me, avviluppati, elettrizzati, incendiati, da questa gioconda sensibilità, veramente degna della Nuova Italia. I quadri di stoffa, i progetti teatrali, i complessi plastici colorati, i cuscini, i mobili, i rami battuti, i giocattoli che questo grande pittore, potente e pur così agile, balzante e fecondissimo, ha creato e perfezionato mirabilmente, non hanno nulla del tentativo e della ricerca. Sono opere realizzate, compiute. Chi ha vissuto vicino a Depero, nella sua Casa d’Arte di Rovereto, seguendo la sua ispirata gesticolazione esuberante, spesso frenetica, gli scatti pittoreschi del suo corpo muscoloso e snello, tutto pulsante di entusiasmo, troverà esattissimo il qualificativo dimagico, col quale io lo caratterizzo.