TORRE DELLE OMBRE, LA MARVEL SI DÀ ALL’HORROR

Immagine non disponibile

Con il nome forse preso in prestito da una costruzione architettonica di Le Corbusier eretta a Chandigarh, una nuova città costruita in India nel 1952 con criteri moderni, l’albo bimestraleTower of Shadows(“Torre delle ombre”) venne pubblicato dal 1969 al 1971 dalla Marvel Comics. Torre delle ombreè un albo antologico dedicato a brevi fumetti horror senza personaggio fisso, le storie vengono presentate daDigger, uno scavatore di tombe dal ruolo simile a quello diZio Tibianelle riviste in bianco e nero della Warren. Dal 1968, sulla scia della Contestazione giovanile, le censure delComics Codecominciavano a diventare meno inflessibili. Le tematiche horror proibite nei fumetti americani dopo l’uscita del saggio “Seduction of the Innocent” dello psichiatra Fredric Wertham e tutte le polemiche che ne erano seguite, alla fine degli anni sessanta cominciavano timidamente a essere riproposte sulle pagine dei fumetti Marvel, Dc e Charlton. Certo, in maniera molto più soft rispetto alle pubblicazioni della prima metà degli anni cinquanta. Tower of Shadows, uscito nel settembre 1969, è il primo albo Marvel consacrato al genere horror dopo il periodoAtlas, precedendo di un mese la testata gemellaChamber of Darkness, sempre della Marvel. Erano la risposta della Casa delle idee al fortunato ritorno all’horror della Dc Comics conHouse of MysteryeHouse of Secrets, avvenuto l’anno prima sotto la direzione di Joe Orlando. Il ritorno dell’horror alla Marvel avvenne in pompa magna, mobilitando i suoi migliori disegnatori. Vennero prodotti fumetti di buona qualità e almeno cinque vere gemme.Fumetti presentati per la prima volta in Italia nell’epico volume tascabileEureka Pocket n. 8, “Il volto del terrore”, del marzo del 1972, oltre che nelle pagine della rivistaEureka, entrambe pubblicazioni dall’Editoriale Corno. Jim Sterankoha scritto e disegnato “Al battito di mezzanotte”, la storia iniziale del primo numero di Tower of Shadows. Una specie di biglietto da visita, e che biglietto da visita! Queste sette pagine, uno degli apici dellasilver age, vinsero il prestigiosoAlley Awardnel 1969. Steranko ci teneva molto a questo gioiello, che aveva costruito con estrema meticolosità ottenendo un perfetto meccanismo dove testo e immagini si incastrano alla perfezione. Per questo aveva chiesto aStan Lee, come favore personale, di non modificare nulla. Lee però non riuscì a non toccare alcune frasi nelle didascalie e nei balloon, e ciò fu la causa di un litigio con Steranko, che abbandonò la Marvel. Quando il fumetto vinse l’Alley Award, Stan Lee prese il telefono e pregò Steranko di tornare. Ammettendo che in fondo le modifiche apportate da Lee avevano migliorato il prodotto, l’autore accettò di fare ritorno alla Marvel. In “Al battito della mezzanotte”, due coniugi, Lou e Marie, entrano nella Shadow House, la casa di infanzia di Lou, alla ricerca di un tesoro appartenuto a suo nonno. A parte la prima pagina, Steranko utilizza per tutto il fumetto una griglia costituita da tre strisce orizzontali che si ripetono suddivise in un numero differente di vignette, in base alle emozioni che i personaggi trasmettono. Le prime quattro vignette di pagina 2 mostrano uno dei marchi di fabbrica di Steranko: l’azione che procede su uno sfondo uniforme. A pagina 3 la prima striscia contiene ben nove vignette, che creano uno spazio claustrofobico dove si alternano le figure dei coniugi, con lei sempre su sfondo nero a sottolinearne l’animo oscuro. La vignetta dove lei si arrabbia è un primo piano colorato di rosso per intensificare l’emozione. A pagina 4 un altro classico espediente di Steranko: una singola vignetta viene suddivisa in tre, per rappresentare il trascorrere del tempo. A pagina 5 c’è una striscia di sette vignette, dove quella centrale, più larga, ha lo scopo di mostrarci la distanza che si sta creando tra i due. A pagina 6, in una concitata sequenza di 8 vignette a montaggio alternato, Marie rievoca l’uccisione del nonno e nell’ultima pagina, ormai apertasi la porta sul passato, i due vengono chiamati a rispondere delle loro colpe(QUIabbiamo pubblicato la versione italiana – NdR). Sempre nel n. 1 di Torre delle ombre viene pubblicata la storia “Un momento per morire”, scritta daStan Leee disegnata daJohn Buscema, con le chine di Don Heck. In quel periodo Lee e Buscema stavano realizzando l’epica saga diSilver Surfer, e infatti in questo fumetto breve ritroviamo tracce delle atmosfere e delle invenzioni grafiche che caratterizzano quella serie. Qui si evidenzia la capacità di Stan Lee di inventare personaggi insieme meschini e spaventosi. In questo caso si tratta di un vecchio alchimista determinato a produrre una pozione che gli doni la vita eterna. L’alchimista ha un assistente, Arthur, che apprendiamo essere un ex criminale. L’alchimista rimprovera costantemente il proprio aiutante, chiamandolo da“assistente privo di spirito”a“sciocco dalla mente debole”fino a“rospo”. Lo scienziato pazzo pensa che Arthur accetterà qualsiasi abuso dal momento che lui tollera il suo passato criminale. La storia, sebbene posta sotto il controllo del Comics Code, appare paurosa anche per gli standard odierni. Splendidamente illustrata dalle matite di John Buscema, le quali danno tridimensionalità e vita a un indimenticabile scienziato pazzo che stringe avidamente provette misteriose e al losco assistente, che finirà per trasformarsi in un albero. Il blob è un mostro alieno dall’indefinita forma gelatinosa protagonista del film di fantascienza di “serie B” intitolatoFluido mortale(titolo originale:The Blob, appunto), diretto dal Irvin S. Yeaworth Jr. nel 1958. Il blob alieno del film si muove rotolando su se stesso.Come un grosso macrofago del sangue si procura il nutrimento assimilando la carne di ogni essere vivente che incontra sulla sua strada, uccidendolo orribilmente al suo interno in pochi secondi. Una creatura simile viene utilizzata daNeal Adamsin “One hungers”, fumetto autoconclusivo uscito sul n. 2 di Tower of Shadows. Qui il grande disegnatore, in via eccezionale, si occupa anche dei testi. La creatura di Adams cresce in un ambiente fatto di rocce e cascate e si differenzia dal blog filmico per la sua alimentazione fatta di… suoni. Qui Adams, nel suo periodo migliore, non si mette in mostra per particolari prodezze. L’inizio, ambientato in una caverna, si distingue per il taglio ardito dell’impaginazione, con le vignette che si caratterizzano per le forme sghembe. La seconda parte, dove una coppia di hippie incontra il “blob”, ha invece una impaginazione più tradizionale.