TONY STARK, L’UOMO DENTRO IRON MAN

Se c’è un personaggio che ha ricevuto un grande incremento di popolarità in questo nuovo millenio è senz’altro Iron Man, l’altra faccia del playboy inventore Tony Stark.
Un eroe Marvel creato dagli sceneggiatori Stan Lee e Larry Lieber, e dal disegnatore Don Heck con il contributo di Jack Kirby.
Iron Man, con la sua armatura e il suo essere sempre all’avanguardia nel campo della tecnologia, è il supereroe che forse meglio simboleggia un’era dove basta un telefono cellulare per essere connessi con il mondo.
L’eroe più popolare di oggi, così moderno e al passo coi tempi, è stato creato nel 1963, e per quasi 40 anni di pubblicazioni non è stato certo tra gli eroi Marvel preferiti dal grande pubblico.
Nella sua lunga vita editoriale, infatti, Iron Man non è stato certo un personaggio di grande successo. Fuori dalla cerchia dei fan del fumetto pochi conoscevano questo complesso eroe, ma nell’ultimo decennio, con l’incredibile successo ottenuto dai cinecomics, la sua popolarità ha raggiunto vette mai viste, grazie alla versione del milionario cinico resa dalla straordinaria interpretazione di Robert Downey Jr.
Tony Stark diventa Iron Man
Durante l’inizio del conflitto con il Vietnam, Stan Lee e il fratello Larry Lieber scelgono come protagonista di una nuova serie Tony Stark, un ricco produttori di armi.
Stan Lee dice di essersi ispirato al magnate americano Howard Hughes nel delineare Stark, mentre per l’aspetto Don Heck ha probabilmente preso spunto dall’attore Errol Flynn.
Per il design della primissima armatura (e per le matite della prima copertina) occorre invece ringraziare Jack Kirby, che prendendo alla lettera il nome del personaggio crea una corazza grigia abbastanza rozza.
Così, su Tales of Suspense n. 39 datato marzo 1963 fa la sua prima apparizione l’invincibile Iron Man.
Nel primo episodio, l’industriale Tony Stark, fornitore dell’esercito americano ed esperto di elettronica, va in Vietnam per provare sul campo le proprie armi. Calpesta accidentalmente una mina e rimane ferito al petto.
Viene fatto prigioniero dai vietcong e costretto a costruire una superarma, in cambio delle cure mediche per il cuore danneggiato. Tony Stark, invece, costruisce una formidabile armatura che funge anche da supporto vitale per il cuore ferito, dalla potenza sufficiente per distruggere l’avamposto nemico.
Tony Stark torna in America continuando a utilizzare l’armatura, facendo credere che il misterioso Iron Man sia la sua guardia del corpo.
L’idea di un uomo fragile e sofferente dentro una corazza che lo rende invincibile era venuta a Stan Lee e Jack Kirby due anni prima, nel numero 16 della stessa testata. In questo caso era un criminale che rubava un’armatura e che, a causa delle radiazioni, si trovava con il cuore indebolito. Tanto da porlo nella drammatica scelta di restare dentro l’armatura che gli dona potenza con i giorni contati, oppure uscire e sopravvivere passando però il resto della vita in prigione.
L’armatura di Iron Man passa dal grigio del primo albo a un colore oro dalla seconda apparizione: le tecniche di stampa dei comic book riproducevano male il colore grigio, rendendolo verdastro (per lo stesso motivo Hulk passò dal colore grigio del primo numero a quello verde dei successivi).
Ben presto anche questa armatura viene sostituita da una rossa e oro, che ancora oggi è la bicromia caratteristica dell’eroe. Si tratta di una versione più aderente disegnata da Steve Ditko, il cocreatore dell’Uomo Ragno.
Il nuovo design rende Iron Man più eroico e attraente agli occhi dei lettori, per cui il contributo di Ditko non è affatto secondario.
Stan Lee come al solito introduce risvolti rosa, infarcendo le storie di equivoci sentimentali e imbastendo un triangolo amoroso tra Tony Stark, la segretaria Virginia “Pepper” Potts, innamorata di lui, e l’autista Harold “Happy” Hogan, amico e confidente di Stark.
Inoltre, come la Marvel usava fare, Lee dà al personaggio un tallone d’Achille che lo rende triste e malenconico. La batteria che fa funzionare l’armatura alimenta anche il cuore: se usa troppa energia per la prima rischia di far smettere di funzionare il secondo. Questo dettaglio rende Iron Man fragile e umano.
Non di rado vediamo Tony Stark attaccare lo spinotto alle prese di corrente per ricaricare la l’armatura e, di conseguenza, mettere al sicuro il cuore (come in queste due vignette disegnate da Jack Kirby).
I nemici di Iron Man sono per lo più sabotatori comunisti, che cercano d’impossessarsi della sua tecnologia. Come la Vedova Nera, creata in una storia scritta dall’italoamericano Don Rico con lo pseudonimo N. Korok e disegnata da Don Heck, che in seguito diventerà una supereroina. Come uomini con armature costruite dai sovietici, a Dinamo Cremesi e Titanum Man, e l’Unicorno. Ma la sua vera nemesi è il Mandarino, la versione Marvel di Fu Manchu, che grazie agli anelli strappati al cadavere di un alieno diventa potentissimo.
Nel settemre del 1963 Iron Man diventa uno dei membri fondatori dei Vendicatori e il principale fornitore di tecnologia dello Shield guidato da Nick Fury, l’organizzazione anti-terroristica della Marvel (tanto da apparire nel primo episodio della serie) guadagnandosi un posto rilevante nell’universo Marvel.

Un omaggio di Bruce Timm all’Iron Man classico disegnato da Don Heck, oltre che da Jack Kirby e Steve Ditko
La serie naviga in acque abbastanza tranquille, senza però mai essere in cima alle classifiche di vendita, nonostante arrivi il disegnatore Gene Colan a sostituire Don Heck.
Nel 1968 Iron Man ha la sua testata personale, dopo aver condiviso le pagine di Tales of Suspence con Capitan America.
Tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta Iron Man subisce alcune innovazioni. A Tony Stark viene fatto un trapianto di cuore (possibile proprio a partire da quegli anni), risolvendogli i problemi cardiaci. Soprattutto le Stark Industries subiscono una trasformazione radicale: non sono più produttori di materiale bellico, ma costruttori in campo aeronautico ed elettronico. L’influenza della pacifista Contestazione studentesca, contraria alla guerra del Vietnam e alle armi in generale, si fa sentire.
L’alcolismo di Tony Stark
Nel 1978 ai testi della serie arriva David Michelinie, che ne rinnova il cast di comprimari e avversari, introducendo personaggi che diverranno imprescindibili, quali la rossa Bethany Cabe, il magnate rivale Justin Hammer e sopratutto il pilota afroamericano Jim Rodhes.
Micheline scrive “Doomsquest”, una saga molto apprezzata in cui Iron Man e il Dottor Destino vengono catapultati alla corte di re Artù. Con il primo a combattere a fianco ai cavalieri della Tavola rotonda e il secondo ad appoggiare le forze malvage di Morgana LeFey.
Un anno dopo, affiancato da disegnatori del calibro di Bob Layton e del figlio d’arte John Romita Jr, dà vita a uno dei cicli più memorabili che faranno maturare un personaggio che fino a quel momento era un po’ grigio.
Dopo che Justin Hammer gli ha sabotato l’armatura, facendogli uccidere un diplomatico, Tony Stark è costretto a consegnare alle autorità la propria armatura e andare senza di essa alla caccia del vero colpevole per potersi scagionare. Lo stress scaturito da questa avventura fa sì che Tony Stark cada nel baratro dell’alcolismo.
Stark diventa l’ombra di se stesso. Trascura gli affari, gli affetti e i doveri di supereroe. Solo grazie al sostegno di Bettany Cabe, di Rhodey e del fedele Jarvis (il maggiordomo dei Vendicatori) riesce a uscirne.
Il successo della saga aumenta la popolarità di un personaggio fino a quel momento rimasto nelle seconde file delle vendite.
La debolezza per l’alcol, così umana e in perfetta sintonia con la tradizione della Marvel, caratterizza il personaggio che, dopo aver risolto i problemi al cuore, non aveva più nessun tallone d’Achille.
Nei primi anni ottanta lo sceneggiatore Denny O’Neil riprende il concetto, facendogli avere una brutta ricaduta causata dal subdolo manipolatore Obadiah Stane, un miliardario rivale che intende assorbire la sua società.
Questa volta la crisi è talmente grave da spingere Tony a rinunciare al ruolo di Iron Man, il quale passa a Jim Rodhes, che fonda i Vendicatori della Costa Ovest.
La descrizione della debacle di Tony è accurata, tutte le sue fragilità e debolezze vengono alla luce.
La serie si divide tra le avventure di Rodhey in armatura e la crisi alcolica di Stark, dalla quale riesce a emergere solo grazie all’incontro con una senzatetto durante una tormenta di neve.
Tony Stark risorge dalle proprie ceneri e forma una nuova società di elettronica, la Circuits Maximus, sulla Costa Ovest degli Usa.
Quando Stane l’attacca, uccidendo alcuni membri del suo staff, Tony torna a vestire i panni di Iron Man, sfoggiando una nuova armatura rossa e argento, la Silver Centurion, con la quale affronta in combattimento Stane che indossa la propria armatura da combattimento, la Iron Monger.
Sarà Stark a trionfare e Stane si suiciderà.
Al termine di questo brillante ciclo, in larga parte inedito in Italia a causa del passaggio editoriale dalla Play Press alla Marvel Italia, torna ai testi David Micheline. Il quale, affiancato dal valido disegnatore Mark Bright, dà vita a un’altra celebre saga di Iron Man: la “Guerra di Armature” (“Stark Wars” in originale).
Tony scopre che alcuni progetti della sua tecnologia sono stati rubati e caduti nelle mani sbagliate. Deciso a riprendersi ciò che è suo per non avere sulla coscienza le eventuali vittime, si scontra con numerosi personaggi facenti uso di armature tecnologiche, tra cui i Mandroidi dello Shield e i Guardiani, le guardie carcerarie della Volta, la prigione per supercriminali.
L’aver attaccato istituzioni pubbliche, che usavano senza pemesso la sua tecnologia, rende comunque Iron Man un fuorilegge. Tony Stark ha allora l’idea di far accusare dei reati un “Iron Man ribelle”.
Ciò gli fa inimicare coloro che sono a conoscenza della sua doppia vita, a cominciare dai Vendicatori della Costa Ovest, ma in particolare è con Capitan America, eroe dalla spiccata onestà e moralità, che comincia uno scontro sull’etica che causa una ferita insanabile nel loro rapporto (ne abbiamo parlato qui).
Michelinie è abile nel caratterizzare Tony Stark come personaggio altruista ed eroico (il suo obiettivo è il bene e la sicurezza della collettività), ma con un’etica ambigua per la quale il fine giustifica i mezzi. Pronto anche a mentire e imbrogliare per raggiungere il suo scopo. Questa particolarità diventa il marchio caratteristico del personaggio, che verrà ripreso dagli autori successivi.
La crisi di Iron Man negli anni novanta
Con l’arrivo dei discussi anni novanta la serie di Iron Man, così come quella di altri eroi classici, subisce un calo nelle vendite. A farla da padrone sono Spider-Man e gli X Men in casa Marvel, Batman nella Dc, e, almeno per un certo periodo, gli eroi ipertrofici della nuova casa editrice Image Comics.
In questo periodo poco luminoso la Marvel commette una serie di clamorosa sviste e fa scelte editoriali che si riveleranno infruttuose, su tutte la famigerata saga del clone dell’Uomo Ragno.
Anche Iron Man è vittima di scelte infelici. Dopo aver chiuso i Vendicatori della Costa Ovest, decide di rilanciarli come Force Works, ma la serie si rivela un flop.
A Iron Man viene dedicata una serie animata prodotta dalla Fox Kids, dove appare pure Force Works, ma questa non aiuta ad aumentare la sua popolarità.
Dopo aver simulato la proprio morte per curare una paralisi, dovuta a un colpo di pistola esploso da una ex amante, Tony Stark perde per lungo tempo anche l’amicizia di Jim Rhodey, indispettito dai suoi segreti.
Rodhes esordisce nei panni di un Iron Man alternativo, con l’armatura bianca e grigia denominata War Machine, e sarà protagonista di alcune miniserie.
Per tentare di rilanciarlo e di renderlo più appetibile ai nuovi lettori, la Marvel decide allora di tramutare Tony Stark in un… adolescente!
Nella saga “La Traversata”, Tony Stark diventa malvagio a causa delle manipolazioni di Kang il conquistatore, il viaggiatore temporale nemico dei Vendicatori.
Per poterlo sconfiggere, gli Eroi più potenti della Terra devono tornare indietro nel tempo e reclutare un Tony Stark 17enne, che poi ne prenderà il posto nella serie regolare.
Questa decisione assurda fa crollare le vendite costringendo gli autori a tornare sui propri passi.
Approfittando della saga “La Rinascita degli Eroi”, in cui Fantastici Quattro e Vendicatori si ritrovano in un universo parallelo (dove lo loro origini sono riscritte in chiave moderna) da cui ritornano dopo un anno, Tony Stark torna a essere adulto e sano di mente.
Il suo look ne giova: i baffetti alla Clark Gable vengono sostituiti da un curato pizzetto alla moda, e anche il taglio di capelli e l’abbigliamento viene rinnovato.
Nominato segretario (ministro) alla Difesa, Tony Stark rende pubblica la sua identità.
Un nuovo Stark si affaccia dunque sugli anni duemila, dopo aver combattuto la propria armatura divenuta senziente a causa del millenium bug, e sarà il nuovo secolo a consacrarlo definitivamente.
Extremist e Civil War
Nel 2005, nella saga “Extremist”, sceneggiata dallo scozzese Warren Ellis e disegnata dal bosniaco Adi Granov, Tony Stark si inietta un virus tecno-organico che gli dona veri e propri superpoteri.
Grazie a esso è in grado di connettersi mentalmente con ogni congegno elettronico e controllarlo con il pensiero. Un superpotere che lo rende indipendente dall’armatura di Iron Man.
Dopo aver contribuito a rifondare i Nuovi Vendicatori, che sostituiscono i vecchi distrutti dalla follia di Scarlet, Iron Man è al centro del maxi-evento degli anni 2000, ossia la guerra civile tra i supereroi, scritta da Mark Miller e illustrada da Steve McNiven.
Dopo che la leggerezza di alcuni giovani supereroi causa una strage in Connecticut, il governo decide che i supereroi si registrino presso lo Shield, oppure verranno arrestati come criminali. Iron Man sostiene la nuova legge, divenendo il rappresentante della fazione pro Registazione.
A contrastare Iron Man c’è uno dei suoi più vecchi amici, nientemeno che Capitan America, con cui nel corso degli anni ha avuto diversi scontri.
Se Cap è il paladino delle classi povere, dei reietti e degli emarginati, Stark viene visto come il rappresentante dell’elite, dei poteri forti, della casta.
Iron Man diviene per alcuni supereroi un traditore, in primis dall’Uomo Ragno, con cui aveva stabilito un rapporto di amicizia.
La Guerra finisce con la resa spontanea di Cap e la vittoria di Stark, che diviene il capo dello Shield e di fatto il supereroe più potente del mondo, ma l’uccisione di Capitan America, avvenuta per mano di un cecchino, lo rende ancora più avulso dalla comunità dei supereroi che lo considera moralmente responsabile.
Se all’interno delle storie del Marvel Universe la popolarità di Stark è in declino, le vendite della sua serie subiscono un’impennata. Iron Man è al centro degli altri maxi-eventi, come “World War Hulk” e “Secret Invasion”, al termine della quale, per non essere stato in grado i evitare un’invasione aliena, perde i consensi del governo e viene soppiantato nel ruolo da Norman Osborn (alias Goblin).
La sua serie, scritta da Matt Fraction e illustrata dallo spagnolo Salvador Larrocca, è ormai una delle testate di punta della Marvel.
La notorietà di Iron Man tra il grande pubblico esplode definitivamente quando i Marvel Studios lanciano il primo film a lui dedicato nel 2008.
Iron Man star dei Marvel Studios
La Marvel decide di produrre in proprio i film dedicati ai supereroi, cominciando nel 2008 proprio con Iron Man. Dopo essere stata a lungo in trattativa con Tom Cruise, la Marvel dà la parte a Robert Downey Jr. La sua interpretazione di Stark riscuote talmente successo da renderlo uno degli attori più pagati di Hollywood.
Iron Man diventa il protagonista di tre pellicole vagamente basate su altrettante delle sue migliori saghe, ossia quella di Obadiah Stane (Iron Man), la Guerra delle Armature (Iron Man 2) e The Extremist (Iron Man 3).
Grazie all’enorme successo riscosso, Iron Man è al centro di quello che viene definito Marvel Cinematic Universe, ossia la continuity che lega i numerosi film, tanto da essere tra i protagonisti nei quattro dedicati agli Avengers, il coprotagonista in Captain America: Civil War e guest star nel film Spider Man Homecoming.
Questi nove film in undici anni hanno reso Iron Man uno dei personaggi più amati e popolari del nuovo millennio, portandolo tra l’Olimpo dei supereroi dopo decenni di semianonimato.
“Extremis” non “Extremist”