THANOS CONTRO CAPITAN MARVEL

THANOS CONTRO CAPITAN MARVEL

In che modo Thanos è diventato uno dei principali personaggi negativi dell’universo Marvel? La sua creazione si deve allo sceneggiatore e disegnatore Jim Starlin in un numero di Iron Man, che lo ha poi sviluppato nella saga di Capitan Marvel.

Nella Marvel degli anni settanta nulla era scontato. “Non ho tempo di supervisionare”, diceva il direttore editoriale Roy Thomas agli sceneggiatori. Massima libertà d’azione. Unico limite il cielo.
All’inizio del 1973 Jim Starlin, un giovane reduce dal Vietnam, sale su questa giostra variopinta che sembra girare sempre più veloce. Viene catapultato sulle pagine di Capitan Marvel, un titolo che non aveva mai venduto molto. L’ideale per mettere alla prova un semiesordiente.

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Jim Starlin ci resterà per poco meno di due anni. Fino al settembre 1974. Occupandosi sia delle sceneggiature sia dei disegni.
In questo periodo tra il personaggio e l’autore sembra realizzarsi una connessione speciale, quasi unica nel mondo del fumetto. Starlin riversa in Capitan Marvel tutto quello che ha dentro. Le sue conoscenze di psicoanalisi, il suo interesse per le religioni orientali, la sua predisposizione al consumo di Lsd, le sue idee sulla società e sulla cultura americana “alternativa” di quegli anni.

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Potremmo dire che il suo è stato lo sguardo di un hippy sull’universo Marvel.
Ma Starlin non si dà completamente al suo pubblico, con tutte le sue ambiguità e le sue follie. Quello che prende forma durante questo arco narrativo è un prodotto anomalo nella storia del fumetto. Temi complessi e profondi vengono dati in pasto ad adolescenti ignari.

 

N. 25 – Un assaggio di follia

Si inizia in maniera un po’ confusionaria, nel pieno dell’azione. Capitan Marvel sta combattendo contro due robot. Poi arriva Ronan l’accusatore, poi Megaton, poi Yon Rogg, poi nientemeno che Hulk, Zarek, Metazoid, gli aakon, Sub-Mariner e gli skrull.

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Sin dall’inizio, una delle caratteristiche di Starlin è sempre stato il bisogno di manovrare un gran numero di personaggi.
Sul n. 55 di Iron Man, la sua prima commissione per la Marvel, temendo forse che in futuro non avrebbe più avuto altre possibilità come quella, Starlin riempie la storia con tutti i personaggi che aveva immaginato quando seguiva un corso di psicologia a Detroit.

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In quel numero esordirono ben otto nuovi character, uno dei quali diventerà una superstar: Thanos. Ognuno di loro sembra rappresentare un aspetto diverso della personalità dell’autore.

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Thanos, presentato per la prima volta da Jim Starlin su Iron Man n. 55

 

N. 26 – Tradimento

Nel suo secondo numero di Capitan Marvel arriva finalmente Thanos. Starlin lo ha modellato su Darkseid di Jack Kirby, il nemico dei Nuovi Dei.
Fin qui nulla di troppo strano, dato che è nella tradizione delle case editrici di fumetti trarre ispirazione dalle concorrenti. Darkseid era stato creato nel 1971 e subito si era imposto come uno dei cattivi più carismatici della Dc Comics.
Al di là delle somiglianze fisiche, i due supervillain differiscono profondamente nella motivazione delle loro azioni.

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Invece di cercare incessantemente la conquista e il controllo dell’universo come Daekseid, Thanos è spinto a compiere il male a causa di un’ossessiva storia d’amore con la Morte, e spesso commette le azioni più orribili in suo nome.
In questo numero appare anche la Morte stessa, che entra così a far parte dell’universo Marvel. Starlin in quegli anni flirtava con la depressione e le idee di suicidio.

 

N. 27 – Intrappolato su Titano

Fa quindi la comparsa il cubo cosmico. Si tratta di un oggetto contenente una immensa quantità di energia, in grado di trasformare in realtà ogni desiderio di chi lo possiede.
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La prima apparizione del cubo cosmico risale all’albo Tales of Suspense n. 79 del 1966, in una storia di Capitan America di Stan Lee e Jack Kirby.
Jim Starlin ne fa una specie di ossessione per Thanos, una sorta di Santo Graal. Simbolo multiforme che racchiude in sé svariati significati.
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Il cubo cosmico è un tramite tra l’uomo e la divinità. La rappresentazione del centro dell’essere, il luogo in cui si svelano i significati profondi, dove si prendono le decisioni ultime e irrevocabili.
Si tratta di tematiche tipiche delle religioni orientali delle quali Jim Starlin era un appassionato e che rappresentarono una componente della “controcultura” giovanile di quegli anni.

 

N. 28 – Quando i titani collidono

Avviene un’epica battaglia tra Thanos e Drax il distruttore per il possesso del cubo cosmico. Drax il distruttore, uno dei tanti personaggi creati da Jim Starlin su Iron Man n. 55, sembra trovare la sua ragione di vita nella distruzione di Thanos.

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Il duello è leggendario. Dall’inizio appare prendere forma in un universo psichedelico dominato dalle allucinazioni e dalle distorsioni del tessuto stesso della realtà.
Le braccia e le gambe dei due contendenti si allungano e si deformano incessantemente, come in una complessa danza rituale dal significato sconosciuto.

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Le immagini si moltiplicano come se rimbalzassero attraverso una serie di specchi. I corpi si rimpiccioliscono e si ingigantiscono a dismisura, fino al tripudio estremo della famosa pagina monstre di 35 vignette.

Tutto in questa sequenza fa pensare alla trasposizione in immagini di un viaggio allucinogeno.
Del resto Starlin, come abbiano detto, ai tempi faceva uso di Lsd.

 

N. 29 – Metamorfosi

Il titolo dice tutto. La metamorfosi ci parla di una trasformazione. Fin dai tempi antichi di Ovidio il potere del cambiamento magico ha affascinato gli uomini.
In questa storia l’azione è tutta rivolta verso l’interno. Capitan Marvel deve cambiare la propria attitudine di guerriero in quella di protettore. Ha bisogno d’amore.

Quello che avviene in queste pagine è un vero viaggio iniziatico alla ricerca della “consapevolezza”.
Una delle tappe principali è lo scontro con il suo demone interno.
La battaglia contro quella che lo psicoanalista Carl Gustav Jung definisce l’ombra: “La figura dell’Ombra personifica tutto ciò che il soggetto non riconosce e che pur tuttavia, in maniera diretta o indiretta, instancabilmente lo perseguita: per esempio tratti del carattere poco apprezzabili o altre tendenze incompatibili”.

Starlin la definisce “la parte cancerosa di te stesso, la tua parte ostile e selvaggia, la parte di te che ama la distruzione, che perpetua l’odio e cerca la morte”.

 

N. 30 – Essere liberi dal controllo

Capitan Marvel combatte il Controllore per spezzare il condizionamento di questo individuo ha sulla sua amica Lou Ann. Si tratta di una metafora sulla necessità di spezzare il controllo della società moderna sulle menti degli individui.
Starlin pensa che nella società democratica le opinioni, le abitudini e le scelte delle masse vengano indirizzate da un “potere invisibile che dirige tutto il Paese”.

Le élite avrebbero sviluppato l’arte del controllo fino a farla diventare una “scienza della manipolazione” di sconcertante raffinatezza, che riesce a influenzare comportamenti e modi di essere senza dover fare uso di alcuna coercizione.
Capitan Marvel prevale sul Controllore grazie alla “consapevolezza cosmica” che ha acquisito nel numero precedente attraverso la metamorfosi. Questa spalanca nuovi orizzonti davanti ai suoi occhi.

 

N. 31 – L’inizio della fine

Grazie al potere del cubo cosmico Thanos diventa dio. Così facendo realizza i sogni dei mistici di ogni tempo.
Come sosteneva il tedesco Meister Eckart, teologo e mistico vissuto nel medioevo, l’uomo che vuole diventare Dio deve essere “distaccato da ogni cosa”, deve raggiungere una pura “dimenticanza di tutte le creature”.

Ed è proprio così che Thanos procede, lasciando ogni sentimento, ogni affetto, ogni pietà dietro di sé. Solo così l’uomo può “abbandonare se stesso” e giungere alla condizione suprema in cui “L’occhio nel quale vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede”. Fino ad affermare che “Dio e io siamo uno”.

Thanos realizza anche il sogno degli hippy e di tutti coloro che in quegli anni esploravano “nuove dimensioni della coscienza” utilizzando sostanze chimiche. Staccandosi da tutto ciò che c’è di umano, il titano Thanos assurge al divino.

 

N. 32 – Thanos il dio pazzo

Capitan Marvel e Iron Man si trovano di fronte alla sfida impossibile di combattere un dio. Un dio pazzo. I due campioni però non si demoralizzano davanti all’impresa e cercano di trovare il punto debole del folle titano.
A un certo punto credono di averlo trovato nel suo ego. L’ego è l’unico punto di debolezza di Thanos.

La lotta per superare i limiti dell’ego fa parte della cultura di quegli anni. Uno strano miscuglio di filosofia orientale e misticismo chimico aveva eletto l’ego a massimo nemico dell’umanità.
L’ego era considerato una malsana sicurezza della propria importanza. Arroganza. Ambizione egocentrica. L’ego significava mettere il proprio interesse sopra a tutto e tutti.

Tutti vogliamo essere amati, se questo non accade essere ammirati, se questo non accade essere temuti, se questo non accade essere odiati e disprezzati.
Vogliamo risvegliare un’emozione nell’altro, quale che sia. Thanos, che vive di puro ego, non riuscirà in nulla di tutto questo e perciò verrà sconfitto.

 

N 33 – Il dio stesso

Finalmente ha luogo la battaglia finale contro Thanos. Anche se è inconcepibile battersi con un dio, i nostri eroi perseverano.
Drax il distruttore e Capitan Marvel osano attaccare Thanos nonostante il titano rimarchi che  “distruggere me significa distruggere l’intero universo”.

A un certo punto i due sembrano rinunciare. Capiscono che combattere Thanos è solo un altro modo di rafforzare il suo ego. L’esatto contrario di ciò che debbono fare.
Infine arriva l’intuizione illuminante. Un dio ha bisogno di essere adorato, mentre nessuno adora Thanos se non egli stesso.


Capitan Marvel capisce quindi che il potere di Thanos non può essere autogenerato, che esso dipende ancora dal cubo cosmico.
Distruggendo il cubo Thanos morirà, ed è proprio ciò che accade in un finale tanto contorto quanto epico.

Teso tra le immensità del cosmo e le profondità dell’animo umano, questo fumetto ha osato spingersi là dove l’elemento razionale perde ogni consistenza e tutto diventa pura intuizione.

 

N. 34 – Soffiato via

Si conclude la saga di Starlin dedicata a Capitan Marvel. Un ciclo breve ma intenso. Unico nelle tematiche e con una visione altamente personale.
Su queste pagine ci viene presentato Nitro, un nuovo criminale che ha il potere di esplodere come una bomba. La storia è piacevole, ma manca del tutto del respiro cosmico delle precedenti.

Non più conflitti universali, ambizioni galattiche, giganteschi intrighi. Ma nemmeno conflitti personali, lotte interiori, ascensioni alla consapevolezza. Tutto quello che aveva caratterizzato questo peculiare arco narrativo non c’è più.
Starlin sa di dover abbandonare il personaggio, tenendo in serbo le prossime sorprese che svilupperà in piena maturità sulle pagine di Warlock. Consapevole di avere realizzato qualcosa che resterà nella storia del fumetto, saluta e se ne va.

Rimane però una storia da raccontare, quella della morte di Capitan Marvel.
Per la quale potete andare a leggere questo articolo

 

 

 

2 commenti

  1. Sempre interessanti queste esposizioni di Trogi, al quale va il mio massimo apprezzamento.

  2. Prima di leggere questo bellissimo articolo per me, Capitan Marvel e Warlock, erano due personaggi strani, avulsi dal contesto marvelliano, senza un senso e dei contorni chiari. Ora che conosco i retroscena dell’autore tutto cambia e mi è venuta voglia di riesumare quegli albi ripescandoli dalla mia polverosa raccolta in soffitta. Un hippy, reduce dall’inferno del Vietnam che abusa di sostanze psichedeliche e si interessa di religioni orientali? Che meraviglioso spaccato d’epoca tutto questo! Ora si che questi due personaggi assumono ai miei occhi il significato che meritano. Grazie Signor Trogi, corro subito a recuperare quegli albi.

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