STEVE DITKO SUBITO DOPO L’UOMO RAGNO

STEVE DITKO SUBITO DOPO L’UOMO RAGNO

Dopo aver lavorato dieci anni per la Marvel contribuendo a farla diventare, soprattutto con l’Uomo Ragno, una grande potenza nel mondo dei fumetti, Steve Ditko verso la fine del 1965 inizia a lavorare anche per la piccola Charlton Comics. Nello stesso periodo in cui sta disegnando “If this be my destiny”, probabilmente la storia più bella dell’Uomo Ragno, Ditko per la Charlton disegna Captain Atom. 

Captain Atom è un supereroe creato dallo sceneggiatore Joe Gill e dallo stesso Steve Ditko nel 1960. Esordì sull’albo Space Adventures n. 33 del marzo 1960. La Charlton iniziò a ristampare le sue brevi avventure nell’antologia Strange Suspense Stories a partire dal numero 75 (giugno 1965), ribattezzando l’albo Captain Atom con il numero 78 (dicembre 1965).

Proprio sul n. 78 apparve l’avventura disegnata da Steve Ditko: “The gremlins from planet blue”. Ditko a quel tempo non aveva ancora abbandonato la Marvel, ma il fatto che si guardasse intorno non faceva presagire nulla di buono. Per circa sei mesi continuò a lavorare per entrambe le case editrici, più qualche occasionale collaborazione con la le riviste in bianco e nero della Warren e con la Dc, forse anche per questo le ultime storie dell’Uomo Ragno sembrano un po’ tirate via.

Cercheremo di ricostruire all’incirca il periodo che va dall’addio alla Marvel fino alla fine degli anni sessanta. Di questi anni si parla poco, ma nei quali il disegnatore della Pennsylvania mette in mostra una creatività ancora perfettamente all’altezza della sua fama. 

Blue Beetle 

Blue Beetle (“Scarabeo Blu”) è sempre stato un personaggio minore: non ha mai sfondato nel mondo dei supereroi, anche se nella sua storia editoriale è passato di mano tra diverse case editrici. Viene ideato nel 1939 da Will Eisner per i testi e da Charles Nicholas Wojtoski per i disegni su Mistey Men Comics n. 1, un albo della Fox Comics. Si tratta di uno dei primissimi supereroi della storia, nato sull’onda del successo nell’anno precedente di Superman. 

STEVE DITKO SUBITO DOPO LA MARVEL



Dan Garrett è un poliziotto figlio di un agente ucciso da un criminale che decide di darsi alla lotta al crimine.
All’inizio non indossa un costume particolare e assomiglia più a Dick Tracy o all’agente X-9 che a Superman. Dopo alcuni episodi Blue Beetle viene dotato di superpoteri e indossa un costume blu tipo the Phantom. Come la maggior parte dei supereroi della Golden Age non sopravvive agli anni quaranta.

Nel 1964, in pieno rilancio del genere supereroistico, Blue Beetle viene ripescato dalla Charlton che lo affida allo sceneggiatore Joe Gill per i testi e al disegnatore Tony Tallarico per i disegni. Quando Steve Ditko arriva alla Charlton e riprende in mano Captain Atom (a cominciare dal n. 78), in appendice al n. 83 del novembre 1966 fa esordire Ted Kord, il secondo Blue Beetle del quale cura il soggetto e i disegni mentre i dialoghi li scrive Gary Friedrich.

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In questa nuova versione, Steve Ditko ripropone molte caratteristiche dell’Uomo Ragno. Ted Kord assomiglia a Peter Parker nell’aspetto fisico e in quello caratteriale.
Entrambi i supereroi hanno uno stile di lotta acrobatico e un notevole senso dell’umorismo che utilizzano in battaglia per mascherare il nervosismo.

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Questo ci dovrebbe far riflettere su chi fosse il responsabile delle battute giocose, finora attribuite interamente a Stan Lee, che sono parte integrante della personalità dell’Uomo Ragno. 

Non solo Ted Kord assomiglia a Peter Parker, ma la sua vita sembra essere la visione di Steve Ditko per un possibile futuro di Parker: da brillante studente di scienze a brillante inventore e industriale. I due sembrano versioni cronologicamente diverse dello stesso personaggio. 

Mr. A 

Steve Ditko creò il personaggio di Mr. A seguendo la filosofia “oggettivistica” di Any Rand, secondo cui A è uguale a A. Ovvero le cose sono bianche o nere: bisogna scegliere se stare dalla parte del bene o del male, se essere uno dei buoni o uno dei cattivi.

Per come era stato concepito, Ditko sapeva che il Signor A era un po’ troppo violento per i giovani lettori. Certamente non sarebbe rientrato nei parametri del Comics Code, la censura del fumetto.

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Il suo amico Wally Wood lo convinse a pubblicarlo nella rivista underground Witzend che aveva lanciato come editore nel 1966, all’insegna del motto “massima libertà”. Nelle intenzioni di Wood la rivista avrebbe dovuto offrire ai suoi amici autori la possibilità di pubblicare materiale diverso da quello delle riviste mainstream.

In realtà Witzend finì per presentare cose che non avrebbero potuto essere pubblicate altrove. Pochi creatori realizzarono per Witzend cose che sentivano effettivamente di poter vendere. Alla fine Mr. A debuttò con una storia di cinque pagine scritta e disegnata da Ditko sul n. 3 di Witzend nell’agosto 1967.

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Mentre i fumetti di supereroi dei nostri anni 2000 presentano sempre più spesso eroi violenti e antieroi amorali, i fumetti della Silver Age erano molto più convenzionali anche a causa della censura sempre incombente. Ci si aspettava non solo che gli eroi salvassero la vita degli innocenti, ma dovevano anche risparmiare e persino salvare la vita dei loro nemici mettendo in pericolo la loro stessa vita.
Con Mr. A, Ditko rifiuta di riconoscere l’esistenza della misericordia nella mentalità del suo personaggio.

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Mr. A ha il diritto di uccidere. Questo approccio extralegale della giustizia, basato sul potere di scegliere tra giusto e sbagliato è in linea con la visione monolitica dell’eroe di Steve Ditko.
Qualcosa di Mr. A arriverà al Cavaliere Oscuro di Frank Miller e, soprattutto, a Rorschach dei Watchmen di Alan Moore.

The Question

The Question (“La Domanda”) appare per la prima volta in appendice a Blue Beetle n. 1 della Charlton Comics, nel giugno 1967. Come concepito da Steve Ditko, che si occupa dei disegni e dei testi,  The Question, la cui identità segreta è il giornalista televisivo Vic Sage, aderisce alla filosofia oggettivistica di Any Rand come la sua precedente creazione, Mr. A.

Ditko aveva creato Mr. A concependolo come un’espressione pura dei valori etici della filosofia oggettivista. The Question doveva essere una versione meno radicale di Mr. A, che potesse essere accettabile per i censori della Comics Code Authority.



Nel dicembre 1967 la Charlton decise di interrompere la sua linea di supereroi, dato che non avevano più successo salvo quelli publicati dalla Marvel e dalla Dc, dopo che erano stati pubblicati solo cinque numeri di Blue Beetle.

Una storia in tre parti di The Question, che Ditko aveva già disegnato a matita, apparve nel fumetto Mysterious Suspense n. 1 nell’ottobre del 1968. The Question in questa storia indica la direzione secondo cui Ditko avrebbero dovuto muoversi Peter Parker/Uomo Ragno e Ted Kord/Blue Beetle.


Ognuno dei capitoli di Mysterious Suspense è chiuso da didascalie che pongono domande e illustrano precetti filosofici contenuti dal fumetto. Mentre Parker e Kord devono affrontare e superare i loro conflitti interni, The Question li ha già superati e sa che supererà qualsiasi ostacolo grazie alla sua integrità morale e alla conoscenza di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato.


The Question funge quasi da narratore che guida il lettore attraverso una serie di esperimenti mentali in cui l’eroe deve applicare il coraggio, che mostra nella lotta al crimine, alla sua vita quotidiana. In altre parole, la domanda posta dalle azioni di Vic Sage è: cosa fa di un eroe un eroe? Il potere dei suoi pugni? O la forza della sua integrità morale?
All’interno delle storie di The Question, i veri protagonisti sono gli imperfetti personaggi secondari che devono fare una scelta tra il giusto e lo sbagliato.

The Creeper

La Charlton era una casa editrice tristemente famosa per pagare i collaboratori con le tariffe più basse del mercato, ma nel contempo offriva loro la massima libertà creativa. Però, come abbiamo detto, nel 1967 la casa editrice decise di disimpegnarsi dal settore dei supereroi. A inizio 1968 il suo direttore, Dick Giordano, passò alla Dc Comics portando con sé Jim Aparo, Steve Skeates, Frank McLaughlin e Denny O’Neil.



Steve Ditko avviò con la Dc solo una collaborazione sporadica, anche se straordinariamente produttiva. Le nuove bizzarre visioni di Ditko vennero presentate nell’albo contenitore Showcase, dove venivano testati i nuovi titoli.
Il numero 73 del marzo 1968, annunciava “The Coming of the Creeper!”, con il veterano dei fumetti e sceneggiatore televisivo Don Segall che si occupava dei dialoghi, mentre soggetto e disegni erano di Ditko.



Il numero ebbe abbastanza successo da permettere, nello stesso anno, la pubblicazione di un titolo dedicato a Crreper che però durò solo 6 numeri.
The Creeper è un vigilante in costume con la pelle gialla, indossa una parrucca verde e sfoggia un bizzarro mantello rosso sulle spalle. Completano il tutto uno splendido paio di stivali e di guanti foderati di pelliccia. Il personaggio segue una logica tutta sua, visionaria e onirica, stranissima anche se in qualche modo coinvolgente.


Creeper è solo casualmente eroico. Prende a pugni un sacco di criminali, ma solo perché è ciò che deve essere fatto. Non è un cavaliere altruista né un vendicatore spinto da un senso innato della giustizia. È solo un giornalista perennemente coinvolto in attività strane. E “strano” è la parola magica per capire i fumetti di Ditko.
Con The Creeper, l’autore della Pennsylvania mette in scena il suo rifiuto dei tradizionali cliché dei supereroi e celebra tutte le bizzarre creature che si nascondono ai margini della società. 


Hawk and Dove

Un termine tipico alla fine degli anni sessanta in America era “rilevanza”, che significava prestare attenzione alle questioni sociali discusse nei campus universitari. Tale rilevanza diventò una tendenza alla Dc Comics all’inizio degli anni settanta, con la serie di Green Lantern e Green Arrow realizzata da Denny O’Neil e Neal Adams.

Ma prima c’era stato Hawk and Dove (“Falco e Colomba”) di Steve Ditko. Il titolo illustrava i pro e i contro della violenza avendo come riferimento (senza citarla direttamente) la guerra del Vietnam.



Hank e Don Hall erano fratelli molto diversi per temperamento e capacità.

Hank Hall era forte, estroverso, un atleta di punta e un sostenitore della risoluzione delle controversie attraverso il confronto diretto, spesso fisico.
Don Hall era agile, relativamente timido, un eccellente studioso e un sostenitore della risoluzione pacifica delle controversie, attraverso discussioni razionali che spesso portavano al compromesso.



Pur volendosi bene, si scontravano ripetutamente. La coppia esordì su Showcase n. 75, nel giugno 1968. Le storie erano scritte e disegnate da Steve Ditko con i dialoghi di Steve Skeates, futuro autore del parodistico Peter Porker, The Spectacular Spider-Ham.

Hawk and Dove ebbero ben presto il loro titolo personale che durò pure sei numeri. Nella disputa familiare pro o contro la guerra, Ditko non prende posizione, si limita a elencare le ragioni a favore dell’una e quelle a favore dell’altra parte.



Nero contro bianco. Bene vs male. Ragione contro emozione. La prima pagina è da antologia: il liceale Hank Hall guida una manifestazione contro la manifestazione di protesta contro la guerra guidata da suo fratello Don. Ci sono cartelli su entrambi i lati, alcuni chiedono di “Continuate a bombardare”, altri di “Fermate i bombardamenti”.

Steve Ditko sarebbe rimasto solo per i primi due dei sei numeri che uscirono. Steve Skeates se ne andò dopo il numero quattro. Vennero sostituiti da Gil Kane, lontano mille miglia come sensibilità dalle tematiche trattate.



4 commenti

  1. Ottimo articolo. L’unica serie che ho letto di queste è Creeper che ricordavo scritta da Denny O’neal. Rispetto a Spider-man mi sembrava mal dialogata e articolata in episodi singoli piuttosto che in archi narrativi. Anche io sono convinto dello scarso contributo di Stan Lee alle storie però devo ammettere che la sua scaltrezza commerciale per vendere i fumetti non l’aveva nessun editor D.c. e purtroppo non l’avevano ne Ditko ne Kirby. Anni dopo gli autori Image saranno molto più accorti nel coinvolgere nelle nuove testate i lettori dei loro vecchi albi di successo.

  2. Ditko ha dimostrato ampiamente in queste ed altre opere che senza i dialoghi e la lungimiranza di Stan Lee che sapeva come attrarre i lettori non riusciva proprio a proporre opere che potevano resistere nelle edicole con contenuti decisamente lontani dai gusti prevalenti dell’epoca, la stessa cosa si poteva dire anche per Kirby seppur fosse meno “integralista” di Ditko

  3. Articolo esaustivo e decisamente completo che finalmente valorizza il genio di Steve Ditko colui che creò e rese iconico Spider Man.
    Nessuno come lui – neanche il famigerato Todd MacFarlane – ha saputo rappresentare le meravigliose pose plastiche del tessiragnatele in azione, né le meravigliose coreografie dei combattimenti di Spdey contro i sinistri sei o contro gli sgherri di Octopus.
    Dopo Ditko Spider Man è diventato un’altra cosa, un fumetto super hero come tanti, senza alcun tratto distintivo, né qualità artistiche.
    Ditko lo portò a livelli auotoriali degni di nota, gli altri dopo di lui lo appiattirono a mero cliché bidimensionale.

  4. Alla Atlas e nei primissimi anni di marvel Steve Ditko era il miglior artista in forza alla scuderia di Stan Lee, e le sue storie di gran lunga le piu’ interessanti, ma quando volle fare tutto da solo dimostro’ la sua totale incapacità di incontrare i gusti del pubblico. Anche la sua mano al disegno purtroppo peggioro’ rapidamente ed ebbe ancor meno successo di Kirby quando si separarono da Stan Lee…ma Ditko non strappo’ alla DC un contratto generoso quanto quello di Kirby.

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