SILVER SURFER, IL MESSIA DI STAN LEE E JOHN BUSCEMA

La prima serie diSilver Surfer, scritta daStan Leee disegnata daJohn Buscemanel1968, è una eccezione alla regola. Salvo i disegnatori e gli aspiranti tali, i lettori di un fumetto seguono più il testo dei disegni. Se poi i disegni sono belli, tanto meglio.Dico che Silver Surfer rappresenta un’eccezione perché le storie diStan Leeobiettivamente non sono un granché. MentreJohn Buscemanei disegni fonde magnificamente il proprio “espressionismo muscolare” con la “drammaticità creativa” diJack Kirby. Nei limiti in cui Buscema riesca a essere creativo, si intende.Quindi queste storie di Lee, che sarebbero state considerate pallose se illustrate da un disegnatore qualsiasi, acquistano tutto un altro valore grazie ai disegni di Buscema. Tavola originale di John Buscema per la copertina del primo numero di Silver Surfer, uscito nell’agosto del 1968 (sotto) Il limite fondamentale di Silver Surfer è nel personaggio stesso. Bisogna tenere presente che viene creato daJack Kirby, all’insaputa dello stesso Stan Lee che firma l’episodio per i testi, come semplice inviato di Galactus, nel numero 48 deiFantastici Quattro(1966). In origine, quindi, il suo è un ruolo limitato, per il quale servirebbe un personaggio definito solo in maniera approssimativa. Invece Silver Surfer, per quanto concettualmente demenziale come “surfista delle galassie”, appare subito carismatico. Forse anche perché sono più o meno gli anni d’oro del surf in California cantati dai Beach Boys. E anche il destino di alieno esule sulla Terra, dopo aver tradito Galactus per salvarla, appare meritevole di sviluppi. Così il personaggio ritorna nelle successive storie dei Fantastici Quattro e di altri personaggi Marvel. Tavola originale dei Fantastici Quattro, con Silver Surfer, realizzata da Jack Kirby Rimane il fatto che Silver Surfer non è un personaggio pensato sin dall’origine per avere una serie propria. Non ha una seconda identità come Clark Kent/Superman e Peter Parker/Uomo Ragno. Questo significa mancanza di relazioni, di affetti simili a quelli di noi lettori. Un personaggio con poteri smisurati non è simpatico se non ha anche una vita normale, dove gioisce e soffre per donne o problemi di soldi. Insomma, la sua realtà ci è del tutto estranea. Stan Lee, in occasione della serie, potrebbe fornirgli un alter-ego “umano”. Farne, come ho ipotizzato in un altro articolo, una specie diSheldon Cooper(il pazzoide di Big Bang Theory) che non riesce a integrarsi con i compagni di lavoro e i vicini. E che quando risale sulla propria asse, richiamata dallo spazio dove accumula l’energia dei “raggi cosmici”, si ricopre d’argento acquisendo i poteri. Poteri da definire bene, comunque. Ma questa o un’altra opzione non è nelle corde di Stan Lee, che è solo un redattore e un dialoghista. Lee delega le “invenzioni” a Jack Kirby e poi ci ricama sopra, di più non fa. Nel corso del tempo, grazie alla sua affabulazione, Stan Lee si è inventato retrospettivamente una carriera di sceneggiatore che è esistita solo in parte. Prendiamo l’unico personaggio che ha inventato negli anni sessanta, il decennio della Marvel classica:Capitan Marvel, uscito su Marvel Super-Heroes n. 12. Lo crea nel dicembre del 1967 perché Jack Kirby si rifiuta di ideare altri personaggi senza un adeguato riconoscimento. Quanto aSteve Ditko, ha lasciato la Marvel proprio perché il suo apporto di sceneggiatore non veniva evidenziato. Solo molto dopo, come Kirby, sarà ufficialmente considerato dalla Marvel “co-sceneggiatore”.Quindi Stan Lee adesso ha a che fare solo con dei “disegnatori-e-basta”, come Gene Colan e John Romita. Non in grado di creare personaggi e situazioni interessanti, ma solo di rimacinare infinite volte quanto creato da Jack Kirby, Steve Ditko eBill Everett. Così non possiamo attribuire aGene Colan, se non in piccola parte, la creazione di Capitan Marvel che ha disegnato per Stan Lee. In Capitan Marvel non risalta, per esempio, neppure il famoso concetto di“grandi poteri grandi responsabilità”, che Lee aveva teorizzato retroattivamente ripensando alle storie scritte soprattutto da Kirby e Ditko. Jack Kirby, forse più dello stesso Lee, si era compenetrato nel meccanismo narrativo di Godzilla, disegnando decine di storie sulla sua falsariga (come ho teorizzato nell’articolo“La Mavel creò i supereroi grazie a Godzilla”). Dei piccoli Godzilla potenti e perseguitati, ma allo stesso tempo “obbligati” a fare del bene, dato il loro status di supereroi, un genere riportato al successo in quel periodo dalla Dc Comics. Meccanismo narrativo continuamente riprodotto nella creazione di nuovi supereroi in quattro anni irripetibili. Altre e meno fruttuose, rispetto a quelle ispirate da Godzilla, saranno le suggestioni successive. In Capitan Marvel, guerriero Kree sceso sulla Terra, la struttura vincente dei personaggi Marvel è irrisolta perché da solo Stan Lee non è in grado di imbastirla. Di conseguenza il personaggio non ottiene alcun successo e viene stravolto alla ricerca di un meccanismo narrativo decente, mentre Jack Kirby, soprattutto quello “godzillano” dei primi anni sessanta, lo avrebbe dotato senza sforzo di una dimensione marvelliana. Così Stan Lee finisce per gettare la spugna, affidando ad altri sceneggiatori il personaggio fallimentare. Alla ricerca di un nuovo eroe “spaziale” da sostituire a Capitan Marvel (siamo negli anni della corsa verso la Luna), Stan Lee nell’agosto del 1968 si appropria del Silver Surfer di Jack Kirby.Nella trasformazione da semplice comparsa a titolare di una testata non aggiunge molto alla struttura di Silver Surfer, mentre modifica “l’ambientazione”.L’unico personaggio nuovo che introduce èShalla Bal, fidanzata di Silver Surfer quando stava nel pianeta nativo diZenn-Lae si chiamavaNorrin Radd. Ma non si può costruire una specie disoap operacon lei rimasta nel lontano pianeta e lui intrappolato sulla Terra da Galactus. Si finisce sempre nella stessa lagna:“Oh, Shalla Bal, se solo potessi riabbracciarti ancora…”. L’apparizione iniziale di Shalla Bal nelle matite di John Buscema, prima che Stan Lee la faccia modificare (all’inchiostratore Joe Sinnott?) per rendere la capigliatura meno “aliena”. A entrambi i personaggi, poi, fa aggiungere le pupille per lo stesso motivo Comunque non è che manchino le idee in questo Silver Surfer, sicuramente l’opera più impegnativa di Stan Lee come autore.Si parte dalla riproposizione dello spirito del tempo. Siamo negli anni della Contestazione giovanile, nel periodo degli hippy. E le storie trasudano della retorica dell’epoca: la Terra è un posto fantastico rovinato dalle guerre, dalla fame eccetera.Un populismo allaMafalda, però senza gli eccezionali personaggi di contorno diQuinoche servono per ricondurre i grandi temi alla realtà spicciola di tutti i giorni. In Silver Surfer, purtroppo, gli esseri umani sono piuttosto rari. In pratica ce ne sarà solo uno e morirà subito, come vedremo. Probabilmente l’errore più grave della Marvel è stato quello di mettere in vendita il comic book a25 centesimi, praticamente il doppio degli altri albi. Anche se il prezzo è giustificato dalle pagine in più, psicologicamente dissuade il lettore dall’acquisto (un po’ come accade con le nuove costose serie a colori della Bonelli). Stesso errore farà pochi anni dopo Jack Kirby con iNew Gods. Nel primo numero dell’agosto 1968 si raccontano le origini di Silver Surfer, quando è ancora Norrin Radd. Galactus, affamato dell’energia vitale dei pianeti (qualunque cosa voglia dire), sta per distruggere Zenn-La. Gli abitanti del pianeta, un tempo audaci, ora sono caduti nell’indifferenza e nell’ozio che hanno minato le loro capacità combattive. Stan Lee vorrebbe fare l’hippy, ma imbastisce una situazione di “decadenza della civiltà” che ricorda la propagandafascistacontro la democrazia. Alla fine Galactus risparmia Zenn-La in cambio dell’arruolamento di Norrin Radd come scout (“araldo”). Da questo momento sarà lui a cercare nuovi mondi nell’universo per “sfamarlo” con la loro “energia”. Silver Surfer, come abbiamo visto, alla fine conduce Galactus sulla Terra dove, alleandosi con i Fantastici Quattro, tradisce il suo capo. Il quale si vendica creandouna barriera insuperabileintorno all’atmosfera terrestre: Silver Surfer non potrà più tornare sull’amata Zenn-La. E sulla Terra ècalpesto e derisoanche quando cerca di fare del bene, come vediamo nella sequenza sempre presa dal primo numero del 1968. In questa versione di Stan Lee, Silver Surfer è un non ascoltatomessia. Un giorno dovremo fare i conti con il fatto che dagli anni trenta, ovvero gli inizi, fino agli anni sessanta, editori, direttori e autori di comic book sono quasi tutti ebrei, per capire come la loro cultura etnico-religiosa si sia trasferita nelle pagine dei fumetti. Si dice che l’alienoSupermansia la rappresentazione di Gesù. Io dubito che lo sceneggiatore ebreo, il disegnatore ebreo, il direttore ebreo e l’editore ebreo di Superman pensassero aGesù Cristo. Pensavano più probabilmente al messia promesso dalla religione ebraica. A quanto sappiamo, Gesù fu condannato dalle autorità ebraiche attraverso il povero Ponzio Pilato perché “si spacciava” per il messia. Il salvatore atteso dalla tradizione. Quindi Superman, se è un messia, è il messia ebraico. Almeno nei primi anni della sua storia editoriale. Però Stan Lee è un ebreo laico, forse ateo. Nelle storie di Silver Surfer mescola il messia ebraico con quello cristiano, che prevale nell’episodio conMephistopubblicato sul numero 3, il primo del trittico di episodi più riusciti dell’intera serie. Mephisto non rappresenta un diavolo “minore”, ma Satana stesso, il diavolo nella sua essenza.Nella prima tavola qui sotto, Mephisto riconosce implicitamente a Silver Surfer il ruolo di messia, dato che con la sua “bontà” rischia di distogliere gli uomini dal commettere il “male”. Quello che aveva cercato di fare Gesù secondo il cristianesimo. Per questo motivo decide di “tentare” Silver Surfer, come il Maligno ha fatto con “Gesù nel deserto” nei Vangeli. Se la storia contro Mephisto è la più creativa di John Buscema, soprattutto per le trovate grafiche che riesce a inserire nell’inferno, il disegnatore italoamericano si distingue anche nella storia conThore gli dei di Asgard, pur limitandosi in gran parte a riproporre, rimaneggiandole, le invenzioni kirbyane. Storia inconsistente, invece, per il testo.