SHIRO, UNA VITA INSIEME A UN GATTO

Iniziamo questa nuova giornata in compagnia di Shiro – Una vita insieme a un gatto di Keiko Nishi.

Recentemente mi è capitato di leggere svariati fumetti con protagonisti gatti molto diversi tra loro. In ognuna di queste storie i gatti erano i protagonisti assoluti e tutto ruotava attorno alle loro azioni, alle loro avventure e quindi alla loro vita quotidiana. In quei fumetti si poteva seguire e ammirare vite di gatti molto teneri.
Shiro, realizzato da Keiko Nishi, è completamente diverso. Pur avendo come protagonista lo scorbutico gatto Shiro, il manga analizza la crescita e lo sviluppo dei legami di una normale famiglia giapponese.

La famiglia Osawa è quindi la vera e propria protagonista della storia. Inizia con questo misterioso gattino bianco dallo sguardo arcigno che si palesa misteriosamente all’interno della loro nuova casa, un edificio nei sobborghi di Tokyo che lo stesso capofamiglia ha costruito addossandosi un grosso mutuo.
Quando Shiro (chiamato così per il suo pelo bianco) fa capolino all’interno della famiglia composta dai due genitori, la figlia maggiore Mami e il piccolo Wataru, tutto sembra cambiare repentinamente. Proprio per l’inserimento di questo nuovo componente che, un po’ con forza, si insinua nella loro quotidianità, stravolgendola con uno sguardo tenebroso alla volta.
Nonostante il caratteraccio, il cucciolo Shiro riesce a conquistare tutti, a eccezione di papà Osawa (che da subito si dimostra infastidito dalla sua presenza), accompagnandoli nella crescita e nel superamento delle difficoltà.

I problemi degli Osawa non sono pochi e, pur essendo di ordine quotidiano (difficoltà che tutti in qualche modo abbiamo affrontato o ci stiamo trovando ad affrontare), scandiscono di anno in anno l’apparente tranquilla quotidianità.

Una delle caratteristiche peculiari del manga, quella che maggiormente lo caratterizza e lo diversifica da altre opere in circolazione, è lo sviluppo della storia, caratterizzato da salti temporali che ci mostrano la crescita e il cambiamento della famiglia Osawa attraverso la crescita di Shiro e “l’invecchiamento” della casa. Questa scansione a livello di sceneggiatura quanto a livello grafico, a partire dalla struttura delle prime tavole di ogni capitolo, rende il fumetto unico e gli conferisce un ritmo costante che sembra rassicurare il lettore.

Grazie alla caratterizzazione di ogni componente della famiglia, che anno dopo anno si racconta e si rivela attraverso i vari problemi, la mangaka riesce a dar vita a personaggi che sembrano vivi. Questo porta a farci pensare che la storia possa essere un’opera biografica che presenta i fatti senza alcun filtro.

I componenti della famiglia Osawa sono imperfetti come tutti noi, vivono vite difficili e sbagliano più volte, arrivando anche a compiere azioni ingiuste ed egoistiche. Questa schiettezza permette al lettore di entrare in un forte legame empatico con i protagonisti, fare il tifo per loro oppure provare rabbia nei loro confronti.
Soprattutto l’imperfezione dei protagonisti rende la storia incredibilmente accattivante.

Non hanno la stessa forza della storia i disegni dell’autrice, caratterizzati da una linea sottile e un po’ tremolante. I bianchi e neri sono importantissimi e la loro applicazione, di tanto in tanto accompagnata dai retini, riesce a rendere perfettamente lo stato d’animo dei personaggi, grazie anche alla loro espressività, che pur se ridotta a linee semplici, riesce a colpire e far breccia nel cuore del lettore.
Non ho amato molto la caratterizzazione dei volti, troppo differente per ogni componente della famiglia, che li fa apparire non ben amalgamati tra loro. Presi singolarmente però ho apprezzato soprattutto papà Osawa e Mami, che è anche la mia protagonista preferita.

(Da Everpop).