SHANG-CHI DI DOUG MOENCH E PAUL GULACY

La prima metà degli anni settanta fu caratterizzata dalla comparsa di alcuni generi cinematografici che arrivarono al successo pur non essendo delle classiche produzioni hollywoodiane. Tra questi generi si sono ritagliati nel tempo un posto particolare i film di kung fu. L‘esplosione del filone avvenne attorno alla figura trainante diBruce Lee, attore dotato di un carisma ineguagliabile che gli permise di diventare, ancora in vita, una vera e propria leggenda. L’edizione italiana pubblicata dalla Editoriale Corno La Marvel Comics era molto attenta alla mode del momento. Il venerdì sera,Steve EngleharteJim Starlinrestavano in casa e guardavano la televisione. Erano diventati grandi fan diKung Fu, una serie trasmessa dalla rete Abc in cui David Carradine interpretava il ruolo di un monaco shaolin nel Far West, alternando momenti filosofico-orientaleggianti ad altri di azione e combattimento. I due proposero aRoy Thomas, il braccio destro di Stan Lee, un adattamento a fumetti del telefilm, che però era prodotto dalla Warner Bros., la proprietaria della concorrente Dc Comics, così optarono per la creazione di una serie originale:Shang-Chi, Master of Kung Fu. Tutte le tavole dell’articolo sono disegnate da Paul Gulacy “Stavo già scrivendo Dottor Strange, che in un certo senso incarnava la filosofia mistica occidentale”, ricorderà Englehart.“Shang-Chi mi dava la possibilità di affrontare anche quella orientale”. Roy Thomas intanto si era assicurato i diritti diFu Manchu, uno scienziato pazzo emblema del “pericolo giallo” creato daSax Rohmernel 1913. Nel fumetto Shang-Chi venne presentato come il figlio di Fu Manchu che, dopo aver scoperto la malvagità del padre, dedica la propria vita a combatterlo.Il primo numero diShang-Chi Master of Kung Fuesce nell’aprile del 1974 e la serie dura fino al 1983, per un totale di 109 albi. Più speciali e una serie in formato rivista in bianco nero con temi più adulti.In Italia l’Editoriale Corno ha pubblicato parzialmente la serie principale e quelle di contorno in 54 albi di 48 pagine dal 1975 al 1979. A lungo considerata da alcuni una serie minore, Shang-Chi è oggi ritenuto uno dei picchi qualitativi della Marvel degli anni settanta. Jim Starlin se ne andò dopo aver disegnato le prime tre storie, probabilmente perché preferiva scrivere le storie che disegnava. Mentre Steve Englehart lasciò con la quinta storia, in disaccordo con la richiesta di Stan Lee di ridurre gli spazi di riflessione misticheggiante a favore dei momenti di combattimento. Con la quarta storia esordisce il disegnatorePaul Gulacy, un emulo del grandeJim Steranko. “Vidi il primo albo Nick Fury che aveva realizzato Jim in un negozio di alimentari e lo comprai. Ben presto raccolsi tutta la serie. Mi resi subito conto di quello che Steranko stava facendo, non avevo mai visto niente del genere prima e mi sconvolse. Erano gli anni sessanta, erano tempi sperimentali”, Paul Gulacy ricorda così il suo primo incontro con Steranko come lettore. Con il n. 23 di Master of Kung Fu lo sceneggiatoreDoug Moenche Paul Gulacy iniziano a lavorare insieme facendo coppia fissa per molti albi. Tra le loro storie ce n’è una che si dipana attraverso otto numeri, che nel 1977 vinse l’Eagle Awards, un premio britannico assegnato al miglior fumetto dell’anno precedente. Ed è proprio di questa storia che vogliamo parlare. Doug Moench era abbastanza agli inizi della carriera quando si assunse il compito di scrivere i testi della serie. Le sue prime sceneggiature avevano molta azione ed erano piene di trappole mortali che diedero modo a Paul Gulacy di affinare il taglio cinematografico. Entrambi stavano imparando il mestiere, preparandosi a portare il Maestro del Kung Fu ai massimi livelli. “Quel giorno mi venne recapitato un messaggio”, ricorda Doug Moench,“Stan Lee voleva vedermi nel suo ufficio. Quando salii il suo volto non lasciava trasparire alcunché, mentre sfogliava una manciata di numeri di Master of Kung Fu.‘Tu e Paul state infrangendo tutte le mie regole’,disse Lee. Poi, mettendo in mostra uno dei suoi leggendari sorrisi, aggiunse:‘Ma mi piace!’. ‘Andate avanti con il vostro lavoro, ma non riferite a nessuno quello che ho detto’. Le parole di Lee ci spinsero a osare ancora di più e ne venne fuori questa storia pazzesca in otto parti”. La storia inizia con un entità misteriosa che ha preso di mira il gruppo formato da Shang-Chi e dai suoi amici del servizio segreto inglese, tra i qualiClive RestoneBlack Jack Tarr. Il lavoro di Gulacy si distingue per alcune inquadrature particolarmente originali: una coppia che discute dietro una moto in primo piano, un auto da corsa inquadrata tra le gomme di un camion e viceversa. Risaltano, tra le altre, alcune splendide vignette d’azione: la sparatoria tra le due auto sportive, una ragazza che cade dalla moto mentre i sassi schizzano ovunque. A pagina 14 uno dei marchi di fabbrica di Paul Gulacy mutuato da Steranko: l’azione che continua attraverso le vignette. In questo caso, le vignette spezzano lo sguardo. La visuale di ogni vignetta è forse analoga alla messa a fuoco di Shang-Chi mentre si sposta nella stanza, analoga perché Shang-Chi è nella vignetta a sinistra… quindi è lo sguardo del lettore che si sposta. Leggendo il dialogo interiore di Shang-Chi nelle didascalie, spezzate nella parte superiore e inferiore di ciascuna vignetta, il lettore è costretto a rallentare un po’. Invece di correre attraverso la pagina da sinistra a destra, l’attenzione del lettore rimbalza su e giù rispecchiando lo sguardo furtivo di Shang-Chi che esamina la stanza. Ecco un esempio di come Gulacy struttura le scene d’azione per guidare gli occhi del lettore attraverso la pagina. SeguiamoClive Reston, l’amico di Shang-Chi, combattere il killer orientale scendono le scale in modo da costringere i nostri occhi a fare un percorso a forma di Z. Il percorso attraverso la pagina è la linea nera tratteggiata qui sotto, entro le frecce rosse sono i dettagli nel disegno che lo rinforzano. Sono principalmente dettagli dell’ambientazione, come la ringhiera delle scale, ma a volte anche lo sguardo stesso di un personaggio. Questa pagina ci dà anche modo di mettere in risalto una particolare tecnica narrativa tipica di Doug Moench. Nell’ultima vignetta (la scena si svolge in Svizzera) Clive Reston dice“Beh, Chi, sembra che sarò …”. Il dialogo continua nella prima vignetta della pagina successiva, ambientata in Inghilterra, dove il convalescente Black Jack Tarr dice“… in piedi nel giro di pochi giorni…”, continuando apparentemente il discorso. Questo tipo di transizione da una scena all’altra sarà ampiamente utilizzato daAlan MooreinWatchmen. Nella pagina successiva, Gulacy realizza un trittico di vignette che ne formano una sola, dove Shang-Chi ha appena abbattuto l’aggressore di Reston. La mano destra di Shang-Chi sporge dalla vignetta centrale per entrare in quella a sinistra, il che gli conferisce una sorta di aspetto tridimensionale. La rottura della parete della vignetta è una tecnica di illustrazione molto comune in America, quella di uscire da una vignetta per entrare in un’altra meno. Gli spazi bianchi separano le azioni attraverso il tempo e anche un po’ attraverso lo spazio, ma in questo caso non accade, quindi la divisione della vignetta in tre parti è una sorta di scelta per far risaltare Shang-Chi, più che per raccontare una sequenza. Questo numero è incentrato suClive Reston, per approfondire la sua personalità e il suo passato. Così come i successivi serviranno per focalizzare gli altri compagni di Shang-Chi, tutti collegati al servizio segreto inglese come nei romanzi di Fu Manchu scritti da Sax Rohmer.Lo sceneggiatore Doug Moench lascia intendere, senza dirlo esplicitamente, che il padre di Clive Reston sia James Bond e il prozio Sherlock Holmes.La narrazione di Reston avviene in didascalie all’interno di tavole con gli angoli arrotondati. Il numero è dedicato aLeiko Wu, un’agente sino-britannica corteggiata inizialmente da Reston e che poi, a intermittenza, diventa amante di Shang-Chi. Pratica le arti marziali e spesso combatte a fianco di Shang-Chi.La sua narrazione nelle didascalie si distingue visivamente per le vignette con angoli ricurvi all’interno. Leiko chiama la neve “sabbia fantasma”, il che ci dà l’idea di una donna poetica e forse un po’ pretenziosa.In questo numero Paul Gulacy disegna spesso Leiko Wu e Shang-Chi in posizioni parallele, un segnale visivo per farci capire che sono fatti l’uno per l’altro. Qui Leiko Wu descrive Shang-Chi e se stessa come“troppo giovani per assaporare in pieno il gusto dell’amore”. Si ritrovano a trascorrere la notte al riparo in una grotta, dove“sarà più caldo con i nostri corpi più vicini”. Quindi, segue un tenero interludio con la luce che progressivamente se ne va. Doug Moench ci mostra Leiko Wu come una donna indipendente e decisa. Lascia Shang-Chi quando è delusa da lui, ritorna quando lui ha bisogno di aiuto. È un personaggio molto lontano dai ruoli femminili sottomessi tipici dei fumetti dell’epoca. Il quinto degli otto episodi è pure dedicato a un collaboratore di Shang-Chi:Black Jack Tarr. Un agente segreto britannico nero di capelli e baffi. Coriaceo, ma un po’ invecchiato tanto che la sua schiena lo disturba di tanto in tanto. È raffigurato in una splendida splash page all’inizio dell’albo mentre scala una montagna per penetrare nel covo del nemico, Fu Manchu. La voce narrante descrive ciò che vede attraverso un trasmettitore. Usa un linguaggio abbastanza colorito: usa spesso la parola “sangue”, chiama le persone “uccelli” e Shang-Chi “cinese”. A pagina due e tre c’è una splendidasplash pagesu due pagine. Sulla sinistra c’è una sequenza muta composta da 16 vignette che mostra l’arrivo di Shang Chi e dei suoi compagni, sulla destra la fortezza nascosta di Fu Manchu. Nelle ultime sei pagine avviene una interminabile sequenza di combattimenti con protagonista Shang-Chi che ai tempi dovette far luccicare gli occhi ai patiti del genere. A narrare questo episodio èDenis Nayland Smith, il superiore di Tarr e uno dei capi del servizio segreto britannico. Smith può ascoltare ciò che dice via radio Tarr durante la missione, ma la trasmissione è a senso unico. In questo numero la tensione è incalzante dall’inizio alla fine. Black Jack Tarr si trova a tu per tu con Fu Manchu, che cerca di utilizzare il proprio potere ipnotico per avere la meglio su di lui. Paul Gulacy ci offre un primo piano degli occhi di Fu Manchu, magnificamente resi con i riflessi dettagliati delle pupille. Shang Chi è impegnato in una mortale battaglia contro uno dei suoi antenati riportato in vita dal padre, mentre uno dei suoi,James Lerner, sta piazzando gli esplosivi che faranno saltare il covo di Fu Manchu. Si arriva così allo straziante finale, dove Lerner sacrifica la propria vita per far esplodere la base del nemico. Numero nel quale Shang-Chi e Clive Reston sventano i nefasti piani di Fu Manchu di far esplodere la Luna. La storia è raccontata da Fu Manchu in persona. Scelta azzardata da parte di Doug Moench quella di mettersi nei panni del cattivo, ma perfettamente riuscita. Lo sceneggiatore riesce a entrare nella mente folle e insieme razionale di uno dei più noti scienziati pazzi della letteratura popolare lanciati alla conquista del mondo. Dell’ultimo numero Paul Gulacy disegna soltanto la copertina. L’albo precedente era stato il suo canto del cigno. La pressione delle scadenze mensili era divenuta eccessiva per un disegnatore così meticoloso. Gulacy aveva bisogno di una pausa e se la prese. Ironia della sorte, lo stile di Gulacy era ritenuto perfetto per le pagine interne ma non per le copertine, che in precedenza erano state affidate a qualcun altro. Beh, la copertina del n. 51 è fantastica. C’è tutto ciò di cui la serie ha bisogno: atmosfera, potenza grafica e impatto visivo. Dopo questacoverPaul Gulacy diventa un richiesto autore di copertine, mentre la serie di Shang Chi non avrà mai più un interprete altrettanto valido. Quanto a Fu Manchu, viene tolto di mezzo per sempre senza che il figlio Shang-Chi se ne dispiaccia troppo…