SCIENZA E FANTASCIENZA DEI FANTASTICI QUATTRO

SCIENZA E FANTASCIENZA DEI FANTASTICI QUATTRO

La saga dei Fantastici Quattro non è una storia qualunque. Rappresenta qualcosa di nuovo nel mondo dei fumetti. Qualcosa di deflagrante: la nascita dell’universo Marvel.
Il prodotto migliore partorito dalla premiata ditta Stan Lee e Jack Kirby. I primi cento numeri sono avvolti da una tale aura di leggenda che si fa fatica persino a parlarne.

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In questa sede proviamo a sostenere la tesi che una delle carte vincenti del quartetto fantastico fu il riuscitissimo mix tra le tematiche della fantascienza classica e quelle traslate dalla ricerca scientifica reale che avveniva in quegli anni. Questo derivava da due passioni ben note di Jack Kirby: le riviste di fantascienza e quelle di divulgazione scientifica. L’intrecciarsi di questi due argomenti all’interno di storie avventurose decretò il successo dell’operazione. Vediamo come.

 

La conquista dello spazio

Fin dal primo numero, uscito nel 1961, i Fantastici Quattro si trovano profondamente immersi nella realtà scientifica di quegli anni, caratterizzata dalla competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica per la conquista dello spazio.
Per quasi venti anni le imprese spaziali rappresentarono uno dei principali campi di battaglia per la guerra fredda. Una gara tecnologica senza risparmio di colpi cominciata ufficialmente il 4 ottobre 1957 con il lancio in orbita del primo satellite artificiale, lo Sputnik 1.

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Per la prima volta gli americani si ritrovarono a dover rincorrere la tecnologia sovietica, che in campo aerospaziale era più avanzata della loro.
La battaglia per la conquista dello spazio è all’origine stessa della nascita dei Fantastici Quattro, che nel primo episodio, da bravi patrioti, si avventurano nello spazio per permettere agli Usa di prevalere sull’Urss.

 

I raggi cosmici

Sempre nel n. 1 dei Fantastici Quattro facciamo la conoscenza di una tra le scoperte scientifiche più singolari del Novecento: i raggi cosmici. Tra i fisici che più contribuirono alla identificazione di queste particelle ci sono gli italiani Bruno Rossi ed Enrico Fermi.
Si tratta di particelle ad alta energia che si muovono ad una velocità prossima a quella della luce, costituite in gran parte di protoni (per circa il 90%) e di nuclei di elio (quasi il 10%); accompagnati in minima parte anche da fotoni, neutrini e particelle di antimateria.

SCIENZA E FANTASCIENZA DEI FANTASTICI QUATTROLa loro origine è sicuramente extraterrestre, tra i vari meccanismi proposti per la loro generazione uno tra i più accreditati è l’esplosione di una supernova.
I raggi cosmici bombardando incessantemente la Terra da ogni direzione inducendo mutazioni nel Dna. Certo non così spettacolari come quelle che donarono i poteri al nostro quartetto.

 

Gli alieni

Nel n. 2 dei Fantastici Quattro viene introdotto uno dei temi principali della letteratura di fantascienza: gli alieni. Gli skrull sono l’avanguardia di una razza aliena che vuole soggiogare la terra.

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Nel rispetto della classica iconografia, gli skrull sono alieni antropomorfi che ricalcano nei loro elementi essenziali l’aspetto umano, differenziandosene solo per alcuni dettagli come il colore della pelle e le grandi orecchie a punta.
Come nel classico film di Don Siegel del 1956, L’invasione degli ultracorpi, hanno la capacità di assumere la forma umana e di sostituirsi agli esseri umani.

 

La macchina del tempo

Nel n. 5 dei Fantastici Quattro, azionata da quello che diventerà l’arcinemico per eccellenza del quartetto, il Dottor Destino, compare la macchina del tempo.
Si tratta di una delle tante invenzioni letterarie di H.G. Wells. A partire dal 1895, l’anno di pubblicazione del romanzo omonimo di Wells, il
viaggio nel tempo è diventato uno dei temi centrali della fantascienza.
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La possibilità di effettuare, viaggi esplorativi nel passato e nel futuro, anche molto lontano dall’epoca di partenza del viaggiatore, è una occasione troppo ghiotta per qualsiasi scrittore.
Lo spostamento nel tempo è generalmente associato all’avverarsi di paradossi o di alterazioni nel flusso degli eventi tali da non garantire con certezza, nel viaggio di ritorno al tempo iniziale, di ritrovare le condizioni originarie nel luogo di provenienza.
A Lee e Kirby serve come presupposto per creare una delle storie più suggestive del periodo iniziale.

 

Il gas riduttore

Quella dell’uomo rimpicciolito è un mito che troviamo da Le mille e una notte ad Alice nel paese delle meraviglie. Nel Novecento, specialmente nel cinema, questo concetto ha avuto una lunga evoluzione che l’ha portato dalle storie dell’orrore a quelle dalla fantascienza. Il che vale a dire dalla paura alla speranza, dal rifiuto al fascino.

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Il romanzo al quale Kirby si ispira per la trovata del finale del n. 7 dei Fantastici Quattro è forse Tre millimetri al giorno (The Incredible Shrinking Man) scritto nel 1956 da Richard Matheson.
Nel romanzo, durante una gita in barca, Scott Carey viene colpito da una indefinibile nube radioattiva. Qualche settimana più tardi, a seguito di una visita medica, si rende conto con sgomento che sta rimpicciolendo di tre millimetri al giorno.
Mentre nel fumetto il rimpicciolimento serve a salvare gli abitanti del Pianeta X dalla distruzione.

 

Lo scambio di corpi

Lo scambio di corpi è un artificio narrativo usato nella letteratura e nel cinema, in cui due persone si scambiano le menti e finiscono nei reciproci corpi. Il film Vice versa del 1948, diretto da Peter Ustinov, è uno dei migliori esempi del genere.

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Tratto dall’omonimo romanzo di F. Anstey del 1882, racconta la storia dell’agente di cambio Livesey e di suo figlio adolescente, che, per il sortilegio di una pietra magica, sono vittime di uno scambio di corpi. Sono così costretti a vivere con la loro mente nel corpo dell’altro, con conseguenze surreali.
Questo artificio è utilizzato nel n. 10 dei Fantastici Quattro, dove Reed Richards e il Dottor Destino si scambiano i corpi e combattono una delle loro più epiche battaglie.

 

La slitta razzo

Il 10 dicembre 1954 il colonnello John P. Stapp condusse il veicolo sperimentale Sonic Wind Rocket Sled su una pista di prova nel deserto del New Mexico, raggiungendo la stupefacente velocità di 632 miglia all’ora (poco più di mille km).
Il veicolo era una specie di slitta lanciata su binari, dove riusciva quasi a raggiungere la velocità del suono.

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Questi esperimenti servivano per testare la risposta del corpo umano quando viene sottoposto ad accelerazioni estreme.
Sul n. 12 dei Fantastici Quattro, a pagina 14, la Cosa ci viene mostrata mentre si accinge a sperimentare un veicolo analogo. Qui la suggestione proveniva non da libri o film di fantascienza, ma dalla sperimentazione tecnologica di quegli anni.
Jack Kirby aveva acquisito queste informazioni soprattutto lavorando nel 1958 su Sky Masters, una striscia quotidiana incentrata sulle nascenti imprese spaziali molto accurata dal punto di vista tecnico-scientifico.

 

Animali nello spazio

Nel n. 13 dei Fantastici Quattro uno scienziato sovietico si espone volontariamente ai raggi cosmici insieme a tre scimmie, con lo scopo di acquisire superpoteri. L’idea deriva dalla usanza ai tempi della corsa allo spazio di inviare animali sui veicoli spaziali.
L’animale più noto a essere stato spedito nello Spazio è sicuramente la cagnolina Laika, che, nel 1957, venne mandata in orbita dai sovietici a bordo dello Sputnik 2 e morì lo stesso giorno del lancio.
Se i russi avevano un debole per i cani, gli americani si dedicarono alle scimmie. Inviarono nello spazio nel 1958 la scimmia Gordo, che orbitò a 500 km dalla Terra. Sempre nel 1958 mandarono nello spazio altre due scimmie: Miss Baker e Miss Abel.

 

L’androide

L’androide è un essere artificiale, un robot con sembianze umane presente nell’immaginario fantascientifico. Il primo a utilizzare il termine androide in un romanzo fu il francese Mathias Villiers de l’Isle-Adam (1838-1889) nella sua opera più celebre, Eva futura (L’Ève future, 1886).

Uno degli autori di fantascienza che più si sono occupati di androidi è Philip K. Dick, l’autore di Do androids dream of electric sheep?, dal quale fu tratto il film Blade Runner.
L’androide di Kirby, che appare sul n. 15 dei Fantastici Quattro, progettato dal Pensatore Pazzo, è un prototipo grezzo, una creatura tra a il vegetale e l’umano.

 

La struttura del Dna

Ancora sul n. 15, a pagina 4, Jack Kirby disegna con buona approssimazione un modello in scala della struttura del Dna.
Siamo nel 1963. Lo schema della molecola del Dna era stato ricavato, attraverso l’analisi di immagini da diffrazione ai raggi X, da James Watson e Francis Crick, che le presentarono in uno storico articolo pubblicato dalla rivista Nature nel 1953.

Nel 1957 Crick propose un modello per il meccanismo di replicazione e per la trascrizione delle sequenze proteiche. Nel 1962 Watson e Crick ricevettero il Nobel per la medicina. Kirby era informato anche sulle ultime frontiere della biologia.

 

Le talpe da guerra

Al culmine della guerra fredda, il leader sovietico Nikita Krusciov ordinò segretamente di progettare delle “talpe da guerra”. Erano macchine capaci in teoria di scavare gallerie e di penetrare così nelle profondità della terra senza essere rilevate, per distruggere le comunicazioni sotterranee e le strutture militari statunitensi.

In Ucraina, all’epoca facente parte dell’Unione Sovietica, fu costruito un impianto segreto per la produzione di tali macchine che avrebbero dovuto funzionare a propulsione nucleare. Il famoso fisico nucleare e futuro dissidente Andrei Sakharov fu coinvolto nell’esperimento.
In occidente non sono però mai giunte informazioni precise su questi veicoli, ammesso che siano mai stati costruiti in serie.
A pagina 13 del n. 21 dei Fantastici Quattro, Kirby disegna qualcosa del genere e la didascalia sottolinea che non si tratta di un veicolo di fantasia.

 

Il vento solare

A pagina 22 del n. 23 dei Fantastici Quattro, nel bel mezzo di una drammatica battaglia con il Dottor Destino, Jack Kirby ci illustra per bocca di Mr. Fantastic il concetto di vento solare.

Il vento solare, un flusso di particelle cariche emesso dall’atmosfera del Sole, è principalmente composto da elettroni e protoni che riescono a sfuggire alla gravità solare per via delle alte energie cinetiche in gioco.

A metà degli anni cinquanta, l’astrofisico Eugene Parker sviluppò una teoria sul vento solare che nel 1958 venne pubblicata sull’Astrophysical Journal. Il suo modello, oggetto di controversie, venne confermato da osservazioni satellitari compiute durante la missione Mariner 2 nel 1962.

 

L’antigravità

Dominare la gravità è uno dei sogni più antichi dell’umanità, dai tempi di Icaro e Leonardo Da Vinci. Non deve quindi sorprendere che l’antigravità sia un concetto ricorrente nella letteratura fantascientifica fin dai suoi albori.
Dopotutto gran parte del fascino della fantascienza sta nella sua capacità di realizzare, nella fantasia, i nostri sogni. Uno dei primi romanzi a
occuparsene è A tale of negative gravity di Frank Richard Stockton, pubblicato nel 1894.

Troviamo gli stessi concetti ne I primi uomini sulla luna di H.G. Wells e nei romanzi della saga delle Città Volanti di James Blish, per citare solo gli esempi più famosi.
Il termine è spesso utilizzato per riferirsi a dispositivi che annullano la gravità facilitando gli spostamenti e permettendo addirittura di volare. Nel n. 36 dei Fantastici Quattro il supercriminale Wizard utilizza dischi antigravitazionali per combattere il fantastico quartetto.

 

Il ponte di Einstein-Rosen

I ponti di Einstein-Rosen sono cunicoli spaziotemporali che permettono di collegare tramite un percorso breve due punti lontanissimi tra loro. La loro esistenza è prevista dalle legge della relatività generale, anche se fino a oggi nessuno è ancora riuscito a individuarne uno.

In pratica fungerebbero da collegamento tra due porzioni di spazio arrotolate una sull’altra. Se esistessero davvero permetterebbero di percorre distanze enormi in tempi ridotti, non ponendo limiti ai viaggi intergalattici.
Jack Kirby li tira in ballo sul n. 37 dei Fantastici Quattro, quando Reed Richards tenta di utilizzarne uno per raggiungere la galassia degli skrull.

 

L’antimateria

Nel n. 51 dei Fantastici Quattro, Questo uomo, questo mostro, una delle storie più belle degli anni sessanta, Kirby ci introduce a una delle più intriganti creazioni di fantasia della storia del fumetto: la zona negativa.
La zona negativa è una porzione di spazio costituita da antimateria, che se, in questi termini, è un parto della fantasia del fumettista, dall’altro trova i presupposti della sua esistenza in una tra le più stupefacenti scoperte della meccanica quantistica.

Quando il fisico Paul Dirac elaborò la sua fondamentale equazione sulla meccanica quantistica, si accorse che presupponeva l’esistenza di una nuova particella del tutto simile al protone tranne per la carica che doveva essere negativa: l’antiprotone.
L’esistenza dell’antiprotone fu dimostrata sperimentalmente da Emilio Segre e Owen Chamberlain nel 1955.

 

Conclusioni

“Non darò loro un altro Silver Surfer”, ripeteva a se stesso Jack Kirby negli ultimi mesi del 1966. Esasperato dai tira e molla con l’editore Martin Goodman, che continuava a promettergli il riconoscimento dei diritti sulle sue creazioni senza mai effettivamente farglieli avere. Il re a quel punto staccò la spina.
Questo risulta visibilissimo leggendo le storie dei Fantastici Quattro dal 1967 in poi. Kirby non inventa più nulla, continua a riciclare i soliti supernemici in storie che via via perdono smalto e inventiva.

Anche quel magico equilibrio tra scienza e fantascienza, che aveva reso indimenticabili i primi 50 numeri viene meno. Le storie diventano ripetitive, alternando ciclicamente le solite quattro trovate di pseudoscienza fumettistica che ormai non colpiscono più nessuno.
Niente più rimandi al meglio della fantascienza d’autore. Niente più rielaborazioni di concetti estrapolati dal più avanzato panorama scientifico contemporaneo.
I Fantastici Quattro avevano ormai perso la loro forza propulsiva.

 

 

 

1 commento

  1. Mi sento di non condividere la conclusione di Trogi. Se è innegabile che dopo il n.50 vengono meno i richiami alla fantascienza “colta” e alle scoperte scientifiche, che il pantheon di avversari non si evolve, personalmente trovo che nella seconda cinquantina di episodi, Kirby mette i suoi 4 esploratori di fronte a tematiche più profonde, quasi filosofiche, che svilupperà ancor più nei suoi lavori successivi: sono la creazione della vita artificiale, il rapporto tra l’uomo e la macchina senziente, l’autonomia di pensiero come strumento per la libertà e l’autodeterminazione. Argomenti difficili, più da autore che da artigiano, quando ancora il concetto di autore applicato ai fumetti sembrava un’eresia.
    In conclusione, Kirby aveva trovato un diverso modo di raccontare, che non portava nuovi personaggi a Goodman, ma che gli permetteva di toccare tematiche più vicine al proprio sentire.

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