SALVIAMO I VECCHI CUNDUTTI CORSI

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History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Fino a qualche decennio fa i turisti che sbarcavano nel porto di Bastia, inCorsica, guardando icunduttiche solcavano la facciata delle vecchie case, spesso chiedevano stupiti:«Che cosa sono quelle cose?». La risposta non poteva che stupirli maggiormente.Ma procediamo con ordine, partendo da una vecchia cartolina postale che purtroppo non sono riuscito a ritrovare. Vado quindi di memoria. È una foto di gruppo in un vecchio quartiere della città. Uomini, donne e bambini in posa. I bambini aspettano incuriositi che l’uccellino esca dalla macchina fotografica, gli uomini hanno la flemma tipica dei perditempo, le donne, invece, sembrano avere tanto da fare: non vedono l’ora di tornare alle faccende di casa.Dietro al gruppo c’è un muro che perde pezzi di calcinaccio. A sinistra, delle scale di cemento si perdono all’interno delle abitazioni. Un lungo tubo d’argilla, costituito da tanti tubi della lunghezza di un metro circa incastrati l’uno nell’altro, risale il muro diramandosi a destra e a sinistra fino al davanzale delle finestre del primo piano, poi del secondo e del terzo.Dalla foto non si capisce se ci siano altri piani ma, conoscendo la città, si può presumere di sì. In lontananza, il turista appena sbarcato chiedeva:«Che cosa sono quelle cose?». Puntuale, la risposta:«Sono i cundutti!».«I cundutti?».«Insomma, i bagni…». Cundutti Per un attimo, il turista immaginava l’abitante aprire la finestra, salire sul davanzale, togliere il grosso tappo di sughero, abbassarsi i pantaloni e accovacciarsi sull’apertura dell’ultimo tubo. Solo in un secondo tempo gli veniva spiegato l’uso delcatinu(pronuncia: “cadinu”) e quindi delcunduttu. Ilcatinuera un secchio di ferro smaltato, generalmente di colore beige, con manico e coperchio, in cui la gente faceva i propri bisogni. Un oggetto essenziale, direi indispensabile nelle case di un tempo, che non godeva tuttavia del dovuto rispetto. Per rimediare a questa mancanza e dare un po’ di dignità letteraria alcatinu, mi si permetta di citare alcuni versi della celeberrima canzone“U trenu di Bastia”.Ricordiamo che ai tempi remoti della canzone il treno era odiato dagli albergatori, perché da quando era stato messo in funzione quasi più nessuno si fermava nei loro locali e molti furono rovinati.Partirono quindi gli auguri delle peggiori sciagure al treno (venisse preso a mitragliate e a cannonate), al suo inventore (gli venisse la filossera com’è venuta alla vigna e gli cadessero i capelli con la più forte tigna) e al capotreno. «Anghjulì lu mio AnghjulinuDatti un pocu di rimenu,Vai è feghja issu catinuS’ellu hè viotu o s’ellu hè pienu,Ch’avimu da prisentalluÀ lu sceffu di lu trenu.» (Anghjulì il mio AnghjulinuDatti una mossaVai a vedere ilcatinuSe è vuoto o se è pienoPerché lo dobbiamo presentareal capotreno) Catinu Se ilcatinuaveva più o meno la stessa funzione del vaso da notte non lo si doveva assolutamente confondere con quest’ultimo. Il suo svuotamento nelcunduttuavveniva di notte, e solo di notte, preferibilmente quando tutti dormivano, e questo perché essere sorpresi dal vicino mentre si svuotava ilcatinunon era il massimo per l’addetto a questa corvée.Potendo essere svuotato solo nelle ore notturne per questioni di pudore e di riservatezza, doveva per forza di cose essere molto capiente, a meno che si non decidesse per l’acquisto di due o più vasi da notte. Non essendo diffuso in nessun’altra parte del territorio francese al di fuori dalla Corsica, la specificità dell’isola non veniva presa in considerazione dai fabbricanti di vasi da notte, i quali rimasero di dimensioni ridotte.Fortunatamente, qualche ditta specializzata nella fabbricazione di secchi destinati alla pulizia della casa contava tra i suoi articoli dei secchi molto più grandi dei vasi da notte, col coperchio e i bordi arrotondati che permettevano all’utente corso di sedersi anche se non troppo a lungo perché, per quanto accoglienti, quei bordi avevano la brutta abitudine di lasciare dei vistosi segni rossi un po’ sopra la piega delle ginocchia.Se per i maschi questo non era un problema lo era invece per le femmine, in particolare modo in quel momento storico in cui le gonne tendevano ad accorciarsi, perché i segni rossi erano un chiaro indizio che avevano recentemente fatto i loro bisogni. Altra situazione imbarazzante: l’acquisto nei supermercati. Anche se era di un’evidenza accecante, non si diceva niente dell’uso che se ne sarebbe fatto dell’oggetto. Di conseguenza, sempre per pudore, si evitava di pronunciare le parolacatinu(in corso) ocadin(nella versione francese). Tornando aicundutti, non tutti avevano la fortuna di averne uno proprio. C’erano, anche se rari, icundutticondominiali negli spazzi comuni dei palazzi. E lì, le probabilità di incontrarsi aumentavano esponenzialmente.Trattandosi pur sempre di faccende private, la norma voleva però che gli svuotatori dicatininon si incontrassero intorno alcunduttucondominiale e non si vedessero reciprocamente dalle rispettive finestre.C’era una sorta di intesa segreta tra di loro, un accordo tacito che aveva lo scopo di calendarizzare gli svuotamenti dicatinu. Per non parlare poi dei piccoli incidenti che potevano capitare, vista la posizione delle finestre l’una sull’altra in caso di gesto maldestro degli svuotatori… Oggi icunduttisono quasi del tutto spariti. Molti vecchi palazzi sono stati demoliti e le continue ristrutturazioni hanno cancellato per sempre icunduttidalle facciate.Sono sfuggiti alla persecuzione solo pochi, quelli più nascosti alla vista, nelle facciate delle case rimaste disabitate… Pezzi di storia che il pudore e la decenza hanno costretto alla latitanza. La conseguenza di tutto ciò è che la documentazione fotografica sull’argomento è scarsa: paghiamo oggi la comprensibile tendenza a nascondere, a non parlare di certe cose. Le illustrazioni che vedete sono il risultato di lunghe, ma poco fruttuose, ricerche su Internet.Quella in evidenza, che vedete all’inizio di questo articolo, è una stampa del 1870. Al centro abbiamo la cittadella, sulla sinistra i palazzi del quartiere di Saint-Joseph. Guardando bene possiamo vedere icunduttirisalirne le facciate.La prima fotografia ci mostra icunduttidi una casa della città di Corte, nel centro della Corsica. Le altre le ho trovate in rete. Ricordo una barzelletta che fa ridere solo gli anziani. Alla fine della Seconda guerra mondiale un soldato americano, vedendo i numerosicunduttiche ne abbellivano le facciate, chiese:«Che cosa sono?».«Sono dei gabinetti!».«Corsi molto acrobati!». Cunduttu