REPORTAGE A CASTELSEPRIO TRA LE OMBRE DEI LONGOBARDI

REPORTAGE A CASTELSEPRIO TRA LE OMBRE DEI LONGOBARDI

Se vi dovesse capitare di passare dalla provincia di Varese e aveste almeno mezza giornata libera, fate un sopralluogo alparcoarcheologicodi Castelseprio. Sarà una magica sorpresa in cui il cuore e la memoria verranno toccati da un viaggio interiore, mentre percorrerete vie antichissime e toccherete con mano la vita di innumerevoli generazioni. Innumerevoli perché il parco ha una storia stratificata su diversi periodi storici e di ognuno conserva testimonianza. Si trova nella zona extraurbana settentrionale del borgo di Castelseprio, immerso nei boschi su un’area che occupa circa 130mila mq di territorio. Dal 2011 è diventatopatrimonio Unescoinsieme ad altre sei località sparse per l’Italia che rappresentano le testimonianze più importanti del periodo longobardo, raccolte nel progetto di conservazione e divulgazione chiamatoLongobardi in Italia: I luoghi del potere.Le altre località sono il Tempietto Longobardo e il Museo Archeologico Nazionale aCividale del Friuli, in provincia di Udine; il complesso monastico di San Salvatore – Santa Giulia aBrescia; il Tempietto del Clitunno aCampello, in provincia di Perugia; la Basilica di San Salvatore aSpoleto, sempre in provincia di Perugia; la Chiesa di Santa Sofia aBenevento; il Santuario Garganico di San Michele aMonte Sant’Angelo, in provincia di Foggia. Le sette località che fanno parte del “Progetto Longobardi in Italia: I luoghi del potere” I longobardi furono una popolazione germanica che, dopo una serie di migrazioni per l’Europa avvenute tra il II e il VI secolo dopo Cristo, finirono con l’approdare in Italia nel568alla guida di Alboino, dove si insediarono e presero a estendersi nel Paese, diventando con il tempo una potenza europea di rilievo, in un periodo storico in cui l’impero romano è caduto, la cristianizzazione si è diffusa, e la Penisola è diventata un crocevia strategico tra Occidente e Oriente.Attraverso una lenta fusione con la popolazione locale (all’inizio la casta militare longobarda era rigidamente separata dagli autoctoni), favorita dalla promulgazione di leggi in latino, dalla conversione al cattolicesimo e da altri fattori, presero vita una cultura nuova e una straordinaria fioritura artistica dove la tradizione germanico-longobarda venne assimilata da quella romano-cristiana. Fusione che ebbe un ruolo determinante e anticipatore nel passaggio tra la Classicità e il Medioevo.Il regno autonomo longobardo ebbe fine nel774con la calata dei franchi di Carlo Magno chiamati dal papa. Forse una disgrazia dal momento che gli invasori, che invasori non erano più perché assimilati, avrebbero potuto restituire all’Italia quell’unità nazionale che i franchi diedero invece alla vecchia Gallia chiamandola, con il loro nome, Francia. Ma, come scrissero inL’Italia dei secoli buiIndro Montanelli e Roberto Gervaso:“In Francia non c’era il Papa. In Italia, sì”. Planimetria del Parco archeologico di Castelseprio (immagine con © aventi diritto) Le zone archeologiche di Castelseprio si suddividono in più punti, di cui i principali sono ilCastrum, una cittadella circondata da mura difensive e costruita su un pianoro che si affaccia sulla valle dell’Olona, dove coesistono vari importanti complessi che vedremo. La chiesa diSanta Maria foris portasche si trova, appunto, fuori dalle porte del Castrum. IlMonastero di Torbagiù a valle lungo la via dell’Olona, nel comune di Gornate, che fa parte dello stesso unicum archeologico.Al di là delle difficoltà emerse nel ricostruire più o meno in profondità la fortuna alterna che Castelseprio ebbe, dagli attuali reperti ci sono testimonianze importanti che vanno da un primo insediamento protostorico risalente a un periodo che va dal decimo all’ottavo secolo avanti Cristo a reperti di età tardoantica e altomedievale che arriva fino al 1500-1600 dopo Cristo. Sono invece più esili le testimonianze dell’insediamento romano imperiale dal primo al terzo secolo dopo Cristo. Castelseprio raggiunge l’apice della sua fortuna nel quinto e sesto secolo, quando si pensa venne costruito il Castrum, che ebbe una funzione strategica di fortificazione, ma anche di snodo nella viabilità dell’intera regione dei laghi (compresa la Svizzera) sia di terra che fluviale, dapprima longobarda, e poi carolingia, periodo in cui divenne un centro giuridico e amministrativo. Nel Duecento, in seguito alle lotte intestine tra le famiglie nobiliari deiDella Torree deiViscontiper il predominio su Milano, i Della Torre persero e venne ordinata la distruzione del Castrum per ordine dell’arcivescovo Ottone Visconti, il quale decretò che il sito dovesse restare in perpetuo abbandono, eccetto per gli edifici adibiti al culto religioso.Ma l’importanza di Castelseprio continuò a riscuotere interesse e già alcune fonti rinascimentali ne parlano. La riscoperta in epoca moderna è dovuta all’archeologoGian Piero Bognettiche, nel1944, riscoprì Santa Maria foris portas. Grazie a  lui si cominciarono a fare ricerche archeologiche sistematiche e i rilievi topografici che avrebbero portato al riaffiorare del Castrum e degli altri monumenti contenuti. Santa Maria foris portas vista da sud, arrivando dal sentiero Santa Maria foris portas vista frontalmente Arriviamo nel borgo di Castelseprio e da lì prendiamo via Castelvecchio, dove man mano l’abitato si fa sempre più rado, per inoltrarci nella zona boschiva.Ci fermiamo all’ingresso del parco dove c’è uninfo pointricavato da quello che forse era una fattoria ottocentesca, egregiamente restaurata e lasciata intatta nelle sue strutture generali.Aspettiamo ad entrare nel Castrum, ci dirigiamo versoSanta Maria foris portas. Subito prima dell’ultima curva dal sentiero si staglia l’oratorio visto da sud, rialzato rispetto alla strada. Intorno silenzio e una donna con lo sguardo lontano, seduta su una delle panchine disposte in fondo, nello spiazzo antistante. È già magia. Scorci esterni di Santa Maria foris portas Scorci esterni di Santa Maria foris portas Scorci esterni di Santa Maria foris portas Scorci esterni di Santa Maria foris portas Scorci esterni di Santa Maria foris portas: Atrio La chiesa è stata inserita nel Parco archeologico perché ritenuta longobarda, ma secondo alcuni il prezioso ciclo di affreschi, che illustra vicende dell’infanzia di Cristo tratte dai Vangeli apocrifi, potrebbe essere stato realizzato nel decimo secolo da un artista che ne aveva ripreso lo stile. La datazione è stata fonte di dibattito tra gli storici dell’arte e oscillerebbe tra il VI-VII secolo e l’VIII-IX. Ultimi ulteriori studi attribuiscono il ciclo a tarda età longobarda. Ciclo che dovrebbe essere coevo alla navata e all’atrio. È comunque evidente che il complesso architettonico originale ha subito numerose modifiche: si vedono tracce di demolizioni, ricostruzioni alle absidi laterali, aperture e chiusure di finestre. Modifiche strutturali sono state fatte soprattutto tra il sedicesimo e il ventesimo secolo, come il rifacimento degli intonaci, e la costruzione di una sacrestia esterna comprensiva di abitazione per il cappellano che ha nascosto l’originale struttura triabsidata di gusto orientale, per altro rara in Occidente. La chiesa venne sconsacrata nel 1933, poi decaduta a magazzino agricolo, ed è del 1944 la fortunata scoperta del ciclo di affreschi fatta dal già citato archeologo Bognetti.Vediamo alcuni scorci dell’interno. Scorcio interno di Santa Maria foris portas Scorcio interno di Santa Maria foris portas Scorcio interno di Santa Maria foris portas Scorcio interno di Santa Maria foris portas Scorcio interno di Santa Maria foris portas Scorcio interno di Santa Maria foris portas: particolare del ciclo degli affreschi Scorcio interno di Santa Maria foris portas: particolare del ciclo degli affreschi Scorcio interno di Santa Maria foris portas: particolare del ciclo degli affreschi L’inverno sta finendo, è la prima giornata di sole caldo che marzo ci regala, preludio a una primavera che non si vede perché le piante non hanno ancora gemmato e scavi e monumenti risultano ben visibili al di là della vegetazione spoglia che tra poco darà ricche e folte macchie dei verdi più disparati. Torniamo verso l’info pointe da lì ci dirigiamo verso ilCastrum. Subito appaiono le fondamenta sul quale poggiava ilponte tardoanticoda cui si accedeva alla cittadella e i resti del torrione semicircolare, l’unico di questa forma perché gli altri che vedremo sono a pianta quadrangolare. Il pianoro, infatti, è interamente cinto da fortificazioni erette tra il quinto e il sesto secolo che si allungano per un perimetro di quasi un chilometro e poi scendono a est a raccogliere anche Torba.Quanta gente, quanti passi, quanti colori risuonano nell’aria. Carretti, grida, frotte di monelli. I fantasmi del passato si stanno svegliando. Castrum: ponte tardoantico Castrum: ponte tardoantico Castrum: ponte tardoantico Proseguendo si entra nell’antico Castrum e appare maestosa labasilica di San Giovanni Evangelista, il centro religioso, eretta tra il sesto e il settimo secolo, ma di cui si ignora l’impianto originale perché nel Medioevo fu modificato. Come fu modificato in età medievale e romanica il battistero ottagonale paleocristiano dedicato al santo che risale al quinto o sesto secolo, con i resti del fonte battesimale, affrescato e con un’elegante pavimentazione di piastrelle bianche e nere, ora protetto da una struttura metallica. Al lato sud una grande cisterna.La basilica era stata parrocchia fino al Cinquecento, poi fu lasciata andare in rovina. Basilica di San Giovanni: frontale Basilica di San Giovanni. muro interno Basilica di San Giovanni Basilica di San Giovanni: un particolare della cisterna Basilica di San Giovanni, da dietro si scorge il fonte battesimale riparato Basilica di San Giovanni, vista da dietro Basilica di San Giovanni: scorcio di pavimentazione del fonte battesimale Basilica di San Giovanni: scorcio di pavimentazione del fonte battesimale Intorno sono numerosissimi i resti di strade, pozzi, tubature di terracotta, recinzioni, abitazioni o i laboratori adiacenti alla basilica. Si sente il profumo del cuoio che si spande intorno, il cadenzare dei martelli sugli incudini che risuona per la città, ancora fantasmi… Senza contare che l’intero pianoro nasconde sotto l’erba molto di quello che rendeva viva la città fortificata. Edificio a due piani collegato alla basilica, con tre vani dotati di accessi indipendenti, probabilmente laboratori di artigiani alle dipendenze dei canonici Resti della torre di avvistamento di nord-ovest, a pianta quadrangolare, probabilmente di epoca tardoromana Tra i resti più importanti riportati in luce ci sono lecase dei Canonicidella basilica, già in decadimento alla fine del Cinquecento; l’edificio sacroSan Paoloa pianta esagonale, poco distante dalla basilica, di cui documentazione scritta dell’undicesimo secolo ne segnala l’esistenza, esempio di architettura romanica eretta con parecchio materiale di reimpiego (quante strutture preesistenti andate perse!). Resti della Case dei Canonici Resti della Case dei Canonici Resti della Case dei Canonici San Paolo San Paolo