QUALE FUTURO PER TEX, EROE SENZA TEMPO?

QUALE FUTURO PER TEX, EROE SENZA TEMPO?

Si chiudono le celebrazioni per il settantennale e si aprono nuove stagioni. Ma quali? Sta per finire l’anno in cuiTexha compiuto settant’anni e mai il terminecelebrativoha avuto un senso come oggi per tutte le manifestazioni che si sono tenute: articoli su quotidiani e rotocalchi solitamente ignari dell’esistenza del fumetto; il varo di nuove collane su di lui oppure, tramite il suo longevo successo, nate come nuove pubblicazioni della Sergio Bonelli Editore; gadget di abbigliamento, tazzine decorate, stelle di latta invisibili dalla mia infanzia, giochi da tavolo e di ruolo.Addirittura è stata annunciata la ricostruzione del suo ambiente tipico in unparco a temain formato naturale nei pressi di Padova; e poi  dichiarazioni di filosofi, sociologi, impensabili e illustri ammiratori; quindi una moltitudine di libri di narrativa e non, ristampe e nuove edizioni, edite dalla Sbe e da altri editori accorti. Sarebbe inutile prendersela per la banalità degli articolisti, i quali, per cavalcare l’evento su richiesta, hanno riprodotto le solite informazioni, generiche e risapute da decenni, senza dire niente di più.Tranne pochi, molto pochi tra i tanti, che non si sono lasciati irretire nel loro affetto come nei loro dubbi. Tra questi, il filosofoGiulio Giorello(1), in una “lezione” tenuta alCartoomicsdi marzo al FieraMilano, ha dato una informazione più concreta e condivisibile al lettore che non conoscesse il personaggio.“È un eroe meravigliosamente semplice e, al tempo stesso, un eroe che pensa. Credo che abbia colpito la fantasia di tanti giovani italiani proprio per questa ‘semplicità intellettuale’ intesa nel senso migliore del termine. Non è un personaggio banale, non è affatto un eroe tutto sparatorie e cazzotti, un superuomo. È un personaggio che pensa ed è capace di far fronte alle situazioni anche più dure della vita. A volte può provare dentro di sé anche il senso della sconfitta, come la presa di coscienza di un rapporto con le tribù indiane mostrando i nativi come persone che hanno desideri, passioni, sofferenze”. Poi Giorello attribuisce tutto il merito al lavoro diGiovanni Luigi Bonellie diGalep(il creatore grafico Aurelio Galleppini) e qui dimostra, pur avendo espresso idee intelligenti, di non avere seguito di recente il personaggio.E aggiunge un concetto accettabile ma improprio, qualcosa che in altri tempi avrebbe seccato gli autori e fatto clamore:“Chi ha nostalgia per ‘l’uomo forte’ non la trova in lui, ma trova il bisogno della trasparenza che ne farebbe un esponente della legalità democratica espressa dalla Resistenza”. Sul “Corriere della Sera” un articolo (2) viene concluso con una osservazione sincera:“L’enorme successo di Tex fuori dai confini italiani, che le sue vicende siano tradotte in un gran numero di lingue, dimostra chiaramente come si tratti di un prodotto capace di parlare ad un pubblico di luoghi dove non sempre esiste la giustizia”. Devo ammettere che, tra tutte le esegesi, mi ha colpito l’asciutto e commovente saluto diClaudio Villa(3) che realizza le copertine dal 1994 ed è stato disegnatore di alcune memorabili storie, e quello (4) di un amatore non professionista,EnricoValcamonica, che dirige un frequentatissimo sito su Tex. Afferma Enrico:“(…) per rispondere alla domanda perché, dopo settant’anni, siamo ancora qui, dirò che la risposta non sta solamente nelle doti intrinseche del fumetto e del personaggio, ossia nel fascino delle storie e nella bravura dei disegnatori, ma soprattutto per quel che Tex rappresenta: la lotta senza quartiere, energica e perfino spietata, non solo contro ogni forma di ingiustizia ma, specificatamente, contro le ingiustizie dei potenti, degli arroganti (…) e di ogni forma di mascalzoni altolocati.Tex piace perché costituisce la rivolta dell’uomo medio contro il potere gaglioffo; la rivolta dell’uomo di buon senso contro le assurdità della macchina sociale, la degenerazione delle istituzioni, e contro le spietate conseguenze delle leggi economiche.Tex ha successo in Italia proprio per questo motivo (…)”. Ora però cerchiamo di capire in altro modo come Tex sia arrivato alla ricorrenza senza ignorare che, nel gennaio 2019, si compirà col n°700 della collana regolare (5), quella che dal 1968 edita soltanto vicende inedite, scritte appositamente per quel formato (detto anche il formatoBonelliobonellide) divenuto talmente frequente nell’editoria fumettistica italiana che, ancora oggi, qualsiasi altra collana di prestigio anche di altro editore, si rifà alle medesima taglia. Il primo albo di Tex uscito nel 1948, nel formato striscia tipico dell’immediato dopoguerra (che sarà pubblicato fino al 1968) Il formato striscia (6) che fino alla mia generazione chiunque non può non ricordare, dovuto all’immediata carenza di carta nell’Italia del dopoguerra, sembra sia stata inventato durante un pranzo fra tre editori dell’epoca (lo stesso Gian Luigi Bonelli,Gino CasarottieTristano Torelli) che poi ne fecero largo uso.Se l’esordio spetta alla collana di uno dei personaggi più superati dai tempi (Il piccolo sceriffodi Torelli eCamillo Zuffi), il 30 settembre 1948 appare il primo albetto con Tex Willer. Il primo Tex non è concepito da Gian Luigi Bonelli come la personalità precisa che iniziò a farsi conoscere dalla metà degli anni Sessanta quando, gradualmente, il figlio Sergio, alias Guido Nolitta, si sostituì al padre come autore e risistemò la collocazione cronologica che, durante i primi dieci anni, fu un guazzabuglio di contraddizioni storiche e narrative. Inoltre, la prima serie nasce come un prodotto di secondaria importanza mentre il vero sforzo creativo di autore e disegnatore è dedicato adOcchio Cupo, personaggio che ha patito l’insuccesso più di quel che meritasse e la cui ristampa degli albi riporta a stupende raffigurazioni dell’America coloniale dove, tra terra e mare, in mezzo a tribù native ed equipaggi pirateschi, si muove quest’eroe mascherato nel quale si fondono l’amore di Bonelli Sr per il romanzo d’avventura classico e quello d’appendice; e un west primordiale senza il sottinteso razzismo dei romanzi di Fenimore Cooper, con l’aggiunta di un dignitoso richiamo allo spirito delle opere di Dumas padre, Robert L. Stevenson e Rafael Sabatini, che pure al western non hanno dato contributo. Il primo numero di Tex nel formato attuale uscito nel 1958, prima con 160 pagine, poi 128 e infine le canoniche 112 Inoltre Bonelli Sr, dettoil Ginonella Milano pugilistica dov’è già ben noto, che è stato e si considera ancora uno scrittore di narrativa popolare, è, tra il 1947 e il 1948, ancora debitore a Eugene Sue e ai suoi romanzi tradotti in italiano:I misteri di Parigi,I misteridel mondo,La vendetta del Corso(7), nonché alla pubblicazione a puntate dei citati Dumas, Stevenson, Sabatini e l’inglese A.E.W. Mason (dopo Kipling alla cui arte certo non giungeva, il più competente e avvincente creatore di storie nell’India sotto gli inglesi). E infine a Edgar Allan Poe e a tutto il suo mondo di autocoscienza piena di disagio interiore e paura dell’ignoto. Gian Luigi Bonelli (1908-2001) Aurelio Galleppini, in arte Galep (1917-1994) Nato nel 1908, Gian Luigi Bonelli vivrà entusiasticamente anche le prime edizioni cinematografiche, mute e poi sonore in adattamenti spesso di prestigio, delle avventure degli scrittori nominati.I tre moschettieri,I fratelli corsi,Il Tulipano NeroeIl conte di Montecristoda Dumas;La freccia nera,Ilragazzo rapitoeCatriona,Il signore di Ballantreeda Stevenson;Il capitano BloodeLo sparviero del mare,Il cigno neroe iRaccontiturbolentidi Sabatini;Le quattro piumeeIl tamburino(il principe Azim) di A.E.W. Mason; e un po’ tutti i racconti terrificanti di Poe. Le citazioni non sono casuali poiché egli introdurrà, qualche volta consciamente e qualche altra senza nemmeno rendersene conto, gli elementi fondanti di questi titoli nelle sue esperienze professionali dagli anni Trenta in poi, come quando dirige, collaborandovi attivamente come scrittore,Il giornaleillustrato dei viaggi e delle avventure di terra e di maredell’editore Sonzogno, e scrive i suoi tre romanzi:L’ultimo corsaro(le Tigridell’Atlantico),I fratelli del silenzioeIl crociato nero(8), il quale diviene un fumetto sul settimanale cattolicoIl Vittoriosocon i disegni di Kurt Caesar (9). Non credo, nonostante le svariate scorribande nel genere, fosse già allora un appassionato del west, tramandatogli dalle oggi illeggibili narrazioni salgariane, ma che aveva pur già toccato vasta popolarità nel fumetto italiano.Ritengo invece come, da un certo momento in poi, Gian Luigi Bonelli sia stato piuttosto condizionato dal cinema che, con le sanzioni prima e la guerra poi, si vide proibita in Italia l’esportazione delle grandi majors di Hollywood, ma non delle case indipendenti.Infatti il capolavoro-archetipoOmbre Rosse(11), che figurava come produzione indipendente, appare nelle sale italiane nel 1939 insieme a film minori che mantengono vivo il richiamo del western anche nel periodo bellico. Per quanto considerato ancora da alcuni come una deviazione americana dei resoconti militari inglesi nelle colonie, il fascino delle imprese dei pionieri contro una terra ostile e la minaccia pellerossa, così come la guerra urbana tra sceriffi e banditi, appare a Bonelli in tutta la sua autonomia narrativa e storica, anche se intuisce come la Storia vera sia sempre filtrata dalle memorie ancora fresche dei conquistatori bianchi, e lo spinge verso il territorio narrativo che farà la sua fortuna. Occhio Cupo Alla fin fine le avventure diOcchio Cuposono il tentativo di mescolare quel fascino più moderno con quello subìto fino allora dagli altri generi. Comunque sia, della verosimiglianza storica Giovanni Luigi Bonelli o se ne infischia o ne fa a meno per mancanza di documentazione.Nelle storie con Tex che vanno dal 1948 al 1964 mescola un po’ di tutto. In quei fumetti di Tex ci sono due invasioni messicane degli Stati Uniti mai avvenute e un cambiamento di regime a Città del Messico che non trova riscontro.Il corpo dei ranger porta le divise dell’esercito e ha la funzione (mantenuta ancora oggi) più di polizia federale che di un corpo di volontari quale fu, strettamente statale e indirizzato sia contro i banditi, ma anche al massacro della popolazione comanche del nordovest del Texas.Sempre i messicani tentano di riprendersi alcuni territori nelle avventure tra Tex e Manuela Guzman, in parte ispirate aRancho Notoriusdi Fritz Lang con Marlene Dietrich eJohnny Guitardi Nicholas Ray con Joan Crawford, due western dove la protagonista è una donna volitiva e affascinante che, nel fumetto, è riveduta suLana Turnerbenché Galep fosse prodigo nel rivelare ispirazioni diverse e contrastanti, specialmente se trattava di creature femminili(12).Poco dopo, quando comincia la guerra civile, ai ranger e quindi anche a Tex spetta di vigilare sulle pianure non coinvolte nel conflitto, garantendo la sicurezza delle carovane di pionieri da fuorilegge e nativi ancora spietati. Compito mai affidato a nessuno, tanto meno ai ranger del Texas, stato schiavista. Non manca un incontro del tutto trascurabile in quanto a originalità, con il feroce capo dei guerriglieri sudisti Quantrill, che appare come un molto meno pericoloso ciccione che porta la divisa grigia regolamentare (13). Tra i più noti banditi, Tex incontrerà anacronisticamente i fratelli Dalton (14); Butch Cassidy (15), in un episodio tardivo per l’inverosimiglianza poiché è ormai attiva la presenza del figlio Sergio, che corregge come può le storie e rende più plausibili le sceneggiature, mentre il disegno di Galep si è ormai fatto maturo e ben delineato. Stranamente, nel caso dei Dalton, Bonelli non si rifà per nulla al film di successoLa vendetta dei Daltondel 1940 (16), dove la vicenda è narrata con la nonchalance satirica del regista George Marshall.Il richiamo, come nell’incontro con Butch Cassidy, è piuttosto basato su una serie di film molto di moda nella Hollywood degli anni Quaranta, dove gran parte dei fuorilegge più famosi del West si ritrovano molto impropriamente riuniti in opere che, in qualche caso, ne esaltano la componente ribelle alle angherie deicarpetbaggersnordisti o di latifondisti affamati di terra, in altri sono ferocissimi e senza pietà con donne e bambini (17). È quindi assai probabile che Bonelli Sr si ispirasse a questi film mentre Tex diviene da bandito, falsamente accusato, un membro dei ranger e deve dare la caccia ai veri banditi in vicende in cui la mancanza di veridicità storica sembra quasi un ingrediente indispensabile perché il lettore si rifaccia alla massa di film western, dalla serie A ai serial di scarto, scaricati in Italia man mano che dagli Usa venivano riservati al nostro mercato. D’altro canto le tesi sulle origini di Tex e del suo carattere possono essere anche diverse, come notaSauro Pennacchioliriferendosi non solo al personaggioaDick Tracyma anche aDick Fulminenelle avventure diVincenzo BagnolieCarlo Cossiodi cui, dal 1940, Gian Luigi Bonelli, da prima autore comprimario, diviene il principale (18). Ma il suo personaggio esemplare diventerà, dal 1940,Furio Almirante, con disegni diCarlo Cossio, che viene presentato come “l’uomo dal pugno d’acciaio” e fa il pugilatore di mestiere.È la figura chiave per la rinascita della testataAudaceche Bonelli Sr acquista dall’editore Lotario Vecchi creando, con altri soci, la una nuova impresa societaria.Per rilanciareAudace, Bonelli costituisce con Dante Daini, ex funzionario della casa editrice Saev, e altri soci, la nuova società che pubblicherà cinque soli numeri prima che Bonelli rilevi il tutto, diventando unico editore. Che Tex discenda in parte daFurio(poi privato dal cognome diventato imbarazzante e comunque già dotato di un cappello da cow boy che figura nel marchio circolare di copertina) è evidente ed è alla base delle numerosissime risse in cui si ritrova o combina lui stesso.Bonelli sr vi rimarrà comunque affezionato al punto che, quando la moda degli “uomini forti” è ormai scomparsa, lo ripropone nel 1964 ancora comeFurioe basta, ma con una diversa identità narrativa e grafica dovuta aFranco Bignotti. Quindi, nel carattere riottoso e amante dei tumulti di Tex nel suo primo periodo, sappiamo da chi ha preso anche se poi apparirà un altro personaggio che riassumerà in sé le qualità pugilistiche (che vedremo poi). Però nelle storie non mancano i riferimenti più evidenti o dilatati alla narrativa di Poe e agli aspetti più cupi di certo romanzo d’appendice anche italiano compresa la principessa del genere: Carolina Invernizio. I riferimenti più evidenti li troviamo nella lunga vicenda della guerra col Messico nel rapporto spionistico della diabolica Lily Dickart che intrattiene amorosamente graduati in giubba blu (19). Gli segue subito dopo Satanìa che, quando non si maschera da spietata banditessa, è l’affascinante Cora Gray, uno dei primi personaggi dalla scollatura censurabile con cui il giovane Tex si accompagna volentieri.Questo personaggio femminile, quando Cora diviene Satanìa, non a caso è bardata come una piratessa con tanto di bandana che le avvolge la lunga chioma (20). Però, specie quando la vicenda si svolge di notte, si muovono le creature del riconoscibile e desolato Edgar Allan Poe, compreso lo scimmione assassino, in vicoli oscuri pavimentati come se l’azione si fosse spostata dal West ai bassifondi di Londra. La stessa atmosfera (21), corredata di più lampanti riferimenti cinematografici, si ritrova inLa valle della paura,dove Bonelli Sr dimostra di rifarsi contemporaneamente a Poe e alla narrativa gotica in genere con una trasparente eredità da un classico film comeOmbreMalesie una serie di film di serie B, iniziata conHo camminato con uno zombie, dove l’atmosfera horror si spostava in isole tropicali al suono terrificante di tamburi nella foresta e fuochi accesi nella notte per misteriosi rituali pagani. A testimoniare quanto l’autore e il disegnatore fossero attenti al cinema, qui troviamo Lionel Barrymore dotato dell’apposita sedia a rotelle (l’attore, afflitto da artrite reumatoide, recitò fino alla morte ripreso dalla vita in su o con apposite stampelle) e come malvagia governantedayak, Mayumba, con i tratti, appena appena incrudeliti, delle dive latinoamericane o finte tali della Hollywood degli anni Cinquanta quali, nel caso, Katy Jurado e forse tante altre.Non manca anche qui il gorilla armato di scimitarra in sella a un destriero dagli occhi rossastri e il pellame più nero della pece. SuGiornale Popsi è letto uninteressante articoloin cui si valutano richiami a Sir Arthur Conan Doyle (22).Ma bisogna riconoscere quanto Tex sia un personaggio lontanissimo da Sherlock Holmes e il suo metodo deduttivo, anche nei romanzi che sembrano evocare, nel titolo, involucri narrativi a loro volta inseriti però nella brughiera britannica. Nella lunga avventura canadese divisa in due storie (23), Tex ripercorre, anche indossando la stessa camicia a quadretti del protagonista Gary Cooper (qui effettivamente anch’egli un ranger del Texas) la trama dell’epicoGiubbe Rossecon la trasferta a nord durante la rivolta dei Métis e la medesima episodica.Qui, dove Tex incontra due dei suoi amici per la vita (il trapper métis-francese Gross Jean e l’ufficiale canadese Jim Brandon) incontriamo tutta una serie di volti ispirati agli attori del film e alla compagnia stabile del western americano tra gli anni Quaranta e Settanta, tra cui fa piacere segnalare l’anziano C. Aubrey Smith. definito il “colonnello più colonnello tra i colonnelli dal palcoscenico allo schermo”, che qui è il comandante del forte, i cui scatti d’ira vengono calmati da Tex con una imboccata di bicchieri d’acqua. Nella seconda vicenda, in cui ci si sposta nello Yukon, il riferimento è, in presenza di due storie intrecciate, al rifacimento piuttosto spudorato diIl ponte dei senza paura(24), con Randolph Scott. Persino il cattivo è modellato sul perfido villain cinematografico Victor Jory, occhiali compresi, mentre Tex, ormai padre, si allontana dal primo prototipo e, pur rimanendo vicino a Gary Cooper, assume caratteri somatici più originali. Qui si consuma una storia di gelosie e sensualità abbastanza ardita e inadatta anche agli adolescenti con la mentalità dei tempi di Walter Marcheselli,Febo Contie il Mago Zurlì, star de “La tv dei ragazzi”. Vi troviamo Paulette Goddard (nella stessa parte e con il medesimo vestiario diGiubbe Rosse, ma ristretta alle vicende della “banda degli orsi”) e un Robert Mitchum, qui ignobile e codardo, ripreso probabilmente da qualcuno dei suoi primi film di serie B o per antipatia dell’autore visto che il giovane Mitch non aveva ancora interpretato ruoli di cattivo in film importanti ed era in salita come star della Rko di Howard Hughes. Un altro compagno di Tex, l’inseparabile navajoTiger Jack(25) appare nel 1951, anche se la sua personalità verrà tratteggiata sempre meglio e sottoposta a una evoluzione, soprattutto nel linguaggio e nel rapporto con ipard, privata del paternalismo che contraddistingueva le spalle indiane degli eroi bianchi. MentreKit Carson(26) arriva quasi subito e il figlioKit Willercompare, poco dopo, già fin troppo cresciuto (anche se nella successiva storia canadese sembra quasi in età prescolare), le storie di Tex, ora ranger a tutti gli effetti, proseguono, dopo il viaggio nel nord e le avventure con Manuela Guzman, nell’album giganteLa fine di Lupo Bianco(27) senza grandi evoluzioni. Rifacendomi non solo alle riletture recenti ma anche a quelle di quando ero un bambino, ritengo che, da questo punto, cominci un periodo di stasi, in cui l’autore sembra stanco di Tex e non inventa storie fuori dalla norma.Non tralasciamo il fatto che, all’ormai rigoroso tratto di Galep (ottimo paesaggista in proprio ma ormai escluso da altre imprese nel fumetto), si abbinano storie, con episodi presi di peso dal cinema, dove i pellerossa, spesso cattivissimi, assaltano ranch dispersi nella prateria e, al momento del loro ultimo e inesorabile attacco, alle donne viene consegnata una pistola carica, un segnale di implicito razzismo del quale G.L. Bonelli non doveva essere nemmeno cosciente.