“PEACE TRAIL”, IL NUOVO ALBUM DI NEIL YOUNG
Hey Hey, My My(Into the Black) di Neil Young contiene una delle frasi più famose e citate della storia del rock:“È meglio bruciare che spegnersi lentamente”. La frase è ripresa daKurt Cobainnella sua lettera d’addio scritta prima del suicidio. È uscito il 9 dicembre il trentottesimo album in studio di Neil Young, “Peace Trail”, pubblicato dalla Reprise Records. Un disco che avrà un mood prevalentemente acustico, prodotto dallo stesso Neil Young insieme aJohn Hanlonnegli Shangri-la Studios di Rick Rubin. Peace Trail è un disco a dir poco strano, in alcuni brani addirittura sconcertante.Un disco scarno, splendidamentelo-fi, totalmente privo di considerazione per cose come la pulizia del suono, per non parlare ovviamente delle regole commerciali.Se latitle-trackè puro Neil Young, con l’acustica e l’elettrica (e il suo tocco inconfondibile) che si sovrappongono, la maggior parte dei brani lascia un senso di incompiutezza e alcuni contengono più che delle invenzioni sonore, delle trovate piuttosto cacofoniche, come voci trattate al vocoder (un pallino di N.Y.), voci robotizzate prese daAmazon(!) e assoli di chitarra elettrica che possono suonare piuttosto “out of tune”. Però se conoscete Neil Young e vi piace il suo stile, nella declinazione più spontanea e intima, forse vi piaceranno questi pezzi grezzi, registrati come se nessuno fosse lì ad ascoltarli. E se capite l’inglese riconoscerete i temi impegnati e l’indignazione solita di un cantautore che tira dritto e chi ci vuole stare ci sta. Un disconudo e sciolto, che può suonare simpatico al primo ascolto oppure avere bisogno di tempo perché se ne scoprano le sottigliezze, si superino gli spigoli più acuti e quel fastidioso distacco che sembra permeare non tanto il song-writing quanto piuttosto il canto. Come se Neil Young cantasse e suonasse più per se stesso che per un pubblico, e smettesse di farlo quando lo ritiene giusto e quando gli va. A me personalmente è piaciuto, anche perché penso che Neil Young, pur essendo un monumento ed avendo, come musicista, un preciso stile che definireicountry-grounge-rock(forse è stato proprio lui a inventare il grounge senza saperlo), non si è mai lasciato crescere l’erba sotto i piedi. Ha continuato a spiazzarci producendo musica a getto continuo e, come in questo caso, con una certa noncuranza. Offrendo un assaggio di idee che avrebbero potuto rendere l’album più potente se solo fossero state ulteriormente esplorate. Come unFrank Zappagiovane prima di lui, Neil Young sembra fare ciò che si sente di fare, come un artista: registra alcuni brani, li butta lì e aspetta di vedere se funzionano. O forse non gli interessa nemmeno questo. “Bring back the days when good was good”, canta Neil Young inIndian givers. Ecco, forse dovrebbe essere il primo lui a farlo. “Peace trail” contiene una grande canzone, un po’ di canzoni medie, e uno scherzo finale. Perché se no non sarebbe Neil Young… TRACKLIST01. Peace Trail02. Can’t Stop Workin’03. Indian Givers04. Show Me05. Texas Rangers06. Terrorist Suicide Hang Gliders07. John Oaks08. My Pledge09. Glass Accident10. My New Robot Scheda artista