PAOLINA PEZZAGLIA, ATTRICE PRODIGIO FUORI DALLE RIGHE

PAOLINA PEZZAGLIA, ATTRICE PRODIGIO FUORI DALLE RIGHE

(Paola Pezzaglia, attrice e diva teatrale e cinematografica che calcò le scene tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, è stata un’artista di grande spicco e alto valore. Di questa figura femminile coraggiosa e altruista, intraprendente e libera, oggi se ne parla anche oltreoceano. Ringraziamo il nipote Gianni Greco per l’articolo inedito in cui ci racconta della nonna, Paolina, con stile brioso e con rare testimonianze, anche fotografiche, raccolte dal padre e proseguite da lui stesso. Tre generazioni, un lascito continuo.Tea C. Blanc) Cominciamo dall’inizio: Paolina Pezzaglia nacque a Milano da padre gobbo e madre di non eccelsa statura il 13 settembre 1889, nello stesso anno della Tour Eiffel, o se preferite di Charlie Chaplin e Adolf Hitler. Un anno fatidico per chiunque volesse mettersi in mostra. E chi più di un attore? Infatti Paolina aveva solo tre anni e mezzo quando suo zio Angiolone Pezzaglia, capocomico di Compagnie popolari, la sparò su un palcoscenico dove la piccola dette subito prova di un talento innato: riusciva a incollare gli spettatori alle sedie, e si prendeva innumerevoli applausi a scena aperta, chiamate al proscenio che sembravano non finire mai, tanti fiori e regali. Paolina era fatta per recitare. Qualcuno scrisse commedie e monologhi appositamente per lei, la sua voce, dicono gli articoli dell’epoca, incantava per chiarezza di dizione e naturalezza. Padrona della scena, Paolina spopolava. 1897. Paolina nel ruolo maschile di Fanfan ne “I due derelitti”, dramma francese di Pierre Decourcelle Passarono gli anni, e la piccola attrice crebbe, ma non tanto: restò sempre di statura fisica paragonabile a un tappo, però di champagne, di quelli che schizzano su col botto come faceva lei a ogni interpretazione: la sua statura artistica la rendeva grande sulla scena. Ogni genere, dal comico al drammatico, le era congeniale. Si distaccò da suo zio, perennemente ancorato ai drammoni da arena, e, in Compagnie sempre più prestigiose, iniziò a viaggiare. A 13 anni raggiunse da sola Barcellona dove la capocomica Bianca Iggius aveva urgentemente bisogno di una “amorosa”, fu poi prima attrice giovane con Gustavo Salvini ad Alessandria d’Egitto, in seguito prima attrice assoluta a Tunisi con Achille Vitti, e via per tutta l’Italia isole comprese, la Svizzera, i Paesi Baltici, senza dimenticare che era arrivata a essere persino la prima attrice di Ermete Zacconi, il Numero Uno dell’epoca. Paolina nel 1911, al tempo del suo contratto con Ermete Zacconi Nel 1914 per lei arrivò il cinema, e, solo per esso, cambiò il suo nome da Paolina a Paola. Fu una pioniera dello schermo, persino sceneggiatrice. Interpretava ruoli femminili e maschili, sperimentava di tutto. Paolina nel film “Il fornaretto di Venezia” (1914), nel ruolo di Sofia Paolina nel film seriale “Il mistero dei Montfleury” (1918), in cui interpretava il monello di strada Biribì La vulcanica Paolina aveva avuto anche il tempo di innamorarsi, nel 1906, quando lavorando nella Compagnia di Dina Galli aveva incontrato il suo futuro marito, Antonio Greco, attore brillante dalla vita troppo breve. Paolina e Antonio nel 1907 Si sposò incinta a 18 anni nel 1908 e dette al mondo un bambino di nome Ruggero, che quando sua madre morì di polmonite a Firenze a soli 36 anni, fattosi grande, sentì il bisogno di raccogliere le testimonianze di chi l’aveva conosciuta. Ruggero viaggiò dagli anni ‘30 agli anni ‘50 del Novecento in cerca di personaggi del teatro e del cinema ancora viventi che potessero offrirgli un ricordo della mamma, e molto tempo più tardi dettò a suo figlio Gianni le frasi di quei grandi raccolte indelebilmente nella sua memoria. E suo figlio Gianni rimase molto stupito dai nomi altisonanti che il padre era riuscito ad avvicinare, e ancor più dalle loro testimonianze su una nonna che non aveva potuto conoscere. Gianni, figlio del figlio di Paolina, è colui che sta scrivendo. E queste sono le testimonianze raccolte da suo padre. Ruggero Greco (1908-1976), figlio di Paolina, uomo dalle ardite imprese Partiamo alla grande, nientemeno che conGabriele D’Annunzio, che pronunciò una frase da par suo su Paolina. L’aveva vista all’opera in due suoi drammi, “La figlia di Iorio” e “La fiaccola sotto il moggio”. Così disse il Vate a Ruggero:“Paolina Pezzaglia Greco è stata la Mila di Codra ideale, e ha tenuta accesa la mia fiaccola ponendolasoprail moggio”. Cosa chiedere di più? Gabriele D’Annunzio, poeta e drammaturgo (1863-1938) Restiamo nei “quartieri alti”, e ascoltiamo cos’ebbe da dire la poetessa di famaAda Negri, della cui opera Paolina ci ha lasciato vari quaderni colmi di scritti. Disse Ada:“Paolina fu una grande interprete delle mie poesie, ma per me soprattutto un’amica”. Risulta esserci stata anche una corrispondenza epistolare tra le due donne, entrambe gravitanti su Lodi. E quanto a lodi, Paolina non ne difettò, come vediamo, persino dopo morta. Ada Negri, poetessa (1870-1945) Dario Niccodemi, drammaturgo celebre, così si espresse, con voce flebile, in uno degli ultimi giorni della sua vita:“Paolina Pezzaglia Greco? Forse la miglior ‘Nemica’ sulle scene”. E in effetti “La nemica” fu un cavallo di battaglia di Paolina, che l’interpretò fino all’ultimo, e le fruttò l’omaggio di una statuetta policroma, giunta fino a noi, che la ritrae nella scena madre di quel dramma nel 1925, l’ultimo suo anno di vita. Dario Niccodemi, drammaturgo (1874-1934) La statuetta riproduce Paolina nella scena madre de “La nemica”, 1925. È l’ultima immagine che abbiamo di lei Un altro famoso drammaturgo,Sem Benelli, così disse a Ruggero:“Eccezionale: nella ‘Cena’ Paolina riuscì a essere sia Ginevra che Giannetto Malespini. Un’attrice stupefacente”. Si riferiva a quanto avvenuto a Catania nel 1913: prima di andare in scena con “La cena delle beffe” il protagonista maschile ebbe un’intossicazione e non fu in grado di recitare. Paolina non esitò: si spogliò del costume di Ginevra e indossò quello ben più impegnativo di Giannetto Malespini, recitando in modo tale da meritarsi l’elogio incondizionato della stampa specializzata. Da quel momento Paolina nella “Cena” interpretò regolarmente il ruolo di Giannetto. Era fatta così. Sem Benelli, drammaturgo (1877-1949) Luigi Maggi, apprezzato regista cinematografico, così si espresse:“Nel mio ‘Fornaretto di Venezia’ Paola Pezzaglia è stata l’amante ideale. Avrebbe dovuto fare più cinema”. E qui affiora una verità evidente: si conoscono solo otto film interpretati da Paolina, avrebbe dovuto dedicarsi maggiormente al cinema, anche perché le poche immagini in movimento che ne abbiamo ce la mostrano come un’interprete davvero unica. Luigi Maggi, regista cinematografico (1867-1947) Renzo RiccieMargherita Bagni, all’epoca sposati tra loro, erano più giovani di Paolina, e facevano parte di quella schiera di attori, poi famosi, che da lei attinsero. Disse lui di Paolina:“Grande attrice, dalla rara dote di inchiodare il pubblico sulle poltrone dall’inizio alla fine”. E lei:“Avrebbe meritato di più, ma la vita le fu breve e piena di ostacoli”. Parole vere. La conoscevano bene. Renzo Ricci, attore e capocomico (1899-1978). Foto autografata a Ruggero Greco, 1932 Margherita Bagni, attrice (1902-1960). Foto autografata a Ruggero Greco, 1935 Sergio Tofano, attore popolarissimo ma anche, con lo pseudonimo diSto, geniale disegnatore, creatore del famoso Signor Bonaventura pubblicato sul Corriere dei Piccoli, era uomo di poche parole.“Quella lì dava lezioni a tutti”, disse sbrigativamente a Ruggero di sua madre. Parlava poco ma si spiegava bene. Sergio Tofano (Sto), attore e disegnatore (1886-1973). Foto autografata a Ruggero Greco, 1932 Ruggero Greco (a sinistra) con gli attori Elsa Merlini e Sergio Tofano, 1932 Un grande attore, di quelli riconosciuti universalmente tali, eraRuggero Ruggeri. Le sue parole colpirono nel segno:“La Pezzaglia fu una promessa mantenuta per il pubblico, ma non per se stessa”. Paolina ebbe grandi successi sulla scena, infatti, ma non riuscì a capitalizzarli. Forse perché non lasciò mai che il calcolo le sopraffacesse il cuore. A differenza di molte altre “dive”, si accompagnò sempre con uomini poco più che spiantati, e senza badare alle convenienze: nel 1919, ormai vedova da sei anni, si innamorò di un attore più giovane di lei di dodici. Lei 30 anni, lui 18. Scandalo? Non per lei. Ebbe da lui una figlia, ma non volle legarlo con un matrimonio forzato. Lo lasciò libero e si stabilì coi due figli a Firenze, dove recitò negli ultimi anni della propria vita. Lui, Luigi, torinese come Antonio, svincolato da ogni dovere familiare, prima partecipò ad alcuni film italiani, poi espatriò in Argentina dove trovò la celebrità come regista cinematografico diventando Luis. Questa era la Paolina capace di sacrificarsi, e Ruggeri l’aveva capito:“non per se stessa”, aveva detto. Ruggero Ruggeri, attore e capocomico (1871-1953) Ermete Zacconi, che poté conoscere a fondo le capacità di Paolina, così si espresse:“Avrei voluto averla per più tempo con me. Ne conservo un gran ricordo: la prima attrice perfetta”. Questo mostro sacro dell’arte teatrale, ma anche del cinema, era sposato con Ines Cristina Bagni, non a caso sua prima donna in Compagnia. Ma a un certo punto lei, per ragioni mai accertate, si ritirò temporaneamente dalle scene, e il grande capocomico ebbe bisogno di un’altra prima attrice. Tra le tante che avrebbero firmato col proprio sangue un contratto con lui, guarda caso scelse proprio Paolina, che per una stagione (1911/1912) primeggiò sui palcoscenici più prestigiosi a fianco del Numero Uno. Ma poi la moglie tornò, e il buon marito non poté fare altro che riprenderla nel ruolo che non solo per capacità recitative le spettava. A Ruggero, come altri fecero, Zacconi firmò una sua foto, e ci scrisse, unico fra tutti: “A Ruggero Greco Pezzaglia”. Doveva proprio tenerci molto. Ermete Zacconi, attore e capocomico (1857-1948). Foto autografata a Ruggero Greco Pezzaglia, s.d. L’attoreCamillo Pilottoaveva lavorato con Paolina nel film “La capanna dello zio Tom”, del 1918, e disse:“Non si fermava davanti a niente, la Paolina: volenterosa e forte. Attrice nell’anima”. L’aveva vista cavalcare spericolatamene, cadere da cavallo in scene senza controfigura, intrepida sempre, che dovesse arrampicarsi su una corda o lanciarsi in acque poco tranquille per salvare qualcuno. Attrice che non si risparmiava, e chi lavorava con lei non poteva non accorgersene. Camillo Pilotto, attore (1890-1963) Enrico Viarisiofu addirittura scoperto da Paolina: le cronache ci dicono che nel 1916 fu lei, a capo di una Compagnia, a offrirgli, giovanissimo, il primo contratto teatrale. E fu un inizio burrascoso: non essendosi presentato il primo attore, la nostra capocomica-talent scout buttò il povero Viarisio sulla scena facendogli interpretare tutti i ruoli maschili. Se intrepida era lei, intrepidi dovevano essere anche tutti gli altri! Di lei l’attore, diventato poi famoso anche grazie a Carosello, disse infatti:“Eh, la Paolina, la Paolina… Che donna… E che peperina!”. Ricordava ancora il suo avventuroso esordio. Enrico Viarisio, attore (1897-1969). Foto autografata a Gianni Antonio Greco (erroneamente Grego) per espressa richiesta del padre Ruggero, 1955 Un altro degli “allievi” di Paolina fuNino Besozzi, che dichiarò:“Quando era sulla scena lei ci sentivamo tutti dei novellini”. Questo ci conferma non solo la grande bravura della nostra Paolina, ma anche la sua vocazione a insegnare la propria arte, sia direttamente che semplicemente mostrandosi su un palcoscenico. Nino Besozzi, attore (1901-1971). Foto autografata a Ruggero Greco, 1935 Dina Galli, popolare e brillante attrice milanese, fu quella che vide nascere nella sua Compagnia l’amore tra Paolina e Antonio, giovani attori di grandi speranze. Quando si sposarono, anche se non lavoravano più insieme, lei e tutti i colleghi mandarono loro un regalo, di cui sopravvive il biglietto d’accompagnamento, con le firme di ognuno. Avevano lasciato quindi un ottimo ricordo i due piccioncini, tanto da far dire alla celebrata attrice:“Paolina? Che cara e brava compagna di lavoro! Ci si stava benissimo insieme!”. Dina Galli, attrice e capocomica (1877-1951) Nell’ambiente teatrale si formavano vere e proprie dinastie familiari di attori. Una di esse era quella degli Almirante. Il caratterista di tanti filmLuigi Almirante, per inciso zio del noto politico Giorgio, aveva lavorato con Paolina fin da giovanissimo, e disse di lei:“Nata per le scene, Paolina. Simpatica e unica”. Questa unicità ricorre, non meno che la simpatia. Luigi Almirante, attore (1886-1963) E chi si sarebbe mai aspettato che persino un tenore di chiara fama comeBeniamino Gigliavesse conosciuto e apprezzato Paolina? Ma era così. Ruggero Greco andò da lui e ne ebbe questo fulminante giudizio:“Se Paolina Pezzaglia Greco si fosse data al canto sarebbe stata un grande soprano”. E questa similitudine dice tutto. Beniamino Gigli, tenore (1890-1957). Foto autografata a Ruggero Greco, 1930 Ma le sorprese musicali non sono finite. Persino un grande compositore comeOttorino Respighil’aveva conosciuta. Ruggero evidentemente lo sapeva, e da lui ricavò questa illuminante dichiarazione:“Conobbi Paolina nel periodo in cui stavo scrivendo ‘Le fontane di Roma’, e lei era una fontana dal getto vivace e luminoso. Le dedicai qualche nota…”. Ora non si vuole qui indagare, ma non si dedicano note a caso… Ottorino Respighi, compositore (1879-1936). Foto autografata a Ruggero Greco, 1933 Nel periodo fiorentino Paolina ebbe contatti col grande chansonnierOdoardo Spadaro, che disse a Ruggero:“Ebbi modo di conoscere e apprezzare Paolina quando si stabilì a Firenze. Mi dette anche qualche consiglio di scena che mi fu molto utile. Quando morì, per me fu un dolore fortissimo, non ci volevo credere… Porta un bacione a Paolina!”. E Ruggero portò il bacione di Spadaro sulla tomba di Paolina al cimitero di Trespiano, ricordandosi che fu proprio subito dopo la sua morte che l’autore di “Porta un bacione a Firenze” lasciò la propria città per andare a Parigi, da dove la sua carriera prese il volo.