PAOLA TEDESCO NEI FILM SEXY

PAOLA TEDESCO NEI FILM SEXY

Paola Tedesco nasce a Roma il 28 marzo 1952, figlia d’arte dell’attore-doppiatore Sergio Tedesco. Si dedica con buoni risultati a cinema, televisione, doppiaggio e teatro. Suo figlio Maurizio Tedesco a sua volta entrerà nel mondo del cinema come produttore.

Il debutto della bella attrice romana avviene a soli dodici anni ne Il Vangelo secondo Matteo (1964) di Pier Paolo Pasolini, grande film nel quale interpreta il ruolo di Salomè. Da segnalare che la madre di Paola Tedesco è amministratrice di produzione della pellicola. Romeo e Giulietta (1968) di Franco Zeffirelli è il suo secondo impegno, ancora una volta in una pellicola d’autore che adatta al grande schermo la tragedia di Shakespeare. Satyricon (1968) di Gian Luigi Polidoro è un altro impegno giovanile all’interno di un cast che la vede accanto a Ugo Tognazzi, Franco Fabrizi, Don Backy, Tina Aumont e Mario Carotenuto. Il film è pessimo, ma riesce a precedere di un anno il più complesso e impegnato Satyricon di Federico Fellini. Tognazzi è perfetto nel ruolo del ricco Trimalcione, ma tutto il resto non va oltre una ricostruzione approssimativa di vizi e dissolutezze della Roma imperiale.

Paola Tedesco alterna gli impegni di attrice cinematografica con importanti ruoli teatrali che ancora oggi la vedono calcare le scene con un certo successo.
Non dimentichiamo neppure l’attività di doppiatrice che continua ancora oggi con successo nel mondo dei cartoni animati. Paola Tedesco è la voce della Rosa dei Venti ne La gabbianella e il gatto, ma la troviamo anche ne Il re leone, Lilo & Stick, Arion, Arcobaleno, Le nuove avventure di Ocean Girl, Flipper & Lopaka, Millennia e altri ancora. Nel cinema ricordiamo il doppiaggio di Elizabeth Ashley, che interpreta Diane Freedin nel film Happiness (1998) di Todd Solondz.

Torniamo al cinema, soprattutto ai ruoli sexy ed erotici, principale interesse del nostro articolo.

W le donne (1970) è uno stanco musicarello che giunge fuori tempo massimo girato da Aldo Grimaldi, pensato per lanciare le canzoni di Little Tony (Antonio Ciacci) e arricchito di pochi momenti comici affidati a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Pippo Franco, Gino Bramieri e Nino Terzo. Nel cast femminile troviamo la diciottenne Paola Tedesco, Stefania Doria, e Anna Maestri. Pippo Baudo è irriconoscibile nei panni di un colonnello dell’esercito. Little Tony è il cantante Tony Marconi che, insieme al manager (Pippo Franco), deve fare il servizio militare e viene affidato alle cure del maresciallo La Rosa (Ciccio Ingrassia). Franco Franchi è un buon sergente che aiuta il cantante innamorato della figlia del maresciallo (Doria), sia nelle cose sentimentali che in quelle musicali. Paola Tedesco è una castigata barista che Franco corteggia con insistenza, ma senza successo perché finisce per sposare un ufficiale giapponese. “Al levar del sole se n’è andata con il sol levante”, è la battuta di Franco. Da notare un sexy abito da sposa che evidenzia una procace scollatura e le lunghe gambe. “Piccolo raggio di sole che illumini il mattino”, la definisce il galante giapponese, e non ha tutti i torti perché la sua bellezza è folgorante. Paola Tedesco è una presenza marginale nel contesto della storia, che racconta l’amore tra il cantante e la figlia del maresciallo, come sempre a lieto fine nonostante i problemi. La pellicola segue lo schema tipico del musicarello: il cantante povero ma bello, innamorato e sincero, molte canzoni romantiche e un minimo di comicità. Franco Franchi è un impenitente scapolone che prende come modello Don Nicola (Gino Bramieri), gran teorico della libertà da vincoli, ma alla fine scopre che il maestro è sposato da oltre vent’anni. Ottima la parte da cabaret dove l’attore siciliano cita alcune caratterizzazioni tipiche di Totò. La colonna sonora è un grande successo, soprattutto la canzone W le donne, scritta da Pippo Baudo e cantata da Marcel Amont insieme a Pippo Franco, Little Tony e Franco Franchi. La sceneggiatura è di Carlo Veo, mentre il cartoonist Bruno Bozzetto cura i disegni animati sui titoli di testa e di coda.

Paola Tedesco interpreta un piccolo ruolo nella commedia musicale Beato tra le donne (1970) di Serge Korber, con Luis de Funès, Noëlle Adam, Olivier de Funès, Paul Préboist e Tiberio Murgia. La pellicola racconta le disavventure di un impresario di una compagnia di ballo che improvvisamente deve fare i conti con l’arrivo di alcuni bebè. Luis de Funès è molto amato dal pubblico italiano e francese, anche se il vero successo arriverà con la saga del Colonnello Buttiglione (1973), ma la storia è piuttosto debole.

Lady Barbara (1971) di Mario Amendola è il primo film da protagonista per Paola Tedesco, anche se è un musicarello costruito su misura per lanciare Renato dei Profeti (Renato Brioschi) come attore. Renato è un divo dei fotoromanzi che si innamora di Barbara, ma una zia nobile (Franca Dominici) ostacola il rapporto sentimentale. Per mettersi insieme il primo dovrà diventare famoso, mentre la seconda dovrà annullare un matrimonio non consumato. Paolo Bonacelli è il marito impotente che interpreta il ruolo più trash della sua carriera ed è costretto a spiegare al ragazzo che non ha potuto consumare il matrimonio a causa di un grave incidente stradale. Nel cast troviamo anche il non ancora avatiano Carlo Delle Piane e il comico Gianfranco D’Angelo. Paola Tedesco è bella, viene fotografata in tutto il suo giovanile splendore, ma il film è molto castigato e ha lo spessore narrativo di un fotoromanzo. Renato canta parecchio e fa bene, perché è la cosa che gli riesce meglio.

Homo Eroticus
(1971) è una buona commedia di Marco Vicario che non ha pretese di critica sociale ma punta a divertire il pubblico. Lando Buzzanca è il mattatore nei panni di Michele Cannaritta (sic) che fugge dalla Sicilia per trovare lavoro a Bergamo come cameriere, dove diventa preda erotica di molte signore bene che se lo contendono per la sua prestanza sessuale. Lando Buzzanca viene consacrato a mito dopo questa interpretazione e fatica a togliersi di dosso la fama di “uomo con tre palle”, alla base anche del successo di fumetti erotici come Il Montatore, ispirato alla caratterizzazione cinematografica dell’attore siciliano. Il cameriere Cannaritta non riesce a compiere la scalata sociale, perché la padrona finisce per cacciarlo una volta venuta a conoscenza dei rapporti tra il cameriere e le amiche. Buzzanca finisce per sposare Simonetta Stefanelli, vera ragazza del Sud e figlia di un barbiere siciliano. La sceneggiatura è del regista che collabora con lo scrittore Pero Chiara, utile nel tratteggiare vizi e difetti della provincia lombarda. Tra gli altri interpreti ricordiamo Luciano Salce (marito voyeur), Rossana Podestà (padrona assatanata), Sylva Koscina, Adriana Asti, Simonetta Stefanelli, Ira Fürstenberg e Femi Benussi. La partecipazione di Paola Tedesco riveste un ruolo marginale. Ricordiamo anche Nanni Svampa e Lino Patruno alle prese con il pezzo musicale Concorrenza sleale di George Brassens. La colonna sonora è di Armando Trovajoli.

I due maghi del pallone e I due assi del guantone sono due film girati nel 1971 da Mariano Laurenti, che compie un paio di incursioni nella comicità sportiva usando la coppia comica Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Tra i due lavori riesce meglio il primo che costa cento milioni e incassa un miliardo, giocando tutto sul personaggio di un allenatore sudamericano alla Helenio Herrera. Franco Franchi è il cialtronesco mago K.K., scelto dal presidente Ingrassetti per vincere il campionato. Paola Tedesco è l’affascinante figlia del sindaco, ma il suo personaggio non compare mai senza veli. Nel cast troviamo anche Oreste Lionello, Karin Schubert, Umberto D’Orsi, Dada Gallotti ed Enzo Andronico. I due assi del guantone, invece, racconta le vicissitudini comiche di due pugili improvvisati che finiscono malmenati dai fan di un pugile sconfitto. Ave Ninchi è l’improbabile fidanzata di Ciccio Ingrassia.

Belle d’amore
(1971) del documentarista Fabio De Agostini è quasi un mondo movie all’interno della prostituzione, ma girato con la tecnica del film a soggetto e interpretato da attori. Nel cast ci sono Bruno Garcin, Luisa Giulietti, Giorgio Penna, Daniela Rossellini e Paola Tedesco. Monique e Bruno sono due studenti universitari che si introducono nel mondo della prostituzione per studiarlo dall’interno e per scrivere la loro tesi di laurea. I due giovani vivono diverse avventure e alla fine concludono che la libertà sessuale tra i giovani è il miglior rimedio alla prostituzione.

Paola Tedesco partecipa a uno sceneggiato che è rimasto nella storia della televisione: Il segno del comando (1971), per la regia di Daniele D’Anza, che adatta al piccolo schermo una storia eccellente di Flaminio Bollini e Giuseppe D’Agata (autore tra l’altro de Il medico della mutua). Dante Guardamagna e Lucio Mandarà collaborano a soggetto e sceneggiatura. La fiction va in onda a partire dal 16 maggio 1971 e ogni domenica alle 21 e 15 fa registrare ascolti clamorosi. Gli interpreti principali sono Ugo Pagliai, Carla Gravina, Silvia Monelli, Rossella Falk, Massimo Girotti, Laura Belli, Andrea Checchi e Paola Tedesco. Lo sceneggiato è un mistery fantastico sulla storia d’amore tra due persone morte un secolo prima, ma tutto il segreto sta nel segno del comando, una pietra che dona l’immortalità. Paola Tedesco è Barbara. Nel 1992 è stato realizzato per Canale 5 uno stanco remake di uno sceneggiato immortale.

I familiari delle vittime non saranno avvertiti
(1972) di Alberto De Martino è più un action mafioso che un poliziottesco, interpretato da Antonio Sabáto, Telly Savalas (il popolare Kojak), Paola Tedesco, Guido Lollobrigida, Sergio Rossi e Sergio Tramonti. Savalas è il boss mafioso Don Vincenzo che ammette nella sua famiglia il palermitano Sabáto, un delinquente rampante con mire di potere. Il direttore della fotografia è il grande Aristide Massaccesi. La musica – del tutto fuori tema – è di Francesco De Masi.

Boccaccio (1972) di Bruno Corbucci è una sorta di decamerotico tratto molto liberamente dal capolavoro del Boccaccio e interpretato dal duo comico Noschese-Montesano. Il cast è stellare: Enrico Montesano (Buffalmacco), Alighiero Noschese (Lambertuccio da Cecina), Sylva Koscina (Fiammetta), Pascale Petit (Giletta), Isabella Biagini (Ambrogia), Maria Baxa (Tebalda), Pippo Franco (Bruno), Pia Giancaro (Monna Lisa), Mario Carotenuto (giudice), Andrea Fabbricatore (Calandrino), Bernard Blier (il dottore), Luca Sportelli (Lottenghi), Lino Banfi (Ignazio), Paola Tedesco (Lidia) e Toni Ucci (Pietro Vincolo). Andrea Fabbricatore, campione di Rischiatutto (popolare trasmissione televisiva condotta da Mike Bongiorno) interpreta maldestramente il suo unico film in carriera. Bruno Corbucci trasforma la pellicola in un divertente spettacolo teatrale che porta in giro con successo per molti teatri italiani.

La Porta sul buio di Dario Argento è un interessante viaggio nel thriller, che segue il successo cinematografico di film come L’uccello dalle piume di cristallo (1969), Il gatto a nove code (1971) e Quattro mosche di velluto grigio (1972). La porta sul buio rappresenta per il pubblico televisivo un incontro con il nuovo modo di realizzare gialli lanciato dal regista romano. Profondo rosso (1975) sarà la sublimazione della poetica argentiana ma questi telefilm, pur con tutti i limiti del prodotto televisivo, rappresentano qualcosa di nuovo. “Forse sarà capitato anche a voi di chiudervi alle spalle una porta, di trovarvi in una stanza buia e di non sapere più che cosa fare”, dice Argento. La porta sul buio è una serie di quattro film che indagano su ciò che non conosciamo, sulla paura, sulla tensione, sull’ignoto che è vicino a noi ma non ce ne rendiamo conto. Dario Argento gira in prima persona Il tram (1973), un inquietante mini thriller interpretato da Enzo Cerusico e da una sensuale Paola Tedesco. Luigi Cozzi e Lamberto Bava girano altri episodi della serie sotto la supervisione di Argento. La porta nel buio (voluta da Dario Argento) è una serie che realizza un nuovo modo di fare cinema ad alta tensione ricco di atmosfere morbose e malsane che diventeranno una caratteristica del regista romano.

Il giorno del furore
(1973) di Antonio Calenda è un film drammatico nel quale Paola Tedesco ricopre un ruolo marginale, mentre importante come svolta sexy della sua carriera è Le AmazzoniDonne d’amore e di guerra (1973) di Alfonso Brescia, che si firma Al Bradley. Interpreti principali di questa coproduzione italo spagnola sono Lucretia Love (Anna Morganti), Lincoln Tate, Paola Tedesco, Mirta Miller, Genie Woods e Solvi Stubing nei panni succinti di prodi cavallerizze che sottomettono i maschi circostanti. Genie Woods è la feroce regina Antiope, mentre Paola Tedesco è la bellissima Valeria che difende il suo villaggio con l’aiuto di quattro briganti. La sceneggiatura di Bruno Corbucci e Mario Amendola si ispira a I sette samurai (1954) di Akira Kurosawa, ma è utilizzata da Alfonso Brescia come semplice spunto per spogliare più attrici possibili. Le Amazzoni precede di un anno il più ricco e pretenzioso Le guerriere dal seno nudo (1974) di Terence Young. La pellicola è a budget zero, inoltre è diretta da Alfonso Brescia, regista simbolo della serie zeta, incredibilmente capace di far recitare dialoghi improponibili e di riprendere scene assurde e prive di senso.

La grande popolarità per Paola Tedesco arriva nel 1975, quando Pippo Baudo la sceglie come valletta del programma televisivo Un colpo di fortuna, nel quale canta la sigla Batticuore.

Il cinema vede Paola Tedesco impegnata nella farsa Il sogno di Zorro (1975) di Mariano Laurenti, scritta da Mario Mariani e Francesco Milizia per la comicità sgangherata di Franco Franchi, orfano di Ciccio Ingrassia. Nella gustosa parodia, Paola Tedesco ricopre il ruolo di Zaira, la donna di Zorro. Laurenti mette in burletta lo Zorro serioso di Duccio Tessari, interpretato da Alain Delon, ma risente negativamente dello scarso successo del film principale. Da notare che nel 1952 era già stato girato da Mario Soldati un film intitolato Il sogno di Zorro, con protagonista Walter Chiari.

La polizia accusa: il servizio segreto uccide (1975) è il secondo poliziottesco di Sergio Martino dopo Milano trema: la polizia vuole giustizia (1973), basato su soggetto e sceneggiatura di Fabio Pittorru e Massimo Felisatti (collabora Gianfranco Couyoumdjan). La fotografia è di Giancarlo Ferrando, il montaggio di Eugenio Alabiso, le scenografie di Francesco Calabrese e le musiche di Luciano Michelini. Interpreti: Luc Merenda, Mel Ferrer, Tomas Milian, Delia Boccardo, Michele Gammino, Paola Tedesco, Carlo Alighiero, Antonio Casale, Claudio Gora, Gianni Di Benedetto e Claudio Nicastro. Il personaggio principale è il commissario Solmi (interpretato da Luc Merenda) che indaga su una serie di omicidi in ambienti militari e scopre una trama golpista. Tomas Milian è Sperlì, capitano dei servizi segreti che organizza un golpe di destra. Si tratta di un poliziottesco di sinistra che porta sul grande schermo le ansie per il presunto golpe Borghese di cui parlano i giornali. Martino mette dentro un po’ di tutto: neofascismo, Cia e servizi segreti manovrati dagli americani. Il regista conferma la fama da cineasta di genere politicamente impegnato, si ispira al caso Giannettini e riprende vecchi temi di simili film. Il finale vede una guerra all’ultimo sangue tra polizia e neofascisti golpisti, dopo che il commissario ha scoperto il loro centro di addestramento. Un attacco con elicotteri e grandi mezzi di polizia risolve il mistero e permette di catturare il capitano golpista. Luc Merenda e Tomas Milian vengono uccisi perché le indagini non portino a scoprire nomi più grossi coinvolti nella trama eversiva. Una citazione dovuta per la bella Tedesco, la prostituta Giuliana Raimondi (detta la Tunisina) che vede commettere un delitto importante e potrebbe essere la chiave del mistero. Per questo i golpisti tentano di ucciderla, poi la rapiscono e infine la fanno fuori mentre tenta la fuga. Segnaliamo una parte sexy abbastanza spinta che vede la Tedesco amoreggiare con uno dei rapitori per liberarsi di lui. Piuttosto brava è anche Delia Boccardo, nel ruolo della giornalista innamorata di Luc Merenda che conduce un’inchiesta sulle strane morti di alcuni generali dell’esercito. Mel Ferrer è un buon giudice Mannino che non approva i metodi spicci di Luc Merenda, ma poi lo lascia fare. Tomas Milian interpreta un ruolo insolito, alle prese con un ruolo atipico e fuori dal cliché trucido che lo ha reso famoso. Secondo Mereghetti “i personaggi non hanno spessore, ma soprattutto è fastidioso il dialogo ideologico tra Merenda e Milian a base di citazioni di Ortega y Gasset, deliri nietzschiani e battute come La filosofia è innanzitutto libertà”.

Le seminariste
(1976) è una pellicola di Guido Leoni, interpretata da Daniela Doria, Gabriele Di Giulio, Carlo Croccolo, Carlo Giuffré, Paola Tedesco, Gisela Hahn, Raf Baldasarre, Gastone Pescucci, Ivana Novack, Patrizia Buffa, Alvaro Brunetti e Gloria Piedimonte. Daniela Sanguinetti (Doria) viene mandata al seminario di San Giulivo dove si rende conto che i possidenti del posto vorrebbero sfruttare le proprietà erotiche dell’acqua che sgorga nella zona. Di Giulio è un giovane ingegnere che aiuta la Doria a smascherare la macchinazione e permette a tutti gli abitanti di godere del beneficio. Non mancano sequenze di nudo, ma la tematica è più comica che erotica. Paola Tedesco è l’aspirante suora Gertrude, nonostante questo si mostra più volte senza veli e mette in evidenza una prosperosa bellezza.

Amore grande, amore libero (1976) è una delle poche pellicole del regista televisivo Luigi Perelli, noto per aver girato diverse serie de La piovra. Si tratta di un film drammatico poco distribuito e di scarso successo interpretato da Fausta Avelli, Enzo Colajacono, Faith Domergue, Giles Kohler e Paola Tedesco. La trama è da romanzo d’appendice: Paolo e Simona sono due fidanzati poveri che tentano una rapina ai danni dell’avaro patrigno della ragazza, ma quest’ultimo muore durante l’azione criminale. Il ragazzo finisce in prigione e subito dopo Simona partorisce una bambina, ma ormai la coppia è divisa. Paolo esce di galera dopo sedici anni ma la sua vita è molto difficile: Simona è lontana, crede di averla perduta per sempre, inoltre nessuno lo vuole far lavorare. Alla fine Paolo ritrova la ragazza e scappa con lei in Svizzera per rifarsi una vita. I protagonisti della storia sono Fausta Avelli e Enzo Colajacono, mentre Paola Tedesco riveste un ruolo femminile di secondo piano.


Nel 1976, Paola Tedesco conquista le copertine delle edizioni italiane di Playmen e di Playboy. La sua bellezza è notevole, soprattutto per un fisico statuario e generoso, anche se molti la accusano di essersi rifatta il naso. Altri tempi…


Il periodo cinematografico più interessante di Paola Tedesco è finito, ma forse non è mai cominciato perché il grande schermo non sfrutta a dovere le sue potenzialità. L’attrice torna in televisione per la commedia musicale La granduchessa e i camerieri (1977), girata da Gino Landi.

Nerone
(1977) di Castellacci e Pingitore è un lavoro per il cinema, ma intriso di una comicità molto televisiva, interpretato dal cast del Bagaglino e da diversi attori che vanno per la maggiore. Ricordiamo: Pippo Franco, Maria Grazia Buccella, Enrico Montesano, Paola Tedesco, Oreste Lionello, Paola Borboni, Paolo Stoppa, Gianfranco D’Angelo e Aldo Fabrizi. Pippo Franco è un improbabile Nerone contestato dai senatori che tentano un colpo di Stato guidati da Seneca (Lionello). Paola Borboni è molto brava nei panni della perfida Agrippina che fa rinchiudere in manicomio Nerone con l’aiuto del Senato. Montesano è lo scrittore Petronio, che si spaccia per Gesù e convince Pietro (Stoppa) ad aiutarlo a far scappare Nerone dal manicomio. In operazioni simili va da sé che la storia è la prima a farne le spese, ma siamo nel campo del puro avanspettacolo e i registi tentano di mettere in burletta la vicenda dell’imperatore che si dice incendiò Roma. Trovate divertenti ce ne sono: Petronio parla in dialetto napoletano ed è una sorta di guitto, i primi cristiani sono extraparlamentari di sinistra, la musica e le canzoni divertono. Maria Grazia Buccella è una conturbante Poppea, mentre Paola Tedesco è Licia: insieme contribuiscono ad alzare il tasso di erotismo con fugaci visioni dei loro seni nudi. La pellicola viene girata subito dopo il buon successo di Romolo e Remo: due figli di una lupa (1976).


Il gatto dagli occhi di giada
(1977) è l’opera prima di Antonio Bido, un discreto thriller che segue la lezione di Dario Argento e Sergio Martino, interpretato da Corrado Pani, Paola Tedesco, Paolo Malco e Franco Citti. Sceneggiatori sono Vittorio Schiraldi, Roberto Natale, Aldo Serio e Antonio Bido. Un giudice vuole eliminare i delatori che hanno portato allo sterminio la sua famiglia ebrea nei campi di concentramento. La pellicola è ambientata a Roma e l’assassino ha l’insolita caratteristica degli occhi gialli, come fossero di giada. Paola Tedesco è Mara, una ragazza che assiste all’omicidio di un farmacista e per questo motivo viene perseguitata dall’assassino. Corrado Pani è il suo ex, ma nella vicenda è al suo fianco per scoprire le ferite ancora aperte che provengono dal passato. Atmosfere inquietanti accanto a trovate discutibili. La musica dei Trans Europa Express anticipa quella dei Goblin per Suspiria (1977) di Dario Argento.

Un’ombra nell’ombra (1979) di Pier Carpi è un thriller esorcistico caratterizzato da alcune variazioni erotiche tipiche della produzione italiana. La pellicola è tratta da un romanzo omonimo del regista e non è memorabile, anche se interpretata da un buon cast: Irene Papas, Anne Heywood, Marisa Mell, Lara Wendel, John Philip Law, Frank Finlay, Valentina Cortese, Paola Tedesco, Ian Bannen, Dirce Funari, Sofia Dionisio, Sonia Viviani, Patrizia Webley e Carmen Russo. Collabora alla sceneggiatura Audrey Strinton, la fotografia è di Guglielmo Mancori, la musica di Stelvio Cipriani, il montaggio di Manlio Camastro e le scenografie di Piero Basile. Carlotta (Heywood), Raffaella (Papas), Lena (Cortese) e Agata (Mell) si consacrano a Lucifero (Miani) che impedisce loro di avere rapporti sessuali. Dall’unione infernale con due delle donne nascono Almarisa (Tedesco) e Daria (Wendel), la prima comprende la tragedia di essere figlia del demonio e si suicida. Daria, invece, impara a convivere con i suoi terribili poteri e si compiace di essere la figlia del diavolo. Un esorcista (Law) tenta di combatterla, aiutato dalla madre pentita (Heywood), ma morte e disperazione seguono i passi della figlia di Lucifero. Daria prevede la morte del padre, uccide un compagno di scuola dopo averlo ustionato con le sue mani e spinge al suicidio la professoressa. L’esorcismo fallisce, il tradimento del padrone assoluto produce un potere maggiore nella ragazza, che va in Piazza San Pietro per uccidere il Papa e impadronirsi del potere assoluto sulle anime. Una delle cose migliori è la lotta esorcistica senza esclusione di colpi alla quale partecipa la madre pentita. Inutile dire che il film nasce sulla scia del successo de L’esorcista (1973) di William Friedkin, ma possiede elementi di originalità, a parte la componente erotica. Si ricorda una scena iniziale con un’orgia demoniaca di quattro donne che hanno rapporti con il diavolo. Vediamo anche Carmen Russo, non ancora famosa, in una breve apparizione senza veli, forse la sequenza più audace della pellicola. Lara Wendel è molto brava nella parte di Daria e caratterizza un personaggio demoniaco con il consueto mix di ingenua sensualità e perversione. Non risparmia sequenze di nudo, durante una sexy doccia e nel tentativo di esorcismo, ma subito dopo vediamo la sua passione per le bambole e alcune espressioni di pura perfidia. La colonna sonora è intensa, ricca di musica sepolcrale, rintocchi di campane e litanie ecclesiastiche, in perfetta sintonia con l’atmosfera di mistero di cui è intrisa la pellicola. Pier Carpi è un grande conoscitore della materia esoterica, apprezziamo certe discettazioni sul bene e sul male, condite di metafore misteriose. Interessanti le tesi esoteriche sui grandi del passato: Hitler, Mussolini, Carlo Magno, visti come grandi maghi, figli del diavolo alla conquista del mondo. Il cerchio magico in cui la madre racchiude Daria per sconfiggere il demonio è un’idea esoterica, così come sono notevoli i disegni tracciati dalla ragazzina che predicono morte. La connotazione principale del film è proprio il lato esoterico che lo rende un lavoro originale rispetto agli altri prodotti a tematica esorcistica. Pier Carpi è più bravo come scrittore che come regista, perché abbonda in zummate e gli effetti speciali non sono il massimo. La storia è originale, cupa al punto giusto, inquietante, ma realizzata con lentezza e con un montaggio fiacco.

C’era una volta Roma
(1979) di Castellacci e Pingitore rappresenta un ritorno televisivo per Paola Tedesco, che partecipa a una nuova commedia musicale del Bagaglino. La trasmissione va in onda su Rai Due ed è un programma storico-musicale in quattro puntate interpretato da Pippo Franco, Gianfranco D’Angelo, Oreste Lionello, Bombolo, Sergio Leonardi, Evelyn Hanack, Maria Grazia Buccella, Paola Tedesco, Isabella Biagini e Tiziana Pini (le 4 ragazze 4!). Roma è impersonata da Lara Troschel (moglie di Pippo Franco) e lo show parte dalla storia della città per rivisitare in chiave comica una serie di avvenimenti del passato.

Odio le bionde (1980) è una divertente commedia di Giorgio Capitani che segna l’addio al cinema per Paola Tedesco. Protagonista principale è Enrico Montesano, nei panni di uno scrittore “negro” che lavora per conto di un giallista famoso incapace di scrivere. Montesano si mette nei guai con il suo ultimo lavoro, un copione che descrive un furto geniale ma finisce nelle mani di ladri veri interessati a metterlo in pratica. La commedia degli equivoci parte da questo malinteso e prosegue mettendo in scena una serie di gustose situazioni. Lieto fine per lo scrittore che ottiene il giusto riconoscimento e viene considerato degno di firmare romanzi con il suo nome. Altri interpreti: Jean Rochefort, Corinne Cléry, Ivan Desny e Gigi Ballista.

La carriera di Paola Tedesco prosegue alternando televisione, teatro e doppiaggio. In televisione ricordiamo Gianni Bramieri Show (1980) di Gino Landi, che la vede nel ruolo di spalla del compagno, grande attore di cabaret e professionista delle barzellette. Altre partecipazioni televisive riguardano le fiction Progetti di allegria (1981) e La Felicità (1981), entrambe girate da Vittorio De Sisti (1981). Rivediamo Paola Tedesco all’interno del format comico-musicale Se Parigi (1982) (regia di Gino Landi, testi di Amendola e Corbucci) show alla francese costruito attorno alla comicità di Lino Banfi e alla bellezza di Janet Agren. Paola Tedesco abbandona la televisione per dedicarsi soltanto a teatro e doppiaggio, pure se la ricordiamo in sporadiche apparizioni all’interno di Nonno Felice, sit com in onda su Canale 5 che vede protagonista l’ex compagno di vita Gino Bramieri.

FILMOGRAFIA DI PAOLA TEDESCO

Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964)

Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli (1968)

Satyricon di Gian Luigi Polidoro (1968)

W le donne di Aldo Grimaldi (1970)

Beato tra le donne di Serge Korber (1970)

Lady Barbara di Mario Amendola (1971)

Homo Eroticus di Marco Vicario (1971)

I due maghi del pallone di Mariano Laurenti (1971)

Belle d’amore di Fabio De Agostini (1971)

Il segno del comando di Daniele D’Anza (1971) (TV)

I due assi del guantone di Mariano Laurenti (1971)

I familiari delle vittime non saranno avvertiti di Alberto De Martino (1972)

Boccaccio di Bruno Corbucci (1972)

La Porta sul buioIl tram di Dario Argento (1973) (TV)

Il giorno del furore di Antonio Calenda (1973)

Le AmazzoniDonne d’amore e di guerra di Alfonso Brescia (1973)

Il sogno di Zorro di Mariano Laurenti (1975)

La polizia accusa: il servizio segreto uccide di Sergio Martino (1975)

Le seminariste di Guido Leoni (1976)

Amore grande, amore libero regia di Luigi Perelli (1976)

La granduchessa e i camerieri di Gino Landi (1977) (TV)

Nerone di Castellacci e Pingitore (1977)

Il gatto dagli occhi di giada di Antonio Bido (1977)

Un’ombra nell’ombra di Pier Carpi (1979) – Anna Merrill

C’era una volta Roma di Castellacci e Pingitore (1979) (TV)

Odio le bionde di Giorgio Capitani (1980)

Gino Bramieri Show di Gino Landi (1980) (TV)

Progetti di allegria di Vittorio De Sisti (1981) (TV)

La Felicità di Vittorio De Sisti (1981) (TV)

Se Parigi di Gino Landi (1982) (TV)

Nonno Felice di Giancarlo Nicotra (1993) (TV)

L’ultimo libro di Gordiano Lupi: “Storia della commedia sexy all’italiana, volume 1 – Da Sergio Martino a Nello Rossati”, Sensoinverso Edizioni 2017

 

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