MODESTY BLAISE DELLA SWINGING LONDON

MODESTY BLAISE DELLA SWINGING LONDON

Modesty Blaise“la bellissima che uccide”, è una novità, un fenomeno di costume, un’accelerazione dell’idea della donna libera e autonoma che, dall’Inghilterra dellaswinging London, diffonde il suo contraddittorio personaggio dal fumetto alla letteratura e al teatro, cinema e tv, arrivando fino a noi anche attraverso la moda. All’inizio del 1962 il quotidiano ingleseDaily Expressinterrompe bruscamente la pubblicazione dei fumetti diJames Bondche aveva iniziato dal 1958, dopo cheIan Flemingautorizza anche il giornale domenicaleSunday Timesa pubblicare un adattamento a fumetti del personaggio. La disputa continua fino al 1964, quando ilDaily Expressriprende a pubblicare la striscia, nel frattempo, però, il redattoreBill Aitkenviene attivato per cercare un valido sostituito all’agente 007.Così, alla fine del 1962, pochi mesi dopo l’uscita del film JamesBond-Agente 007 – Licenza di uccidere, Aitken decide che, per non sembrare una copiatura, il nuovo personaggio deve essere una donna ladra e assassina ancora più cinica dell’ufficiale dell’Intelligence Service. Una striscia del divertente Romeo Brown, il primo fumetto realizzato insieme da Peter O’Donnell e Jim Holdaway Aitken commissiona il fumetto allo sceneggiatorePeter O’Donnell(1920-2010), che ha già scritto una storia a fumetti di James Bond per l’Express, e in quel momento sta scrivendo la striscia fantascientificaGarthinsieme all’umoristicoRomeo Brown, e al disegnatoreJim Holdaway(1927-1970), il quale disegna proprioRomeo Brown, una striscia ottima anche se di scarso successo. Peter O’Donnell (1920-2010) Jim Holdaway (1927-1970) Infine O’Donnel e Holdaway tirano fuori questa femmina dal corpo sinuoso, alta e slanciata, abbondante di seno e di fondoschiena, con lunghi capelli corvini; con un viso ora impenetrabile e ora illusoriamente gentile, o decisamente perfido. Viso sul quale risaltano gli occhi anch’essi cangianti: da misteriosi ad accesi di efferatezza o goduriosi per l’amore fisico. Una donna capace di far cadere in ginocchio gli uomini più potenti del mondo, come i maschi che sceglie per il proprio piacere.Modesty Blaise risulta così immorale e sensuale che la direzione delDaily Expressla rifiuta senza appello, nonostante le obiezioni del redattore Bill Aitken. Modesty Blaise, però, dal13 marzo del 1963trova spazio nelle pagine delLondon Evening Standard, che essendo un più svagato quotidiano del pomeriggio può permettersi di essere temerario. La pubblicherà fino all’11 aprile 2001, per un totale di 10.183 strip. Secondo la leggenda tramandata da Peter O’Donnell, che si era ritrovato nella zona del fiume persiano Zayande durante la Seconda guerra mondiale, l’ispirazione per le origini di Modesty Blaide gli è venuta dall’incontro con una bambina che viaggiava da sola nella regione e si diceva arrivata attraverso un lungo viaggio iniziato da una regione musulmana dei Balcani. La drammatica infanzia di Modesty durante la Seconda guerra mondiale Costretta a lottare contro gli invasori tedeschi fin da pargoletta, Modesty Blaise ha appreso subito l’arte della difesa e dell’offesa a cui, più tardi, aggiunge l’infallibilità nel tiro con la pistola e il fucile, l’arco e qualsiasi altro tipo di arma a sua disposizione. Nonché la capacità di pilotare automobili da corsa e aerei supersonici, oltre a tutti i normali veicoli di terra e d’acqua.Queste origini di Modesty sono raccontate in un episodio del 1966,The beginning, nel quale O’Donnell cerca di attenuare la vocazione del personaggio al ladrocinio su scala internazionale. Il fatto che sia di etnia incerta, ma sicuramente non britannica, e con una personalità segnata da un’infanzia degradata, colloca Modesty in un mondo diverso da altre eroine sensuali che la stampa inglese aveva pubblicato fin dall’inizio del secolo, tra cui risaltaJanediNorman Petit(sempre mezza nuda ma con la disinvolta flemma della donna britannica destinata al matrimonio), che apparve sulDaily Mirrorfin dal lontano 1932, e altre femmine del fumetto americano come Mary Perkins, Brenda Starr, Miss Lace. Senza dimenticare Madame Lynx e Miss Mizou, temibili avversarie di Steve Canyon di Milton Caniff. Dragon Lady, progenitrice di moltedark lady, nelle avventure di Terry sempre di Caniff. O la prima avventuriera mascherata,Miss Furydi Tarpé Mills.Questi personaggi femminili nascevano in un’altra epoca, figlie dell’età del jazz e della Grande depressione. Erano dei casi femminili a parte, più che degli esempi reali. Invece Modesty Blaise nasce quando, in Inghilterra, la rivoluzione dei costumi sta sbaraccando le vecchie convenzioni. In Italia si fa spesso riferimento al 1968 come anno di svolta, con l’esplosione della contestazione studentesca, ma in realtà i fermenti sociali iniziano alla fine degli anni cinquanta. Nel Regno Unito la data iniziale di tale mutamento è assegnata alla prima rappresentazione diRicorda con rabbia(Look back inanger) diJohn Osborne, che debutta nel 1956. Qui comincia l’avventura degliyoung angry men, i giovani arrabbiati del teatro britannico la cui collera si trasmette alla letteratura, al cinema, e anche alla televisione, sconvolgendo i rapporti nelle famiglie. In una chiave che coinvolge presto il settore della moda e i generi più popolari dello spettacolo, non lasciando affatto sguarnito l’ambiente fumettistico(un periodo che coincide con l’ascesa della musica rock in America – NdR). Da ciò nasce un’atmosfera gioiosa e fantasiosa che, senza nascondere gli aspetti più realistici raccontati nella narrativa e nei film delFree Cinema, fa della capitale inglese laswinging London, dove tutto si colora di tinte accese e inventive.Insomma, se c’è un luogo dove la rivolta degli anni sessanta spargono davvero l’entusiasmo e l’ardore di una giovinezza felice di essere diversa e antagonisticamente creativa, quella è l’Inghilterra che lo storicoEric Hobsbawm, nel suo celebre saggioIl secolo breve, definisce come l’apice di un’Età dell’oro, che si dilata addirittura dal 1945 al 1975. Chi ha visto il filmThe spirit of ’45di Ken Loach o ha letto i romanzi di Shelagh Delaney (l’autrice diSapore di mielea teatro) può ben capire come, in terra britannica, sia più pertinente questa datazione coincidente con la perdita dell’Impero. In tale contesto l’emancipazione femminile non riguarda solo gli aspetti sociali o esteriori, ma anche sentimenti più nascosti, desideri voluttuosi che, con il coinvolgimento frenetico del nuovo corso musicale inaugurato daiBeatlese poi ripreso in forme più disincantate, si manifestano nelle “creature” che gli autori estrapolano dalle tiepide invenzioni di Ian Fleming. Non è un caso se, nei film di James Bond, troviamo donne che esprimono un uso libero del loro corpo, a scopi malvagi come eroici.Se i potenti riescono ad averle accanto per mezzo della loro ricchezza, come la Jill Masterson e Pussy Galore al servizio di Goldfinger, la Fiona Volpe e Paula Caplan che attorniano Emilio Largo, le numerosi componenti dell’harem alpino di Stavro Blofeld, manifestano anche una capacità d’iniziativa, una abilità di usare la propria sensualità che le accomuna ai personaggi positivi delle vicende in cui la nudità, solo suggerita allo spettatore dati i tempi, è ben visibile al controcampo maschile nella ricezione dello spettatore. Sopra e sotto, Emma Peel di “Agente Speciale” (Diana Rigg) in divisa d’ordinanza e in versione vagamente sadomaso I casi più palesi e ricchi di sfumature sono i personaggi femminili della serieThe Avengers(1961-1969), da noi, dove si sono viste solo le ultime stagioni, intitolataAgente Speciale.La provocante attriceHonor Blackman, spesso in completi aderenti e in situazioni compromettenti come Chaty Gale (nelle prime tre stagioni), l’eccitanteJulie Stevenscome Venus Smith (nella seconda stagione) e soprattutto la conturbante e indimenticabileDiana RiggcomeEmma Peel(quarta e quinta stagione, di cui buona parte a colori). Le quali non a caso vengono poi arruolate tra lebond girl. La Blackman come Pussy Galore in Goldfinger e Diana Rigg come Tracy Daco in Al servizio segreto di Sua Maestà; passando così da interprete teatrale a una decennale attività cinematografica. Diana Rigg/Emma Peel non disdegna tute di pelle superaderenti e minigonne. Spesso e volentieri si trova in situazioni dove non manca il sadismo, un eccentrico richiamo all’eresia e al lesbismo, un appena velato richiamo a una desiderata libidine.Se Mary Quant e altre modiste che puntano sull’azzardo della coscia costituiscono il materiale essenziale del normale abbigliamento di Emma Peel, a idearne i costumi avventurosi, per vicendefantaspionistichespesso collegate a una satira frizzante ed iconoclasta dei generi classici, è la satiriasi mentale dello scenografo e costumistaHarry Pottle, già suggeritore dellemisedi Modesty Blaise. Tornando al fumetto, Modesty Blaise, avvalendosi della scuola di alcuni ladri intercettati nel suo vagare a zigzag dall’Asia verso la Gran Bretagna, diventa capo di una congrega di delinquenti a Tangeri e poi, a Saigon, crea il Network,la rete del crimine internazionale a cui non è estraneoWillie Garvin, inizialmente proposto come fidanzato in previsione di interventi censori, ma poi divenuto suo assistente con tutte le implicazioni che si possono immaginare.L’avversario di Modesty, gerarchicamente più potente di un James Bond qualsiasi, è Sir Gerald Tarrant, impeccabile capo dell’Intelligence Service, il quale, a un certo punto della saga, la convince a passare dalla parte della legge e diventare agente segreto. Però il successo di Modesty Blaise nella cultura popolare degli anni sessanta (e seguenti) non è certo da accreditare alla sua conversione tardiva.Nelle vignette di Jim Holdaway, nelle storie di Peter O’Donnell, troviamo materiale che affascina talmente la puritana clientela americana da segnare un punto di partenza per la nascita di tutta una stirpe di nuovedark ladyadeguate ai tempi nuovi e allo sviluppo tecnologico, che in Italia ha forse contribuito a generare diversi personaggi a partire daSatanikeGesebeldi Magnus e Bunker. Se a volte le armi usate contro Modesty Blaise, o che lei stessa usa, contengono un sottinteso fallico, le sue imprese sconfinano volentieri nel richiamo avventuroso che tiene desto il lettore.Che si tratti di una rapina colossale, di una vendetta atroce, di un omicidio su commissione affidato al Network,così come missioni speciali, non manca mai il mix di tensione e passione.Modesty Blaise cammina sulla lama dei sentimenti e nel suo non lasciarsi coinvolgere l’attrazione è nell’indecisione, nel desiderio, nel volere ciò che il suo codice criminale non prescrive.Sarà proprio questo muoversi sui due lati di una punta tagliente a creare il fascino che colpisce tanta parte del lettore maschile. Copertina di un romanzo di Modesty Blaise Nel 1965 esce, scritto dallo stesso O’Donnell, il primo romanzo di una serie di undici (più due di racconti) con Modesty Blaise protagonista.Questo romanzi creano una certa confusione poiché vi compaiono personaggi e si danno per scontati fatti visti nei fumetti, come pure può succedere che nei fumetti compaiono personaggi e si diano per scontati incontri e avventure accadute nella narrazione letteraria.I romanzi con Modesty Blaise sono editi, in Italia, da Garzanti (come quelli con James Bond e Simon Templar) nella collana destinata ai gialli. Sopra e sotto, Modesty Blaise di Enrique Romero Ma il successo di Modesty è affidato, anche da noi, soprattutto alla traduzione dei fumetti, anche dopo il 1970, quando, con la morte di Holdaway, i disegni vengono affidati allo spagnoloEnrique Romero, poi sostituito daJohn Burns(1978-1979),Patrick Wright(1979-1980), eNeville Colvindal 1980 al 1986. Nello stesso 1986 Romero riprende Modesty fino alla conclusione nel 2001. Sopra e sotto, Modesty Blaise di John Burns Modesty Blaise di Patrick Wright (sopra) e di Neville Colvin (sotto) Le storie vengono raccolte in volume dal 1967 e poi in Usa, sebbene in versione censurata, dallaEclipse Comics, che pubblica otto libri di ristampe dal 1981 al 1986. In Inghilterra laTitan Bookedita anch’essa otto volumi di ristampe, non censurate, dal 1985 al 1990.Nel 2004 la Titan realizza una nuova serie, contenente anche storie non ancora ristampate, durata fino 2017.Nel 1994, laDc Comicscompra i diritti per gli Usa per lanciare una nuova stagione, rimasta senza seguito, partendo dall’adattamento a fumetti del primo romanzo e disegnato daDan SpiegleeDick Giordano. L’effimera edizione di Modesty Blaise della Dc Comics Mentre la Titan sta ancora pubblicando le ristampe in una nuova veste, negli Usa si susseguono le ristampe della Manuscript Press e della rivistaComic Revue, quest’ultima l’unica rivista che sta continuando a pubblicare le avventure di Modesty Blaise. Modesty Blaise su Comics Revue, una rivista americana per appassionati di strip Nel 1966Joseph Ianni, un produttore cosmopolita che lavora principalmente in Inghilterra, decide di realizzare un film su Modesty Blaise con una coproduzione minoritaria italiana portata dalla protagonistaMonica Vitti, scelta dopo numerose selezioni e candidature. Illustrazione per il film di Modesty Blaise diretto da Joseph Losey Già il regista-produttore inglese Sidney Gilliat, specialista in ottimi thriller e film d’azione, aveva tentato la trasposizione qualche anno prima, e sarebbe stato lui la persona adatta a cui affidare la regia, ma questa viene invece affidata aJoseph Losey, un americano sfuggito alle persecuzioni politiche del maccartismo che, in Inghilterra, dopo alcuni film di nobile mestiere e sottile impegno, diventa conIl servo(1963, sceneggiato daHarold Pinter) un autore intellettuale di primo piano.Affidare un film basato su un fumetto d’azione e di erotismo a un regista che disdegna l’emozione assomiglia a un suicidio annunciato. Già nel 1962, quando aveva realizzatoEva(coproduzione francoangloitaliana, prodotta dai fratelli Hakim da un romanzo di James Hadley Chase, che si era rivelata un fallimento al botteghino nonostante il cast comprendesse Jeanne Moreau al massimo della sua espressività anche erotica) Losey dichiarava:“(…) al momento in cui nel pubblico l’emozione arresta il corso del pensiero, il regista ha fallito”.Questi propositi, utili per una visione brechtiana (ma Brecht non è mai noioso se messo in scena come si deve) non si adattano certo alle avventure di Modesty Blaise. Il soggetto, ufficialmente di O’Donnell, viene scritto daStanley Dubensalla sua unica esperienza nel settore, e sceneggiato daHarold Pinter.Il progetto avrebbe potuto funzionare se fosse stato dotato di quel minimo di ironia e di spirito dissacrante che può anche accostare un tipo come Losey a un fumetto di richiamo, ma incontra uno scoglio anche nell’interprete.Appena uscita dalle esperienze artistiche con Michelangelo Antonioni, Monica Vitti, personalità emotivamente inadatta a interpretare una trasgressiva eroina anglosassone, induce il nutrito cast (l’inquietanteTerence Stampnel ruolo di Willie e il coriaceo Harry Handrews come raffinato Tarrant) alla completa confusione. Una poco credibile Monica Vitti nei panni attillati di Modesty Blaise nel film del 1966 Forse perché il pubblico immagina che l’interprete si spogli come il personaggio dei fumetti, mentre l’attrice ha messo per contratto il controllo su ogni centimetro di pelle a disposizione della macchina da presa, in Italia il film ha un relativo successo.In Inghilterra, dove una pellicola con Modesty Blaise fa notizia, il film viene in qualche modo accettato anche se rimane nei cinema per un breve periodo di tempo.Monica Vitti, comunque, non diventerà mai, né allora né dopo, una star internazionale. Comunque sia, grazie alla campagna pubblicitaria del film, l’editoria italiana del fumetto inizia a interessarsi a Modesty.Tra il 1967 e il 1968 le strisce di Holdaway vengono pubblicate dal popolare settimanaleIntrepido, subito dopo l’editoriale Corno presenta qualcosa di Modesty Blaise suEureka(di seguito alcune pagine tratte dal n. 6 dell’aprile 1968 – NdR).Negli anni settanta il personaggio viene accolto dagliAlbi di Corrado Tedeschi(1970), il brevemente rinatoL’avventuroso(1973-1975), unDardo Pocketmonografico (1974) e, tra il 1976 e il 1979, appare suI gialli a fumettidella Mondadori, per poi finire sul gloriosoIl Magonel 1980. L’accurata edizione di Modesty Blaise delle Edizioni di Camillo Conti Dopo un’unica presenza suLa grande avventura a fumettidella De Agostini (1983), ha nelleEdizioni di Camillo Contiuna riesumazione precisa, cronologica e ben curata, con le strisce di Burns, Wright, Colvin e Romero.Di scarso rilievo il passaggio sulla rivistaCrimendelle Edizioni Cioè, uscito sporadicamente nel 1992. Se negli anni settanta e ottanta il personaggio viene presentato in edizioni riservate perlopiù al pubblico degli appassionati, la popolarità di Modesty Blaise in Italia torna ad accrescersi grazie alla pubblicazione sul settimanaleSkorpio, dove, ogni tanto, la ritroviamo ancora. Cosa può dire oggi Modesty Blaise, divenuta dipendente della Corona Britannica con moderata licenza di uccidere, al pubblico giovanile che potrebbe seguirla ancora su Skorpio o su qualche inaspettata versione integrale?Il personaggio comunica ancora ilsex appeale l’amoralità che negli anni sessanta l’hanno resa una contestatrice sui generis?Secondo me la creatura ha ben poco da fare nel mondo d’oggi, in cui la rappresentazione dell’erotismo e di una certa crudeltà non rappresentano più una forma d’arte, popolare o meno, ma soltanto dei sottogeneri per i siti porno di internet. Registriamo che in Usa, dove non si butta mai via niente tranne la memoria costruttiva della narrazione classica, nel 1993 è divenuta di nuovo protagonista di un film per la Paramount Television con Ann Turkel dal titoloModesty Blaise, tv movie inedito in Italia. E, nel 2004, sotto gli auspici di Quentin Tarantino, è diventata protagonista del più passabileIl mio nome è Modestydella Miramax, con l’interessante Alexandra Staden.Ma già l’inevitabile fattore produttivo per cui questi film siano destinati al passaggio televisivo ha così allontanato Modesty Blaise dalla sua anglosessualità e, nel secondo caso, con una sceneggiatura che stravolge ogni ricordo di com’era, che vederli o non vederli non è un guaio neppure per il più fanatico dei suoi ammiratori sopravvissuti.