History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Negli Stati Uniti due sono i premi più prestigiosi riservati agli autori di fumetti. Il primo, l’Eisner Award, è dedicato aWill Eisner, maestro dei primi autori di comic book e forse il più grande romanziere che il mondo del fumetto abbia avuto, il secondo, l’Harvey Award, è dedicato adHarvey Kurtzman… e qui molti si sforzeranno nel cercare di ricordare se hanno mai letto qualcosa di suo. In effetti Harvey Kurtzman non è stato molto pubblicato nel nostro Paese, soprattutto nei tempi passati. Qualche parodia sparsa negli anni sessanta, un raccontino di quattro pagine su una vecchia enciclopedia, una manciata di storie su un paio di riviste amatoriali fiorentine e altrettante su una collana che proponeva fumetti di fantascienza degli anni cinquanta.Erano quasi tutto ciò che il lettore italiano poteva reperire di questo grande autore, se si escludono le strisce diFlash Gordonscritte da lui e disegnate daDan Barry, pubblicate dai Fratelli Spada di Roma in albi popolari. Dei comic book la prima collana scritta da Kurtzman pubblicata in Italia regolarmente, a distanza di quarant’anni, era stataFrontline Combatdella Ec Comics, in un’edizione comunque di brevissima durata in cui il nome dell’autore non era neanche citato. Frontline Combat, insieme aTwo-Fisted Tales, era una collana di fumetti bellici in cui Kurtzman documentava ogni dettaglio storico con la massima accuratezza e condannava la guerra senza mezzi termini, evidenziandone gli orrori anziché gli eroismi retorici. Quando però l’editore per cui lavorava, William Gaines, gli propose di produrre anche una collana umoristica, Kurtzman inventò qualcosa che gli veniva più facile, qualcosa che si era divertito a fare per anni disegnando sui banchi di scuola, che soprattutto non richiedesse tutto quel lavoro di documentazione: una serie dedicata interamente alla parodia di tutti i generi in voga.In cui si prendevano in giro tutti i luoghi comuni che imperavano non solo nei fumetti, ma anche in ogni altra forma di fiction, dall’horror alla fantascienza e dal poliziesco al western.(In passato aveva già collaborato con un albo umoristico della Timely/Marvel:Joker Comics, NdR). Nacque così, sul finire del 1952,Tales Calculated to Drive You MAD(ovvero “Storie fatte apposta per renderti matto”), il cui titolo, insieme al sottotitoloHumor in a Jugular Vein(“Umorismo in una vena giugulare”), non lasciava molti dubbi sul tono strampalato dei contenuti. Quelli che vi furono parodiati per primi erano i generi di fumetti pubblicati dalla Ec Comics di William Gaines, in particolare l’horror. Kurtzman cioè prendeva in giro il suo stesso editore, la cui unica reazione fu di divertirsi un mondo. A differenza di quanto accadde per qualcuna delle storie di fantascienza o di guerra che produsse per Gaines, Kurtzman non ebbe il tempo di disegnare anche delle storie per Mad e si “limitò” a scrivere tutti i testi e schizzare i bozzetti di tutte le pagine, oltre a disegnare molte copertine. I suoi unici disegni che apparvero saltuariamente all’interno furono quelli delle bizzarre pagine auto-conclusive della serieHey Look, già pubblicata in precedenza da Joker Comics, in cui alcuni personaggi all’apparenza normali si trovavano impelagati nelle situazioni più assurde. Per visualizzare le sue idee poteva contare sulla collaborazione di ottimi disegnatori, primi tra tutti il grottescoJack Davis, il raffinatoWally Woode il versatileBill Elder. Nel realizzare i fumetti definitivi, questi e altri disegnatori della Ec dovevano attenersi strettamente alle indicazioni di Kurtzman, ma erano liberi di aggiungere tutti i dettagli che volevano. Fu così che quel gruppo di creativi folli, poi autodefinitosi scherzosamenteThe Usual Gang of Idiots(La solita banda di idioti), fece a gara nell’infarcire le vignette di particolari assurdi e divertenti, fino a intasare gli spazi lasciati liberi dai bozzetti di Kurtzman. Anche questa divenne una caratteristica tipica di Mad, una pubblicazione che, con la sua verve dirompente e folle, rivoluzionò il modo di fare umorismo a fumetti. Se i primi tre numeri ebbero un’accoglienza un po’ tiepida, il successo arrivò e cominciò a crescere dal numero quattro, in cui Harvey Kurtzman e Wally Wood pubblicarono“Superduperman”(Superstupidman), un’esilarante parodia in cui Superman era trasformato in un imbranato completo. Ciò procurò a direttore ed editore qualche grattacapo per le immediate proteste della casa editrice di Superman. In compenso, Kurtzman aveva scoperto il filone giusto da percorrere per rendere il successo inarrestabile: le parodie dei personaggi dei fumetti, accanto a quelle dedicate agli altri media. A “Superstupidman” seguirono “Bat Boy & Rubin”, “Flesh Garden”, “Manduck il Mago” (rispettivamente parodie di Batman, Flash Gordon, Mandrake) e molti altri personaggi le cui versioni originali erano famosissime negli Usa. Altri episodi che parodiavano personaggi letterari erano “Melvin delle Scimmie” (Tarzan), “Shermlock Shomes” (Sherlock Holmes) e “Frank N. Stein” (invece di Frankenstein).Altri parodiavano film famosi come “Ping Pong” (King Kong), “Hah! Noon!” (Mezzogiorno di fuoco) o “Wild ½” (Il selvaggio). Venivano presi di mira anche serial radiofonici e televisivi, oltre che i vecchi personaggi delle pulp, famosissimi negli Stati Uniti, come “Shadow”, “Lone Stranger” (Lone Ranger) e “Dragged Net” (La retata). Non si salvarono neppure le parodie delle poesie di Thayer, Allan Poe, D’Arcy e Longfellow. L’idea di accompagnare i versi originali a illustrazioni esagerate ed eccessive, che prendevano fin troppo alla lettera metafore e licenze poetiche, fu un’altra delle geniali trovate di Kurtzman. Lo spirito del gioco folle a oltranza si estese anche alle copertine, che dopo dieci numeri smisero di illustrare uno degli episodi presenti all’interno e cominciarono a cambiare continuamente grafica, anche ispirandosi a quella di riviste e giornali. Per esempio, sul numero 11 una mostruosa “bellezza” disegnata daBasil Wolvertonammiccava sorridente da una copertina simile a quelle di del settimanale illustrato Life. Sul numero 13 di Mad un disegno di Kurtzman occupava solo un angolino della copertina, rivendicando il titolo di testata più piccola del mondo. E sul numero 14 la copertina mostrava una Gioconda il cui sorriso non era più enigmatico, poiché aveva tra le mani un numero di Mad.Sul numero 17 la copertina era capovolta rispetto al contenuto, sul numero 18 la copertina poteva essere disegnata dai lettori unendo dei puntini, mentre su quella del numero 23 c’era scritto soltanto “Think” (Pensa). Tanto fuori che all’interno degli albi, attraverso altri nonsense, si metteva in ridicolo l’abituale modo americano di vedere le cose. Merita una menzione a parte Bill Elder, che disegnò una copertina in stile cubista per il numero 22, dedicato interamente alle sue reinterpretazioni del mondo dell’arte. Elder era capace di imitare perfettamente lo stile di qualunque disegnatore o artista, il che rendeva ancora più efficaci le sue parodie: benché le caratteristiche dei personaggi fossero esagerate all’eccesso, sembravano realizzate dagli autori originali.Da parte sua, Jack Davis disegnò una versione comica di “Alice nel paese delle meraviglie” con lo stesso stile delle originali illustrazioni ottocentesche di John Tenniel. Nel 1955 venne offerta ad Harvey Kurtzman la direzione diPageant, una importante rivista simile a Reader’s Digest. Kurtzman, per rimanere alla Ec Comics, chiese all’editore di trasformare Mad da colorato albo fumetti a “elegante” rivista in bianco e nero. William Gaines accettò e non solo il nuovo Mad in versione rivista ebbe ancora più successo, ma in questo modo (del tutto casualmente) evitò di sottostare alla censura degli albi a fumetti per ragazzi instaurata proprio in quei mesi. Censura che colpì soprattutto gli albi horror, punto di forza della Ec Comics, che Gaines cercò di rilanciare anch’essi nel formato rivista, ma senza successo forse perché le nuvolette furono tutte sostituite da didascalie.Sia come sia, ciò portò William Gaines a concentrarsi sulla sua unica collana rimasta, ovviamente Mad. Intanto Harvey Kurtzman continuava a essere corteggiato dagli editori, in particolare daHugh Hefner, che aveva appena lanciato il mensile Playboy.Hefner istigò Kurtzman dicendogli che meritava di guadagnare di più per il successo di Mad: avrebbe dovuto chiedere a Gaines una parte della proprietà della rivista e avere libertà creativa assoluta.Kurtzman lo fece e Gaines gli rispose no, costringendolo ad andare tra le braccia di Hefner, che già si era accaparrato il grande fumettistaJack Cole. Insieme ai fidi Bill Elder e Jack Davis, Harvey Kurtzman progettò una fin troppo sofistica nuova versione di Mad per l’editore di Playboy, pubblicata su carta patinata (cosa mai successa finora per un fumetto). Uscì così, nel 1957, la rivistaTrump, che si rivelò un fiasco. Così come pure l’analogaHumbug(1957-1958), almeno nei contenuti perché la veste editoriale era invece molto più povera. Più longeva fu la rivistaHelp!perJames Warren, in seguito editore di Creepy (Zio Tibia) e Vampirella, essendo durata dal 1960 al 1965. Tra i redattori e i collaboratori di Help! vi furono i giovani Terry Gilliam, Woody Allen e Robert Crumb. Nel 1962, a dieci anni di distanza dalla nascita di Mad, il gruppo di Kurtzman, a cui si unirono anche i disegnatori Al Jaffee, Russ Heath e Frank Frazetta, su richiesta di Hugh Hefner (forse pentito di avere rovinato la carriera al creatore di Mad) realizzò per la rivista Playboy la lunga serie a fumetti diLittle Annie Fannie. Sono le avventure di una procace, ingenua e disinibita “coniglietta” che parodiavano allegramente la realtà e la cultura dell’epoca. Per di più ogni vignetta era accuratamente dipinta ad acquerello e stampata in quadricromia con una qualità grafica mai vista prima in un fumetto. Nel frattempo la rivista Mad, passata sotto la direzione diAl Feldstein, proseguì sulla falsariga tracciata da Harvey Kurtzman, con fumetti un po’ meno originali e un po’ più ripetitivi, che forse proprio per questo le guadagnarono ancora più seguito presso il grande pubblico. Molte testate tentarono di imitarne lo stile, a partire daPanic, curata poco prima dallo stesso Feldstein con il sottotitoloHumor in a Varicose Vein(“Umorismo in una vena varicosa”), a cui seguirono, presso altri editori,Sick,CrackedeCrazy, quest’ultima pubblicata dalla Marvel, che pur non vendendo molto furono piuttosto durature, continuando a essere pubblicate, in alcuni casi, per decenni. Nonostante la mancanza di una regolare pubblicazione italiana, il “caso Mad” arrivò anche da noi.Alfredo Castelli,Mario GombolieCarlo Peroni, in arte Perogatt, nel 1968 tentarono di realizzare una vera e propria imitazione di Mad con la rivistaTilt, che chiuse dopo soli due numeri.