LUC ORIENT E IL CICLO DI TERANGO

LUC ORIENT E IL CICLO DI TERANGO

Da piccolo sono rimasto folgorato dal ciclo di Terango di Luc Orient, un personaggio fantascientifico che al giorno d’oggi sono davvero in pochi a conoscere.
Luc Orient aveva più coerenza rispetto al Flash Gordon di Alex Raymond, anche se, lo capivo già allora, ne era l’imitazione.

Se penso ai bambini cresciuti con le storie dei Masters of the Universe (peraltro quelle a fumetti le ho scritte io), non posso che tirare un sospiro di sollievo per essere nato prima.


Lo sceneggiatore di Luc Orient era Greg (Michel Regnier): nato in Belgio nel 1931, dal 1966 al 1974 è stato direttore del settimanale di fumetti “Journal de Tintin”. Il suo personaggio più famoso è forse Bernard Prince, disegnato da Hermann, ma ne ha creati tanti altri. Forse troppi, dato che alcune storie presentano contraddizioni da rasentare l’assurdità.
Come direttore di Tintin è stato l’artefice dell’età d’oro del fumetto francofono, insieme a René Goscinny, che dirigeva “Pilote”, e a Yvan Delporte, direttore di “Spirou”. (Un’epoca irripetibile: oggi i fumetti francofoni praticamente li scrivono i disegnatori).
Se, invece di presentare puntate di poche pagine (anche solo due) e molti redazionali, queste riviste antologiche fossero state più corpose e avessero contenuto solo fumetti ancora oggi venderebbero un fottìo di copie.
Attualmente escono tonnellate di fumetti francofoni direttamente in albo cartonato, senza avere dietro un vero e proprio lavoro redazionale. Il problema di questi fumetti è lo stesso dei romanzi e dei film francesi: assenza di ritmo, mancanza di un intreccio e, spesso, sono realizzati con un dilettantismo fatto passare per arte.
L’unico a essersi opposto in maniera vigorosa a questa tendenza è stato Goscinny, perché da giovane si era potuto formare tra gli autori dei comic book di New York come Harvey Kurzman (il fondatore di Mad). D’altra parte, Goscinny scriveva fumetti comici, dove la struttura della gag è più marcata. Anche gli attuali fumetti francofoni che si salvano sono quelli umoristici (spesso non pubblicati in italiano perché ci vogliono traduttori-sceneggiatori). Greg, insieme a Jean-Michel Charlier e pochi altri, ha dato invece un contributo fondamentale (e oggi completamente dissipato) al fumetto avventuroso.
Greg è morto nel 1999.

Il disegnatore di Luc Orient era Eddy Paape, nato in Belgio nel 1920 e morto nel 2012. Pur avendo una lunga carriera professionale alle spalle, in Italia è noto solo per Luc Orient. Il “Corriere dei Piccoli” aveva pubblicato anche il suo Yorik delle Tempeste, su testi di André Paul Duchâteau (lo sceneggiatore di Ric Roland), una suggestiva storia di pirateria.
Il suo stile rétro mi ricorda Gallieno Ferri di Zagor.


Luc Orient, pubblicato per la prima volta a puntate su Tintin alla fine del 1966, esce in Italia l’anno successivo nei “Classici Audacia” della Mondadori, per continuare nel 1968 nel “Corriere dei Piccoli”.


Il ciclo di Terango comprende le prime cinque avventure di Luc Orient, che qui presentiamo con una selezione di tavole spero sufficiente per renderlo comprensibile e interessante.

La prima storia, “Il drago di fuoco” (al plurale nell’edizione francese), inizia in un luogo non ben precisato dell’Asia. Greg, da pasticcione quale è, mette in bocca degli indigeni la parola giapponese “san” (signore), ma è evidente che siamo in una foresta tropicale. Paape sembra rappresentare graficamente una località tra il Bengala indiano e il Sud-Est asiatico. I colori sono quelli originali, il lettering italiano fa schifo.
Si parte con un tizio di razza bianca che assomiglia a Luc Orient. Accanto a lui c’è l’indigeno Toba, che entrerà a far parte del gruppo dei personaggi principali.

Viene trovata una strana pietra.

Il professor Kala e i suoi assistenti, cioè Luc Orient (inizialmente delineato come un giovinastro piuttosto grezzo) e Lora, partono per l’avventura.


Dopo varie peripezie i nostri eroi si avvicinano all’obiettivo.


Per saperne di più dobbiamo andare al secondo albo: “I soli di ghiaccio”. Il lettering del Corriere dei Piccoli è migliore. I colori vengono realizzati ex novo: ora sono più approssimativi rispetto a quelli originali, ma con la loro vivacità rendono di più.

La vegetazione della regione tropicale è mutata a causa della contaminazione genetica extraterrestre. Questa idea mi pare particolarmente affascinante e originale: forse per ignoranza o poca memoria, non mi vengono in mente situazioni analoghe precedenti nei romanzi di fantascienza e nei fumetti.


Dopo essersi infilato in una caverna, Luc Orient incontra infine un alieno.


Cominciano le spiegazioni.


E arrivano le soluzioni ai problemi.


Fino al momento dei saluti (dopo una serie di altri momenti drammatici).

I primi due episodi di Luc Orient presentano un’avventura completa, diversa da quella di Flash Gordon perché il pianeta alieno, con tutti i suoi mostri, “arriva” direttamente sulla Terra senza dovere raggiungerlo con un razzo. Se si fosse sfruttato questo concetto, realizzando una serie di nuovi episodi nella regione terrestre “alienizzata”, la serie di Luc Orient sarebbe stata decisamente originale e più “compatta”.
Inoltre, mentre nelle storie di Don Moore e Alex Raymond la divisione dei ruoli è netta (lo scienziato Zarkow, l’atleta Gordon e la bella Dale), Luc Orient e Lora sono dei ricercatori, anche se allievi del professor Kala.

Con il terzo episodio, “Il signore di Terango”, inizia la seconda parte del ciclo composto da tre episodi. L’inizio urbano è decisamente in contrasto con le esotiche ambientazioni precedenti.

Gli abitanti di Terango chiedono aiuto ai terrestri per sconfiggere Sectan, il loro Ming. Tanto più che il tiranno vuole invadere la Terra.

In viaggio verso Terango.
Da bambino riflettei su questa parola: “Terango”. Mi chiedevo perché i francesi avessero inventato una parola che sembra italiana e non, come al solito, inglese. Davvero l’inglese suona sempre meglio?… no, arrivai alla conclusione che, in effetti, la lingua italiana dà maggiori suggestioni.

I grandi progetti di Sectan.

Le cose non vanno proprio così.

Quarto episodio: “Luc Orient e gli uomini Drago”, il migliore (dopo o insieme al secondo).


Ammirando tavole come queste, con una flora aliena sempre coerente, sembra davvero di essere in un altro mondo.

Lora e l’aliena Granya cominciano ad avere maggiore spessore, sia pure nel solco della tradizione macho dei fumetti.

L’incontro con gli uomini drago, protagonisti dell’episodio.

Vediamo qui solo la sequenza principale della storia.

Arriviamo a “La foresta d’acciaio”, l’episodio conclusivo.
Lo vediamo in estrema sintesi con queste tre tavole con i tripodi in stile “Guerra dei mondi”.

Tornata la pace su Terango, Greg scrive altre storie di Luc Orient ambientate sulla Terra. Lo stile diventa più moderno, dagli anni trenta gordoniani si passa alla fantascienza degli anni settanta, ma lo sceneggiatore, malgrado gli spunti interessanti, non riesce a raggiungere la concentrazione che aveva nei primi cinque episodi e partorisce opere poco riuscite.

Recentemente la serie di Luc Orient è stata ripresentata dalla “Gazzetta dello Sport”, purtroppo in formato ridotto.
Un vero scandalo che viene continuamente perpetrato dalla Gazzetta: pubblicare gli albi nel formato originale non costerebbe tanto di più.

Si noti che la Gazzetta ha ripreso l’attuale consuetudine francese di mettere il nome del disegnatore prima di quello dello sceneggiatore, invertendo l’ordine di lavorazione: ormai il testo viene sempre meno considerato, e si vede leggendo le storie d’oggi

 

Personaggi fantascientifici avventurosi come Buck Rogers, Brick Bradford, Flash Gordon, Blake e Mortimer, Dan Dare, Jeff Hawke e Luc Orient non se ne fanno più. Ora va di moda l’insulso fantasy, e anche la fantascienza attuale sembra più fantasy che fantascienza. A meno che non sia distopica alla Blade Runner.

 

 

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7 commenti

  1. Se posso, non trovo molto generoso il giudizio sugli ultimi sceneggiatori francesi. Vero, c’è una spiacevole tendenza a produrre dei primi capitoli deboli, introduttivi, che chiariscono ben poco quali saranno gli sviluppi successivi (una vecchia battaglia di Henri Filippini), ma gente come Zidrou, Dorison, Nury, Arleston, Yann, ecc. pur con qualche occasionale sbandata dovuta alla sovrapproduzione (soprattutto nel caso di Arleston e, più recentemente, di Dorison), non li definirei un ammasso di sprovveduti… e qui sto parlando di sceneggiatori “puri”, tralasciando i “disegnatori” Bravo, Juillard, Loisel, Jarbinet e compagnia bella.

    La sua analisi, insomma, mi sembra un po’ datata (tra la fine degli 70 e il 2000, concordo invece, gli sceneggiatori “puri” si contavano sulle dita di una mano), e dipendente dall’offerta italiana. Oltralpe sul finire degli anni ’90 c’è stato un grosso sforzo redazionale volto a ricreare un gusto “classico” per il disegno affidandosi inizialmente ad artisti stranieri -progressivamente “traditi” e abbandonati al loro destino- e a coltivare una nuova generazione di sceneggiatori. E oggi, oserei dire, le luci della ribalta se la sono presa proprio questi ultimi.
    E questo grazie anche al lavoro di “editor”, per dirla all’inglese, che oggi più che mai hanno nome, cognome e onori.

    Detto ciò… un applauso a Eddy Paape, e al meritorio intervento di Greg che, leggenda vuole, lo salvò professionalmente dopo la rottura con la famiglia Dupuis.

  2. un bell’articolo,anche io apprezzo molto luc orient che ho letto su lanciostory nei primi anni ottanta.penso però che non sia stato pubblicato integralmente dall’eura.ciao

  3. Bell’articolo, complimenti. Vorrei solo rimarcare che l’ispiratore della serie, più che l’Alex Raymond di Flash Gordon, sono la coppia William Ritt-Clarence Gray di Brick Bradford, e su due versanti: per i testi, la serie giornaliera, per i disegni quella domenicale, entrambe del periodo anni Trenta. Evidentemente lo sceneggiatore di Luc Orient è un grande ammiratore della coppia statunitense, che ha “inventato” la fantascienza “etnologica” moderna, almeno nei fumetti: cita direttamente personaggi di Brick Bradford (che somiglia nettamente a Luc), come lo scienziato Kalla Kopak, e il “villain” dottor Argos, ritagliato su quello del “Viaggio nella moneta” della serie americana. Detto questo, specie la prima storia di Luc Orient è un capolavoro assoluto, e tutto il ciclo ha un fascino straordinario.

    • Grazie della nota

  4. Bella storia. Condivido pienamente la debolezza narrativa odierna. Comunque occorre sempre analizzarne il contesto temporale. Ho letto Luc Orient per la prima volta a 9 anni. Nel 1969. Usciva a puntate sul corriere dei piccoli. Ora so che era il ciclo di Terango. Ma per me allora era una cavalcata sfrenata nella fantasia dell’avventura per il solo gusto darwiniano della conoscenza dell’inesplorato. Quello che accade oltre la curva, oltre la collina. Tutte le avventure di allora si basavano su concetti semplici. Direi elementari e prive di ricadute sociali o psicologiche. Erano ancora effetto della voglia di scoprire. Qualsiasi bambino di allora trovava queste storie la base per future motivazioni personali. Un po’ come il concetto della frontiera americana. Ora si sa tutto di tutti e di qualunque luogo. Nello spazio e nel tempo. La curiosità è soddisfatta con un click. Per chi ha ancora curiosità. Non parliamo poi della gioia nel fissare tavole a colori con strani strumenti e mezzi. Con mio fratello avevamo riprodotto con filo di ferro e palline da ping pong molte delle armi disegnate e abbiamo costruito quegli strani zaini rettangolari delle truppe aliene. Ricordate che noi avevamo solo 2 canali televisivi in bianco e nero…

    • Però Emilio Salgari mi annoiava, diversamente da Jules Verne. Questi episodi di Luc Orient non sono solo avventurosi, sono scritti e disegnati bene.

  5. Ero bambino quando lessi sul CdP, come veniva chiamato il corriere dei piccoli I soli di ghiaccio e ne fui travolto, ho adorato il ciclo di Terango. C’erano però alcune cose che non capivo, non sapevo degli albi audacia di Mondadori e dovetti arrivare agli anni 80 per leggere la prima storia su Lanciostory, scoprendo così che la prima pagina de I soli di ghiaccio del CdP era un riassunto. Anche se in formato ridotto ringrazio la Gazzetta per aver finalmente pubblicato integralmente quelle storie e non solo.

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