LO SPECCHIO, RACCONTO NOIR

Sulla falsariga degli Esercizi di stile di Queneau, Lo specchio è il secondo racconto di quattro, scritti da punti di vista diversi.

L’inquilina, variazione 1 di 4
Lo specchio, variazione 2 di 4
Il pacco della spesa, variazione 3 di 4
Voci di paese, variazione 3 di 4

 

Lo specchio

variazione 2 di 4

 

Quando vidi la nuova inquilina per la prima volta tornai a sperare: forse mi avrebbe parlato.  Nessuno lo aveva mai fatto, che io ricordi.
La spiavo dalle fessure delle tende convinta che, una notte o l’altra, si sarebbe decisa a salutarmi, a rompere l’infame malinteso a cui mi avevano incatenato.

Una notte lasciò le tende scostate e interpretai il suo gesto come un invito, perciò mi appostai fuori dal finestrone della camera aspettando che tornasse a svegliarsi come faceva ogni notte, sussultando.
Quando la vidi emergere lentamente dalle coperte a metà nottata presi a sondare la sua mente, eccitata come poche volte, pronta a rispondere a un suo gesto di amicizia. Invece mi guardò impietrita e non disse nulla, anzi, tornò a nascondere la testa sotto il lenzuolo.
Sconsolata, rientrai attraversando il finestrone, dandole un ultimo sguardo malinconico. Di nuovo passai attraverso la porta che dava sul pianerottolo del terzo piano, chissà perché sempre illuminato – ci riflettevo da molto tempo. Lo specchio antistante alla mia camera, adiacente alla sua, mandava un riflesso lattiginoso e informe.
«Sì» conclusi, «è tempo di cambiarlo. A cosa serve un vecchio specchio che non mi riflette più?»

 

Questo racconto è World © di Tea C. Blanc. All rights reserved

 

 

Nel 1947 lo scrittore francese Raymond Queneau pubblicava Esercizi di stile, seguiti da altre due edizioni successive aggiornate nel ’63 e nel ’73. In Italia furono pubblicati solo nel 1983, tradotti coraggiosamente da Umberto Eco e ultimamente, nel 2001, in una versione aggiornata. Parlo di coraggio perché gli Esercizi erano sempre stati considerati intraducibili per due motivi: il legame stretto con la lingua francese che rendeva impossibile la voltura in altra lingua e le caratteristiche stilistiche dello stesso autore. Eco risolse gli ostacoli con un processo di riscrittura.

Perché sono tanto particolari questi esercizi? Perché Queneau costruì un racconto iniziale brevissimo, dalla trama semplicissima, perfino poco interessante, e su questo racconto costruì altre 98 versioni diverse dello stesso racconto, tutte con un senso autoconclusivo, utilizzando registri linguistici e di stile differenti, da quelli enigmistici a quelli maccheronici, o trasformando il racconto iniziale in un testo teatrale piuttosto che poetico. Oppure in rielaborazioni da glottoteta, cioè chi si esprime con una lingua artificiale innestando neologismi. Oppure riscrivendoli da punti di vista diversi.

Tutto però non si risolve in un esercizio di forma paradossale e allucinatorio o in un gioco di parole impazzito e fine a se stesso, perché attraverso i suoi esercizi Queneau intrattiene il lettore e lo spinge a una lettura dinamica in cui lo stesso lettore diventa protagonista, spinto a colmare le infinite possibilità della parola e a inventare nuovi stili. Tutti quei nuovi stili che Queneau non ha scritto, tutti quei punti di vista che Queneau non ha detto.

Questo è il suo racconto iniziale.

Notazioni
Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. É con un amico che gli dice: “Dovresti far mettere un bottone in più al soprabito”. Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché.

Questa, invece, è una delle sue tante variazioni, con il punto di vista di un personaggio…

Aspetto soggettivo I
Non ero proprio scontento del mio abbigliamento, oggi. Stavo inaugurando un cappello nuovo, proprio grazioso, e un soprabito di cui pensavo tutto il bene possibile. Incontro X davanti alla Gare Saint-Lazare che tenta di guastarmi la giornata provando a convincermi che il soprabito è troppo sciancrato e che dovrei aggiungervi un bottone in più. Cara grazia che non ha avuto il coraggio di prendersela col mio copricapo.
Non ne avevo proprio bisogno, perché poco prima ero stato strigliato da un villan rifatto che ce la metteva tutta per brutalizzarmi ogni qual volta i passeggeri scendevano o salivano. E questo in una di quelle immonde bagnarole che si riempiono di plebaglia proprio all’ora in cui debbo umiliarmi a servirmene.

… e una seconda variazione, con un altro punto di vista.

Altro aspetto soggettivo
C’era oggi sull’autobus, proprio accanto a me, sulla piattaforma, un mocciosetto come pochi – e per fortuna, che son pochi, altrimenti un giorno o l’altro ne strozzo qualcuno. Ti dico, un monellaccio di venticinque o trent’anni, e m’irritava non tanto per quel suo collo di tacchino spiumato, quanto per la natura del nastro del cappello, ridotto a una cordicella color singhiozzo di pesce. Il mascalzoncello gaglioffo!
Bene, c’era abbastanza gente a quell’ora, e ne ho approfittato: non appena la gente che scendeva e saliva faceva un po’ di confusione, io tac, gli rifilavo il gomito tra le costolette. Ha finito per darsela a gambe, il vigliacco, prima che mi decidessi a premere il pedale sui suoi fettoni e a ballargli il tip tap sugli allucini santi suoi! E se reagiva gli avrei detto, tanto per metterlo a disagio, che al suo soprabito troppo attillato mancava un bottoncino. Tiè!

5 commenti

  1. Un racconto che dimostra come l’autrice, partendo da Queneau, abbia saputo riempire di contenuti, metaforici ed espliciti, la fin troppo sottile interiorità dello scrittore francese, operando un esercizio di stile completamente proprio e raffinatamente personale, indubbiamente coinvolgente. Come abbiamo già sottolineato in passato, la scrittrice Tea C.Blanc, è una delle penne più acute e sapientemente temperate di una generazione letteraria estranea alle mode ma non avulsa da una passione che nel racconto breve rintraccia la vena più fresca e sincera.

  2. […] di stile di Queneau, L’inquilina è il primo racconto di 4, scritti da punti di vista diversi. Lo specchio, variazione 2 di 4 Il pacco della spesa, variazione 3 di […]

  3. […] è il racconto iniziale, variazione 1 di 4 Lo specchio, variazione 2 di 4 Voci di paese, variazione 4 di […]

  4. Lo scrittore francese Queneau ebbe un unuico successodi vendite ( si dice, si è sempre detto) nel 1959 con “Zazie nel metro”, romanzo con radici lontano nella vita dell’autore!Lasciamo perdere la versione a fumetti disegnata fuori atmosfera, una trasposizione al medium delle “nuvolette fatto secondo me di malavoglia e im modosvogliao”: Zazie vive e comunica attraverso il romanzo, il film è nteressante ma il regista e i i curatori erano veramente sprofondati nel demone della interpretazione attraverso un medio- il cinema- forse ano all’alteaaz della stregoneste capacitò dell’autore scrittore che sentiva la vita non tanto attraverso le figure e le inquadrature, ma attraverso il gioco delle parole che animavano gli accadimenti”” Capolavoro unico nel suo genere, frutto di un genio letterario perso nei meandri del suo IO percettivo”

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