L’INVASIONE DEI PUFFI VIOLA – LA POSTA

L’INVASIONE DEI PUFFI VIOLA – LA POSTA

I colori dei Puffi

Caro Direttore,
non le pare che si stia esagerando con queste accuse di razzismo e di non “politicamente corretto” nei confronti dei vecchi cartoni animati e dei fumetti?
Melania

Gentile Melania,
alcune persone, che amano apparire moralmente superiori rispetto a noi pezzenti generici, non perdono occasione per diffamare il passato partendo da un comodo punto d’osservazione: il presente.
Io credo, invece, che le opere artistiche dovrebbero essere riproposte così come sono state pensate, in modo che, oltre a goderle per il valore estetico, si possa comprendere il loro periodo storico.
In genere la scusa iniziale degli indignati è: lo facciamo per tutelare i bambini!

INVASIONE DEI PUFFI VIOLA INVASIONE DEI PUFFI VIOLA
Se togliamo la sigaretta a Lucky Luke, oltre a deturpare i disegni di Morris, falsiamo il periodo storico in cui il personaggio è ambientato.

INVASIONE DEI PUFFI VIOLA INVASIONE DEI PUFFI VIOLA
Sistemati i bambini, gli indignati passano a preoccuparsi dei ragazzi più grandi, e tolgono il cigarillo a El Kid disegnato da Dino Battaglia.
Anche se, come vediamo dall’immagine qui sopra, la Bonelli di oggi riesce a deturpare benissimo le copertine con la sola grafica!

INVASIONE DEI PUFFI VIOLA
Insomma, basta con il razzismo di Peyo: coloriamo di viola i Puffi neri!

 

 

Guy Delisle diverte o annoia?

Caro Direttore,
ho appena letto il “Manuale del cattivo papà” di Guy Delisle: l’ho trovato delizioso per come prende in giro il ruolo del genitore…
Simona

Gentile Simona,
anch’io ho trovato divertente il “Manuale del cattivo papà”, ma di Guy Delisle preferisco di gran lunga “Pyongyang” (nel quale racconta la sua permanenza nella Corea del Nord, un paese sottoposto a un governo dittatoriale quanto demenziale).
A dirla tutta “Il manuale del cattivo papà” alla fine diventa ripetitivo, perché raccoglie tante storielle realizzate con lo stesso schema.
Un po’ come leggere un libro con la raccolta di strisce umoristiche in origine pubblicate una al giorno dai quotidiani, o un libro con la raccolta degli epigrammi di Marziale.
Il volume peraltro è cospicuo, credo sia sulle 400 pagine. Dico “credo” perché nei libri di fumetti è invalsa la deprecabile abitudine di non numerare più le pagine.

 

Il talento di Perucca

Caro Direttore,
mi piacerebbe avere un suo giudizio su Dario Perucca, un disegnatore che a mio parere sta attraversando una fase di maturità artistica meritevole di attenzione.
Fabio

Gentile Fabio,
che
Dario Perucca sia un disegnatore bravo e moderno lo si è visto da un pezzo.
Non so se non riesca a schiodarsi da Alan Ford perché il suo stile è considerato troppo “grottesco” dai seriosi editor nostrani o perché non si voglia sottrarre autori alle case editrici rivali per evitare di farsi la guerra.
Comunque sia, meriterebbe le migliori cose.

 

La tristezza di Ken Parker

Gentile direttore,
che ne pensa del finale di Ken Parker? Io lo trovo veramente deprimente: dopo vent’anni di prigione, morire così, per una ferita inflitta da una ragazza appena liberata da dei bruti violentatori, è troppo.
Mai una debole rivincita, un pallido trionfo, uno sfilacciato affetto corrisposto per il nostro Ken. Lui deve bere tutto il fiele del mondo sino all’ultima goccia.
Che almeno nel paradiso degli eroi non lo confondano con Fantozzi… allora sarebbe veramente troppo.
Signor Rossi

Gentile Rossi,
sono stato un avido lettore di Ken Parker, anche se non mi piaceva l’impostazione didatticamente politica delle storie.
Se gli albi nel formato bonelliamo canonico li ho letti tutti, quelli successivi nel formato inutilmente grande a un certo punto li ho lasciati perdere. Forse anche per lo sfilacciarsi e la perdita di tridimensionalità dei disegni di Ivo Milazzo, responsabile quanto lo sceneggiatore Giancarlo Berardi del successo di Ken Parker. Questo per dire che al finale non ci sono arrivato.
Come Corto Maltese, Ken Parker è un personaggio romantico. Ma mentre Corto affonda le radici in certa letteratura di destra (come accenno qui), Ken si ispira alla cinematografia di sinistra degli anni settanta; malgrado tutto Corto è ottimista, il buon Ken pessimista. Soffrire a causa della malvagità prodotta da una società basata sull’egoismo, quindi non ancora puramente comunista, ha sempre fatto parte del destino di Ken Parker e dei personaggi che lo circondano.

 

Autori di fumetti simpatici e no

In tutta la sua carriera ha conosciuto di persona molta gente del mondo del fumetto: umanamente di chi serba il ricordo migliore e per quali motivi?
Non mi spingerò a chiederle chi, al contrario, sotto questo aspetto, l’ha delusa di più. Però se lei volesse rispondere…

Dash Hammett IV

Gentile Dash,
mi aveva colpito il carattere mite di un disegnatore che reputavo molto bravo, anzi, un autentico genio, ma che veniva pubblicato con fatica dagli editori. Il giorno che telefonai a casa sua per dirgli che avevo trovato qualcosa da fargli disegnare, il padre mi rispose che era appena morto (giovanissimo). Era eroinomane.
Negativamente mi aveva colpito un autore affermato, sgradevole per quanto fosse reazionario in privato (a livelli ottocenteschi) e per quanto fosse un “compagno” in pubblico (a livelli sessantottini).

 

Cosa non mi piace

Qual è il genere narrativo, non necessariamente a fumetti, che non sopporta e perché?
Eugenio

Il fantasy, gentile Eugenio.
Le storie di maghi barbuti e di principesse volitive mi davano noia da piccolo, figuriamoci da grande. Gli intrecci, poi, sono generalmente noiosissimi.

 

Se chiudesse la Panini…

Poniamo, come provocazione, che la Panini sparisse dal mercato italiano del fumetto.
Quest’ultimo ne beneficerebbe (più piccoli editori, più libertà, più spazio per iniziative) o ne risulterebbe danneggiato (meno albi, prezzi più alti eccetera)?
Davide

Gentile Davide,
io sono a favore dei grandi editori di fumetti che tengono bassi i prezzi di copertina e commissionano sempre nuovi lavori agli autori. Da questi due punti di vista l’importanza della Panini è confrontabile a quella non fondamentale dell’Impero latino di Costantinopoli (da non confondere con quello bizantino).
Se la Panini sparisse ci sarebbero molti altri editori disponibili a pubblicare fumetti stranieri agli stessi alti prezzi di copertina e a ignorare sostanzialmente la produzione di materiale inedito.

 

Superman e Batman della Mondadori

Gentile Direttore,
riflettendo sulla gestione Mondadori dei supereroi Dc, non pensa che il passaggio della direzione da Mario Gentilini a Enrico Bagnoli fu determinante? Finalmente Batman e Superman (non più Nembo Kid!) in formato quasi originale e non in stile Albi di Topolino.
Una Silver Age con tutti i crismi, tranne per i limiti evidenti nelle cronologie e nelle “retrospettive” reimpaginate in modo arbitrario.
Limiti successivamente accentuati dal ritorno di Gentilini, che sapeva fare solo Topolino. Le testate chiusero un mese prima che la Corno mandasse in edicola i fumetti Marvel.
Sarà poi vero che i personaggi Marvel erano stati opzionati in origine dalla Mondadori?
Quanto alla Corno, c’è la vecchia diatriba tra Luciano Secchi e Maria Grazia Perini su chi avesse portato in Italia gli eroi Marvel…
Rocco

Copertina disegnata dal direttore responsabile Enrico Bagnoli del primo numero di Batman della Mondadori


Gentile Rocco,

mi ha sempre interessato la gestione della Dc Comics da parte della Mondadori nella seconda metà degli anni sessanta.
Il settimanale Nembo Kid, che vendeva più di 100mila copie, tra il 1966 e il 1967 venne lentamente trasformato nel quattordicinale di Superman, accompagnato da un albo dedicato a Batman pure quattordicinale.

L’editore aveva rimosso Mario Gentilini, più adatto per Topolino, appena le storie della Dc si erano fatte meno infantili, e aveva deciso di pubblicarle nel formato comic book originale, invece che in quello tascabile di Nembo Kid.
Sicuramente sperava che i telefilm di Batman con Adam West, che tanto successo riscuotevano in America, venissero trasmessi anche dalla Rai. Non lo furono, e questo fu il primo colpo.
Il secondo colpo, più grave e definitivo, venne determinato dallo scarso livello dei testi della Dc diretta da Carmine Infantino, che cercavano di imitare la Marvel senza saperlo fare.

Enrico Bagnoli, con un passato di disegnatore per i fumetti negli Stati Uniti e un presente di direttore dei Classici dell’Audacia (serie francobelga pubblicata sempre da Mondadori), non poteva fare molto: il materiale era quello.
Certo, avrebbe potuto evitare le storie di produzione italiana, ma c’era un conflitto di interessi essendo lui stesso tra i disegnatori.

Alla fine Bagnoli fu rimosso. Provò a dirigere qualche altro fumetto per Mondadori, piuttosto balzano per contenuti e formato, finché dovette cambiare aria facendosi assumere dal Corriere dei Piccoli, nel frattempo francobelgizzato.
In seguito tornerà a fare il disegnatore: è morto nel 2012 mentre ancora illustrava con stile fotografico Martin Mystère.

Mondadori rimise Gentilini agli albi Dc, il quale però peggiorò le cose ripresentando una caterva di episodi degli anni cinquanta, forse credendo di poter resuscitare Nembo Kid in un formato diverso.
Ormai i quattordicinali di Superman e Batman erano arrivati al capolinea: non erano più un affare per un editore di grandi dimensioni.
Prima di chiuderli Arnoldo Mondadori cercò di cederli a Sergio Bonelli, il quale, scottato dallo scarso successo dei comic book della Western-Gold Key che aveva pubblicato pochi anni prima (Magnus, Turok…), preferì lasciar perdere.
Al loro posto Mondadori valutò la pubblicazione di Zio Tibia e Vampirella della Warren, e quella dei fumetti Marvel. I fumetti Warren finirono sottosfruttati nei libri tascabili Oscar, mentre si rinunciò del tutto ai Marvel. I quali, dopo la breve parentesi dei Fantastici Quattro nei supplementi di Linus, furono presentati dall’agente che li gestiva in Italia all’Editoriale Corno.
A decidere di pubblicarli non fu certo Maria Grazia Perini, che non aveva alcun ruolo di responsabilità, ma il direttore generale Luciano Secchi insieme all’editore Andrea Corno. Prima di lanciare L’Uomo Ragno e L’incredibile Devil, nel 1970, aspettarono prudentemente la chiusura delle testate Dc della Mondadori.

 

Sauro Pennacchioli

 

 

 

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2 commenti

  1. Per quanto riguarda l’epilogo di Ken Parker, a mio parere ogni fumetto è frutto del suo tempo e della situazione professionale/personale dei suoi autori. Il Ken degli inizi (quello della Cepim) è diverso dal Ken delle riviste anni ’80, a sua volta differente dal Ken “autopubblicato” degli anni ’90 e da quello del ritorno in Bonelli. Nell’arco di quei vent’anni gli autori (in fin dei conti esseri umani come tutti noi) sono cambiati e probabilmente il loro cambiamento si è riflesso sull’evoluzione del personaggio, ormai disilluso e quasi rassegnato. Inoltre (azzardo la mia opinione) Berardi e Milazzo si erano forse stancati di “essere tirati per la giacchetta” dai fan che reclamavano un “degno epilogo” alla saga, insoddisfatti della sorta di limbo in cui Ken era stato confinato. E quindi hanno voluto dare una chiusura netta al personaggio, senza lieto fine, quasi a comunicare di non voler più essere chiamati in causa per ulteriori storie. Chissà, Berardi e Milazzo probabilmente avrebbero preferito lasciare il precedente finale “sospeso” con Ken in prigione ma con una punta di ottimismo rappresentato dal figlio che si costruisce la propria vita. Forse il successivo cambio di rotta è stato anche incentivato da logiche commerciali, considerato che l’ultima storia della saga è stata pubblicata al termine di una ristampa integrale (di qualità, questo è vero), ma a prezzi non proprio popolari. Come molti altri fan della serie, anch’io avrei preferito un epilogo diverso, ma tirando le somme il finale mi è piaciuto, pur lasciandomi un velo di malinconia.

  2. Dario Perucca è riuscito ad ibridare John Romita sr ( da cui è partito quando ha presentato i disegni di prova per Alan Ford secondo Max Bunker ) con Magnus. Con testi di Bunker ha disegnato Kriminal, Satanik, Kerry Kross, Beverly Kerr, padre Kimberly e Pepper Russel, allontanandosi un poco dal grottesco del Gruppo T.n.T.
    Tante zucche eccetera, ma credo che avrebbe avuto + chances di entrare in Bonelli, per esempio, nei gg in cui Alessandrini e Diso erano un segno nuovo e che staccava con i Galep e Ferri delle storie western. Spero di vederlo al lavoro magari su qualche altro bonellide – prima o poi qualche editore, come un tempo Star Comics e Play Press ed Aura, tornerà a contrapporsi a via Buonarroti – magari un action tamarrro come Lazarus Ledd. Chissà…

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