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Lio è un bambino che vive in un mondo tutto suo, fatto di mostri, alieni e robot. Il mondo di noialtri che, da piccoli, non ci entusiasmavamo alle partite di calcio e non stravedevamo per le moto di grossa cilindrata. Le brevissime avventure comiche di Lio vengono pubblicate dal 2006 in circa cento quotidiani americani (non moltissimi), mentre in Italia sono del tutto sconosciute benché, essendo strisce mute, non dovrebbero nemmeno essere tradotte. I fumetti nascono nei quotidiani americani alla fine dell’ottocento: prima stampati a colori nei supplementi domenicali, e poi anche in bianco e nero all’interno dei giornali. Se un tempo la pagina di un quotidiano conteneva sei grandi strisce, oggi, con un formato per lo più ridotto rispetto al passato, ne contiene a decine. Questo significa che gli autori guadagnano sempre meno, dovendo dividere i ricavi con tanti colleghi. Di conseguenza, la qualità del fumetto sindacato (isyndacatesono le agenzie che distribuiscono contenuti di vario genere ai quotidiani) ècrollata verticalmente. Sia per i disegni, sempre più rimpiccioliti, sia per i testi. Anche perché gli autori non possono più permettersi dei collaboratori che li aiutino a sfornare una gag dopo l’altra. Lio di Mark Tatulli è l’ultima striscia in bianco e nero, anche se esiste una versione “violacea” adottata da alcuni quotidiani come il Los Angeles Times I compensi sono ormai così bassi che l’autore di Lio, Mark Tatulli (nato nel 1963), deve scrivere e disegnare anche un’altra striscia più tradizionale incentrata su una ragazzina, intitolataHeart of the City. Non stupisce, quindi, che mediamente solo una striscia di Lio alla settimana faccia ridere davvero. Questa situazione è considerata accettabile da quando Charles Schulz, oltre ad avere imposto uno stile piuttosto abbozzato, ha sdoganato le strisce “poetiche”, cioè che non fanno sempre ridere. A differenza del creatore di Charlie Brown e Snoopy, gli autori che sfruttano questa tendenza non sono quasi mai dei geni. Anche Tatulli, che pure bravo è, ne approfitta a man bassa. D’altra parte il superlavoro necessario per sfornare due strisce al giorno non gli permetterebbe di fare altrimenti. Qui sopra, Lio (orfano di madre) con le sezioni dell’edizione domenicale del quotidiano, divise tra il suo perennemente trasandato padre e Ishmael, l’amico calamaro gigante. Le strisce più divertenti di Lio sono quelle surreali. Sopra vediamo una tavola domenicale a colori, sotto alcune strisce dello stesso genere. Dispettoso con le ragazzine belle e giudiziose… … Lio è affettuoso con Eva, un mostriciattolo pestifero che lo disprezza. Gli altri mostri che Lio deve affrontare sono più tradizionali. Nessun mostro, comunque, è così terribile come la scuola. Benché, da parte sua, la scuola si considera la vittima. Tutto sarebbe più semplice se, grazie a uno spray magico, Lio diventasse un bambino come gli altri… … invece di essere il fetente che è. Precoce “mad doctor”, Lio è un esperto di tutte le scienze, in particolare di robotica. Come tutti noi, nerd nell’infanzia, il sogno nel cassetto di Lio è distruggere il mondo… … anche se poi dovrà scontarla duramente, con un’oretta di castigo. In ogni caso, non c’è niente di male nel prendersi qualche piccolo sfizio nei confronti dei coetanei “normali”. Nelle strisce di Lio fanno spesso la comparsa gli altri personaggi della pagina dei fumetti. Qui vediamo, ridotti a zombi, i vetusti Hagar, Hi, Dagobert, Charlie Brown e B.C. A proposito, Lio è sicuramente il figlio perverso di Calvin e Hobbes, i protagonisti della migliore striscia americana degli ultimi decenni. Lo stesso Lio ha trovato i miseri resti dei due celebri personaggi di Bill Watterson, scomparsi da tempo… (Per chi volesse conoscere la storia del fumetto sindacato, rimando a un post del mio blog:http://sauropennacchioli.blogspot.it/2015/11/striptease.html) Molto interessante ! Mi piace questo personaggio. Belloooo… non lo conoscevo!! bellissimo articolo la striscia la posso aver vista su qualche Smemo o Comix? Mah, io questa strip non l’ho mai vista in Italia. D’altra parte sono anni che non guardo quelle agende, pur essendo stato tra gli ideatori della prima. Se qualcuno ne sa di più sulla eventuale presenza di Lio in Italia lo dica, che lo scrivo nell’articolo. […] Ecco invece come si presentano oggi le strisce ormai a colori dei quotidiani, in questo caso del “San Francisco Chronicle”: sono talmente piccole che i disegni vengono solo abbozzati seguendo l’infausta moda invalsa con i Peanuts (si tenga presente che il formato delle pagine è molto più piccolo rispetto a una volta). Peraltro ormai i giornali possono scegliere tra così tante strisce che ben poche guadagnano abbastanza, così gli autori le trascurano per fare un secondo lavoro. Il livello continua ad abbassarsi inesorabilmente e di capolavori non se ne vedono più: va bene quando di una serie si salva una striscia alla settimana, come nel caso che ho trattato nell’articolo “L’inquietante Lio”. […]