L’INNO DELLA BULGARIA È IL PIÙ BELLO DEL MONDO?

Sono pochi gli inni nazionali davvero belli, per musica e testo. E sono relativamente noti solo quello inglese, quello tedesco su musica diHaydne il francese (che secondo ricerche musicologiche dovrebbe forse essere eseguito lentamente e con solennità, ma che ormai è e resterà una marcetta). E quello americano, che si associa perlopiù alle bandiere olimpioniche. L’Italia si sarebbe meritata qualcosa di meglio dell’Inno di Mameli, che musicalmente e come contenuto è piuttosto debole: la musica ha un inizio vagamente verdiano e poi si perde anche grazie a un testo oggi astruso (Dovunque è Legnano; / Ogn’uom di Ferruccio / Ha il core e la mano; / I bimbi d’Italia / Si chiaman Balilla) e intriso di un patriottismo semplicistico votato al martirio (Stringiamoci a coorte! / Siam pronti alla morte; / L’Italia chiamò) che in una Europa distrutta dalla Seconda guerra mondiale e bisognosa di una pace kantianamente perpetua sarebbe dovuto apparire quanto meno inopportuno (cfr. Immanuel Kant,Per la pace perpetua, 1795). Nel 2017 il parlamento ha deciso che il discorso sull’inno italiano è chiuso, in ogni caso non è che l’alternativo e più volte propostoVa’ pensiero, musica a parte, avrebbe parlato direttamente ai cuori:Del Giordano le rive saluta, / di Sionne le torri atterrate…[…]Arpa d’or dei fatidici vati, / perché muta dal salice pendi?[…]O simile di Solima ai fati / traggi un suono di crudo lamento, / o t’ispiri il Signore un concento / che ne infonda al patire virtù. Boh. Uno degli inni nazionali più belli e meno noti è quello adottato nel 1964 dallaBulgaria,Mila Rodino,Cara Patria. La struggentemusica balcaneggiante, basata sulla melodia di una canzone popolare patriottica del 1885 e che potrebbe essere uscita dalla penna diBrahms, accompagna un testo che non invita a uccidere, come quello francese (nel nome della libertà contro la tirannia,ça va sans dire):Alle armi, cittadini / Formate i vostri battaglioni / Marciamo, marciamo! (Marciate, marciate!). Ma spinge a contemplare la bellezza del proprio Paese e rivolge un pensiero grato a coloro che sono morti per proteggerlo. Non fa dichiarazioni spavalde, al contrario, chiede alla Patria stessa la forza di essere all’altezza di quegli uomini coraggiosi. Ulteriore segno di eleganza del nobile popolo bulgaro è il fatto che nelle occasioni internazionali la seconda strofa, quella sui propri caduti, è omessa: parla di un fatto privato, quasi famigliare [dall’inno italiano viene tagliata la parte esplicitamente antiaustriaca –NdR]. A questo dovrebbero servire gli inni nazionali, a riconoscersi, a suscitare ammirazione e orgoglio, e ad alimentare l’affetto per il proprio Paese e in definitiva per il prossimo, altre nazioni comprese. Di seguito la versione strumentale, che pure senza le parole ne comunica esattamente il senso. Nel 1990, dopo la fine della dittatura comunista in Bulgaria, fu eliminata la terza strofa, che con buon gusto recitava:Insieme fratellibulgari, / Mosca è con noi in pace e in lotta, / il grande partito conduce / la nostra marcia vittoriosa, Patria. Infine ecco l’inno eseguito magistralmente con il linguaggio dei segni da un gruppo di bellissimi bambini non udenti. (Copyright © 2019 Andrea Antonini, Berlino). Inno tedesco: la melodia fu composta nel 1797 da Joseph Haydn (1732-1809), come inno (Kaiserhymne, altresì detto Inno imperiale) dell’imperatore del Sacro Romano Impero Francesco II d’Asburgo. Il titolo originario era Österreichische Volkshymne (Inno popolare austriaco) e il testo cominciava con: Gott erhalte Franz den Kaiser, unsern guten Kaiser Franz. (Dio conservi Franz il Kaiser, il nostro buon Kaiser Franz) Fino al 1918 la melodia fu l’inno ufficiale dell’Impero d’Austria-Ungheria. Inno USA: musica di To Anacreon in Heaven, una popolare canzone (cantata nelle birrerie) del compositore inglese John Stafford Smith (che fu inizialmente usata anche per l’inno nazionale del Lussemburgo, Ons Heemecht).