L’IMPORTANZA DI UNA BUONA TRADUZIONE

L'importanza

Racconta lo scrittore Luciano De Crescenzo che al momento della scelta del corso di laurea, essendo indeciso tra Matematica e Lettere (l’ideale sarebbe stata una facoltà che le comprendesse ambedue; purtroppo, non esisteva), si era trovato a ragionare sull’utilità di entrambe. Alla fine, anche per altri motivi, non ultimo l’incontro con una donna, optò per ingegneria laureandosi con Renato Caccioppoli.
Uno dei presupposti che favorirono l’eliminazione di una materia umanistica, rispetto a una scientifica, fu la constatazione che i classici esistevano già tradotti: inutile, quindi, perdere tempo su un’attività apparentemente inutile. Assunto sbagliato, dato che lui stesso nel corso degli anni si rese conto di quanto una buona traduzione sia necessaria per la comprensione di un classico.
E non solo di un classico. Una buona traduzione è d’obbligo per qualunque materia, soprattutto quando si parla di lingue straniere, dove l’inesattezza è sempre in agguato e lo strafalcione sogghigna beffardo in attesa del passo falso che, immancabilmente, arriva.

Per anni, mi sono interrogata sul significato del titolo del film Arancia meccanica (diverso dall’originale A Clockwork Orange), almeno fino a quando ho avuto occasione di leggere alcuni brani dell’omonimo libro di Anthony Burgess in lingua originale, rilevando che la traduzione, pur suggestiva, fosse quantomeno fuorviante. Burgess si riferiva a una persona qualunque pronta a scattare come una molla a seconda della carica ricevuta: in grado, quindi, di sprigionare la propria violenza come un congegno a orologeria.
Comunque, quello che ritengo l’esempio più lampante di traduzione stravagante rimane il classico di Oscar Wilde, The importance of being Earnest, titolo che gioca sull’assonanza tra earnest-serio, ed Ernest-Ernesto. L’inglese consente questi giochi di parole che sfruttano la pronuncia: uno dei più celebri riguarda Freddie Mercury, la cui residenza Hoare house evocava Whore house (bordello), cosa che divertiva moltissimo il padrone di casa.

Il punto è proprio questo: mentre in inglese earnest-Ernest ha effettivamente un significato, la trasposizione in Italiano rende necessaria la ricerca di un sinonimo. Questo per non incorrere in parafrasi tali da suscitare discrete perplessità: L’importanza di essere Onesto, L’importanza di essere Ernesto, L’importanza di essere probo, L’importanza di essere Fedele. In realtà in italiano esiste un termine adatto allo scopo, in grado di rispettare il word pun, e lo rilevò un mio amico ai tempi dell’università.
Ci trovavamo a casa sua durante una pausa tra una lezione e l’altra (abitava vicino all’aula), in un contesto liberamente ispirato al brano Una storia disonesta di Stefano Rosso. Presenti più o meno una quindicina di ragazzi, sei fissi e vari ospiti di passaggio, denominati cavallette quando la permanenza protratta si rivelava vagamente invasiva, e si discuteva non di marijuana legalizzata ma del libro incriminato, appena acquistato. Ricordo ancora come si pose il quesito, tra un piatto di tortellini e un mazzo di carte, sul perché il suddetto titolo fosse tradotto in maniera tanto ardita. Mentre ognuno di noi tentava funamboliche spiegazioni, peraltro non convincenti, Luca si risolse al gesto che negli anni, per quanto mi riguarda, gli avrebbe riservato un encomio nel contesto letterario italiano. Presa carta e penna, subitaneamente vergò una saggia missiva rivolta alla casa editrice del tomo chiedendo delucidazioni sul perché lo stesso non fosse intitolato L’importanza di essere Franco, termine più appropriato allo scopo. Assistemmo alla solenne spedizione, in parte orgogliosi della missione, a cui sentivamo di tributare un doveroso sostegno morale, e in parte sarcastici, consci che non avrebbe mai portato al risultato sperato.

Luca sostenne di non aver mai ricevuto risposta, ma circa un anno fa, vagabondando per i meandri di internet mi sono ritrovata davanti la fotografia che, qui di seguito, allego.
Adesso lo possiamo proclamare con orgoglio: And the winner is…

 

L'importanza dio essere Franco

 

2 commenti

  1. Nel 1958 la RAI trasmise una riduzione teatrale dell’opera dal titolo “L’importanza di esser Franco”

  2. Nel 1954 al teatro Eliseo di Roma, Ernesto (!) Calindri mise in scena “L’importanza di essere Franco”, traduzione dell’anglista Ugo Bottalla pubblicata nello stesso anno dalla Italgraf di Roma. La versione televisiva del 1958 riprese lo spettacolo teatrale, ma con Tino Carraro al posto di Calindri.

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