LE VIGNETTE INDIMENTICABILI DELLA MARVEL

LE VIGNETTE INDIMENTICABILI DELLA MARVEL

II fumetto, come lo definiva Will Eisner, è un arte sequenziale, cioè una serie di vignette. Allo stesso modo del cinema è costituito di singole immagini che messe in fila, una dopo l’altra, vanno a costituire una storia.

Le vignette non sono tutte uguali. Le singole immagini non hanno lo stesso peso. Alcune hanno una funzione semplicemente documentaristica, servono cioè a visualizzare un certo ambiente, una situazione, dando al lettore informazioni utili per seguire lo sviluppo della storia.

Altre vignette hanno una funzione di raccordo. Servono per mettere in relazione i diversi momenti della storia realizzando una “fluidità narrativa“ utile per una corretta fruizione della storia. 

Alla stragrande maggioranza di queste vignette viene data una rapida occhiata dal lettore, per poi finire nel dimenticatoio. Ma abbiamo anche vignette importanti, quelle che potremmo chiamare “vignette emozionali”.
Attraverso queste gli autori cercano di trasmettere ai lettori i contenuti più profondi, sono vignette che resistono alla prova del tempo e finiscono per diventare iconiche.

Come spiega il critico belga Pierre Sterckx: “Ogni lettore di fumetti conterà decine di queste vignette straordinarie che abitò nella sua infanzia e in seno alle quali fece il suo nido (una vignetta è come una piccola casa), paralizzato dall’amore, dal terrore e dallo stupore. E in seguito queste vignette saranno esse a ossessionarlo, a tornargli in mente, intatte, luminose e magiche…”. 

Faremmo un torto alla maestria degli autori più bravi, sceneggiatori e disegnatori, se negassimo che in un racconto a fumetti l’emozione è sempre qualcosa che va oltre l’arte del dialogo, l’efficacia della composizione, la perfezione narrativa e grafica. O meglio è  l’insieme di tutti questi elementi, che funzionano davvero quando riescono a coinvolgere il lettore, il quale liberamente “sceglie” di sorridere, commuoversi e sognare.

Le vignette emozionali sono il tesoro indelebile che permane nella memoria di noi lettori. Rimane a ricordarci l’emozione che quel fumetto ci ha regalato in un particolare momento della nostra vita. Vi sembra poco?

Analizziamo alcune delle vignette migliori della Marvel per cercare di capire come i loro autori sono riusciti ad emozionarci.



Il patto dei Fantastici Quattro (1961)

Quando le persone parlano di quanto fossero meravigliosi i vecchi fumetti Marvel si riferiscono a vignette come questa. Qui è raffigurato un momento decisivo tratto dal primo numero dei Fantastici Quattro, dove Reed Richards, Sue Storm, Johnny Storm e il mostruoso Ben Grimm mettono le mani in cerchio e si impegnano a usare i loro nuovi misteriosi e spaventosi poteri per combattere per il bene del genere umano.

Questa vignetta di Jack Kirby segna l’inizio ufficiale di un nuovo stile di narrazione che avrebbe trasformato il mezzo dei fumetti. Il sentimento che prevale è quello che il sociologo Francesco Alberoni chiama “lo stato nascente”, quel momento particolare in cui un gruppo di persone accomunate da speranze comuni si unisce per creare una forza nuova.



Poteri e responsabilità (1962)

La prima storia dell’Uomo Ragno, quella che appare su Amazing Fantasy n. 15 nel 1962, non si può modificare. Ci troviamo di fronte ad un raro esempio di perfezione fumettistica. Dall’albo è tratta questa iconica vignetta, dove l’Uomo Ragno riconosce nell’assassino di suo zio Ben il malvivente fuggitivo che non aveva fermato quando avrebbe potuto farlo.

Da questa vignetta di Steve Ditko discende il tormentone “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” che consoliderà il concetto “supereroi con super problemi“, sul quale la Marvel costruirà la propria leggenda.



Capitan America ritrovato (1964)

Capitan America, l’eroe a stelle strisce degli anni della guerra torna stabilmente nell’universo Marvel su Avengers n. 4. In una vignetta Jack Kirby lo raffigura disteso su una branda con gli occhi chiusi e il vestito da soldato sopra il costume a brandelli. Sembra morto.
L’albo era in fase di realizzazione quando, il 22 novembre 1963, venne ucciso a Dallas il presidente John Kennedy.

Questa vignetta pietosa ed emozionante, che raffigura un corpo che sta per rinascere sembra essere la risposta alla morte del presidente americano: “Siamo sul confine di una Nuova Frontiera, la frontiera delle speranze incompiute e dei sogni”, aveva detto Kennedy. 



Dottor Strange incontra Eternità (1965)

Alla domanda “che aspetto ha Dio?” solo due disegnatori hanno saputo dare delle risposte attendibili. Uno è Jack Kirby con l’indifferente e vorace Galactus, l’altro è Steve Ditko con Eternità. La risposta di Ditko appare su Strange Tales n. 138 sottoforma di una splash page che unisce arte, psichedelia e follia.

L’universo racchiuso in una sagoma umana: una immagine di una potenza incredibile che ancora oggi ci lascia stupiti e affascinati. 



L’Uomo Ragno solleva il macchinario (1966)

L’Uomo Ragno è intrappolato sotto un pesante macchinario e l’acqua continua a scendere. Il nostro eroe è consapevole del fatto che sperare di spostare quel pesante macchinario con le sue sole forze è un’impresa impossibile anche per lui. Ma non si dà per vinto, vuole comunque tentare.

È la determinazione a dargli la forza. Tende i muscoli allo spasimo e… Sulle prime il movimento è quasi impercettibile, ma piano piano il pesante macchinario inizia a spostarsi fino a che in un irrefrenabile slancio finale Spidey riesce a togliersi l’immane peso dalle spalle. Una splash page di Stee Ditko con pochi rivali nella storia del fumetto.



La zona negativa (1966)

Jack Kirby ha introdotto a metà degli anni sessanta l’arte del collage nei fumetti. Inseriva in alcuni dei suoi fumetti pagine stranianti mettendo assieme dei ritagli delle sue riviste preferite. In Fantastic Four n. 51 compare una delle sue invenzioni più fantasiose, la “zona negativa”: un intero universo costituito di anti-materia. Per rappresentarlo, Kirby non vede altro mezzo che ricorrere alla tecnica del collage.

E ci riesce alla grande. Questa vignetta quasi astratta, fatta di figure circolari giustapposte l’una all’altra riesce a trasmetterci lo stupore e la fascinazione che Kirby aveva provato da bambino, intimidito e stordito per la grandezza e il terrore dell’universo.



Hai fatto tombola, tigrotto (1966)

È la vignetta più famosa disegnata da John Romita Senior per Amazing Spider-Man. “Ammettilo tigre… hai appena vinto alla lotteria!” è uno dei più riusciti dialoghi di Stan Lee. L’altra metà della vignetta sta tutta nell’arte di Romita, un maestro inarrivabile quando si tratta di disegnare belle ragazze.

Capelli rossi lisci come seta e un sorriso che incanta. Sfondo giallo monocromatico per non distrarre dal flessuoso corpo di Mary Jane. Poche linee che si diffondono attraverso la stanza a sottolinearne la radiosità. Non è esattamente così che Peter si immaginava la nipote della vicina di casa.



Questo uomo, questo mostro (1966)

La fortuna della Marvel di basa soprattutto sul fatto di avere inventato personaggi che non sono monodimensionali come molti degli eroi della Golden Age, ma sono dotati di sfaccettature che conferiscono loro una affascinante complessità. La Cosa è senza alcun dubbio uno dei personaggi più complessi dell’universo Marvel. È tranquillo e riservato, fino a quando il suo carattereaccio non ha la meglio su di lui, ma è il suo grande cuore che lo ha reso uno dei preferiti dai fan.

La Cosa condivide alcuni aspetti con lo stesso Jack Kirby, compresa l’abitudine di fumare sigari. Più di ogni altro personaggio Kirby riversava la propria personalità in Ben Grimm, contribuendo a renderlo un personaggio unico. E quante volte Kirby deve essersi sentito come in questa vignetta, la splash page iniziale del n. 51 di Fantastic Four? Solo con i propri pensieri, in piedi sotto un acquazzone spietato, fissando davanti a sé in un modo che è allo stesso tempo straziante e minaccioso. 



Mai più Uomo Ragno (1967)

Fin dall’inizio l’Uomo Ragno vive il conflitto tra i grandi poteri e le grandi responsabilità. Quando le cose si mettono male pensa sempre a quanto sarebbe bello non essere un supereroe, quanto meglio riuscirebbe a godersi la vita da persona normale. Nessuno ha mai tradotto questo profondo dissidio in immagini meglio di John Romita Sr.

Sul n. 50 di Amazing Spider-Man, Romita realizza non una ma bensì due immagini iconiche che resteranno per sempre stampate nella memoria. Una è la copertina con Peter Parker che volta le spalle all’Uomo Ragno. L’altra è questa splash page interna, con il costume gettato nella spazzatura. 



Anche un androide può piangere (1968)

Visione è un androide che desidera essere un uomo, soffrendo quando i fatti gli mostrano che, per quanto lo desideri, rimane sempre un essere artificiale. Nel numero 58 della serie The Avengers troviamo uno dei momenti più intensi della storia del personaggio, quello in cui finisce per piangere di felicità dopo l’accettazione dei suoi compagni Vendicatori di farlo entrare nel gruppo.

John Buscema realizza una splash page per sottolineare l’importanza del momento. Le linee di forza partono dal personaggio e si espandono nell’aria per esaltare la carica emotiva interna all’androide. La posizione della mano fa risaltare la lacrima che scende dall’occhio. 



Capitan America, il simbolo (1969) 

I supereroi non sono solo personaggi dei fumetti, a volte sono anche incarnazioni di aspirazioni, desideri e speranze dell’uomo. Una splash page firmata Jim Steranko, tratta dal n. 113 di Captain America, lo dimostra.

Capitan America troneggia su una piramide di membri dell’Hydra che cercano di ucciderlo. Le parole di Stan Lee sono all’altezza del disegno, sia pure con una buona dose di retorica: “Un uomo può essere distrutto, ma come si fa a distruggere un sogno?”. Ovviamente non si può.



Silver Surfer abbracciato alla sua asse (1970)

Alex Maleev ha recentemente realizzato un ritratto ad acquerello di Silver Surfer ispirato alla posa che ricorda la scultura de “Il pensatore” di Rodin, in una vignetta che appare nel finale di Silver Surfer n. 18. Molti fan pensano che Jack Kirby abbia usato le parole di Silver Surfer sulla sua “anima infiammata dalla rabbia” per esprimere i sentimenti che nutriva verso la Marvel, la casa editrice che lo aveva fatto diventare il numero uno ma che allo stesso tempo gli aveva sempre negato i suoi diritti.

Il surfista d’argento è ripiegato su se stesso in una specie di posizione fetale, il volto nascosto, abbracciato alla sua asse quasi a cercare conforto. È una posa che ancora oggi emoziona e fa riflettere. 



Ant-Man nella Visione (1971)

Per quale motivo l’arco narrativo della guerra Kree-Skrull, che inizia su Avengers n. 93, è ancora oggi uno dei preferiti dai fan dei Vendicatori? Forse perché è una space-opera dal respiro cosmico e allo stesso tempo un riuscitissimo crossover che mescola alcuni dei più affascinanti personaggi della Marvel? Anche, ma non solo.

La sua fama duratura si deve soprattutto al riciclaggio che Roy Thomas fa dell’idea alla base del fortunato film di fantascienza Viaggio allucinante. Neal Adams, in una indimenticabile vignetta, ci mostra il volto di visione senza vita mentre Ant-Man, accompagnato dalle tre fide formiche Crosby, Stills e Nash, sta entrando nel suo corpo attraverso la bocca. Epica e follia della Marvel dei primi anni settanta.



L’Uomo Ragno a sei braccia (1971)

L’immagine scioccante dell’Uomo Ragno a sei braccia, che con le due gambe raggiunge gli otto arti di un ragno, realizzata dal grande Gil Kane nell’ultima pagina di Amazing Spider-Man n. 100, introduce il nostro amato tessiragnatele nella Marvel psichedelica degli anni settanta. La storia è di Stan Lee, nelle due intenzioni doveva essere l’ultima dell’Uomo Ragno che firmava.

Gli dispiaceva un sacco lasciare il suo personaggio preferito e non voleva farlo senza marcare il territorio. Quest’ultima vignetta sembra proprio uno scherzo che il sorridente gioca al suo delfino Roy Thomas, dicendogli: “Adesso continua tu, se ci riesci”. 



La notte in cui Gwen Stacy morì (1973)

Se c’è una vignetta che non avremmo mai voluto vedere è questa. Gil Kane disegna su Amazing Spider-Man n. 121 una delle vignette più controverse di sempre. Questo disegno che ci mostra Spider-Man che culla il corpo prono di Gwen, in una specie di rappresentazione invertita della pietà di Michelangelo con Gwen nei panni di Gesù, è monumentalmente triste e inquietante.

L’immagine cattura in modo indelebile la fine dell’innocenza dei fumetti. Gwen non era un supereroe, non aveva poteri e non si era mai messa intenzionalmente in pericolo. Eppure è stata uccisa lo stesso. 



Fenice emerge dalle acque (1976)

Quello che succede in X-Men n. 101 all’epoca dei fatti non lo sapeva bene nemmeno lo sceneggiatore Chris Claremont. Jean Gray riemerge dalle acque come una novella venere, dichiarandosi un’entità completamente nuova: fuoco e vita incarnati, la Fenice.

Claremont voleva dare agli X-Men un potenziamento, in modo da poterli usare in avventure spaziali. Dave Cockrum raffigura Fenice trionfante e decisa mentre sale in cielo con una posa quasi cristologica. I presagi per la tragedia che ne deriverà sembrano già contenuti in questa immagine.



Wolverine al contrattacco (1980)

Certi personaggi nascono quasi per caso, poi qualcuno si accorge delle loro potenzialità e li fa diventare ciò che da sempre avrebbero dovuto essere. È il caso di Wolverine. Creato da Len Wein ed Herb Trmpe, poi rimasto nell’ombra fino a quando viene portato alla ribalta da John Byrne in questa vignetta tratta da Uncanny X-Men n. 132. 

Wolverine viene lasciato inerte nelle fogne da una Jean Grey controllata mentalmente dall’Hellfire Club. Ma non è morto. In una sola immagine, Chris Claremont e John Byrne lo fanno diventare il personaggio più cazzuto dell’universo Marvel. 
Artisticamente, Byrne inquadra perfettamente la scena: il labbro di Wolverine è arricciato e i suoi artigli sono sguainati, mentre la grata soprastante proietta un’ombra su di lui che emerge dall’acqua fetida. Claremont contribuisce con una battuta: “Avete fatto del vostro meglio! Ora tocca a me!”. Chiunque non sia diventato un fan di Wolverine dopo aver visto quella scena sta mentendo a se stesso.



La morte di Elektra (1981)

Una tra le vignette più scioccanti di sempre la realizza Frank Miller sul n. 181 di Devil. La morte di Elektra per mano del sociopatico Bullseye, che la infilza con un sai, è una delle scene emotivamente più contrastanti nella storia dei fumetti. Elektra era una persona terribile, una assassina prezzolata responsabile di numerosi omicidi.

Ma vedere questa donna, che un tempo significava molto per l’eroe titolare della serie, essere brutalmente uccisa da un pazzo come Bullseye (che per di più sorride mentre la pugnala) è terribile. Miller ha solo il pudore di non farci vedere il volto di Elektra mentre la lama la trapassa da parte a parte passando per il cuore.



Devil rinasce tra le fiamme (1986)

Quello che è passato alla storia come l’arco narrativo di “Born Again” è considerato l’apice del lavoro di Frank Miller su Devil (qui solo come sceneggiatore, i disegni sono di David Mazzucchelli).
Una storia piena di momenti drammatici con molte altre vignette che avrebbero potuto figurare in questa selezione. Abbiamo scelto un’immagine tratta dall’ultima pagina di Daredevil n. 232 perché la riteniamo la più emotivamente potente.

Dopo aver toccato il fondo, Matt Murdock ricostruisce sistematicamente la propria vita, passo dopo passo fino ad arrivare a questo momento esatto della storia. Matt indossa di nuovo il costume di Devil per la prima volta dopo giorni che sono sembrati secoli. Devil in piedi in mezzo alle fiamme simboleggia un eroe che è tornato dopo aver compiuto un viaggio all’inferno, pronto ad affrontare qualsiasi sfida.



Lo schiocco delle dita di Thanos (1991)

Lo snap, una delle invenzioni più geniali di Jim Starlin, è l’evento in cui Thanos ha schioccato le dita mentre indossa il guanto dell’infinito, provocando lo sterminio di metà di tutta la vita nell’universo. Il titano pazzo voleva eliminare lo squilibrio tra il numero di morti e quello dei vivi che si era venuto a creare a causa della sovrappopolazione.

George Perez raffigura questo momento in una vignetta a pagina 28 del numero 1 della miniserie Infinity gauntlet (Il guanto dell’infinito). Una vignetta minimalista in bianco e nero dove vediamo solo la silhouette delle dita di Thanos mentre schioccano, i riflessi del bagliore emesso dalle gemme dell’infinito e un beffardo snap colorato di giallo. 



Marvels, le meraviglie (1994)

Ci voleva l’arte cristallina di Alex Ross, su testi di Kurt Busiek, per riportare in vita quel senso di meraviglia che ci aveva rapito da bambini. Sono molti i momenti iconici contenuti in Marvels, una miniserie di quattro numeri, ma nessuno supera questa immagine che troviamo a pagina 5 del secondo numero.

La possente figura di Giant-Man si staglia contro un cielo azzurro coperto di nuvole generando stupore nella folla. Lo stesso stupore che provammo noi lettori nel leggerne le avventure. Lo stesso stupore che continuiamo a provare guardando le illustrazioni di questo straordinario artista.



Guerra civile (2006)

La rivalità tra Capitan America e Iron Man ha raggiunto il suo apice nell’evento crossover Civil War. Anche se i due eroi sono venuti alle mani, Capitan America alla fine è stato in grado di perdonare Iron Man per le sue azioni.

Lo scontro tra l’istituzionale Iron Man, deciso a obbedire all’autorità, e il patriottico e liberal Capitan America, convinto che la libertà di ognuno sia inviolabile, è quanto di più epico la Marvel ci abbia regalato nel nuovo millennio. La brutalità che Steve McNiven mette in questo pugno in faccia, che Iron man sferra a Cap, ci dà un idea della posta in gioco. 





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