LE PRIME STORIE DI STAN LEE

LE PRIME STORIE DI STAN LEE

Stanley Martin Lieber, il futuro Stan Lee, non era solo cugino di Jean Davis, la moglie dell’editore Martin Goodman: il fratello di sua madre, Robbie Solomon, era sposato con la sorella di Martin Goodman. Quindi Stanley era doppiamente imparentato con il proprietario della Timely Comics, la futura Marvel.

Martin Goodman era solito far lavorare i suoi parenti nella propria azienda. Questa prassi non era rara nelle aziende gestite da immigrati o figli di immigrati ebrei. In questo modo, avevi persone di cui ti fidavi che lavoravano per te, inoltre non dovevi preoccuparti che i tuoi parenti trovassero lavoro.

Lavorava per Goodman anche lo stesso Robert Salomon detto “zio Robbie”, che in un freddo giorno del dicembre 1940 portò il 17enne Stan Lee dal giovane direttore Joe Simon e gli disse: “Mettilo al lavoro”

All’inizio a Stanley fu affidato il ruolo di assistente tuttofare di Joe Simon e del suo braccio destro Jack Kirby, che l’anno dopo avrebbero lanciato Capitan America, il personaggio di maggior successo della casa editrice.

Più che altro Stanley passava il tempo a cancellare le matite di Kirby e ad assicurarsi che a lui e Simon non mancasse mai il caffè. All’ora di pranzo usciva a comprare panini per tutti e sbrigava varie commissioni.

Dato che Stanley aspirava a diventare uno scrittore, possiamo dire che si trovava nel posto giusto. Per essere spedito a lettori e distributori a una tariffa inferiore dalle poste nazionali, un periodico doveva contenere almeno due pagine di testo. Ogni albo a fumetti americano dell’epoca, quindi, conteneva un racconto di due pagine.

Generalmente si presumeva che la maggior parte dei lettori non leggesse questi racconti, che li saltasse direttamente passando al fumetto successivo. Quindi, nel 1941, Simon incaricò Stanley di scrivere le due pagine di testo per Captain America Comics n. 3 sicuro di non correre rischi.

LE PRIME STORIE DI STAN LEE


Lo sveglio adolescente scrisse una storia intitolata “Captain America Foils the Traitor’s Revenge”. La storia non era firmata da Stanley Martin Lieber, ma da “Stan Lee”. Il giovane voleva preservare il suo vero nome per il grande romanzo che un giorno avrebbe scritto.

“Ho pensato, be’, se diventerò uno scrittore o un grande attore, voglio usare il mio vero nome per queste cose veramente importanti”. La storia conteneva due illustrazioni di Jack Kirby e può quindi considerarsi la prima collaborazione della futura famosa coppia. 

Sul successivo n. 4 di Captain America Comics furono pubblicate altre due pagine di testo intitolate “Bomb Sight Thieves” e sul n. 5, finalmente, Stan Lee fu promosso a scrivere il primo vero e proprio fumetto: ‘Headline’ Hunter disegnato da Charles Nicholas.

LE PRIME STORIE DI STAN LEE

Il protagonista non è Capitan America, ma un giornalista americano corrispondente da Londra che non si spaventa per i continui bombardamenti tedeschi. Si tratta di una storiella d’azione senza pretese ma molto dinamica, dove il nome di Stan Lee appare a grandi lettere sulla prima pagina: all’epoca non era una cosa consueta per uno sceneggiatore, che generalmente non firmava.

Capitan America era un successo da quasi un milione di copie che aveva proiettato la Timely verso l’apice dell’industria del fumetto. Il capitano diventò così famoso che i membri dell’organizzazione nazista americana German American Bund iniziarono a perseguitare i creatori. Le organizzazioni di questo tipo non erano ancora state dichiarate illegali perché, malgrado Capitan America fosse già entrato in guerra da solo, gli Stati Uniti erano ancora neutrali.

Come ha ricordato Joe Simon, “I sostenitori filonazisti ci minacciavano costantemente, al punto che avevamo la polizia di stanza fuori dai nostri uffici e l’Fbi fu coinvolta”.
Il famoso sindaco di New York Fiorello La Guardia, un italiano di origine ebraica, chiamò Joe Simon per assicurargli che le autorità cittadine li avrebbero protetti.

Joe Simon e Jack Kirby avevano un accordo verbale con Martin Goodman, in base al quale avevano diritto al 25 per cento dei profitti derivanti dalle vendite di Captain America. Avrebbero dovuto incassare grandi cifre in royalties, ma Goodman affermava che il fumetto non stava facendo molti soldi.

Il contabile di Goodman, Maurice Coyne, però informò Simon e Kirby che la mancanza di profitti derivava dal fatto che l’editore deduceva le spese dell’intera Timely dalle entrate di Captain America. Simon e Kirby, allora, iniziarono a collaborare di nascosto con la concorrente Dc Comics.

Stan Lee, che lavorava a stretto contatto con i due lo scoprì, ma giurò che non avrebbe rivelato nulla a Martin Goodman. Tuttavia Goodman, com’era inevitabile, lo venne a sapere. Un paio dei suoi fratelli, oltre a Rob Solomon, affrontarono Simon e Kirby e li licenziarono, ma pretesero che finissero il numero di Captain America su cui stavano lavorando, il decimo, prima di andarsene.

Stan Lee ha sempre giurato di non essere stato lui a tradirli, fatto sta che la sua carriera spiccò il volo.

LE PRIME STORIE DI STAN LEE

Il primo accredito ufficiale di Stan Lee come “editor” apparve in Captain America n. 13, pubblicato all’inizio del 1942. Fu così che Stan Lee, a diciotto anni, divenne il direttore della Timely. Nel frattempo continuava a scrivere storie per Captain America Comics, disegnate da Chad Grothkopf, Al Avison e Don Rico. Scriveva anche storie per altri albi, come Sub-Mariner Comics, Young Allies Comics, All Winners Comics, Usa Comics e Mystic Comics

In realtà Stan Lee, escludendo i personaggi di contorno dell’albo antologico, scrisse poche storie di Capitan America: in tutto nove, tutte disegnate da Al Avison.
La prima, “Captain America And The Red Skull’s Deadly Revenge!”, esce sul n. 16.
“The Monster From The Morgue”, “Sub-Earthman’s Revenge!” e “Machine of doom” appaiono tutte e tre sul n. 17.
Due storie escono sul n. 19: “Your Life Depends On It” e “On to Berlin”.
Sul n. 20 appaiono “The Spawn Of The Witch Queen” e “The Fiend That Was The Fakir”.
Quando esce “The Mystery Of The One Hundred Corpses!” sul n. 23, nel febbraio del 1943, Lee è arruolato nell’esercito ormai da tre mesi.
Vediamo queste sue storie una a una.

Captain America And The Red Skull’s Deadly Revenge!

Stan Lee capisce subito che il miglior cattivo creato da Simon e Kirby è il Teschio Rosso, e lo utilizza per la sua prima storia a fumetti del Capitano. Si tratta di un episodio un po’ folle come si usava a quei tempi.

Il Teschio Rosso evade dalla prigione, raduna i suoi scagnozzi e tutti insieme tentano di rapinare una banca. Capitan America e Bucky intervengono per sventare la rapina, ma Bucky viene colpito da una freccia scoccata dal Teschio Rosso in persona.

LE PRIME STORIE DI STAN LEE


Capitan America porta subito Bucky da un dottore e poi si mette sulle tracce del Teschio Rosso, ma viene catturato. Mentre Cap è prigioniero, il Teschio Rosso si fa passare per lui con l’obiettivo di trafugare i piani della difesa nazionale.

Ma Bucky, che intanto è guarito, va a liberare Cap e insieme riesce a sventare i piani criminosi del Teschio Rosso.
Il giovane Stan Lee se la cava piuttosto bene con la retorica patriottica, come quando fa dire al capitano: “Io sono come il mio Paese, non mi prenderai di sorpresa una seconda volta!”. La prima era stato l’attacco giapponese a Pearl Harbor.

The Monster From The Morgue

Le storie della Golden Age, oltre a essere abbastanza folli, non si ponevano limiti di genere e tendevano a mescolare tutto in cocktail che, se non aveva la pretesa di essere credibile, almeno sapeva stimolare l’immaginazione.

Per questa storia Stan Lee si rifà alle tematiche horror, mescolando idee prese dal mostro di Frankenstein con suggestioni derivate dal vudù haitiano. Il dottor Weirdler scopre che un suo collega ha sviluppato un siero che riesce a rianimare i cadaveri e progetta di testarlo su un gorilla morto di recente.

LE PRIME STORIE DI STAN LEE


Il dottor Weirdler prende il cervello di un criminale giustiziato di nome Killer Kole e lo colloca nel corpo del gorilla. L’esperimento non sembra funzionare e il corpo del gorilla con il cervello del criminale viene sepolto. Ma un fulmine colpisce la tomba e Killer Kole viene rianimato.

Ci vorrà tutta l’abilità di Capitan America per sventare questa macabra minaccia. Stan Lee, appassionato di cinema, doveva certamente avere visto L’isola degli zombies (1932) con Bela Lugosi, considerato il primo film del genere vudù. 

Sub-Earthman’s Revenge! 

Le storie della Golden Age spesso erano veri e propri happening dove si poteva trovare di tutto e dove accadevano le cose più improbabili. Stan Lee stava imparando in fretta a mettere assieme le cose più assurde per portare a casa il risultato.

Durante alcune manovre dell’esercito nel territorio nazionale, un giornalista filonazista critica i soldati americani. Subito dopo, alcune esplosioni incendiano il campo locale: Cap e Bucky inseguono gli incendiari che, però, riescono a scappare. Le esplosioni danneggiano il territorio sotterraneo della razza umanoide dei sottoterrestri, che si spaventano.

LE PRIME STORIE DI STAN LEE

La bella regina Medusa, che guida la brutta razza dei sottoterrestri, decide di salire in superficie per vedere di cosa si tratta. Da qui in avanti ne succedono di tutti i colori. La regina si sposta a cavallo di bruchi giganti seminando terrore tra gli uomini di superficie.

Un gruppo di nazisti incappucciati convince i sottoterrestri ad attaccare gli americani. Solo l’intervento di Capitan America riesce a evitare un sanguinoso conflitto.

 

Machine of Doom

Anche in questo numero abbiamo uno scienziato pazzo in azione. Il tema dei pericoli legati al progredire della scienza è spesso presente nella Golden Age e troverà la sua espressione compiuta nella Silver Age, quando enfatizzerà il potere mutageno delle radiazioni e le sue conseguenze sulla genetica umana.

Qui il professor Molt, inorridito dalla guerra, decide di porre fine al male in modo drastico: distruggendo l’intero pianeta Terra! A tale scopo prepara il suo “Cosmic Depressor”, una apparecchiatura in grado di disintegrare tutta la materia entro 48 ore.

Notiamo che l’apparecchiatura emette raggi cosmici. I raggi cosmici sono una scoperta scientifica del Novecento alla quale contribuirono gli italiani Bruno Rossi ed Enrico Fermi.

Si tratta di particelle ad alta energia che si muovono a una velocità prossima a quella della luce, costituite in gran parte di protoni (per circa il 90%) e di nuclei di elio (quasi il 10%). Lee, che non buttava via niente anche se capiva poco di scienza, li riproporrà vent’anni dopo per giustificare i poteri dei Fantastici Quattro.

 

Your Life Depends On It

Una breve storia di sole quattro pagine che ha lo scopo di promuovere l’acquisto dei titoli di serie E. I Titoli di Serie E erano buoni quarantennali del Tesoro statunitense emessi dal governo come Titoli di guerra (War Bonds) a partire dal 1941.

Le spese di bilancio per il periodo 1941-1945 ammontarono a svariati miliardi di dollari, la maggior parte dei quali direttamente attinenti allo sforzo bellico. Di queste uscite dell’erario circa la metà fu coperto dalle tasse e da altre fonti, la differenza dovette essere coperta con il debito, vendendo titoli.

Il Dipartimento del Tesoro riuscì a piazzare diversi miliardi di dollari di titoli anche grazie alla propaganda fatta attraverso gli albi a fumetti.

Dopo aver sconfitto alcune spie, Capitan America spiega a Bucky l’importanza di essere vigili e che si può aiutare lo sforzo bellico acquistando francobolli e titoli di guerra. Quando Bucky chiede perché, Cap spiega che l’America è in pericolo a causa delle minacce da entrambe le coste dei tedeschi e dei giapponesi e che l’acquisto di francobolli di guerra aiuta a pagare le armi di cui i soldati americani hanno bisogno per vincere.

On to Berlin

Si tratta di una delle prime storie a tema prettamente bellico, dato che in genere Capitan America affrontava i nazisti nel territorio americano.
Joachim Fest, il grande biografo di Adolf Hitler, scrisse che la potenza del nazismo fu “il genio della propaganda”, ma da questo punto di vista nemmeno alla Timely erano degli sprovveduti. La casa editrice di Martin Goodman, composta da figli di immigrati ebrei, si servì spesso della demonizzazione dei nazisti.


Stan Lee, con la sua naturale tendenza all’enfasi retorica nei diaologhi, era uno dei propagandisti più dotati tra gli autori di fumetti dell’epoca. Lo dimostra in questa storia, dove un generale americano viene rapito a Londra e portato in prigionia a Berlino.

I commandos pianificano una missione di salvataggio in terra tedesca, alla quale partecipano Capitan America e Bucky. Lee ci dimostra che il popolo americano non ha paura di niente, nemmeno di recarsi nel covo del nemico, come in effetti accadrà negli anni successivi.

The Spawn Of The Witch Queen

Questo episodio ripropone uno dei temi più usati nella letteratura delle riviste pulp: i misteri dell’antico Egitto. La guerra dà modo a Steve Rogers e Bucky Barnes di girare il mondo. Qui sono di stanza in Egitto, quando il colonnello Fitzpatrick viene strangolato.

Capitan America e Bucky scoprono che Fitzpatrick stava studiando la tomba della regina-strega e il libro del dio Thoth, “la Bibbia degli antichi maestri della magia nera”. Entrando nella tomba, Cap e Bucky vengono subito attaccati da un serpente gigante.


In pratica sembra di trovarsi in un film di Indiana Jones tra geroglifici, antichi rituali e mummie che riprendono vita. Ai tempi però questo era considerato del tutto “verosimile”, anzi, storie meno pacchiane forse non avrebbero avuto la stessa presa sul pubblico più giovane.

I seguaci mascherati della regina-strega, che si apprestano a eseguire il rituale che la risveglierà, sono allo stesso tempo inguardabili e la ciliegina sulla torta di questa storia fantasiosa.

The Fiend That Was The Fakir

Miracolosamente Stan Lee continua a miscelare esotismo a buon mercato e tematiche belliche ottenendo risultati discreti. Il generale Haywood guida le sue truppe in India, per prevenire l’invasione che il Giappone e i suoi alleati sabotatori del Gange stanno preparando.

Dopo aver ricevuto le armi dai giapponesi, un fachiro guida i suoi sabotatori bengalesi in un’incursione nell’accampamento americano. Non mancano naturalmente elementi di sicura presa come orde di assatanati thugs con i loro affilatissimi coltelli, ponti di corde e tigri del Bengala.


Inseguendo il fachiro, Capitan America giunge a un tempio della dea Kalì, dove viene preso prigioniero e destinato a un sacrificio umano. Nel finale viene liberato, ma dovrà scontrarsi con un’orda di elefanti imbizzarriti.

Queste storie piene di elementi eterogenei, mescolati a forza tra di loro, derivano da una esasperazione delle tematiche pulp che Lee perfeziona negli anni fino a farle diventare uno dei suoi punti di forza.

 

The Mystery Of The One Hundred Corpses

L’ultima storia di Stan Lee per Capitan America è anche quella dove la vena confusionaria di Lee cessa di essere un accattivante tocco surreale andando invece a rovinare la fluidità e la leggibilità del racconto. Non è semplice inserire così tanti elementi diversi nella stessa storia e riuscire a costruire un intreccio dotato di un preciso filo conduttore.

Lee si muove spesso sul filo del rasoio. Quando i vari elementi eterogenei riescono a convivere serenamente l’intreccio acquista un invidiabile dinamicità che avvince il lettore…


… quando invece questi elementi cozzano tra loro ne esce una storia caotica e poco comprensibile, alla quale i lettori faticano a prestare attenzione.

Spesso durante la Silver Age le idee contradditorie di Stan Lee verranno salvate da Jack Kirby e da Steve Ditko, che in qualche modo riuscivano a ricondurre quelle tracce a qualcosa di coerente. Il tocco di Lee in questo caso aggiungeva un pizzico di gustosa follia al risultato finale.
Non è il caso di questa storia troppo confusa per essere anche solo riassunta.



Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati con *

Dichiaro di aver letto l'Informativa Privacy resa ai sensi del D.lgs 196/2003 e del GDPR 679/2016 e acconsento al trattamento dei miei dati personali per le finalità espresse nella stessa e di avere almeno 16 anni. Tutti i dati saranno trattati con riservatezza e non divulgati a terzi. Potrò revocare il mio consenso in qualsiasi momento, integralmente o parzialmente, con effetto futuro, ed esercitare i miei diritti mediante notifica a info@giornalepop.it

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*