LE ATTRICI CARNALI DI TINTO BRASS

LE ATTRICI CARNALI DI TINTO BRASS

Nella seconda parte della carriera, caratterizzata dal maggiore riscontro al botteghino e nella quale l’elemento erotico (già presente in precedenza) è diventato preponderante, Tinto Brass ha messo le attrici al centro della scena. Questo ha permesso ad alcune di diventare per un certo periodo dei veri e propri idoli sexy.

Ci sarà chi vorrà obiettare che esibire il corpo nudo di un’attrice sino ai “più intimi anfratti” (Manlio Gomarasca, Nocturno Cinema n. 5, Febbraio 1998) non equivale necessariamente a valorizzarne le doti espressive, e se ne può discutere. Altri aggiungeranno che la qualità dei film di Tinto Brass presi in esame (girati tra il 1993 e il 2002) non è tale da poter dare il giusto rilievo alle sue protagoniste, e anche un tale argomento può avere una ragione d’essere.
Tuttavia, la prima questione appartiene alla morale, la seconda ha a che vedere con l’estetica cinematografica. Entrambe, nel caso del presente articolo, interessano poco.

Qui ci interessa soltanto focalizzare l’attenzione sulle carnali bellezze immortalate dalla macchina da presa del regista veneziano.

 

Stefania Sandrelli

 

Basta scorrerne la filmografia per rendersi conto che Stefania Sandrelli non può certamente essere considerata soltanto “un’attrice di Tinto Brass”. Ma è pur vero che con La chiave, del 1983, il regista ne rilanciò l’immagine grazie all’inaspettato successo del film, in una versione erotica che in certi titoli precedenti era sommessa o risolta in maniera comica. Tanto che la magistratura italiana accusò il film di oscenità.

 

Non va però dimenticato che nel film di Aldo Lado La disubbidienza, girato due anni prima, la Sandrelli era già immersa in un’atmosfera alquanto sensuale.

 

Nata a Viareggio, Stefania Sandrelli ha cominciato l’attività artistica vincendo il titolo di Miss Cinema nel 1961. Nello stesso anno giunge a Roma per il provino di Divorzio all’italiana. Il regista Pietro Germi non la sceglie subito, così nel frattempo la Sandrelli esordisce come attrice grazie al film di Mario Sequi Gioventù di notte.
Sempre nel 1961 gira Il federale, di Luciano Salce (accanto a Ugo Tognazzi, che di lei disse: “Stefania non è come tutti noi. Vive sempre in uno stato di leggera levitazione”) e finalmente ottiene il ruolo di Angela, la torrida, giovane cugina per cui perde la testa il barone siciliano Ferdinando.
D’altronde, in quello stesso periodo il giornalista Alberto Pacifici, in un articolo sulla seducente attrice, scrisse: “A sedici anni, appena arrivata a Roma chiamata da Pietro Germi, fece fare un sobbalzo al Grande Scrittore, che immediatamente si affrettò a scrivere: Mai vista una cosa simile. Questa ragazza spande ondate di sesso per ogni passo che fa, camminando soltanto”. Il grande scrittore a cui si riferiva era Alberto Moravia, ma non è sicuro che abbia davvero pronunciato queste parole.

 

Il primo ruolo da protagonista lo ottiene in La bella di Lodi (1963, Mario Missiroli) ma è con il successivo film di Germi, Sedotta e abbandonata, del 1964, che si afferma in maniera definitiva. Tanto che la stampa, che in precedenza aveva lodato “il suo acerbo fascino ‘alla Lolita’”, ora vede in lei l’erede di Sophia Loren e Gina Lollobrigida.

 

L’interpretazione offerta dalla Sandrelli nel film di Antonio Pietrangeli Io la conoscevo bene, del 1965, è considerata una delle sue migliori. A tal proposito, Paolo Mereghetti ha scritto che Io la conoscevo bene “sembra impensabile senza la sua attrice protagonista”.
Infatti il regista, dopo averle fatto il provino nel 1961, si convinse che solo lei avrebbe potuto rendere credibile il personaggio principale (che in un primo momento era stato proposto a Sandra Milo).
Arrivata a Roma dalla provincia per fuggire da un ambiente familiare opprimente, Adriana trova lavoro come parrucchiera e nella pubblicità. Comincia anche a frequentare i più svariati personaggi che ruotano intorno al mondo dello spettacolo, passando da una delusione all’altra.

 

Stefania Sandrelli ha preso parte a due film di Bernardo Bertolucci. Il conformista, del 1971, e Novecento, del 1976. Nel primo, tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia e ambientato in Italia nel 1938, interpreta Giulia, fidanzata col protagonista Marcello, un professore di filosofia che, per sentirsi uguale agli altri, accetta senza opporsi l’ideologia del regime.
Secondo Giovanni Grazzini, “la qualità eccellente del film (indubbiamente tra i migliori della stagione) è comprovata dalla superba prova degli interpreti (Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli e Dominique Sanda), tutti splendidamente fusi, ciascuno con propri caratteri complementari, in un affresco d’epoca che ricava riverberi struggenti anche dalla fotografia di Vittorio Storaro”.

 

In Delitto d’amore, diretto da Luigi Comencini nel 1973, per Aldo Tassone “la storia di un problematico rapporto fra un operaio milanese e un’emigrata siciliana non riesce a fondersi bene con la denuncia di una società industriale altamente inquietante”.
Tuttavia Stefania Sandrelli riesce a rendere memorabile il personaggio di Carmela, che sposa l’anarchico Nullo (Giuliano Gemma).

 

Dei quattro film girati da Stefania Sandrelli con il regista Ettore Scola, C’eravamo tanto amati (1974) è quello che ha ottenuto i maggiori riconoscimenti critici e che ancora oggi è apprezzato da una larga fascia di spettatori.
Una commedia malinconica che racconta trent’anni di storia italiana attraverso l’esistenza di tre uomini e una donna, l’aspirante vedette Luciana.

 

Dopo essersi presa per qualche anno una pausa di riflessione, tanto che un noto critico la definisce “la grande occasione perduta del cinema italiano”, nel 1976 Stefania Sandrelli torna su un set cinematografico per recitare accanto ad Alberto Sordi nell’episodio L’ascensore, diretto da Luigi Comencini, del film Quelle strane occasioni.
Nel mese di agosto, in una Roma deserta, Donatella sta per recarsi dal fidanzato, con cui deve partire per il mare. Ma resta bloccata nell’ascensore con un prelato, monsignor Ascanio. L’episodio è un esempio, a cui si accennava in precedenza, di come la sensualità di Stefania Sandrelli venisse sottolineata già prima del film di Tinto Brass, ma sotto forma di commedia.

 

Prima e dopo l’esperienza erotica con Tinto Brass, Stefania Sandrelli gira due film comici a episodi. Il primo è uno dei più grandi successi commerciali del periodo, Eccezzziunale… veramente (1982), di Carlo Vanzina. “Un film sul calcio e sui tifosi”, ha spiegato il regista. “In molti ci avevano sconsigliato questo argomento, poiché ci dicevano che il calcio al cinema non funzionava. Non gli demmo ascolto”.
I tre tifosi sono Donato, ultrà milanista, Franco, tifoso dell’Inter, e Tirzan, un camionista pugliese sfegatato juventino. Come ha scritto Alberto Tulli (Steno e i Vanzina – L’infinita commedia, ANCCI, 2003), “il più riuscito dei tre è senz’altro l’episodio che ha per protagonista Donato, maggiormente articolato nel racconto e in certa misura ingentilito dai toni teneri e garbati su cui si gioca la storia d’amore tra il protagonista e Loredana (una splendida Stefania Sandrelli)”.

 

Sempre della famiglia Vanzina, ma del padre Stefano (in arte Steno) è Mi faccia causa, del 1984.
Con il suo penultimo film, il regista gira in sostanza il rifacimento moderno di uno dei suoi primi lavori, Un giorno in pretura (1953).
Vari casi si succedono nell’aula giudiziaria presieduta dal pretore Giovanni Pennisi (Christian De Sica). Uno di essi riguarda l’impiegata Rosanna Bianchini, che ha querelato un settimanale per un articolo nel quale viene descritta come una prostituta.

 

Serena Grandi

 

Serena Grandi (vero nome Serena Faggioli) è nata a Bologna, dopo essersi diplomata come analista chimica lavora per qualche anno in un laboratorio, ma il suo desiderio è quello di fare l’attrice. Così un giorno parte per Roma con un book fotografico e trova lavoro in una televisione locale, grazie al quale comincia a farsi notare (tanto che viene definita “la sirenetta delle tv private”).
Nello stesso tempo gira l’Italia con uno spettacolo nel quale balla e canta. Alla fine degli anni settanta ottiene i primi ruoli cinematografici, per esempio nel film di un regista importante come Alberto Lattuada, che tra i tante qualità ha avuto indubbiamente quella, tutt’altro che marginale, di saper trovare e lanciare le giovani attrici capaci di bucare lo schermo.
In La cicala, uscito nel 1980 (e sequestrato nell’agosto dello stesso anno) interpreta una segretaria. Sempre nel 1980 escono altri cinque film che vedono Serena Grandi nel cast, anche se con piccole parti. Abbastanza corposa è la sua apparizione nella curiosa, ma non certo memorabile, commedia sexy La compagna di viaggio (regia di Ferdinando Baldi), in cui un ladro progetta un furto su un treno ma gli va male.
La vicenda è comunque un pretesto, ciò che conta sono le storie dei viaggiatori, che offrono l’occasione per spogliare in più di un’occasione Serena Grandi e le altre attrici, tante e notevoli: Anna Maria Rizzoli, Marisa Mell, Marina Frajese e una Annie Belle (vero nome: Annie Brilland) agli esordi, qui davvero incantevole. Il ladro è interpretato da Gastone Moschin, mentre il comico di turno è lo stralunato Raf Luca.

 

Sempre del 1980 è un film del terrore estremamente sanguinoso, Antropophagus, di Joe D’Amato (Aristide Massaccesi). Un gruppo di turisti in vacanza sul mare Egeo si ferma in un’isola greca, la stessa dove, nel prologo, sono stati massacrati da un misterioso assassino due giovani tedeschi.
Quasi tutti i componenti della comitiva vengono uccisi, finché si scopre che il maniaco è un uomo che tempo prima impazzì in seguito a un naufragio. Durante il quale era stato costretto a cibarsi dei cadaveri della moglie e del figlioletto.
Il maniaco viene sventrato da uno dei turisti e, nel finale, lo vediamo nutrirsi delle sue stesse interiora. Alcune scene di Antropophagus sono entrate di diritto nella storia del cinema estremo e in una di queste compare Serena Grandi: è una donna incinta a cui il cannibale estrae il feto dal ventre, divorandolo.

 

Del 1983 è Acapulco, prima spiaggia… a sinistra, una commedia di Sergio Martino abbastanza divertente, tutta incentrata sui tentativi fallimentari di due amici bolognesi (Andrea Roncato e Gigi Sammarchi) di abbordare belle donne sulla spiaggia di Cesenatico.
Tra le attrici, oltre a Serena Grandi, che interpreta la maschera di un cinema a luci rosse, troviamo Anna Kanakis.

 

La grande occasione di essere la protagonista assoluta di una pellicola per Serena Grandi giunge nel 1985, quando appunto Tinto Brass la sceglie per interpretare Miranda, liberamente ispirato alla commedia di Carlo Goldoni “La locandiera”.

 

Dopo il grande successo personale ottenuto, Serena Grandi (definita la “supermaggiorata” per via delle sue misure: 100-60-100) gira a ruota un nuovo film erotico, La signora della notte (1985), di Piero Schivazappa. Anche in questo caso è una donna sposata e annoiata, Simona, che si concede delle avventure extraconiugali.

 

Il 1987 è un altro anno di superlavoro per l’attrice. Tra i vari film interpretati spicca la commedia a episodi di Sergio Corbucci Rimini Rimini, che fa registrare un notevole incasso.
Nell’episodio che la vede protagonista, Serena Grandi è Lola, una donna decisa a sedurre e a vendicarsi di un integerrimo pretore (Paolo Villaggio).

 

In Roba da ricchi, diretto da Sergio Corbucci nel 1987, Paolo Villaggio e Serena Grandi sono ancora una volta accoppiati nell’episodio in cui un maldestro assicuratore viene sedotto da una delle sue clienti, che vuole eliminare il marito e intascare l’assicurazione.

 

Lo stesso anno vede Serena Grandi protagonista del thriller erotico (“stile Brian De Palma”, lo descrisse lei durante un’ospitata nel gioco televisivo Pentatlon, presentato da Mike Bongiorno), piuttosto sfortunato al botteghino: Le foto di Gioia, di Lamberto Bava.
La proprietaria di un settimanale per adulti viene presa di mira da un assassino psicopatico, che comincia a uccidere le modelle che lavorano per lei.
Il film ha dei buoni momenti visionari. Lo stesso regista, tuttavia, ha più volte affermato di non essere particolarmente soddisfatto del risultato e a dire il vero non è stato tenero nemmeno nei confronti dell’attrice: “Si è capito che se non mostra il culo non lo va a vedere nessuno! Perché come attrice non ci crede nessuno” (Conversazione con Lamberto Bava, a cura di Alberto Morsiani, Rosso Italiano 1977-1987, Sequenze n. 7).

 

Decisamente poco riuscito, nonostante il prestigio del regista Dino Risi, è Teresa, sempre del 1987. Serena Grandi appare oltretutto poco credibile nel ruolo di un’avvenente camionista romagnola.

 

 

Con il produttore Luciano Martino Serena Grandi torna a lavorare nel 1995 in uno degli ultimi film in cui è protagonista.
Lo strano caso di Olga O
, diretto da Antonio Bonifacio, è il rifacimento del thriller italiano degli anni settanta, Lo strano vizio della signora Wardh, prodotto dallo stesso Martino per la regia del fratello Sergio e con Edwige Fenech.
Antonio Bonifacio ha raccontato così il rapporto con Serena Grandi: “Simpatica, però all’inizio non mi voleva, andava dalla produzione e diceva: ‘Ma il ragazzino sa cosa sta facendo?’” (Nocturno Cinema n. 8, ottobre 1998).

 

Francesca Dellera

 

Nata a Latina, dopo aver interrotto gli studi Francesca Dellera (vero nome Francesca Cervellera) inizia a lavorare come fotomodella. Posa davanti all’obiettivo di grandi fotografi come Helmut Newton e Annie Leibovitz.
Esordisce come attrice nel 1986 in un piccolo ruolo nel film di Castellano e Pipolo Grandi magazzini: è la ragazza in rosso a cui si solleva la gonna passando sopra le grate del marciapiede. La fama però giunge l’anno seguente, quando Tinto Brass la vuole per impersonare Rosalba in Capriccio.
Non si può dire che l’attività cinematografica di Francesca Dellera, a dispetto della sua esuberanza fisica, sia stata particolarmente corposa. Subito dopo il buon esito di Capriccio, ha partecipato all’episodio di Roba da ricchi (1987) nel quale un prete (Renato Pozzetto) somiglia all’uomo che turba i sogni della principessa Topazia.

 

Il 20 febbraio del 1988 è ospite del varietà Raffaella Carrà Show, trasmesso in prima serata da Canale 5.

 

Tra un film e l’altro, Francesca Dellera si dedica alla pubblicità: nel 1989 diviene la protagonista di uno spot molto trasmesso all’epoca, quello per l’olio Ip, girato a Milano nella stazione di servizio di via Lorenteggio, diretto da Maurizio Nichetti.
La stessa attrice non nascose che la partecipazione a uno spot pubblicitario rendeva “tantissimo. Senz’altro più di un film, se si considera che si lavora un giorno o due e non bisogna studiare la parte”.

 

Delle sole cinque pellicole interpretate una è certamente di pregio. In La carne, del 1991, la Dellera mette tutta se stessa nel vestire (si fa per dire) i panni di un personaggio con il suo stesso nome.
Uscita da una relazione finita e da un aborto, Francesca conosce Paolo, impiegato comunale, con cui intreccia una claustrofobica relazione.
Il regista Marco Ferreri ha spiegato a modo suo il grande successo che in quegli anni otteneva la Dellera: “Ogni periodo, ogni due o tre generazioni, salta fuori un nuovo tipo di donna. Una volta c’era la Muti, adesso c’è la Dellera. Una che va a una cosa di macchine a Bologna, poi si mette per strada, su un palco, e vanno ottomila a vederla, non salta non balla non dice le poesie, allora sembra che qualche cosa vorrà dire”.

 

L’ultimo film con Francesca Dellera distribuito a tutt’oggi nelle sale è la coproduzione italo-francese L’orso di peluche (1994), di Jacques Deray.
Il protagonista, Jean Rivière (Alain Delon), un famoso ginecologo, è in crisi con la moglie e ha una relazione con la bella Holly, che lavora come disc-jockey in discoteca. Un giorno l’uomo riceve il messaggio di qualcuno che lo minaccia di morte.

 

L’ultima esperienza della Dellera su un set è per il film tv La contessa di Castiglione, trasmesso in due puntate da Rai1 nel 2006.

 

 

Debora Caprioglio

 

Debora Caprioglio, nata a Mestre, a soli diciassette anni partecipa al concorso “Un volto per il cinema”.
Viene notata dall’attore e regista tedesco Klaus Kinski, che insieme al produttore Augusto Caminito la fa debuttare nei film Kinski Paganini (uscito nel 1989), del quale Kinski è interprete principale, e Grandi cacciatori, diretto dallo stesso Caminito nel 1988 (distribuito nelle sale solo all’estero).

 

 

Segue l’horror La maschera del demonio, di Lamberto Bava (rifacimento dell’omonimo film del 1960 diretto dal padre Mario) e, quindi, l’incontro con Tinto Brass, che la sceglie per sostituire Mariangela D’Abbraccio nello spettacolo teatrale Lulù, e le luci dei riflettori grazie al film Paprika.
Nel 1957 la giovane Mimma arriva a Milano per lavorare in una casa di tolleranza, nella quale le viene dato il soprannome di Paprika. Dopo una serie di incontri e avventure, sposa un ricco nobiluomo di cui resta ben presto vedova lasciandole in eredità una villa, denaro nonché il titolo di contessa.
Sulla lavorazione del film, una delle altre interpreti, Martine Brochard, ha raccontato che “con Tinto devi avere i nervi saldi… Ho visto gente piangere, perché lui ti fa rigirare la scena non so quante volte, ora con un’angolazione, ora con un’altra” (Una favola chiamata cinema, di Stefano Ippoliti e Matteo Norcini, Cine70 e dintorni, anno IV n. 6).

 

 

Nel 1992 conduce il programma Conviene far bene l’amore, trasmesso da TivuItalia, una rete di ventisette emittenti locali, tra cui la toscana Rete 37.
Nel ruolo di una maestra di sesso e seduzione, Debora Caprioglio svela i segreti sexy, affiancata da un piccolo robot e con l’aiuto di spezzoni di film, aneddoti e curiosità. “La televisione mi dà l’opportunità di mostrarmi per quello che sono”, disse.

 

 

Per sfruttare la carica erotica espressa da Debora Caprioglio con Tinto Brass, il regista Sergio Martino gira nel 1992 il thriller sexy Spiando Marina, nel quale il sicario Mark intreccia una bollente relazione con Marina, la donna del boss che deve eliminare.

 

Nello stesso periodo la giovane attrice vuole dimostrare anche il proprio talento comico. Prende parte perciò all’episodio più riuscito del film di Castellano e Pipolo Saint Tropez – Saint Tropez. Il suo partner è il sempre bravo Maurizio Micheli.

 

Poi Deborah Caprioglio è la guest-star della sitcom Casa Vianello, nella puntata intitolata L’inquilina del 3° piano, trasmessa nella primavera del 1993 da Canale 5.
Debora Caprioglio interpreta Vanessa, il cui comportamento viene equivocato, portando lo scompiglio nel condominio dove abitano Sandra e Raimondo.

 

Un caso curioso riguarda la serie televisiva avventurosa in quattro puntate Isola Margherita, girata a Cuba nel 1993 dal regista Vincenzo Badolisani e che vede la Caprioglio protagonista. Congelata dai vertici Rai per ben ventidue anni, è stata trasmessa in prima visione da Rai Premium nell’estate del 2015.
Il protagonista è un giornalista che in America Latina è impegnato in una serie di inchieste pericolose.
Badolisani ha spiegato con queste parole la scelta di Debora Caprioglio come protagonista femminile: “Era un nome popolare. E stava cercando una svolta alla sua carriera. Subito dopo infatti arrivarono il film con Francesca Archibugi e il teatro. Fu molto disponibile. Ricordo che portò lei i costumi di scena: arrivò carica di bellissimi abiti, tutti firmati” (Adriana Marmiroli, La fiction italiana girata a Cuba e arrivata in tivù con 20 anni di ritardo, La Stampa, 4 agosto 2015).

 

Claudia Koll

 

Per lei hanno avuto parole di elogio registi e intellettuali come Dino Risi, Enrico Ghezzi e Pier Francesco Pingitore. Claudia Koll (il cui vero nome è Claudia Maria Rosaria Colacione) è nata il 17 maggio del 1965 a Roma. Ha frequentato la facoltà di medicina, che poi ha abbandonato per dedicarsi alla carriera d’attrice. Dopo l’esordio nel film Orlando sei (1989), di Dante Majorana, nel 1991 partecipa al provino che le cambia la vita.

 

Tinto Brass la sceglie per il ruolo della protagonista del film Così fan tutte, del 1992, nel quale il regista cita Mozart per raccontare la vicenda di una giovane donna sposata, Diana, che ha avventure con altri uomini.
È uno dei lavori più arditi di Tinto Brass e forse non a caso qualche anno più tardi, in un’intervista andata in onda durante la trasmissione di Italia 1 Fuego!, la Koll spiegò di aver accettato di interpretare Così fan tutte perché lo considerava l’unico modo per sfondare nel mondo dello spettacolo.
Se non si tratta di un pentimento (che comunque arriverà, in seguito), poco ci manca. Eppure secondo Andrea Giorgi “Cosi fan tutte è un tripudio della carne, una favola da godere tra le morbidezze di Claudia Koll, sulla sua pelle bianca e tra il vello nero e setoso del pube” (Nocturno Cinema n. 9, marzo 1999).

 

Nei primi anni Novanta i soft-core in Italia avevano ancora un certo seguito e con essi l’esibizione del corpo femminile. Il successo di Così fan tutte fa di conseguenza della Koll l’attrice sexy del momento. Tanto che il regista Alessandro Capone nel 1993 la vuole per la messa in scena della sua pièce Uomini sull’orlo di una crisi di nervi, replicata più volte. Nel 1994 è la protagonista di uno degli episodi di Miracolo italiano, diretto da Enrico Oldoini. Interpreta una giornalista che ha una passione smodata per Kevin Costner. Un noto presentatore televisivo (Ezio Greggio), ne approfitta spacciandosi per un amico dell’attore americano. L’episodio non è granché, ma alcune battute funzionano e la Koll conferisce al personaggio quantomeno una sensualità straripante.

 

Il naturale sex-appeal della Koll si impone anche in televisione, persino se si tratta di un’apparizione di pochi minuti. Come nel caso di un video registrato per i dieci anni di Videomusic, emittente fondata nel 1984.

 

Pippo Baudo la vuole per condurre il 45° Festival di Sanremo, in diretta su Rai 1 dal 21 al 25 febbraio del 1995. l’altra presenza femminile è la bionda Anna Falchi.

 

Nel 1995 esce la versione cinematografica di Uomini sull’orlo di una crisi di nervi, prodotta da Mauro Berardi (all’epoca compagno della Koll) e diretta da Capone.
Quattro amici ogni lunedì si riuniscono per giocare a carte. Quando però il poker viene loro a noia, decidono di chiamare una prostituta.
Non sanno però che Yvonne in realtà è un’amica della vera squillo. La ragazza, rispondendo al telefono, ha pensato in quel modo di imitare il proprio fidanzato, impegnato in un addio al celibato.
La doppia personalità di Yvonne rappresenta per certi versi il personaggio-tipo della Koll e oltretutto è servito forse all’attrice per liberarsi dell’imprinting brassiano.

 

Prima in tournée partendo dalla Sicilia il 29 novembre del 1995 e poi al teatro Sistina, Claudia Koll affianca Gianfranco Jannuzzo nella commedia scritta da Enrico Vaime Alle volte basta un niente, regia di Pietro Garinei e poi di Gino Landi.

 

La Koll nel 1997 conduce la puntata di Mai dire Gol del Lunedì trasmessa su Italia1 il 3 marzo. Poco dopo è la protagonista di una puntata di Viva le italiane, il varietà del Bagaglino in onda il sabato su Canale 5.

 

Nel 1997 va in onda per sei puntate in seconda serata su Italia 1 Malizie d’Italia, un programma di Gregorio Paolini dedicato alla commedia sexy all’italiana degli anni Settanta. A presentare la trasmissione è Claudia Koll, che apre la prima puntata sbucando da un enorme buco della serratura.

 

Lo stesso anno vede la Koll impegnata a correggere definitivamente la propria immagine con le serie televisiva di Rai 1 Linda e il brigadiere, per la regia di Gianfrancesco Lazotti, a cui segue nel 1998 Linda e il brigadiere 2.
In effetti l’integerrimo commissario Linda, oltretutto figlia premurosa del brigadiere Nino, è quanto di più lontano si possa immaginare dall’erotismo di Così fan tutte.
Eppure, al di là di ogni considerazione sul politicamente corretto sempre più imperante, Linda e il brigadiere resta ancora oggi una delle migliori serie italiane e permette a Claudia Koll di recitare accanto a un mostro sacro del cinema italiano come Nino Manfredi.

 

Il suo grande estimatore Pier Francesco Pingitore la ospita nello show Beato vip tra le donne, in onda il 10 gennaio del 1998 sempre su Canale 5.

 

Nella commedia Cucciolo, diretta da Neri Parenti nel 1998 e prodotta da Aurelio De Laurentiis, la Koll interpreta Claudia, una giovane donna che vorrebbe fare carriera nel mondo dello spettacolo. Una sera conosce Mimmo (Massimo Boldi), quarantenne che vive come un eterno bambino. L’incontro cambia la vita di entrambi.

 

Il giornalista Enzo Biagi intervista Claudia Koll in una puntata del programma Il Fatto, trasmessa da Rai 1 nel 1999.

 

Katarina Vasilissa

 

Nata a Dąbrowa Górnicza, in Polonia, Katarina Vasilissa (Katarzyna “Kasia” Kozaczyk), dopo gli studi artistici e un inizio come modella, nel 1992 esordisce con un piccolo ruolo nel film Enak, diretto da Slawomir Idziak.
Viene poi notata da Tinto Brass, che vorrebbe affidarle il ruolo di protagonista in un progetto tratto dal romanzo “Le Boucher” di Alina Reyes, mai portato a termine (il romanzo verrà poi trasferito sul grande schermo da Aurelio Grimaldi col titolo Il macellaio e interpretato da Alba Parietti).
L’approdo della Vasilissa su un set italiano è soltanto rimandato, perché Tinto Brass la sceglie per L’uomo che guarda, del 1994, liberamente ispirato al romanzo omonimo del 1985 di Alberto Moravia. Il protagonista è un professore universitario lasciato dalla moglie.
Come ha scritto Lorenzo Procacci Leone, “Katarina Vasilissa è a nostro avviso uno dei corpi recitanti più espressivi ed eleganti esposti nella sua oscena vetrina e la sequenza d’apertura con uno strip-tease al contrario (il vestirello) e il gioco elegante della calza nascosta rievoca un certo cinema d’immaginazione che purtroppo si appanna con l’abbuffata conseguente”.

 

Tra le poche altre esperienze recitative di Katarina Vasilissa va ricordata la partecipazione, nel ruolo di Joanna, istruttrice di educazione fisica, al quinto e ultimo episodio della serie televisiva I misteri di Cascina Vianello, andato in onda il 18 gennaio del 1998 su Canale 5.
Il telefilm, della durata di un’ora e venti e diretto da Gianfrancesco Lazotti, è intitolato Paura nella stalla. Stabilitisi in campagna, Sandra e Raimondo si dedicano ognuno ai propri interessi. Sandra fa attività fisica con l’aiuto di una bella allenatrice, mentre Raimondo vuole vincere la sagra del latte con la mucca Clarissa. Ma la morte del veterinario del paese li spinge a indagare.

 

 

Cinzia Roccaforte

 

Nel 1996 Tinto Brass ha girato il film a episodi Fermo posta Tinto Brass. Autoreferenziale sin dal titolo ma, tutto sommato, abbastanza ironico, ha come protagonista lo stesso Brass. Aiutato dalla segretaria, smista la posta che riceve ogni giorno.
Si tratta di lettere femminili che svelano le più disparate fantasie e avventure erotiche. Se il film ha un pregio, è quello di avere tra le protagoniste due tra le migliori attrici riprese dalla macchina da presa del regista. Cinzia Roccaforte, che interpreta proprio la bella e disinibita segretaria, e Cristina Rinaldi, nel ruolo della napoletana, sposata con un uomo che ha il vizio del gioco.

 

Nata a Bastia Umbra, in provincia di Perugia, Cinzia Roccaforte ha vinto nel 1990 il concorso di bellezza Miss Teenager.

 

Prima di intraprendere la carriera d’attrice, ha studiato recitazione presso la Scuola di teatro La Scaletta di Roma. Dopo il film di Tinto Brass, nel 1996 dimostra un notevole talento comico interpretando Ubalda, il personaggio femminile principale della tarda commedia sexy Chiavi in mano, rifacimento di Quel gran pezzo della Ubalda, tutta nuda e tutta calda, entrambi prodotti da Luciano Martino e diretti da Mariano Laurenti.

 

Di tutt’altro genere è il successivo La jena, un thriller erotico del 1997 che porta la firma di Joe D’Amato (Aristide Massaccesi). Il suo ruolo è quello di Eva, un’indossatrice sposata con un ricco uomo d’affari. Quando il delinquente Roy penetra in casa e sequestra lei e la sorella, Eva si accorda con lui per estorcere un’ingente somma di denaro al marito.

 

Nello stesso anno recita nel film d’azione Aria compressa – Soft Air (regia di Claudio Masin), in cui un gruppo di ragazzi partecipa a un gioco chiamato Softair, la simulazione di un azione militare che però si rivela una trappola mortale.

 

Un altro film indipendente e poco visto, nonostante il discreto cast (che comprende Paola Onofri, Leo Gullotta, Barbara Livi e Gastone Pescucci) è Io, tu e tua sorella, regia di Domenico Porzio. Cinzia Roccaforte interpreta Elena, che ha una relazione col protagonista.

 

Odi et amo, diretto nel 1998 dall’esordiente Maurizio Anania, prodotto dalla Farland Group Cinematografica, la Gold Film di Remo Angioli e le Edizioni Star Comics, è incentrato sulla vita difficili di alcune adolescenti nel Sud Italia. Anche in questo caso Cinzia Roccaforte ha un ruolo di contorno.

 

Cristina Rinaldi

 

Maria Cristina Rinaldi è nata a Roma. Uno dei primi film a cui partecipa è la commedia moderatamente sexy Il lupo di mare, diretto nel 1987 da Maurizio Lucidi, che ha per protagonisti Andrea Roncato e Gigi Sammarchi.
Un cameriere si trova a lavorare su una nave da crociera piena di splendide ragazze.

 

Nel 1991 è una delle centraliniste sexy nel gioco televisivo Cos’è cos’è, ideato e condotto da Jocelyn (Jocelyn Hattab) tra luglio e settembre alle 19.30 su Canale 5.

 

Un’altra commedia di ambientazione balneare e ovviamente con molte attrici discinte è Abbronzatissimi (1991, regia di Bruno Gaburro).
Cristina Rinaldi fa bella mostra di sé nella parte di Puffy, che viene abbordata da Teo Teocoli e Mauro Di Francesco, spacciatisi per ricchi imprenditori, ma li scarica quando scopre che sono senza una lira.

 

Sul film Kreola, una poco riuscita pellicola tra il drammatico e l’erotico diretta da Antonio Bonifacio nel 1993 con protagonista Demetra Hampton, il regista si è espresso con queste parole: “È un film che non ha storia, non ha nulla e poi gli attori sono tutti sbagliati; a Santo Domingo non avevo né carrello né binario, solo la macchina da presa e la pellicola” (Manlio Gomarasca, Bonifacio … c’è!, Nocturno Cinema n. 8, ottobre 1998).

 

Insieme a Manuela Arcuri, Cristina Rinaldi forma una coppia di splendide attrici di cui si invaghiscono i due protagonisti della commedia Gratta e vinci, scritto da Sergio Vastano e Sergio Martino e diretto da Ferruccio Castronuovo (aiuto regista, collaboratore di Fellini e Scola, figura da riscoprire del cinema italiano) nel 1996.

 

Sempre per la regia di Jocelyn partecipa nell’estate del 2000 alla seconda edizione del gioco televisivo Sette per Uno, in onda da uno studio appositamente allestito nel parco giochi di Mirabiliandia a Ravenna e trasmesso da Rai 1 in prima serata.
A condurre è Gigi Sabani, affiancato anche da Ela Weber, Donatella Pompadour e Raffaella Bergè.

 

Nel 2005 Cristina Rinaldi è tra i conduttori del programma Sportello Italia, trasmesso da Rai International.

 

Sempre su Rai International ha presentato il programma Italia è (tra il 2010 e il 2011).

 

Anna Ammirati

 

Nata a Napoli, Anna Ammirati ha esordito come attrice con un piccolo ruolo nello sceneggiato televisivo Positano, diretto nel 1996 da Vittorio Sindoni.
L’anno successivo, ad appena diciotto anni (studia all’Università La Sapienza di Roma), viene catapultata da protagonista sul set del film di Tinto Brass Monella. Secondo alcune versioni l’incontro tra i due sarebbe avvenuto a causa di un incidente (ma potrebbe essersi trattata di una mossa pubblicitaria).
La ragazza sta percorrendo in bicicletta il Lungotevere, a Roma, quando a un semaforo viene tamponata dall’automobile con a bordo Tinto Brass e la moglie. “Sono caduta, con le gambe al vento. Allora Tinto è sceso di corsa per soccorrermi. L’ho riconosciuto subito e ancora per terra gli ho detto che non l’avrei denunciato se mi avesse fatto un provino. Infatti qualche giorno dopo mi è arrivata la convocazione”.
Il giocoso e seducente ritratto di Lola, una ragazza vivace e disinibita che sta per sposarsi ma che non vuole arrivare illibata al matrimonio, non sfonda al botteghino italiano. Monella però ha un successo trionfale sul mercato estero, grazie anche al manifesto con in bella vista le natiche di Anna Ammirati seduta sul sellino della bicicletta. Tanto che le riviste di tutto il mondo dedicano alla giovane attrice servizi e copertine.

 

Yuliya Mayarchuk

 

Yuliya Mayarchuk (Julija Majarčuk) è nata in Ucraina. Tinto Brass l’ha scoperta casualmente e ne è rimasto folgorato. “La protagonista è una russa, anzi ucraina, di ventidue anni, Yuliya Mayarchuk, che ho incontrato a Napoli in una pizzeria dove faceva la pizzaiola; non che facesse la pizza ma, insomma, portava la pizza ai tavoli, ed è molto intrigante, ha il broncio di Brigitte Bardot, il culetto che sembra disegnato da Milo Manara” (T… come Tinto, di Umberto Sebastiano, Nocturno Cinema n. 11, luglio-settembre 1999).
Nel 1999 il regista la fa esordire nel cortometraggio Sogno (diretto da Nicolaj Pennestri) della serie Corti circuiti erotici. Per poi sceglierla come protagonista di Tra/sgre/dire, uscito nel 2000 e non certo uno dei migliori film di Tinto Brass.
Yuliya Mayarchuk interpreta Carla, una giovane veneziana fidanzata con Matteo, con cui intende andare a convivere a Londra e che non riesce a reprimere la propria gelosia. Per scoprire infine che la gelosia è la scintilla che ravviva il rapporto di coppia.
In una recensione Daniele Aramu (Nocturno Cinema n. 13, giugno-luglio 2000) ha sottolineato che Yuliya Mayarchuk è il “manichino prodigioso di una messinscena che le impone novantadue minuti di palpeggiamenti molesti”.

 

Nel 2004 Yuliya Mayarchuk interpreta la dottoressa Svetlana nella curiosa sitcom comico-fantascientifica in 10 episodi Italiani nello spazio, andata in onda sul canale Fox (Sky) e diretta da Tino Franco. Protagonisti sono i portinai di una stazione spaziale orbitante.

 

Tra film e serie televisive, l’attrice è protagonista anche di vari cortometraggi. Merita un’occhiata I really love, del 2009 (regia di Nicola K. Guarino), nel quale recita accanto a Chiara Francini.

 

 

 

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