L’ARTIGIANATO ITALIANO VENDE ALL’ESTERO

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L’artigianato italiano riesce a sopravvivere vendendo all’estero. Il 99% delle aziende italiane sono micro, piccole e medie imprese artigiane. Hanno sempre avuto molta difficoltà a ottenere i finanziamenti necessari per svolgere la propria attività. Esportazione del cibo italiano Tuttavia, nel 2017 le esportazioni di beni e di servizi prodotti dalle imprese di ridotte dimensioni arriva a pesare considerevolmente. Il buon andamento di questo tipo di esportazioni colloca l’Italia al terzo posto dell’Unione europea, dietro la Spagna e la Germania. Globalizzazione Alcuni economisti ritenevano che alla prima crisi queste imprese sarebbero scomparse. Solo le grandi imprese avrebbero dovuto resistere alle due grandi sfide della nostra epoca. Una sfida è laglobalizzazione,la possibilità delle merci di spostarsi liberamente in tutto il mondo. La globalizzazione ha messo in concorrenza le nostre merci con quelle prodotte in Paesi dove il costo del lavoro è molto basso. Questo avrebbe potuto provocare la chiusura delle aziende che producono a prezzi maggiori delle imprese concorrenti. Informatizzazione Il secondo problema è quello dovuto all’aumento dei costi legato allainformatizzazionedel processo produttivo. Richiede notevoli investimenti anche per la preparazione del personale. Solo le grandi imprese avevano la possibilità di fare sistema e di acquisire i finanziamenti necessari all’informatizzazione. Al contrario le micro, le piccole e le medie imprese non potevano destinare risorse all’uso degli strumenti informatici. Gli economisti ritenevano che l’innovazione tecnologica sarebbe stata essenziale per sopravvivere alla concorrenza. Microimprese nei lavori edili Nell’Unione europeail 90% delle aziende fanno parte delle micro, piccole e medie imprese artigiane. Danno lavoro ai due terzi dei lavoratori europei. Sono considerate il motore dell’economia. Un apposito regolamento emanato dall’Unione europea ha definito le loro caratteristiche. Lamicro impresaha un numero di dipendenti inferiore a 10 e realizza un fatturato non superiore a 2 milioni di euro. Lapiccola impresaoccupa un numero di dipendenti inferiore ai 50 e realizza un fatturato non superiore ai 10 milioni di euro. Lamedia impresaoccupa un numero di dipendenti inferiore ai 250 e realizza un fatturato inferiore o uguale ai 50 milioni di euro. Calzolaio artigiano Le micro, le piccole e le medie imprese in Italia coprono l’80% dell’occupazione. Dal 2016 ai nostri giorni il numero delle micro, piccole e medie imprese è cresciuto portandosi a livelli pre-crisi 2008. È considerevolmente diminuito il numero delle micro, piccole e medie imprese artigiane uscite dal mercato a seguito di fallimento e di liquidazione volontaria. Artigianato industriale Il numero degli occupati, grazie all’aumento dell’ultimo biennio, nel 2018 segna un completo recupero rispetto al massimo pre-crisi di aprile 2008. Le ore lavorate rimangono però inferiori quasi del 5%. Gli ultimi dieci anni hanno segnato la diminuzione degli occupati indipendenti a fronte di un aumento del lavoro dipendente anche se a termine. Sartoria Il lavoro indipendente ha registrato una pesante riduzione del guadagno di ogni addetto. Tra il 2006 e il 2016 il reddito da lavoro indipendente medio per ogni lavoratore è sceso quasi del 15%. Quindi nonostante si siano ridotte le possibilità di guadagno i lavoratori artigianali in proprio resistono. Molte aziende di piccole o piccolissime dimensioni continuano a lottare nella speranza che la crisi finisca e l’attività resti ai figli, agli eredi e ai dipendenti. Statuto della Società dei mercanti di Bologna, 1329 L’Italia ha una tradizione antica riguardo le attività artigianali. Gli artigiani si organizzarono incorporazionidelle arti e dei mestieri a partire dal XII secolo. Nell’Europa del nord si chiamavano gilde. Le corporazioni avevano come primo scopo la sorveglianza sulla qualità del prodotto. Inoltre assistevano gli artigiani membri della corporazione in caso di tracolli finanziari, di malattie, disgrazie e lutti. L’arte del sarto nel medioevo L‘apprendistatoera complesso, oggetto di grande cura e attenzione. Di solito non era a carico del maestro dell’arte, ma gli aspiranti artigiani pagavano per essere preparati nell’attività artigianale. Inoltre prestavano gratuitamente il loro aiuto nella bottega. Per diventare maestri dell’arte dovevano superare alcune prove particolarmente impegnative fra le quali il cosiddettocapolavoro. Questo era il nome dell’opera che doveva realizzare l’apprendista per diventare professionista. Perugia. Palazzo dei Priori, Collegio della Mercanzia Lo scopo della cura maniacale riservata all’attività artigianale era quello di produrre prodotti di grande qualità e di assoluta eccellenza. La concorrenza tra le città produttrici era spietata. Solo coloro che lavoravano in modo superlativo ed erano preceduti dalla fama dei loro prodotti potevano esportare sui mercati più prestigiosi. Pietro Piffetti, ebanista A muovere il mercato è sempre il prodotto di lusso richiesto dalle piazze in cui si concentra il denaro. Fin dai tempi delle Repubbliche marinare le galee solcavano i mari e le carovane percorrevano le vie della seta per trasportare prodotti di eccellenza.