L’AMERICA “COAST TO COAST” DEI GRANDI FOTOGRAFI

L’AMERICA “COAST TO COAST” DEI GRANDI FOTOGRAFI

I fotografi ci hanno fatto capire per primi che l’America è un grande Paese.Bagnata da due oceani, si estende dalla costa Est alla costa Ovest attraverso paesaggi mutevoli. Un Paese percorso da strade infinite, che come lunghi nastri d’argento si distendono davanti fino all’orizzonte. Non stupisce che una tale conformazione ambientale inviti a viaggiare. L’America può essere definita un paese di viaggiatori: le lunghe carovane degli agricoltori e dei mandriani (cow boy) che attraversavano le pianure del West, i cercatori d’oro, fino ai disperati in cerca di lavoro ai tempi della Grande depressione degli anni trenta o a Jack Kerouac e aPirsigin viaggio con auto e moto sulla Route 66.Questo grande paese, quasi un continente, da un secolo e mezzo è stato percorso dai fotografi. Fotografi che non si sono limitati a ritrarre le pur numerose e a volte uniche bellezze naturali, ma si sono avventurati nel tessuto urbano delle città. Quello che interessava veramente ai fotografi era il paesaggio modificato dalla presenza dell’uomo: l’affascinante e inquietante mix di natura e cultura.Abbiamo immaginato un viaggio che si snoda da costa a costa, accompagnato da venti foto significative che ritraggono altrettante località. Oltre che nello spazio è anche una sorta di viaggio nel tempo grazie a cinque fotografi. Infatti, gli scatti di Walker Evans sono degli anni quaranta, quelli di Robert Franck dei cinquanta, di Lee Friedlander dei sessanta, di Stephen Shore dei settanta e quelli di Joel Sternfeld degli anni ottanta. Il nostro viaggio parte da New York, la città che riassume i vizi e le virtù del popolo americano, un simbolo di ferro e cemento. Sintesi frenetica e ipertrofica di un intero paese.Friedlander la vede come un reticolo metallico che imprigiona più che accogliere vaghe figure umane. Figure che appaiono in continuo movimento, ma è un movimento fine a se stesso, svuotato di senso, inutile. Seconda tappa Philadelphia, la città dove furono firmate la dichiarazione di indipendenza e la costituzione americana. Raffinata, elegante e formale.In questa foto Shore la riprende invecchiata, con i suoi muri di mattoni cotti e la sua rigida struttura scalfita soltanto dall’idrante color rosso in primo piano. Nel mezzo un magro albero e i suoi rami, che divide lo spazio in modo armonioso. Cincinnati è detta anche la “Parigi d’america” per le sue bellezze architettoniche che ricordano vagamente quelle della Ville lumiere.Il fotografo la immortala in un gioco di riflessi dove si erge a protagonista un lampione old style. Chicago è la città della musica blues. Lo diventò durante la Grande migrazione, quando un folto numero di lavoratori afroamericani si trasferirono dalle campagne di Mississippi, Alabama e Louisiana per cercare lavoro nelle fabbriche di Chicago.Walker Evans ne dà un’immagine spiritosa, che mette in primo piano la pubblicità di uno spettacolo di burlesque. Famosa come la “Capitale del vizio” negli anni del proibizionismo sotto la gestione di Tom Pendergast, Kansas City è oggi una tranquilla cittadina delmidwest.Una atmosfera tranquilla emana anche dalla foto di Friedlander che ritrae una strada desolata, priva di presenze umane, decorata dalla presenza di alcune insegne con un aereo che solca il cielo in lontananza. Denver fu fondata nel 1858 come città mineraria, durante la corsa all’oro verso la costa occidentale degli Stati Uniti.Evans enfatizza la strana facciata di questa costruzione in legno dove spiccano, in un naturale tocco di surrealismo, quattro numeri dipinti. Fondata dai mormoni nel 1847, che negli anni hanno ampiamente irrigato e coltivato l’arida valle, Salt Lake City è ancora oggi sede del quartier generale della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni.La foto di Friedlander, pur in tutta la sua ricercata ambiguità, ha al suo centro una giovane donna in abiti succinti che richiama le polemiche sulla poligamia che infuriarono nel passato. La più grande città al mondo, dopo il Cairo, edificata su una terra desertica.Il fotografo a ragione enfatizza lo sviluppo orizzontale di Los Angeles, ritraendo una serie di stazioni di servizio che si inseriscono in un mare di insegne colorate dove gli spazi sono scanditi dalle linee verticali dei lampioni. Amena località californiana nota per le terme, gli alberghi eleganti, i campi da golf e i centri benessere. Spesso scelta dai registi di Hollywood come ambientazione di lusso (“American Gigolo” ed “Ocean Eleven”).Joel Sterfeld introduce in questo ambiente raffinato una nota di inquietudine immortalando uno strano spettacolo: nelle prime ore del mattino, di fronte a una sfarzosa villa tra le palme, un’auto è precipitata da una scarpata. Tucson è una città che sorge nel deserto di Sonora, nello stato dell’Arizona. Uno dei deserti più estesi e più caldi del Nord America, che si estende sugli stati dell’Arizona, della California e la regione messicana di Sonora. Caratterizza il paesaggio di questo deserto la presenza del cactus saguaro.La foto mostra una piscina dove galleggiano pannelli solari, sullo sfondo la silhouette dell’immancabile saguaro e all’orizzonte le montagne di Santa Catalina. Il nome di El Paso, città al confine con il Messico, rimanda immediatamente all’immaginario western. El Paso Street, la strada più antica della città, è stata calpestata dalle suole degli stivali di Wyatt Earp, Pat Garrett, Billy the Kid e Pancho Villa.Shore con il suo scatto costruisce una parodia di un duello western del cinema. L’uomo, preso di spalle, è nella posizione giusta e dall’altra parte della strada, appoggiato a un palo sta il suo “avversario”. Il nome completo di Santa Fe è “La Villa Real de la Santa Fé de San Francisco de Asís­” cioè “La città reale della Santa fede di San Francesco di Assisi”.Robert Frank ne fa una specie di luogo metafisico, dominato dalla presenza di distributori dal “volto umano” che ricordano i manichini di De Chirico. Houston, in Texas, è una grande metropoli che si estende fino alla baia di Galveston. È strettamente legata allo Space Centre Houston, il centro visitatori del complesso per l’addestramento degli astronauti e il controllo di volo della Nasa.Qui persino un semplice cartello, che denuncia la scomparsa di un cane promettendo una lauta ricompensa, sembra un razzo pronto a partire per lo spazio. La città di New Orleans è la culla del jazz. Musica inventata dai neri per sollazzare gli ospiti bianchi dei bordelli di Storyville, il celebre quartiere a luci rosse racchiuso fra Basin Street e St. Louis Street.L’autobus immortalato da Robert Frank viaggia attraverso un’atmosfera di tensione razziale. La foto fu scattata solo poche settimane prima del rifiuto di Rosa Parks di cedere il suo posto sul bus a un bianco, quando ancora esistevano i posti separati sui mezzi pubblici del Sud. Memphis e diventata tristemente famosa per essere stata il luogo dove, nel 1968, Martin Luther King venne raggiunto alla testa da un proiettile calibro 30, sparato da un fucile di precisione mentre si trovava da solo sul balcone al secondo piano del Lorraine Motel.Anche in questa foto la questione razziale degli anni cinquanta è in primo piano. In uno squallido cesso senza finestre un lustrascarpe negro pulisce le scarpe di un bianco. La città di Orlando, in Florida, è la capitale mondiale dei parchi divertimento: non esiste una altra città, in tutto il resto del mondo, che possa vantare all’interno del suo territorio la presenza di così tanti parchi a tema. In testa, ovviamente c’è Disney World, seguito dagli Universal Studios e da Legoland.La foto mette in mostra il lato “triste” del divertimento, la mancanza di naturalezza e di spontaneità. Chippewa Square è la piazza di Savannah resa famosa dal film “Forrest Gump”: il luogo dove Tom Hanks seduto su una panchina dispensa perle di saggezza a perfetti sconosciuti (“la vita è come una scatola di cioccolatini…”).Robert Frank vi fotografa una coppia di persone normali che ha appena comperato una scatola di cioccolatini (molto prima che uscisse il film). Della vivace città dove nacque il charleston, il ballo che diventò la colonna sonora dell’età del jazz, rimane veramente poco. Oggi prevale la sua aria seriosa negli edifici squadrati di inizio novecento.Nella foto di Shore un imponente palazzo dalle forme geometriche ripreso in una sintesi armonica di volumi. La città che fu la capitale della Stati Confederati d’America del Sud durante la sanguinosa Guerra di secessione pagò un prezzo particolarmente elevato in termini di morti e distruzioni. La ricostruzione non fu né semplice né immediata.Nella foto vediamo la Richmond odierna in uno degli esempi più compiuti dell’estetica della foto istantanea, che sta alla base nello stile di Stephen Shore. Il viaggio si conclude a Washington, la capitale. La città si contraddistingue per gli imponenti monumenti e per gli edifici neoclassici, tra cui le tre sedi in cui sono suddivisi i poteri dello Stato: il Campidoglio (la Camera), la Casa Bianca (il Presidente) e la Corte Suprema (la testa della magistratura).Questa foto scattata nel 1962 appare sorprendentemente profetica riguardo al futuro del presidente John Kennedy, che verrà ucciso l’anno dopo.