LA SERIE DEL VERO SHERLOCK HOLMES

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Passata in sordina qui in Italia, la serie britannicaLe avventure di Sherlock Holmesha restituito al segugio di Baker Street la sua essenza più pura.La serie è composta di 41 episodi (36 da un’ora più 5 special formato film) prodotti dalla Granada Television dal 1984 al 1994 e suddivisi in quattro parti, ciascuna intitolata come la raccolta in cui sono stati raggruppati i racconti originali diArthur Conan Doyle:Le Avventure di Sherlock Holmes,Il Ritorno di Sherlock Holmes,Il Taccuino di Sherlock Holmes,Le Memorie di Sherlock Holmes. L’abilità diJohn Hawkesworthe degli altri sceneggiatori fu quella di restare estremamente fedeli al materiale di partenza, pur sovrapponendogli un po’ diiconografia apocrifache si è formata in un secolo.Ad esempio, la leggendaria frase“Elementare, mio caro Watson”e il berretto modello deerstalker che identifica subito Holmes non appartengono ai libri, ma risalgono all’interpretazione teatrale diWilliam Gilletteagli inizi del Novecento. Nella serie della Granada Television, Sherlock Holmes usa di rado la parola “elementare” e indossa il deerstalker (copricapo da caccia) solo quando va in campagna. A livello di sceneggiatura, i “tradimenti” furono pochi e tutti perdonabili. Come l’idea di inserire l’arcinemicoprofessor Moriartynell’episodioLa Lega dei Capelli Rossi, al fine di collegarlo con quello successivo,Il Problema Finale. Più spinoso fu il problema della tossicodipendenza. Nei primi racconti, Doyle narrava che Sherlock Holmes assumeva sostanze stupefacenti per stimolare la mente nei periodi di noia tra un caso e l’altro. Con il tempo, Doyle smise di fare accenno alla cosa.MaJeremy Brett, l’attore che interpretava Holmes nella serie, preoccupato dal fatto che lo show fosse seguito anche dai bambini, chiese agli sceneggiatori di rendere esplicita la fine della tossicodipendenza. Ecco quindi che, nell’episodioIl Piede del Diavolo, c’è una scena in cui Sherlock seppellisce la siringa. Baker Streetfu interamente ricostruita in studio e il set rimase aperto al pubblico fin quando venne smantellato nel 1999.Per le altre location furono utilizzate splendide residenze d’epoca vittoriana e relativi giardini, comeAdlington Hallnel Cheshire eHallerton Castlenello Yorkshire. Le musiche furono affidate aPatrick Gowers(1936-2014), compositore molto attivo tra teatro e televisione. Nei titoli di coda di alcuni dei primi episodi furono utilizzati, come una sorta distoryboard,i disegni che l’illustratoreSidney Pagetrealizzò per la prima edizione dei racconti di Doyle sulla rivistaStrand Magazine. Tra i volti celebri che si sono avvicendati negli episodi ricordiamo la defuntaNatasha Richardson(figlia del regista Tony e di Vanessa Redgrave, nonché moglie di Liam Neeson),Nicholas Clay(il Lancillotto diExcalibur),Freddie Jones(The Elephant Mandi David Lynch),Frank Finlay(candidato all’Oscar per l’Otellodel 1965 con Laurence Olivier),James Purefoy(The Followingcon Kevin Bacon in tv,Solomon Kaneal cinema),Ciaràn Hinds(Giulio Cesare inRoma, Mance Rayder nelTrono di Spade). Un giovane e sconosciutoJude Law, poi dottor Watson cinematografico, apparve nell’episodioShoscombe Old Placenei panni di un giovane stalliere. L’episodioLa Scuola del Prioratofu diretto daJohn Madden, futuro regista diShakespeare in Love. Per quanto riguarda irecurring roles, troviamoRosalie Williams(Mrs. Hudson),Colin Jeavons(l’ispettore Lestrade) eEric Porter(il professor Moriarty). Charles Gray, famoso per essere stato il cattivo di007: Una Cascata di Diamantie il narratore diThe Rocky Horror Picture Show,riprese il ruolo di Mycroft Holmes, fratello maggiore di Sherlock, dopo averlo già interpretato nel film commedia del 1976Sherlock Holmes: Soluzione Sette per Cento. Veniamo finalmente alla coppia di protagonisti.David Burke, padre di Tom Burke (l’Athos diThe Musketeers), lasciò i panni delDottor Watsondopo i 13 episodi della prima stagione per recitare nella Royal Shakespeare Company. Lui stesso chiese ai produttori di sostituirlo con il suo vecchio amicoEdward Harwicke(1932-2011), figlio del più celebre Cedric (il faraone deI Dieci Comandamenti). La sostituzione funzionò egregiamente. E comunque gli occhi di tutti erano puntati su di lui,Jeremy Brett, l’attore che è riuscito a strappare il titolo di miglior Sherlock di sempre al vecchio Basil Rathbone, che l’aveva impersonato al cinema negli anni trenta e quaranta. Jeremy Brett (all’anagrafe William Peter Huggis), attore britannico di solida formazione shakespeariana, curiosamente nel 1980 aveva interpretato Watson neIl Crocifero di Sangue(versione teatrale del romanzoIl Segno dei Quattro), al fianco del grande Charlton Heston nei panni di Holmes. Promosso al ruolo di Sherlock Holmes, Brett si buttò a capofitto nella parte. Studiò i testi a menadito e arrivò a inventarsi un’infanzia infelice del personaggio di cui non c’era traccia nei libri. Alcuni ricordano d’averlo sentito mormorare:“Immagino abbia visto sua madre per la prima volta a otto anni…”. Fu Brett a conferire a Sherlock Holmes quei tic e quelle nevrosi che oggi gli vengono associati: sguardo assorto e annoiato con improvvisi lampi d’attenzione, un modo teatrale e un po’ buffo di muoversi e gesticolare, brevi risatine quasi isteriche… Ma attenzione: la sua era un’esuberanza realistica e contenuta che serviva a rendere il personaggio non bizzarro, bensì più umano. Cioè a dargli un’interiorità sofferta che, con improvvisi sprazzi d’emotività, che andasse a scalfire la fredda razionalità e il rigido aplomb inglese del personaggio (che Brett rendeva comunque divinamente). Gli interpreti successivi,Benedict CumberbatcheJonny Lee Millerin tv,Robert Downey Jr. al cinema, hanno preso la lezione di Jeremy Brett e l’hanno portata all’estremo per ottenere l’effetto contrario e rendere il personaggio di Sherlock Holmes sempre più grottesco e caricaturale, quasi un cartoon. Il 4 luglio 1985 la seconda moglie di Brett, Joan Sullivan, morì per cancro al fegato. Jeremy si buttò sempre più nel lavoro, tanto che la personalità di Holmes finì quasi per sostituirsi alla sua. Se lo sognava di notte e non riusciva più a pronunciare il suo nome, chiamandolo“lui”o“tu sai chi”. Brett con Jean Conan Doyle, figlia di Sir Arthur. Alla fine Jeremy Brett fu ricoverato in una clinica psichiatrica, dove gli fu diagnosticato un disturbo bipolare della personalità. Le pastiglie di litio che gli furono prescritte per curare gli sbalzi d’umore lo portarono a soffrire di ritenzione idrica e aumento di peso, il che complicò la sua salute fisica già malferma. Jeremy infatti soffriva fin da piccolo di febbri reumatiche, inoltre era nato con il cuore grosso il doppio del normale, il che lo costringeva a portare una bombola d’ossigeno sul set. Ciononostante continuava a mettere a repentaglio la salute per la recitazione, fumando pipa e sigarette, saltando sui mobili, arrampicandosi su tetti e sdraiandosi a terra per seguire tracce. Terminata la quarta stagione, Brett apparve sugli schermi per l’ultima volta nel filmMoll Flanderscon Morgan Freeman e Robin Wright (dal romanzo di Daniel Defoe), dopodiché morì d’infarto a 61 anni il 12 settembre 1995. Che James Brett nel telefilm di cui è stato protagonista rappresenti la versione di Sherlock Holmes definitiva lo dimostra il semplice fatto che tutto quanto è stato realizzato in seguito (lo strombazzatoBbc Sherlockcon il tetro manichino Cumberbatch, il clone americanoElementarycon l’hipster Lee Miller, i film per il grande schermo della ditta Guy Ritchie & Poveri con la macchietta Downey Jr) è solo rivisitazione o variazione sul tema. Omaggio dell’autore dell’articolo (Immagini trovate nel Web: © degli aventi diritto). Tutto interessante ma i commenti su sherlock e ritchie sono asinini! I film con downey sono una variazione divertente e la serie con cumberbatch é straordinariamente inventiva recitata splendidamente e di altissima qualità per la produzione, é difficile prendere sul serio l’autore dell’articolo con commenti simili… Il materiale di partenza – le long e short stories di Doyle – si prestano alle interpretazioni più varie. Lo scrittore, come è noto, era arrivato al punto di vedere in Holmes la ragione per cui non era preso sul serio dalla critica e dalla cosiddetta accademia. Non è nemmeno il suo biografo più fedele, se pensiamo allo Studio in Rosso in cui Holmes dice che il cervello ha dei limiti, persino il suo, e che quindi farà di tutto per dimenticare che la Terra ruota intorno al sole per fare spazio ad informazioni che gli possono servire e lo confrontiamo con l’intellettuale colto di alcun racconti che cita poeti. Non è nemmeno leale verso i precursori, se consideriamo che nello Studio in Rosso Holmes è sprezzante nei confronti del Dupin di Poe a cui qualcosa in realtà deve. Resta il fatto che Holmes è sia il fratello sotto acido di Sheldon Cooper nel serial della BBC sia l’avventuriero muscolare di Ritchie sia il tossico allucinato di Nicol Williamson e dell’apocrifo da cui è tratto il film. Se non ricordo male, Rex Stout, che pure era evidentemente un fan di Holmes al punto che alcuni pensano Nero Wolfe sia il figlio di Sherlock e di Irene Adler, ha scritto un saggetto satirico domandandosi se Watson non fosse una donna, cosa non fuori da ogni speculazione, come nel sotto testo di Vita Privata di Sherlock Holmes di Wilder, ben prima di Elementary. Holmes ha le spalle larghe al punto da poter essere tutto ed altro ancora. Può essere un irregolare di Baker Street sotto assenzio che crede di essere un consulente di Scotland Yard. Può essere una cantante lirica in un mondo di uomini che si traveste per allontanare i corteggiatori e vivere l’avventura, combo di Penelope e della marchesa de Merteuil delle Relazioni Pericolose. Può essere un George Kaplan ante litteram ( scusa Hitch ) ideato dal geniale Mycroft Holmes x incastrare la spia Moriarty. Eccetera.