LA PELLE FREDDA DEI MOSTRI NEL FARO

Alla fine della Prima guerra mondiale un giovane ex combattente per l’indipendenza irlandese, del quale non viene mai fatto il nome, abbandona tutto e si rifugia in una piccolissima isola della Patagonia con l’incarico di registrare gli eventi atmosferici. Batís Caffó, ufficiale tedesco di cui deve prendere il posto, non vuole però cedergli il posto cercando in tutti i modi di ostacolarlo: sembra impazzito per la solitudine che lo fa rintanare nel faro. Una notte, il nuovo arrivato scopre che i due non sono gli unici abitanti dell’isola, ma che questa è popolata da creature anfibie mostruose, dal sangue di colore blu e la pelle fredda: i citauca (come vengono chiamati dal protagonista). Eppure, queste creature sono capaci di provare sentimenti. Comincia così per il protagonista un viaggio alla scoperta di segreti nascosti dentro l’animo.


La pelle fredda
 può essere definito un romanzo d’avventura, nonostante non sia conforme ai canoni del genere. L’impianto del racconto, in un primo momento, sembra proporre situazioni già viste, salvo poi essere tutto mescolato e mutato in qualcosa di diverso.
La ricerca di una vita solitaria lascia spazio alla paura per una morte sempre in agguato, in un crescendo di situazioni che culminano con un violento attacco alle creature. Ma questo non sarà che un nuovo “inizio”, un punto di passaggio verso il mistero che fa da sfondo a tutta la storia. Un mistero che condurrà verso un finale da paura e lascerà senza fiato nella perfetta tradizione lovecraftiana (alle cui atmosfere questo romanzo, e soprattutto “le creature”, sono debitrici).


L’autore, il catalano Albert Sánchez Piñol, riesce a catturare con una storia densa di avvenimenti, ma sa anche farci riflettere nei momenti di quiete.
I rapporti tra le persone, la tendenza a considerare nemico quello che è diverso da noi, la paura e al tempo stesso la fascinazione per l’ignoto sono alla base de La pelle fredda. Diventano evidenti nella seconda parte del libro, quando l’azione cede il passo alla ragione e il protagonista comincia a comprendere gli esseri che ha combattuto fino a poco prima. Rendendosi conto che costoro vanno oltre il loro mostruoso aspetto, che c’è qualcosa che li avvicina e accomuna a lui più di quanto potesse mai immaginare e che “l’umanità” non è prerogativa della sua specie. Così come non lo è l’amore.
Il romanzo ha in serbo ancora qualcosa, che scombina nuovamente le carte in tavola, facendo spostare di nuovo la percezione dello “stato delle cose” del protagonista. Qualcosa che porterà l’irlandese a diventare come Batís Caffó, rinunciatario per mancanza di speranza. Fino all’imprevedibile finale che, inesorabile, arriva insieme al nuovo “guardiano” e addetto alle misurazioni, attraverso il quale si comprende quale sia il vero orrore.

 

Con La pelle fredda, Albert Sánchez Piñol, qui al suo primo romanzo, ci parla del destino di un uomo lontano dai propri simili. La mancanza di ciò che ci identifica porta allo smarrimento del “noi”, alla perdita del senso d’identità. Proprio per questo nel libro non si fa mai menzione al nome del protagonista, così come il collega, Batís Caffó, nasconde un segreto proprio nel nome. Un segreto che il lettore vedrà svelato solo nel finale. Così come capirà quale sia il vero orrore, destinato forse a ripetersi all’infinito.
Un libro da leggere senza soffermarsi alla sola trama, che resta comunque molto intrigante. Un romanzo che ogni appassionato di letteratura horror e del mistero, specialmente del maestro H.P. Lovecraft non dovrebbe lasciarsi sfuggire.

 

Albert Sánchez Piñol è un antropologo, saggista e scrittore spagnolo, nato a Barcellona il primo gennaio 1965.
Ha collaborato con i giornali in lingua catalana Ara e La Vanguardia.
Negli anni novanta, per completare il suo dottorato, compie due viaggi in Congo, paese che deve lasciare allo scoppio della guerra civile.

Nel 2000 pubblica “Pagliacci e Mostri” (Pallassos i monstres), un saggio sui dittatori africani e, successivamente, due libri di racconti, “Compagnie difficili” (2000) con Marcello Fois e Les edats d’or (2001). La notorietà arriva con il suo primo romanzo, La pelle fredda (La pell freda, 2002), a cui fa seguito “Congo – Inferno verde” (Pandora al Congo, 2005), una storia avventurosa e fantascientifica che al tempo stesso è una denuncia al colonialismo, e la raccolta di racconti Tretze Tristos Tràngols (2008).
Nel 2012, dai racconti pubblicati in Les edats d’or, scrive la sceneggiatura per il film fantastico El bosc, ambientato durante la Guerra civile spagnola, diretto da Óscar Aibar.
Del 2012 e 2015 sono Victus e Vae Victus, romanzi storici ambientati all’inizio del Settecento, durante la Guerra di successione spagnola, che hanno come come protagonista Martín de Zubiría y Olano.

Da La pelle fredda il regista Xavier Gens (“Frontiers – Ai confini dell’inferno”, “Hitman – L’assassino”, “The divide”, “The ABCs of Death”) nel 2017 ha tratto l’omonimo film con David Oakes, Aura Garrido, Ray Stevenson e John Benfield.

La pelle fredda
(La pell freda, 2002)

autore: Albert Sánchez Piñol
traduzione: Patrizio Rigobon
editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
collana: Contemporanea
anno: 2014
pagine: 283
tascabile


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