LA MARVEL IN ITALIA DAGLI ANNI ’40 AI ’60

LA MARVEL IN ITALIA DAGLI ANNI ’40 AI ’60

I fumetti Marvel vengono pubblicati stabilmente in Italia dal 1970 grazie all’Editoriale Corno, ma ci sono stati alcuni tentativi precedenti. Su Giornale Pop abbiamo presentato un fumetto di Steve Ditko pubblicato dagli “Albi del Secolo” agli inizi degli anni sessanta, nell’articolo“L’inattuale Ditko è l’Uomo Ragno”. Sempre prima della Corno, i supplementi della rivista “Linus” di Giovanni Gandini hanno pubblicato, nel 1966 e nel 1967, due storie dei Fantastici Quattro. Nell’ordine, vediamo ilDottor Fatopubblicato nel supplemento “Provo Linus”, “I Fantastici Quattro” n. 3 del 1971 della Corno con ilDottor Destinoe il comic book originale “Fantastic Four” n. 5 del 1962 con ilDoctor Doom. Nello stesso periodo, l’editore Le Maschere pubblica una serie Marvel in maniera continuativa: il Sergente Fury. Ci soffermeremo più avanti su questa iniziativa editoriale. Non dimentichiamo che ancora prima, nel 1959, erano state presentate dalla Casa Editrice Italia di Milano alcune serie della Marvel/Atlas: i personaggi western “Kid Colt” e “Kid Due-Pistole”, durati 22 numeri ciascuno, e il comico “Omero il Fantasma Felice” (“Homer the Happy Ghost” di Stan Lee e del grande Dan De Carlo, che in seguito rivoluzionerà Archie) durato solo 6 numeri. Guardate bene Kid Due-Pistole (Two-Gun Kid) perché più avanti non lo riconoscerete più. In assoluto, il primo personaggio della Timely/Marvel introdotto in Italia è stato Capitan America… anzi, “Capitano” America, pubblicato a partire dall’ottobre 1945 (quindi pochi mesi dopo la fine della guerra) su 13 numeri del settimanale romano “Il Pupazzetto”. La pagina che vediamo sotto è un lucido (cioè un ricalco) di “Raging Rockets of the Rising Sun”, dal comic book “All-Select Comics” n. 4 dell’estate 1944. Il testo è di Otto Binder e i disegni di un distratto Bob Powell, due assi del settore. In realtà il protagonista originale era Sub-Mariner, che è stato ridisegnato dagli italiani come Capitano America perché dopo avere pubblicato un primo episodio non ne avevano altri a disposizione! Per vedere questo prezioso reperto più in grande, clicchiamoci sopra e poi facciamolo una seconda volta. Le vignette ricalcate e modificate nella paginona del Pupazzetto coprono più di due pagine del comic book originale: ecco come era in realtà il fumetto con Sub-Mariner.Nei primi anni sessanta, la Marvel di Martin Goodman (ex Atlas, ex Timely) oltre a presentare nuovi supereroi, dai Fantastici Quattro all’Uomo Ragno, rincorre altri generi: dalle commedie sentimentali per ragazzine ai western. Nel 1963, Stan Lee e Jack Kirby riprendono un genere abbastanza diffuso negli anni cinquanta e ancora coltivato dalla concorrente Dc Comics: i fumetti bellici. Jack Kirby ha già una certa esperienza con le storie di guerra, dato che per la Mainline (la sfortunata casa editrice fondata insieme al suo vecchio socio Joe Simon a metà degli anni cinquanta) aveva realizzato una serie bellica piuttosto sofisticata: “Foxhole” (tana di volpe=trincea). La nuova serie Marvel, che sarà improntata sull’azione più estrema, si intitola “Sgt. Fury and his Howling Commandos”, Sergente Fury e i suoi commando ululanti (!) o ruggenti (?). Come al solito, più che di Stan Lee, non in grado di inventare personaggi, l’idea è di Jack Kirby, che si rifà alle sue esperienze di guerra. Qui lo vediamo in divisa con la moglie Roz prima di partire per l’Europa. Stan Lee, durante la guerra, ha fatto solo lavoro d’ufficio per l’esercito rimanendo in America. Non notate una certa somiglianza tra Jack Kirby e il successivo Nick Fury, diventato il colonnello orbo dell’agenzia spionistica Shield? La serie di Nick Fury come sergente della Seconda guerra mondiale esce dal 1963, mentre le storie ambientate nell’epoca attuale, dove è direttore dell’agenzia spionistica Shield, iniziano solo due anni dopo, nel 1965. Il primo caso di un personaggio con due albi ambientati in periodi storici diversi. La casa editrice Le Maschere, nell’ottobre del 1966, distribuisce nelle edicole il primo numero di un nuovo quattordicinale dalla testata chilometrica: “Il Serg. Fury e i suoi Commandos”. Direttore responsabile è Gaetano Curi, e questo è tutto quello che so sugli autori dell’iniziativa editoriale. Il nuovo albo cerca di cavalcare il successo di “Supereroica”, la collana tascabile della casa editrice Dardo con i fumetti bellici dell’inglese Fleetway disegnati da italiani come D’Antonio e Tacconi, ma soprattutto da spagnoli. Sfogliamo per intero il primo numero dell’edizione italiana del Sergente Fury.Questa è la seconda di copertina… … che corrisponde alla prima pagina dell’edizione originale. Come d’abitudine all’epoca in Italia, i nomi degli autori sono stati eliminati senza tanti complimenti. Purtroppo l’inchiostratore di Kirby è Dick Ayers, che con il suo ripasso grezzo e frettoloso tralascia molti particolari delle matite. Esattamente come nell’albo originale, seguono due pagine con le presentazioni dei personaggi. Oltre a Nick Fury, notiamo in particolare “Dum Dum” Dugan, il sanguigno irlandese che troveremo ancora “venti anni dopo” nella serie dello Shield. Gli ultimi tre personaggi sono omaggi a quelle che erano considerate minoranze etniche, in una nazione ancora a maggioranza nordeuropea: Gabe è un nero, Cohen è un tipico nome ebreo (alla Marvel erano tutti ebrei) e Dino Manelli un classico belloccio italiano. Forse per la prima volta in un comic book, e nei mass media americani in generale, uno dei personaggi è afroamericano. I componenti del commando varieranno, perché quando qualcuno muore in battaglia viene sostituito, ma Gabe rimarrà fino alla fine acquisendo un ruolo sempre più importante (e in seguito pure lui farà parte dello Shield). Nell’edizione italiana la storia parteex abrupto, perché lasplash pageiniziale è stata sprecata come abbiamo visto. L’episodio di ambientazione francese è sotto il segno dell’azione kirbiana, con uno storytelling da capogiro. Da fare studiare a chi vuole diventare disegnatore… anzi no, perché oggi i supervisori esigono i personaggi dei fumetti in posa come dal fotografo alla prima comunione. Tra i soldati che sbarcarono in Normandia nel 1944, sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche, c’era anche il giovane Jack Kirby, che all’epoca aveva già creato Capitan America: per farsi un’idea del massacro che avveniva su quelle spiagge riguardatevi il film “Salvate il soldato Ryan” di Steven Spielberg. Kirby avanzò con l’esercito americano fino in Germania, quando dovette essere congedato a causa di un semicongelamento. La pagina didattica sulle armi è diversa dall’edizione americana: l’hanno invertita con quella del numero 3.Segue una storia breve della casa editrice americana St. John, pubblicata nel n. 2 di “Fugitives from Justice” del 1952. Sorpresa, i disegni sono dell’italiano Enrico Bagnoli, che negli anni cinquanta lavorava per gli americani. Tornato a disegnare in Italia è diventato iperfotografaro, come abbiamo visto nelle pagine di Martin Mystère. Peccato sia scomparso nel 2012, ci sarebbero state tante domande da fargli: è stato responsabile dei “Classici Audacia della Mondadori”, che hanno portato in Italia il fumetto francofono, oltre che di “Superman” e “Batman” per lo stesso editore. In seguito, è stato nella redazione del “Corriere dei Piccoli” dei tempi d’oro. Il primo numero del Nick Fury italiano, di sole 32 pagine, si conclude con la pubblicità di “Linus” e di un suo supplemento. Si tratta di un scambio merce: su “Linus” compare la pubblicità di Sergente Fury.Nel primo numero americano del Sgt. Fury c’è la pubblicità dei supereroi Marvel.Al momento sono solo questi, dato che l’albo di Hulk ha appena chiuso.Particolare interessante, il mistico Dottor Strange non è ancora considerato membro del fantascientifico universo marveliano. Passiamo al secondo numero del “Sergente Fury”.Il colorista delle copertine italiane doveva farsi con qualcosa di pesante. Quella sotto è la copertina dell’albo originale nell’edizione per la Gran Bretagna, dato che invece di “12 C”, per cents, c’è scritto “9 D”. Oggi i penny vengono indicati con la “P”, mentre prima degli anni settanta (quando c’è stata una complessa conversione dei frazionamenti della sterlina al sistema decimale) usavano, appunto, la “D”. Segue la pagina della posta con una lettera inventata: dati i tempi tecnici dei periodici, è impossibile che sia arrivata e sia stata pubblicata nel giro di due sole settimane. Evito di mettere altre storie intere di Nick Fury per non fare arrabbiare troppo i detentori dei diritti, anche se noi usiamo il materiale a fumetti solo per scopi strettamente scientifici: per il divertimento abbiamo i siti porno.Inserisco, invece, la storia breve dell’eroina Lucky Dale, della casa editrice americana Avon, che l’ha pubblicata nel 1947. Da dove arrivano gli impianti di queste storie? Probabilmente il licenziatario dei diritti della Marvel li aveva nel cassetto da anni senza essere mai riuscito a venderli. Certo oggi sarebbe impossibile mescolare storie Marvel con quelle di altri editori. L’episodio di Lucky Dale era uscito in appendice al n. 4 di “The Saint” (Simon Templar) del 1948. Il disegnatore è Warren Kremer, il creatore di Richie Rich (una specie di Soldino che un tempo aveva molto successo in America).Ma avete visto la composizione e le ombreggiature? Ripeto, si tratta di un fumetto del 1948: chi è altrettanto bravo, tra i fotografari del 2016? Infine la pubblicità di “Gamma”, una rivista di fantascienza praticamente priva di fumetti, malgrado l’ingannevole disegno di Ferruccio Alessandri (grafico di Linus ed Eureka, oltre che traduttore di fumetti e altro ancora). Il terzo numero del “Sergente Fury” eccolo qui. Siamo in Italia, Dino Manelli si commuove per avere ritrovato la terra natia. La prossima vignetta dovrebbe essere questa: Re Vittorio Emanuele III aveva mollato l’alleato germanico per passare dalla parte dei nemici americani, pensando che avrebbero conquistato l’Italia occupata dai tedeschi con la rapidità dimostrata in Sicilia. Invece ci misero una vita e così si scatenò la guerra civile tra fascisti e partigiani. Nei combattimenti sul campo alla pari, i tedeschi battevano sempre gli americani. Recentemente si è scoperto che i tedeschi si dopavano di brutto: ehi, non vale! Allora dobbiamo rifare la Seconda guerra mondiale dall’inizio! Passiamo alla storiella finale. Il disegnatore, il bravo Norman Maurer, dallo stile dettagliato che rivela di essersi formato sui fumetti dell’editore Lev Gleason. Questo episodio era stata pubblicato dalla Atlas/Marvel nel n. 56 di “Tales of Justice” del 1955. Il genere è quello del poliziesco noir vagamente ispirato alle strisce di Dick Tracy. C’è anche lo spazio per una breve storia comica italiana di Giancarlo Tonna, un autore che ha lavorato per svariati editori. Il temibile Johnny Bang tornerà anche nei prossimi numeri. Ecco un bel soldatino dopato. Il quarto numero è inchiostrato in maniera più accurata da Geo Bell, pseudonimo di George Roussos. Lord Ha Ha (in italiano dovrebbe essere “Ah ah”, nel senso di risata non di verbo ripetuto) è un personaggio realmente esistito. Trattasi di Lord Haw Haw, alias il plebeo irlandese-americano William Joyce. Costui faceva propaganda alla radio tedesca in lingua inglese per cercare di demoralizzare l’esercito alleato (molti irlandesi erano filonazisti, a partire dalla futura famiglia presidenziale Kennedy). Catturato alla fine della guerra, Joyce verrà giustiziato per tradimento. Siccome non era un grande letterato, malgrado il cognome, non l’ha scampata come altri due celeberrimi oratori radiofonici fascisti, il francese Louis-Ferdinand Céline e l’americano Ezra Pound. Il barone Strucker, che nella serie dello Shield disegnata da Jim Steranko sarà il capo dell’Hydra (vedi l’articolo“Steranko: il disegnatore più raffinato della Marvel”), compare per la prima volta nel numero 5. In realtà i nobili prussiani, quelli tradizionalmente raffigurati con il monocolo all’occhio, erano ostili al nazismo. Come tutta l’aristocrazia tedesca in generale, tanto che un suo esponente, Claus Schenk von Stauffenberg, organizzò il famoso attentato fallito a Hitler.