LA GOLIARDIA DI TORTORA E VILLAGGIO

LA GOLIARDIA DI ENZO TORTORA

I termini goliardia e goliardico sono spesso travisati, interpretati come sinonimi di immaturità, disimpegno e poca o nulla serietà. È ora di rivalutare sia il termine sia gli intenti della Goliardia, come antica discendenza studentesca di umorismo condito con cultura e intelligenza.

Le prime università e i loro frequentatori creano una cultura alternativa a quella della Chiesa, che si esprime con composizioni in poesia e musica. Alcuni canti amorosi e bacchici sono stati raccolti nei Carmina Burana, datati dal 1100 al 1300 circa.

Nel rinascimento, tra il 1400 e 1500, in ambito universitario rinasce pure il teatro, con autori che imitano le antiche commedie di Plauto e Terenzio.

Dopo periodi tormentati di guerre e rivoluzioni, dal 1600 a metà Ottocento, la cultura goliardica ha un revival, che in Italia si esprime con lo spettacolo. In particolare Nino Oxilia e Sandro Camasio debuttano nel 1911 con Addio Giovinezza, interpretazione romantica della vita studentesca a Torino.

Parallelamente, si sviluppa lo spettacolo satirico sotto forma di rivista. Sempre a Torino Ovidio Borgondo “Cavur” riesce in qualche modo a beffarsi sul palcoscenico delle autorità durante il regime fascista.

Nel dopoguerra, l’iniziativa goliardica passa da Torino a Genova. La compagnia intitolata a Mario Baistrocchi arriva al grande successo nella città ligure, soprattutto per merito di alcuni suoi esponenti destinati a maggiore fama in tv.


Il primo è Enzo Tortora, studente ventiduenne di legge, che con Adolfo “Popi” Perani scrive e recita la rivista Regalo per papà nel 1950. La compagnia goliardica recita quasi tutto “en travesti”. Gli studenti maschi interpretano umoristicamente le parti femminili. Successo alle stelle quando una schiera di ballerini danza il cancan come al Moulin Rouge di Parigi, con grande svolazzo di sottanoni di pizzo.

Enzo Tortora, “Come quando fuori piove”, 1956



Il duo Tortora-Perani ripete il successo due anni dopo con Babau. Tortora rimane disponibile a ricoprire una sua parte nelle riviste che la compagnia Baistrocchi mette in scena dal 1956, ma cede l’incombenza di autore a un altro studente in legge, Paolo Villaggio, che organizza Come quando fuori piove nel 1956. L’ultima performance goliardica di Tortora in quell’anno è impersonare una fioraia: dopo non potrà più, iniziando a essere impegnato in tv con Telematch; 78 puntate trasmesse di domenica gennaio 1957 al 1958.

Paolo Villaggio, “Bella se vuoi venire”, 1964



Da Telematch, che rivaleggiava con Lascia o raddoppia condotta da Mike Bongiorno, deriverà in buona parte la famosa trasmissione Campanile sera, iniziata nel 1959: giochi all’aria aperta disputati da due squadre formate da diverse città e borghi d’Italia. Bongiorno e Tortora si dividono l’incombenza di presentatori.
Da questa trasmissione deriverà Giochi senza frontiere, durata ben 32 anni. L’ideatore è Popi Perani, diventato regista. Il quale continuerà la sua carriera televisiva occupandosi con Sergio Japino della regia di alcuni programmi con Raffaella Carrà.

Paolo Villaggio intanto non demorde, e fino al 1966 firma le riviste studentesche sviluppando i suoi personaggi destinati alla fama: il professor Kranz, Fantozzi e Fracchia. Notando i talenti musicali di alcuni suoi amici genovesi, li porta a collaborare con lui nella compagnia Baistrocchi, sono Fabrizio De André, Umberto Bindi, Bruno Lauzi.

I successi e le disavventure di Enzo Tortora sono stati descritti in un precedente articolo di Giornale POP. Per il presentatore la compagnia Baistrocchi era una salda radice a cui ancora riferirsi in epoca matura. Non mancava mai una sua presenza a Genova in occasione del debutto di una nuova rivista. Non c’era giovane attore, ballerino, o semplice spettatore di questi spettacoli che lui non ringraziasse e incoraggiasse nel nome dello spirito di gioventù e di divertimento.

Dopo tutto ciò, sembrerà ancora la Goliardia qualcosa di inutile o trascurabile? Io stesso ho avuto l’occasione di parteciparvi, e vi assicuro che per un giovane bardarsi con le insegne goliardiche (il cappello a punta, la mantella e il distintivo del proprio ordine) procura un sentimento di libertà della mente, del corpo e del linguaggio che nessun altra associazione può dare. La principale piazza di manifestazioni goliardiche è Padova, con la sua antica università e il Tribunato degli studenti che le organizza.

Per altri aspetti e personaggi della Goliardia, sia italiana sia estera, si possono consultare:
– Compagnia Mario Baistrocchi. Numero unico 1978.
– Franco Ressa. La Goliardia, Ovidio Borgondo “Cavur”. Torino, Roberto Chiaramonte editore, 2004.


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