LA DOTE SCOMPARE IN ITALIA, MA RESISTE ALTROVE

Le coperte nuziali abruzzesi erano tessute con lana di pecora. Le donne le producevano artigianalmente nella zona della valle del fiume Aventino, alle pendici della Maiella in provincia di Chieti. Erano una parte irrinunciabile del corredo nuziale che costituiva ladotedelle ragazze abruzzesi.Nel periodo della massima diffusione delle coperte nuziali abruzzesi, si arrivò a produrne 300mila l’anno. Venivano esportate soprattutto in America, ma anche nel resto d’Italia. L’uso della dote è tradizionale in tutto il mondo. La dote è l’insieme dei beni che la sposa porta con sé al momento del matrimonio. Serve a costituire il patrimonio su cui la futura famiglia darà inizio alla vita in comune. Fu abolita dalla legge italiana nel 1975 con il nuovo Diritto Civile, che vietava la dote. Tuttavia anche negli anni successivi all’abolizione per legge, le famiglie dotavano le proprie figlie. Andavano in spose con un corredo che comprendeva biancheria per la casa, coperte, mobili, biancheria personale, servizi di piatti, pentole, masserizie. Le famiglie più ricche davano in uso alla propria figlia l’alloggio per gli sposi. Coloro che non avevano nulla non davano nulla. Però spesso proprio le famiglie più povere cominciavano a preparare il corredo alle figlie quando nascevano. Le vie dei tratturi, una civiltà in Abruzzo In autunno i pastori percorrevano itratturi, cioè i sentieri di montagna nel territorio abruzzese e molisano, per portare le greggi a svernare in Puglia. Parco Le acque vive di Taranta Peligna, Chieti, Parco dannunziano nella regione Abruzzo nel fiume Aventino In primavera percorrevano il cammino in senso inverso, fino a giungere al fiume Aventino vicino alla cittadina di Taranta Peligna. Qui le pecore, che avevano la lana lunga dopo l’inverno, venivano lavate nelle acque del fiume. Poi i pastori tagliavano la lana. Gualchiera Orsatti Fara San Martino fino al 1945, Fara dei Peligni La zona era ricca di acque che consentivano l’uso di macchine idrauliche, dettegualchiere, che servivano a rendere più resistente e impermeabile la lana tessuta. Le gualchiere erano già usate dai romani per lavorare la lana. La drastica diminuzione della popolazione, l’uso dei termosifoni, il costo elevato delle coperte, la crisi dei matrimoni hanno determinato una disaffezione della clientela. Nello stabilimento Merlino, che arrivava a occupare 200 operai, è rimasto a lavorare solo il titolare Gaetano Merlino. Fabbrica le coperte nuziali abruzzesi da solo, dopo aver ricevuto l’ordinazione. Coperte Merlino Tarante con gli angioletti Le coperte di Taranta Peligna hanno due diritti. Presentano il tradizionale motivo degli angioletti. In origine erano tinte con coloranti vegetali. Sono veramente eterne, calde e morbide. Aussteuerschrank, un armadio per la dote – Deutschen Schuhmuseum, Hauenstein Nella foto sopra un armadio per la dote tedesco. La sposa conservava nell’interno la sua dote. Baule birmano da sposa Nel meridione d’Italia e in altri paesi del mondo la dote si conservava in un baule. La dote era donata dai genitori e dai parenti, per esempio dai nonni. Se erano beni immobili di solito era lo sposo che li amministrava. In alcune culture restavano comunque di proprietà della sposa e ritornavano ai parenti della stessa nel caso la sposa morisse prima del marito senza aver avuto figli. Il valore dei beni ricevuti in dote spesso costituiva l’eredità della figlia femmina. In ogni caso, l’ammontare della dote veniva scalato dagli eventuali beni che la figlia femmina ereditava alla morte del padre e della madre. Nel Settecento, fino al codice napoleonico del 1809, vigeva il sistema delmaggiorasco. Solo il maschio primogenito ereditava il titolo nobiliare, gli immobili e le terre. Di solito il patrimonio erafedecommesso, cioè chi lo riceveva in eredità non poteva né venderlo, né dividerlo, né donarlo. In questo modo i nobili si assicuravano che i beni della casata non diminuissero. Le donne non ereditavano e neppure i figli non primogeniti, cosiddetti cadetti. Per questo motivo alle volte le figlie venivano forzate a farsi monache in modo da non intaccare con doti ragguardevoli la proprietà familiare. Donne di alto lignaggio che si facevano monache portavano comunque al convento una dote in corredo adeguata al loro rango. La monaca di Monza Nei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, ambientato nel Seicento, si racconta la storia di Gertrude, la cosiddetta monaca di Monza, cioèMarianna de Leyva. Fu monacata per forza dal padre quando aveva 13 anni e divenne suorVirginia Maria. Manzoni si ispirò al personaggio realmente vissuto per narrare la storia delle donne monacate per non intaccare i beni destinati al figlio maggiore. Camillo Benso conte di Cavour da giovane I figli cadetti erano destinati dalle famiglie nobili al sacerdozio o alla carriera militare.Cavour, che non si sposò mai, era un figlio cadetto. Destinato alla carriera militare, scelse in seguito la carriera politica. Ricevere la dote in una famiglia di mercanti. (1873) Di Vasili Pukirev Il primo codice dopo l’unità d’Italia, Ilcodice Pisanellidel 1865, abolì il maggiorasco e la possibilità di diseredare i figli. Tutti i figli dovevano essere trattati ugualmente senza distinzione di sesso, ma solo per la parte del patrimonio dettalegittimache era pari alla sua metà. Tuttavia il padre poteva ancora favorire uno dei figli o i maschi, disponendo a suo piacere della quota disponibile, cioè dell’altro 50% del patrimonio. Il codice Pisanelli non obbligava più all’uso della dote, ma non la proibiva. Il sistema della dote causava i matrimoni combinati, l’impossibilità dei giovani di sposarsi liberamente scegliendo il compagno o la compagna. Durante il boom economico, tra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento, veniva considerato un resto del passato. I giovani desideravano scegliere liberamente il proprio sposo e la propria sposa. Con la crescita economica e il grande numero di posti di lavoro disponibili, era possibile sposarsi anche senza dote e costruire una vita insieme. Così, nel 1975, con la riforma del diritto di famiglia, il nuovo testo del codice civile abolì la dote. Dowry, la dote indiana che la famiglia del padre della sposa dà alla sposa e alla famiglia dello sposo Mentre la dote in Italia è un’istituzione quasi scomparsa, nel resto del mondo non è così. Matrimonio in India In India, nel 1961, è stato emanato il “Dowry Prohibition Act” (legge che proibisce la dote). Nonostante esista questa legge contro l’uso della dote e altre che hanno tentato di stroncarla, la consuetudine esiste ancora. La dote per gli indiani di qualsiasi religione consiste nei doni che la famiglia della sposa deve offrire alla famiglia dello sposo. Spesso i regali, i gioielli, i denari pretesi dalla famiglia dello sposo sono di valore così elevato che la famiglia della sposa non riesce a soddisfare le richieste. Molte violenze domestiche, molti “femminicidi”, molti suicidi sono causati dalla sposo o dalla sua famiglia che si vendicano della mancata consegna della dote. La nascita di una femmina in India è un problema per la dote che la famiglia della sposa deve versare alla famiglia dello sposo. Kriti Bharti è un’attivista indiana che combatte i matrimoni tra bambine e uomini adulti nel Rajasthan, India settentrionale In India la famiglia dello sposo è disposta ad accettare una dote ridotta se la ragazza è molto giovane. Così alcuni genitori danno in sposa le figlie da bambine per pagare una dote inferiore. Una ragazza bengalese venduta come sposa in India