JOY HARMON, LA TORRIDA BIONDA

Joy Harmon per molti rimane il simbolo della stellina di Hollywood tra gli anni cinquanta e sessanta. Una classica bionda dalle curve esplosive sulla falsariga di Jayne Mansfield, che seppe costruirsi un seguito di devoti attraverso centinaia di apparizioni televisive, decine di copertine delle riviste e diversi ruoli teatrali, oltre a una manciata di apparizioni in film di primo piano.
Non divenne mai una vera star, nonostante sia stata la protagonista di una delle scene più indimenticabili della storia del cinema moderno in Nick mano fredda.
Il corpo voluttuoso di Joy cominciò a fiorire tra i tredici e i quattordici anni.
“A scuola non mi trovavo a mio agio, ma era colpa mia: indossavo maglioncini attillati e tutti i ragazzini mi guardavano”.
Passò l’adolescenza a vincere tutti i concorsi di bellezza che le capitavano a tiro e dopo la partecipazione a Miss America, nel 1957 fece la sua prima apparizione televisiva nel programma The Garry Moore Show.
Indossando un vestito che la fasciava dalla testa ai piedi attraversò il palco e si fermò a due passi dal presentatore, pronunciando una sola frase: “Ho un messaggio per Jayne Mansfield”.
Il presentatore, rapito dalla esuberanza del suo seno, rispose: “Messaggio ricevuto!”.
Sempre quell’anno, a soli diciassette anni, Joy Harmon esordì a Broadway nella parte della ingenua protagonista della commedia Make a Million, con Sam Levene.
La risata più fragorosa arrivava quando la Harmon se ne stava li con il suo maglioncino attillato ed entrava un attore con due palloni da basket dicendo: “Ho una grande idea per un nuovo spettacolo”.
La gag funzionava perché sul palco c’era una ragazza con un giropetto di 104 cm (Jayne Mansfield arrivava “solo” a 102).
Nel novembre del 1957 Joy Harmon attraversò la piazza newyorkese di Times Square all’ora di punta con indosso un vestito rosso attillato, con i fotografi che catturavano gli sguardi a bocca aperta di ammirazione degli uomini e il traffico inesorabilmente si bloccava.
Più o meno in quel periodo la Harmon cominciò ad apparire sulle copertine di numerose riviste maschili, sempre rifiutandosi di farsi fotografare nuda.
“Tutte quelle riviste volevano che posassi in topless, ma mi sono sempre rifiutata. I fotografi mi dicevano: ‘Lascia cadere il reggiseno’ e io dicevo di no… Playboy mi ha offerto più volte il paginone centrale, senza convincermi mai”.
Nel 1961 la volle al suo fianco come valletta il grande Groucho Marx, nella conduzione del quiz televisivo You bet your life. Quando il quiz chiuse alla fine dell’anno, il comico volle la Harmon con lui anche nel suo nuovo talk show Tell it to Groucho, che andò in onda dal gennaio al maggio del 1962.
“Non mi ha mai messo le mani addosso, si è sempre comportato da vero signore”, ricorda Yoy Harmon.
Nel 1963 arriva al grande cinema interpretando la parte di Ardice nella commedia Sotto l’albero yum yum (Under the Yum Yum tree), con Jack Lemmon.
Nel 1965 gira il primo film da protagonista: One way wahine, una specie di baywatch ambientato alle Hawaii. L’ambientazione da spiaggia è un pretesto per mostrare le curve della Harmon, esaltate da una serie di bikini all’ultima moda. Joy Harmon in questo film si impegna in una torrida danza chiamata “The Wahine Rock”, che lascia letteralmente senza fiato.
“Quando non recitavo, ballavo nei club di Hollywood con mia sorella Gay, che era una go-go girl. L’ho sostituita una volta all’Aladdin Hotel di Las Vegas, e a volte i club di Los Angeles mi assumevano per ballare. Mi piaceva moltissimo”, ammette candidamente.
Arriviamo così al 1967, l’anno della sua mitica apparizione in Nick mano fredda (Cool Hand Luke), un film carcerario con Paul Newman.
“Il mio agente mi fece ottenere questa audizione per la Warner Brothers. C’erano Paul Newman e il regista Stuart Rosenberg. Mi è stato detto di indossare un bikini per vedere se avessi una bella figura. Ho messo una grande felpa sopra il bikini e poi me la sono tolta: ‘La parte è tua’, dissero entrambi”.
“Mi mandarono a Stockton, nel nord della California, e per due giorni e mezzo dovetti stare chiusa nella mia stanza d’albergo, perché Stuart Rosenberg non voleva che nessuno degli attori mi vedesse. La protagonista Joanne Woodward non c’era e nessuna moglie era sul set. Il regista voleva provocare una reazione fortissima, per questo teneva i ragazzi lontani dalle loro donne”.
La scena si svolge quando Paul Newman e altri prigionieri sono ai lavori forzati lungo una strada solitaria. Vedono Joy Harmon uscire da una fatiscente fattoria indossando un succinto vestito blu scollato, con diversi strappi nel tessuto.
Gli uomini sgranano gli occhi mentre lei giocherella con il tubo dell’acqua, prima di iniziare a lavare la propria auto.
Quando inizia a lavare il veicolo diventa evidente che la ragazza dalle forme esuberanti è abbastanza consapevole del suo pubblico: guarda nello specchietto retrovisore dell’auto e dà un’occhiata sensuale al riflesso dei prigionieri nel coprimozzo. Si china in avanti mostrando un’ampia scollatura, e vediamo quanto sia esiguo il suo abbigliamento.
Newman sorride in silenziosa ammirazione.
Poi Joy Harmon si alza e stringe metodicamente la grande spugna, mentre la schiuma cade a cascata sulla parte davanti del vestito già bagnato. George Kennedy, l’altro protagonista del film, ridacchia e trema visibilmente per l’eccitazione.
Lei strizza ancora un po’ la spugna e lentamente toglie la schiuma dal vestito. Mentre si sfiora con cura il seno, lancia uno sguardo provocante verso il suo pubblico ansimante e impotente.
“Non sa cosa sta facendo!”, commenta un prigioniero attonito. “O, ragazzo, lei sa esattamente cosa sta facendo”, risponde Newman con divertito cinismo: “Ci sta facendo impazzire, e le piace farlo”.
Joy si china per bere dal tubo, poi si avvicina alla macchina e preme il seno contro il finestrino mentre lo lava.
Quando si dondola avanti e indietro, la camicetta bagnata e scollata strofina sempre più forte contro il vetro. La scollatura assume proporzioni sorprendenti mentre gli uomini rimangono letteralmente senza fiato… fino a quando la scena non si interrompe.
È incredibile pensare che questa scena indimenticabile duri meno di cinque minuti. Forse nessun’altra scena cinematografica degli anni sessanta ha stimolato più fantasie di questa.
“Sapevo che i ragazzi si sarebbero eccitati, e sapevo di indossare un vestito provocante”, dice Joy.
“Ma non avevo idea che stessero riprendendo il mio seno che sfrega contro i finestrini della macchina. Al cinema si capisce chiaramente che quella ragazza sta facendo impazzire deliberatamente i prigionieri. Non so come mai la scena mi sia venuta così bene. Evidentemente mi piaceva”.
Dopo l’immensa popolarità che le diedero quei cinque minuti sembrava che la carriera di Joy dovesse decollare davvero, ma non fu cosi.
Il motivo principale del mancato successo fu che nel 1968 si sposò con il gelosissimo produttore cinematografico Jeff Gourson, che le impedì di mettere in mostra sulla pellicola il suo corpo stupendo, preferendo goderselo tutto lui.
Quando si dice l’egoismo.