JERRY CALÀ INCONTRA LA SPOSA CADAVERE

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Nella primavera del 1987 andava in ondaProfessione vacanze: con gli anni, la serie interpretata daJerry Calà(e Jenny Tamburi, e Gegia, e Mara Venier) sarebbe diventata un vero e proprio oggetto di culto.Quel che non tutti sanno è che il quarto episodio,Incontri ravvicinati del solito tipo, è anche una delle più elaborate storie di fantasmi mai portate sullo schermo in Italia. Jerry Calà Nel villaggio turistico gestito da Jerry Calà (quello di Cala Corvino a Monopoli, realmente esistente) arriva un misterioso individuo, Alessandro Benvenuti, che sfoggia il tipico look dello iettatore. Sedicente sensitivo e studioso di scienze occulte, l’uomo ha con sé una piccola biblioteca che sembra una bancarella del mare di metà anni ottanta.In quel periodo i remainder subiscono il riflusso del decennio precedente, e si ritrovano sommersi daogni sorta di pubblicazioni dedicate all’insolito. Tocca alle due tuttofare del villaggio, Caramella (Gegia) e Lila (Jenny Tamburi), darne dimostrazione allo spettatore, periziando sconcertate titoli comeIl libro dei medium(Allan Kardec, Edizioni Mediterranee),La mia vita col diavolo(Marc Alexander, MEB) oI tarocchi e la cartomanzia(Gwen Le Scouezec, Gulliver). Il grande classico dello spiritismo di Allan Kardec, pubblicato per la prima volta nel 1857 Poiché ci troviamo in una serie con Jerry Calà, non stupisce apprendere che il sensitivo, più che alle anime disincarnate dei defunti, presta più solerte attenzione a quelle, incarnatissime, delle ospiti del villaggio, sì da far terra bruciata al gigionesco protagonista. Colpito nell’orgoglio, questi lo segue, scoprendo che l’impostore è aduso fare i suoi comodi nell’antico cimitero che costeggia il villaggio. La risoluzione del fotogramma è quella che è (in ogni caso non è Bergman) Qui, per la prima volta, possiamo avere il sentore cheIncontri ravvicinati del solito tiposia qualcosa di più di quello che sembra. Fra gli sceneggiatori diProfessione vacanze, del resto, figura la psicoterapeuta Maria Rita Parsi, che si era formata alla scuola dell’antropologo Alfonso M. Di Nola. E tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta la relazione tra cimiteri e strutture turistico-alberghiere è fonte di preoccupazione per antropologi e urbanisti, che vi vedono una dissoluzione delle dialettiche spaziali consacrate dalla tradizione. Nel 2006 sarà proprio Jerry Calà a girare il dimenticabile e dimenticato Vita Smeralda Nel saggioCosta Smeralda, del 1980, l’antropologo Bachisio Bandinu dedica un intero capitolo al rapporto fra turismo e morte, notando come la riconfigurazione urbanistico-architettonica dell’area sveli un eloquente lapsus collettivo: nell’edificare hotel e abitazioni, residence e negozi, gli architetti dellaVita Smeraldasi sono dimenticati del cimitero. Il ponte di San Giacomo è la zona liminare fra la vita e la morte: i defunti che non riescono a varcarlo saranno costretti a errare fra i due mondi Nello stesso anno, Mariano Meligrana pubblica inQuaderni calabresiun articolo intitolatoScambio, dono, furto nell’ideologia e nella pratica turistica.Anni dopo, le idee-chiave di quell’articolo saranno riprese nel volumeIl ponte di San Giacomo(1989), scritto insieme a Luigi Lombardi Satriani: Il cimitero nei paesi meridionali[…]designa il limite culturale dell’espansione urbanistica del paese, anche se l’attuale stravolgimento dello spazio paesano tradizionale, dovuto alla penetrazione dell’ideologia turistico-urbana, ha inglobato a volte la stessa separatezza del cimitero, svuotandolo, così, del suo significato di limite e di polo dialettico della dinamica vivi-morti. Il problema è che la ‘dinamica vivi-morti’ non si scombina impunemente. L’atto peccaminoso, perpetrato nella cinta cimiteriale, risveglia l’ombra di Concettina (Giuppy Izzo), fanciulla ingiustamente accusata di ‘disonore’ e trucidata dal padre nel XIX secolo. A furia di studiarla a scuola si finisce per non notare quel che Giacomo Leopardi ci ha spiattellato davanti agli occhi fin dall’inizio: se Silvia può ricordarsi della sua “vita mortale”, Silvia cos’è? Concettina è quel che in greco antico si definirebbeaōros. Il termine, letteralmente ‘immaturo’ o ‘prematuro’, finisce per indicare i fantasmi di coloro che sono stati stroncati dalla morte prima che il loro tempo fosse giunto. Nella poesia italiana, esempio classico diaōrosè laSilviadi Giacomo Leopardi, stroncata dal male mentre ascende (senza, quindi, aver completato il percorso) il “limitare di gioventù”. Nel mondo greco, gliaōrossono spesso giovani donne come Silvia, morte prima di poter conoscere i piaceri dell’amore. È il caso di Filinnio, archetipo dellamorta innamoratache appare nelLibro delle meravigliedi Flegonte di Tralle (II secolo d.C.). Riscoperta alla fine del Cinquecento, la storia di Filinnio si intreccerà con le leggende balcaniche sui morti redivivi dando vita, in età romantica, al mito letterario della vampira. Il poemetto “La Sposa di Corinto” di Goethe (1797) trasforma compiutamente Filinnio in un’antenata di Carmilla Più nello specifico, biancovestita e coronata da un velo nuziale, Concettina è pienamente unaSposa Cadavere.Oggi il termine ci riporta essenzialmente all’omonimo filmdi Tim Burton (2005), ma la leggenda della Sposa Cadavere ha una discendenza lunga e ramificata, che rimonta al folclore delle comunità ebraiche dell’Europa dell’Est. Nel 1811, lo scrittore tedesco Friedrich August Schulze scrive il raccontoLa Sposa Cadavere(Die Todten-Braut) in cui mescola folclore ebraico ashkenazita e leggende austriache, superstizioni orientali e leggende contemporanee. Tradotto in francese,La Sposa Cadaveresarà fra le letture di Mary Shelley nei mesi dell’ideazione delFrankenstein. È dal racconto di Schulze che viene la terribile promessa della Creatura:“Sarò con te la notte delle tue nozze”. Più vicino alla Concettina di Cala Corvino, concettualmente e geograficamente, è ‘Lucia’, il teschio di giovane donna, ricoperto da un velo nuziale, a cui da secoli va la devozione popolare nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, a Napoli. A Lucia, morta come da programma alla vigilia delle nozze, le ragazze si rivolgono per conoscere l’identità del loro futuro sposo. Rispetto a Lucia, Concettina è molto meno accomodante. Prima, con fenomeni diPoltergeist, punisce le ospiti del villaggio che ai suoi occhi si sono macchiate di impudicizia (venendo dall’Ottocento, ha un’asticella bassissima in materia di moralità). Quindi cambia strategia e prova a sedurre qualche ospite a caso, nella migliore tradizione dellamorte amoureuse. Anche lei vuole quello che vogliono tutti (specie in una serie Fininvest) Di fronte ai fenomeni molesti di Concettina, il villaggio è lesto a svuotarsi. La stagione turistica pare conclusa quando a Lila sorge un’idea: organizzare una seduta spiritica e chiedere al fantasma ciò che potrà calmarne l’ira. La medium è Giorgia O’Brien, pezzo di storia della cultura Lgbt italiana. Prevedibilmente, il fantasma non desidera altro che (chiamiamolo così) amore. E, altrettanto prevedibilmente, il candidato designato a soddisfare tale appetito sarà proprio Jerry Calà. Certo, accoppiarsi con una morta potrebbe essere un compito arduo anche per il Billo diVacanze di Natale. Complice una notte di luna, però, Concettina riesce dove Filinnio aveva fallito, e ogni cosa pare tornare al suo posto. Anche il giovane Hoffmann, ne “La donna dal collier di velluto” di Alexandre Dumas (1850), si congiunge carnalmente a una morta. In quel caso, però, va a finire malissimo C’è tempo solo per un veloce, sconcertante finale: mentre il sensitivo, conclusa la vacanza, se ne torna a casa in macchina, scorge sul bordo della strada una ragazza che fa l’autostop. Allo spettatore ci vuole un po’ per riconoscerla senza il velo nuziale, ma non si tratta di altri che di Concettina. Ne abbiamo conferma quando, a uno schiocco delle sue dita, la macchina si trasforma in una carrozza ottocentesca, pronta (potremmo giurarci) a trasportare il fedifrago nel mondo dei morti.