INDECIFRABILI O FANTASTICI, ALLA RICERCA DEI GRAFFITI PERDUTI

I graffiti vengono da lontano. Dalle origini dell’Uomo, che ha sempre sentito la necessità di esprimersi sulle pareti di qualcosa. Ho visto le grotte dipinte dai primi uomini: mi hanno tolto il respiro, dalla magnificenza “sistina” di Lascaux al semplice e unico, miracoloso bisonte della piccola grotta per visitare la quale bisogna bussare alla casa della contadina che ti ci porta sorridendo. Ho smarrito il pensiero nei meandri scolpiti di Gavrinis, la più grande opera d’arte “contemporanea” della preistoria. Disteso all’interno di sperduti dolmen bretoni ho trovato la vita nelle raffigurazioni propiziatorie dei genitali maschili e femminili, visibili solo alla luce radente di una fiammella tremolante come la mia emozione. Ho visto la sofferenza di antichi carcerati sui muri delle celle del Château d’If come su quelli delle prigioni del Palazzo Pretorio di Certaldo, e miriadi di altri segni di vita consegnati al futuro, nelle tombe etrusche di Tarquinia tanto quanto sulle incisioni rupestri della Valcamonica, a Pompei come a Hieracompolis… Che volete che mi dicano i graffiti degli odierni writers? Nulla. O poco, davvero poco. E così nel 2013 mi sono messo in testa di ritrovare, nella mia città, tracce di vita dimenticate: sapete, quelle cose a cui tutti passano davanti ma che nessuno vede. Tracce perdute solo se le si vogliono perdere. Ma io non ho voluto perderle. Per questo mi sono aggirato nelle vie di Firenze con lo sguardo incollato ai muri. Ho urtato parecchia gente, e altra gente si è chiesta probabilmente se fossi matto. E forse è vero. Ma, nel caso, mi piace esserlo. Il graffito più famoso di Firenze è un profilo inciso su una pietra della facciata di Palazzo Vecchio, che la tradizione attribuisce nientemeno che a Michelangelo, e per di più eseguito, si dice, con le mani dietro la schiena. Ma non è di questo che mi sono occupato, non di graffiti celebri, che non hanno bisogno di essere portati alla luce. A me piace scoprire. E in effetti in quella spedizione “casalinga” ho scoperto più di quanto mi aspettassi, anche se nel frattempo molti dei soggetti fotografati allora sono già svaniti. Mi sono accorto che più recenti sono i graffiti e più facilmente scompaiono. Per forza: i più antichi sono davvero graffiti, cioè graffiati, incisi, scalpellati, sofferti, mentre dall’avvento della più comoda ma anche più deperibile vernice basta ritingere il muro e scompaiono. Quindi per assurdo sono più rari i graffiti del Novecento di quelli che vanno dall’antichità all’Ottocento. Più difficile, insomma, trovare uno stinto“Abbasso la Democrazia Cristiana”di qualche decennio fa che un ancora ben leggibile“Saracini baron fottuto”del Settecento. “Abbasso la Democrazia Cristiana” “Saracini baron fottuto”, 1772. L’appellativo “baron fottuto” sta per “birbante”, “trappolone”, oggi diremmo “stronzo” Per un confronto diretto tra graffiti più antichi e più recenti si può dare un’occhiata a questo marmo che contiene vari nomi incisi in epoche lontane, mentre una falce e martello a noi molto più vicina vi si è ormai quasi del tutto dissolta. I graffiti storici che si possono tuttora ritrovare nelle nostre città non corrispondono a quelli, di pretesa artistica, degli attuali writers. Mica avevano le bombolette, loro: sono soprattutto scritte, più semplici e meno invasive, che testimoniano brevi pensieri concisi, essenziali, come il classico che vediamo qui sotto, un concetto che ormai nessuno esprime più, ma che ha avuto una certa rilevanza in periodi in cui sia per sincero apprezzamento che per “fame” lo si scriveva un po’ dappertutto. ”W la fica” Ormai a trovare una“W la fica”superstite si fa fatica, e per lo più sono tutte parecchio consunte. (Per evitare la trappola tesa dal pretestuoso “sessismo” ai ruspanti afflati ironici maschili, mi astengo dalle facili battute che potrebbero conseguirne, e vado avanti). Mi sono imbattuto anche in antiche scritte incomprensibili, che pubblico con la speranza che qualcuno riesca a decifrarle. Come questa, per esempio, molto bella ma erosa dal tempo, in rilievo su una pietra ben visibile, di cui però non ho trovato riscontro su alcuna pubblicazione. Questo tipo di scritte si riesce a individuare soprattutto con la luce solare radente. Si veda anche la prossima, più breve ma altrettanto enigmatica. Poco comprensibili e confusi sono pure i caratteri che ho rilevato sulle colonne di una casa-torre medievale. Sembrerebbero numeri sopra e dentro un lungo rettangolo, più altre raffigurazioni non chiare. Solo parzialmente leggibile è questa incisione su marmo in piccoli caratteri. Possibile interpretazione: “A 1707 li 12 Aug /… (lacuna) … Von Nevinson Soldato di S.A.R.” Deve averci messo un bel po’ il soldatino a scalpellarla. E anch’io a trovarla: non l’avevo notata al primo passaggio. Tornando a scritte sempre vecchie ma più vicine a noi, di solito se ne trovano di carattere politico, più che altro antifasciste o comunque di sinistra, tipo“Fascisti assassini”o“Almirante boia”. Due classici. “Fascisti assassini” “Almirante boia” Non si è mancato di inneggiare a personaggi russi, come Trotszkij. “Viva Leone Trotskij” “W Stalin”si legge, un po’ a fatica, sotto a questa scritta più ampia firmata Partito Comunista d’Italia. “Vendichiamo i compagni spagnoli. PCd’I” – “W Stalin” Al 1973, anno del tragico golpe contro Salvador Allende, che tra le varie conseguenze ebbe quella di catapultarci addosso per anni gli Inti Illimani, si può far risalire questa scritta a sostegno del Cile. “W Cile” La ricerca è affascinante, e più si cerca, più si trova. Anche qualche rara operina figurativa. Ho scoperto questo bel faccino di diavoletto all’interno di un cerchio che un tempo alloggiava un anello di ferro adibito al “parcheggio” del cavallo. A Firenze ne sono rimasti molti. Ma di faccette così, solo questa: un precoce esempio di modificazione di arredo urbano, come succede con i cartelli stradali e altri oggetti pubblici da parte dei “geni” odierni. Della serie “non s’inventa nulla”. Il “Diavolino” Questo invece è uno sporadico caso di graffito su selciato: il volto di un antico signore che resiste malgrado la frequente calpestazione, trovandosi in mezzo alla strada, in zona pedonale, di fronte a un edificio tra i più visitati di Firenze, la (falsa) Casa di Dante. Non avranno mica voluto ritrarre il Sommo Poeta? Non sembrerebbe troppo rassomigliante, ma passiamoci sopra. Anche i turisti lo fanno. L’uomo calpestabile E, sapendo che molte delle pietre dell’antica Firenze Romana vennero riutilizzate nel Medioevo, sono riuscito a scovare, anche se un po’ rovinata, la raffigurazione in rilievo di quella che ritengo possa essere parte di un Caduceo (simbolo dell’equilibrio associato a Mercurio) sul muro di un palazzo. Penso sia il più prezioso e raro dei miei ritrovamenti. Nemmeno la Soprintendenza Archeologica lo sa. E io non glielo dico. Resta un segreto tra voi e me. L’indirizzo preciso, invece, tra me e me. Presunto Caduceo, dall’antica Firenze Romana al muro esterno di un edificio medievale Il simbolo del Caduceo con i due serpenti (da non confondere con il Bastone di Esculapio) Tra le varie raffigurazioni scoperte ce n’è una che incuriosisce. Somiglia a una croce templare, e nel caso lo fosse sarebbe parecchio intrigante, ma per esserlo le manca l’elemento inferiore. Facendo ricerche però ho reperito una figura simile, solo che, diversamente, è priva del braccio superiore. Al che, imperturbabile e sempre pronto a giustificare le mie tesi, mi sono detto:“Ma certo, l’emblema esisteva già su quella pietra prima che fosse impiegata per la costruzione di una facciata, dove l’hanno inserita ponendola semplicemente sottosopra”. Così ho creato il mio alibi. E magari sarò pure assolto. Croce Templare incompleta? Croce priva del braccio superiore (Tau?) Bellina anche questa morte secca artigianale. Specifico che non si trova in un cimitero né sotto un tabernacolo. Specifico altresì che tutti i reperti fotografati sono situati nel centro storico di Firenze, area Unesco, Patrimonio dell’Umanità. Teschio con tibie E che dire di questa? Una vera “faccina” come quelle che oggi si usano al posto delle parole. Già inventata nell’Ottocento! Emoticon ante litteram, XIX secolo I signori Lorin, Guelfi, Pini e soprattutto Mazzoni vollero lasciare un artistico ricordo di se stessi con questo coreografico uroboro sormontato da una stella. Beh, ci sono riusciti. Ho motivo di credere che si tratti di allievi di una vicina scuola d’infermieri che si diplomarono nel 1858. Nomi con ornamento di stella e uroboro, 1858 La ricerca è bella anche perché, come una macchina del tempo impazzita, ti trasporta da un’epoca all’altra, a seconda di cosa trovi e in che ordine. Puoi passare dal Medioevo all’antica Roma, transitare per l’Ottocento e poi ritrovarti negli anni sessanta del Novecento, come in questo caso: in quale altro momento storico si può collocare una scritta che inneggia all’Lsd? “Acido Lsd”