IL TRONO DI SPADE: DAI POEMI EPICI ALLA SERIE TELEVISIVA

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Il trono di spade(il titolo originaleGame of thronessignificaGioco di troni) è una serie televisiva statunitense.Tutti noi fan della serie televisiva non possiamo fare a meno di pensare che il successo del Trono di spade sia dovuto almeno in parte ai draghi che realizzano le nostre fantasie di quando eravamo bambini. Tuttavia questa serie non è una creazione originale, ma si inserisce nella gloriosa tradizione delle opere epiche di cui farò un breve excursus. Cercherò poi di elencare i momenti clou della serie che hanno fatto crescere il numero degli spettatori. Sono stati trasmessi 73 episodi della serie in otto stagioni. Di genere fantastico, la serie è stata creata daDavid BenioffeD. B. Weiss.Negli Stati Uniti è stata trasmessa sul canale via cavo Hbo dal 2011 al 2019. In Italia dal canale a pagamento Sky. È l’adattamento del ciclo di romanzi fantasyCronache del ghiaccio e del fuocodello scrittore statunitenseGeorge Raymond Richard Martin. I romanzi del cicloCronache del ghiaccio e del fuocosono una storia epica di ambientazione medievale di cui sono stati scritti 5 volumi.Il sesto e il settimo libro non sono ancora stati pubblicati da Martin, così l’ottava serie televisiva è stata solo ispirata da Martin, che pare avesse confidato agli sceneggiatori come sarebbe dovuto essere il finale. Ma la conclusione della serie, raffazzonata e sbrigativa, ha fatto infuriare moltissimi fan che si sono sentiti traditi. Nelle ultime dichiarazioni Martin ha ammesso che potrebbe anche modificare il finale dei libri, se e quando li scriverà. Nel frattempo propongo un breve excursus delle opere epiche che sono state scritte per capire in quale tradizione si collochiIl trono di spade. Atene, il portico delle Cariatidi I poemi epici sono le prime storie letterarie che sono state composte. Un poema epico (il termine “epica” deriva dal greco ἔπος, èpos, che significa “parola”, e in senso più ampio “racconto”, “narrazione”) è un componimento letterario in versi che narra le gesta, storiche o leggendarie, di un eroe o di un popolo, mediante le quali si conservavano e tramandavano la memoria e l’identità di una civiltà o di una classe politica. In origine venivano declamate di fronte al pubblico che ascoltava e accompagnate dal suono di uno strumento musicale che scandiva il tempo. L’aedo (il cantore) non aveva nulla di scritto (anche perché la scrittura non era ancora stata inventata o comunque erano in pochissimi a conoscerla), doveva recitare a memoria. Quindi doveva sapere a memoria molte storie in modo da accontentare gli ascoltatori. Per facilitare l’apprendimento mnemonico della materia epica, era necessario che le epopee fossero in versi, in modo che la loro armonia rendesse più agevole la memorizzazione. Non so se voi abbiate studiato a scuola delle poesie a memoria ma io l’ho fatto. Vi assicuro che tanto più il brano che dovevo studiare a memoria era ritmato e musicale tanto era facile memorizzarlo. Se il brano era in prosa ed era scarsamente musicale , diventava molto difficile ricordarlo.L’OdisseaeL’Iliadesono tutte e due rigorosamente in esametri, cioè in versi di sei piedi (chiamati così perché si accompagnava il tempo battendo il piede). La tradizione di narrare la materia epica in versi rimase anche quando ormai i libri eranodiffusi e le storie si leggevano, non si declamavano più.Secondo Platone i poemi omerici trasmettevano ai greci quel sistema di valori che avrebbereso Omero un “cattivo maestro”. I valori dell’eroe omerico consistevano nel desiderio di fama e gloria, nell’ambizione di primeggiare sugli altri grazie a una “virtù” (areté) fatta soprattutto di coraggio e di forza, che contraddistinguono il “vero uomo” a dispetto della massa mediocre priva di “eroismo”. Il più grande poema epico latino èl’Eneide, che fu scritto dal poetaPublio Virgilio Maronedal 29 avanti Cristo al 19 a.C. Narra la storia leggendaria del troiano Enea (figlio di Anchise e della dea Venere) che riuscì a fuggire dopo la caduta di Troia, navigò nel Mediterraneo e approdò nel Lazio diventando il progenitore del popolo romano. Sono tante le virtù che Enea incarna, tipiche dell’eroe romano: lealtà, clemenza, coraggio, senso dellagiustizia, profonda onestà d’animo, rispetto verso gli uomini e gli dei (la pietas), grande pazienza e senso civico. Nell’Alto Medioevo, che va dal 476 (caduta dell’Impero romano) all’anno 1000, si impone in Europa l’uso del cavallo in battaglia, reso possibile dall’introduzione alla staffa e alla ferratura, che nell’antichità non erano conosciute. Era l’unico modo per combattere le cavallerie degli invasori unni, arabi e avari. Gli avari, provenienti dall’Asia centrale, avevano portato per primi in Europa l’uso della staffa, che rendeva molto più agevole combattere a cavallo in quanto dava stabilità al cavaliere. La staffa era stata inventata in India nel II secolo d.C. (forse anche prima) e rivoluzionò la cavalleria. Infatti i romani non la usavano: stare a cavallo e combattere senza staffe era veramente difficile. Dall’VIII secolo il cavaliere diventa la figura centrale di ogni azione militare.I giullari medievali, che erano i cantastorie del tempo, si spostavano da un luogo all’altro dell’Europa diffondendo, spesso in versi, le vicende dei cavalieri. Si svilupparono due filoni narrativi: lecanzoni di gestae iromanzi della Tavola Rotonda.Il ciclo carolingio, che fa parte delle canzoni di gesta, racconta le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini (i dodici cavalieri della guardia reale, tra i quali Rolando). I valori che caratterizzanoLa Chanson de Rolandsono la fedeltà al proprio signore, in questo caso Carlo Magno; la fede cristiana in opposizione alla fede islamica (che tra l’altro nel testo risulta essere politeista); l’onore, da tutelare a ogni costo e con ogni mezzo; l’eroismo in battaglia. Fu composta intorno al 1110 e narra la vicenda della battaglia di Carlo Magno a Roncisvalle contro i baschi, alleati dei saraceni (gli arabi). Ilciclo bretonesi sviluppa intorno alla figura di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda.Viene chiamato bretone dal nome della regione in cui si svolgono le vicende (la zona della Bretagna, che comprendeva parte dell’odierna Inghilterra e il nord-ovest della Francia). Il ciclo carolingio si diffuse presso il popolo mentre il ciclo bretone trovò il suo pubblico presso le corti del nord della Francia. Le storie di questo ciclo narrano di cavalieri solitari, i cavalieri della tavola rotonda di re Artù, sempre in viaggio alla ricerca di avventure e di amori, mossi da sentimenti di lealtà, devozione e cortesia. Il ciclo bretone, basato su antiche leggende celtiche, è formato da cinque romanzi cavallereschi scritti da Chrétien de Troyes alla corte di Champagne tra il 1360 e il 1369 circa.Sia il ciclo carolingio sia il ciclo bretone furono composti molto tempo dopo le vicende narrate. Rotonda Foschini nella città di Ferrara dove visse e operò Ludovico Ariosto L’Orlando furiosodiLudovico Ariosto, pubblicato a Ferrara nel 1516, pur essendo rivolto ai lettori più che a essere cantato davanti ai signori, è composto in ottave, che è il verso italiano tipico dei poemi epici. Il poema ha più di un centro tematico. I temi principali sono l’amore (corrisposto, non corrisposto, il tradimento, la lussuria), l’amicizia, la guerra; il tema fantastico (incantesimi, cavalli alati); la magia (buona, cattiva).A lungo l’Orlando furioso fu considerato un’opera prevalentemente di evasione. Nell’Ottocentol’Orlando furiosofu interpretato come critica dei valori della cavalleria, come testo che segna la consapevolezza della fine di un’epoca storica, il Medioevo, con tutto ciò che esso significava. Statua di Miguel de Cervantes, l’autore di Don Chisciotte a Toledo Don Chisciotte della Mancia, rispetto ai poemi cavallereschi, tratta di argomenti contemporanei e non del passato ed è in prosa e non in versi. Don Chisciotte è unhidalgo, cioè il rappresentante della piccola nobiltà provinciale.Il romanzo mette in luce l’esigenza di far emergere la propria individualità, fuori da rigidi rapporti sociali cristallizzati, raccontando l’istinto, la follia, il sogno, l’ignoto. L’intento dichiarato diMiguel de Cervantesera quello di abbattere il favore che avevano nel pubblico i libri di cavalleria, parodiandoli. L’intento rispecchiava la crisi di valori del tempo. L’Europa del Seicento era certo intimamente avversa a ogni forma di idealismo, di liberalità e di generosità cavalleresca. Don Chisciotte è preda della follia in quanto interpreta la realtà in maniera distorta, ma nella seconda parte del romanzo la sua follia appare in buona parte consapevole. La follia di don Chisciotte è lo strumento per rifiutare la volgarità e la bassezza della realtà. Edimburgo, Scozia, monumento a Walter Scott, l’autore diIvanhoe Nel 1820 il baronetto ingleseSir Walter ScottpubblicòIvanhoe, che, insieme a un altro suo romanzo storico (Waverley), è considerato uno dei primi romanzi storici.Ivanhoeè ambientato in Inghilterra nel 1194, al ritorno dalle Terza crociata. Il successo di Scott si fonda sulle sue doti straordinarie di narratore, sull’abile costruzione dei dialoghi, sulla penetrante osservazione di costumi e comportamenti sociali e sui vividi ritratti di zingari, fuorilegge e girovaghi. Lo stile fonde vigore, bellezza lirica e lucidità descrittiva. Sebbene la costruzione degli intrecci appaia talvolta affrettata e i personaggi risultino in qualche occasione poco credibili, le sue opere mantengono un alto valore letterario per l’atmosfera avvincente, la dignità epica e la lucida comprensione della natura umana. George Raymond Richard Martin, l’autore delleCronache del ghiaccio e del fuocoche hanno ispiratoIltrono di spade, confessa cheIvanhoedi Sir Walter Scott è stato una sua fonte di ispirazione.Ivanhoedi Walter Scott ispirò anche il nostro Alessandro Manzoni. Il signore degli anelli John Ronald Reuel Tolkien(Bloemfontein, 3 gennaio 1892 – Bournemouth, 2 settembre 1973) è stato uno scrittore, filologo, inventore di linguaggi artificiali, accademico e linguista britannico.Importante studioso della lingua inglese antica, è conosciuto principalmente per essere l’autore di pietre miliari del genere high fantasy, qualiIl Signore degli Anelli,Lo HobbiteIl Silmarillion. Nel 1936 un racconto scritto da Tolkien per i suoi figli intitolatoLo Hobbitgiunse nelle mani di Susan Dagnall, impiegata presso la casa editrice londinese George Allen & Unwin, che convinse lo scrittore a dare alle stampe la propria creazione. La popolarità raggiunta dal racconto spinse Tolkien a scrivere la continuazione della storia, che fuIl Signore degli Anelli.Il Signore degli Anelliè un’opera in tre volumi pubblicata da Tolkien nel 1954-55, alla quale aveva lavorato per circa dieci anni. Inizialmente l’opera aveva un tono fanciullesco comeLo Hobbit, per poi diventare più fosca e matura. I valori umani maggiormente presenti neIl Signore degli Anellisono la fedeltà e l’amicizia, così come lo spirito di sacrificio in nome di un bene più grande. George R.R. Martin, l’autore della saga di Game of Thrones, ha rivelato agli spettatori dell’Edinburgh International Book Festival nell’agosto 2014 le sue fonti di ispirazione per la creazione del mondo fantastico delleCronache del ghiaccio e del fuocoe dei personaggi che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.Molti lo definiscono il “Tolkien americano” per la presenza massiccia di elementi storici nei suoi romanzi, in cui sono evidenti i richiami alla storia scozzese e a Sir Walter Scott. Alla domanda: “Le è capitato di visitare spesso la Scozia?”. Martin risponde: “Ho visitato la Scozia mezza dozzina di volte. Ci sono stato per la prima volta nel 1981 con un’amica con cui collaboro spesso, Lisa Tuttle. Di questo viaggio mi è rimasta impressa l’immagine del Vallo di Adriano(una lunga muraglia costruita dai romani a sud dell’attuale Scozia – NdR)al tramonto in una fredda giornata estiva. Ai piedi di quelle mura mi sono sentito come un legionario romano ai confini del mondo, ed è stata una sensazione molto forte. La fantasia però ingigantisce sempre tutto, e così dieci anni dopo ho reso quella barriera cento volte più alta e lunga, e l’ho ricoperta di ghiaccio. Credo chese in Scozia ci fosse una barriera di ghiaccio gigante come quella, oltre a essere una fantastica attrazione turistica sarebbe anche utile a tenere lontano gli inglesi”. Martin rivendica la verosimiglianza dei suoi personaggi. Per lui tanto più i personaggi sono contraddittori, non sono del tutto buoni o cattivi e catturano l’affetto degli spettatori, tanto lo scrittore ha lavorato bene. Martin rivendica il maggiore realismo diIl trono di spadegrazie all’esistenza delle tv via cavo, che hanno consentito agli spettatori di fare scelte più specifiche. Hanno anche consentito a scrittori come lui di proporre opere più aderenti alla realtà, che non sarebbero mai state approvate dai programmatori della televisione generalista. Gli spettatori si sono sbizzarriti a cercare i riferimenti storici dei personaggi e delle situazioni rappresentati inIl trono di spade.Lo stesso Martin ha ripetuto che non stava inventando niente di sconvolgente, ma che descriveva cose già successe nella realtà.Tuttavia non è detto che ciò che è vero o ispirato a storie vere sia tout court verosimile artisticamente. È la bravura dell’artista a far diventare verosimile, cioè artisticamente credibile, ciò che è vero e, se l’artista è molto bravo, anche quello che non è vero. I fan, indignati per il finale sbrigativo della serie televisiva, lamentano proprio questo, cioè che gli sceneggiatori della serie David Benioff e D. B. Weiss (lasciati a sé stessi senza i romanzi scritti come traccia) sono riusciti a far diventare inverosimili i personaggi e le situazioni. Dobbiamo tenere presente che la caratteristica principale della serie era l’estrema lentezza con cui si era sviluppata la storia. Nella continuazione di questo articolo esamineremo le parti della serie televisiva deIl trono di spadeche hanno fatto impennare gli ascolti.