IL SETTIMANALE DEI TRE PORCELLINI: IL PRIMO PASSO DI MONDADORI VERSO TOPOLINO

IL SETTIMANALE DEI TRE PORCELLINI: IL PRIMO PASSO DI MONDADORI VERSO TOPOLINO

La serie Robin Hood di Charles Flanders (ma è evidente che ai disegni subentra qualcun altro) dura pochi mesi. La redazione de I Tre porcellini deve dunque inventarsi qualcosa, per rafforzare l’appeal“avventuroso” che ormai, dopo l’epocale successo de L’Avventuroso, tutti i settimanali a fumetti sembra debbano avere per forza. Un aiuto alla diffusione del settimanale lo dà comunque il“Primo concorso degli amici di Topolino”, che il Topolino ormai mondadoriano e I Tre Porcellini lanciano alla fine del 1935. Sul numero 37 viene pubblicato anche lo spartano “album” per la raccolta dei“francobolli educativi”pubblicati sulle testate del gruppo Walt Disney – Mondadori. “Gli Amici di Topolino” è il primo anello di una lunga catena che porterà negli anni sessanta al memorabile“Club di Topolino”: una forma di fideizzazione dei lettori dei periodici Mondadori, in parte basata su una forma spontanea di associazionismo. Negli anni trenta come negli anni sessanta, il senso di appartenenza al gruppo è rafforzato dalla tessera, un cartoncino la cui prima, leggendaria edizione appare proprio nel 1935. Il primo concorso, quello dei “francobolli educativi”, lanciato con notevoli mezzi, anche finanziari, ha un notevole successo. Verrà replicato l’anno seguente, in collaborazione con la ditta Elah, e nel 1937-1938 con il “Concorso filatelico Impero”. I talloncini da ritagliare, pubblicati sui settimanali, saranno molti anni dopo un’autentica croce per i collezionisti. La disperata ricerca di un fumetto d’avventura, su cui non abbia messo già le maniMario Nerbini(o Lotario Vecchi, che lanciando proprio in queste settimaneL’Audace, in funzione anti-Avventuroso), porta a una sensazionaletrouvaille, e proprio in casa Kfs. Nessuno, infatti, sembra essersi ancora accorto di una straordinaria serie di strisce giornaliere e tavole domenicali, ovvero il fantascientificoBrick BradforddiWilliam RitteClarence Gray. I Tre porcellini pubblica le affascinantidailiescambiando il nome del protagonista inGuido Ventura. Brick Bradford non è alla sua primissima pubblicazione italiana. È apparso infatti nel 1933, per un breve periodo, sul settimanale umoristico romanoIl Settebello. In quella sede, era stato ribattezzatoBruno Arceri. Il biondo eroe, vagamente somigliante, dal lato fisico, aFlash Gordon, come carattere è lontanissimo dal modello raymondiano: è infatti un avventuriero più realistico, collaboratore di scienziati, antropologi, archeologi. Lui stesso è una specie diIndiana Jonesante litteram. Del celebre rivale non ha certo ilglamoure la sontuosità del disegno, ma ha altre qualità che verranno fuori a poco a poco. Le storie di Ritt sono ben strutturate, molto lunghe (a volte lunghissime, molti mesi di produzione), con riferimenti puntuali all’etnografia e alle novità scientifiche e tecnologiche. La prima storia “giornaliera” di Brick Bradford – Guido (poi Giorgio) Ventura, conosciuta in seguito comeLa città sottomarina, dopo la pubblicazione parziale su Il Settebello non viene più riproposta: lo sarà, in tutte le salse, negli anni settanta, all’epoca dell’ubriacatura delle edizioni “amatoriali”, dopo essere stata considerata leggendaria da lettori e appassionati. I Tre porcellini inizia con il secondo episodio, che prenderà vari titoli ma sarà conosciuto in Italia soprattutto comeFuego il Pirata. Le prime strisce, comunque, costituiscono un micro-episodio a se stante: forse un ripensamento di William Ritt, partito in quarta con una storia a base di perdute città precolombiane (come il primo episodio) e poi attratto da un formidabile spunto basato su un sommergibile tedesco della Prima guerra mondiale, sul suo equipaggio ignaro dell’armistizio (sono avvenimenti successi vent’anni prima rispetto al 1935) e su un terribile pirata moderno. Brick Bradford è spartito conL’Audacedi Vecchi. L’affare migliore lo fa senz’altro Mondadori, assicurandosi le strisce giornaliere: le tavole domenicali, per quanto assai fascinose, peccano per l’ingenuità delle trame, che in parte cercano di imitare proprio Flash Gordon. Brick/Guido piace a un pubblico forse più raffinato rispetto a quello de L’Avventuroso: non ha affatto l’afflato eroico di Flash Gordon né le personalità omeriche dei suoi comprimari, ma l’intelligenza delle trame di William Ritt si sposa molto bene con il Topolino di Floyd Gottfredson e collaboratori, con cui spartirà, finché sarà possibile, le pagine più prestigiose del settimanale-leader. Nel dopoguerra, quando una redazione improvvisata cercherà di rimettere in piedi Topolino, si penserà subito a Brick Bradford. Ma il biondo eroe della coppia Ritt e Gray avrà purtroppo perso gran parte del suo smalto. Oggi, invece, nel 1935, la Grande Avventura è appena cominciata, e le pagine deI Tre Porcellinisono piene di irresistibile fremiti. La testata, comunque, non avrà mai un vero successo e nel febbraio del 1937 si fonderà con il settimanale di Topolino. (Gli altri articoli di Giornale POP dedicati ai fumetti pubblicati in Italia negli anni trenta li trovateQUI).