IL ROCK TOTALE DI LOST ON THE ROAD TO ETERNITY

IL ROCK TOTALE DI LOST ON THE ROAD TO ETERNITY

A quarant’anni di distanza dalla prima apparizione discografica deiMagnum, esceLost On The Road To Eternity: il ventesimo album di inediti. Formatasi nel 1972, sei anni dopo la band inglese dei Magnum si affaccia sulla scena musicale progressive e hard rock con “Kingdom of Madness”, un ottimo debutto che fa intuire le potenzialità della band di Birmingham capitanata dal chitarristaTony Clarkin(il songwriter) e caratterizzata dall’inconfondibile voce diBob Catley. Nonostante alcuni cambi di formazione, la band è sempre stata presente sulla scena rock inglese e internazionale con al centro la voce di Catley e la chitarra di Clarkin, a parte la pausa tra il 1996 ed il 2000, anni in cui comunque i due hanno collaborato nel progetto Hard Rain e alla realizzazione di due dischi: l’omonimo “Hard Rain” del 1997 e “When the Good Times Come”, uscito due anni dopo. Anche se non sempre all’altezza dei primi cinque dischi usciti tra il 1978 ed il 1985, tra cui su tutti spicca “On a Storyteller’s Night” (1985), in questi anni iMagnumhanno sempre offerto ottimi prodotti. Nel tempo, le composizioni e gli arrangiamenti hanno preso una direzione sempre più hard rock dal sound tastieristico, perdendo per strada la parte progressive, ma restando comunque di notevole effetto e con una vena creativa florida e brillante. Nel disco, oltre ai due membri storici, ritroviamo al bassoAl Barrow, già degli Hard Rain; che al loro scioglimento, nel 2001, è entrato nella band sostituendo Colin Lowe. A completare il quintetto ci sono due new entry:Rick Benton, che prende il posto alle tastiere dello storico Mark Stanway (il quale ha lasciato la band nel 2016) eLee Morris(già membro dei Paradise Lost) a sostituire alla batteria Harry James, sempre più impegnato con i Thunder e gli Snakecharmer. Gli undici brani contenuti inLost On The Road To Eternitycompongono un lavoro omogeneo che può contare su melodie perfette, le quali rimarranno bene impresse nella memoria dimostrando come la vena creativa diClarkin, costantemente su ottimi livelli, sia tornata agli splendori di veri masterpiece della band come “On a Storyteller’s Night” e “Chase the Dragon”, con suoni e soluzioni per nulla scontati pur nella loro semplicità melodica. A impreziosire l’album ci sono gli arrangiamenti dellaThe Wolf Kerschek Orchestra, che donano ulteriore emotività e lirismo, le backing vocals diLee Small(Shy) eTobias Sammet, voce degli Edguy e degli Avantasia (band, quest’ultima, dello stesso vocalist che negli anni ha potuto contare su più di un contributo da parte diCatley,con il quale duetta nella title track). Apre il discoPeaches and Cream, pezzo robusto e trascinante dal ritmo orecchiabile che sicuramente piacerà durante le esibizioni dal vivo.Show Me Your Handsintroduce egregiamente le tastiere diBenton, il quale riuscirà a mitigare la dipartita di Stanway. Il suo lavoro e i suoi arrangiamenti si amalgamano perfettamente con i giri di chitarra composti daClarkine le melodie della voce diCatley. La ballataStorm Baby, come nella migliore tradizione della band inglese, alterna melodie dolci e malinconiche scandite dai giri di piano e tastiera, con riff energici guidati dalla chitarra che salendo d’intensità trascinano senza riserve. Ancora una volta, le ballate si confermano uno dei punti forti nel repertorio della band. Il duetto traCatleyeSammet, che riescono a completarsi perfettamente nonostante i loro stili diversi, complice probabilmente le molte collaborazioni tra i due, fa risaltare la title track dell’album,Lost on the Road to Eternity, impreziosita oltremodo dal sontuoso e solenne arrangiamento orchestrale che rappresenta probabilmente il momento più trascinante di tutto il disco. Un brano destinato a fissarsi nella mente e nel cuore dei fan della band di Birmingham. Un vero classico istantaneo che non mancherà di esaltare specialmente durante i live. I cori diYa Wanna Be Someone, arricchiti dalla voce diLee Small, danno al brano un feeling immediato che rende impossibile resistere dal canticchiarlo mentre lo si ascolta.Con un inizio un po’ straniante, quasi “dance”,Tell Me What You’ve Got To Saysi evolve in un mix di ritmo e classiche soluzioni melodiche care alla band, trasformandolo in un pezzo decisamente convincente. Forbidden Masqueradealterna momenti lenti e riflessivi caratterizzati dalla presenza delle sole tastiere e voce, ad altri dove la band spinge con ritmo più sostenuto, quasi una “cavalcata” fino al finale che lascia spazio a un coro dal sapore quasi “religioso” che apre alla successivaGlory to Ashes, la quale, con tratti quasi “marziali”, mette al centro il tema della guerra e dell’ingiustizia sociale. L’onere di essere il primo singolo dell’album è affidato alla ritmataWithout Love, nella quale entrano in primo piano le percussioni diLeeMorrise il basso diBarrow, che con i loro giri difficilmente non faranno muovere almeno la testa per seguirne il ritmo, prima di aprirsi ad un refrain irresistibile dal sigillo100%Magnumsu ogni nota e suono che lo compongono. Welcome to the Cosmic CabareteKing of the World, brano di chiusura del disco, sono i due pezzi più lunghi: rispettivamente 8 e 7 minuti. Qui la chitarra diToni Clarkine le tastiere diRick Bentonsono i veri protagonisti che, incrociandosi, danno forza e carattere ai brani, circondati dall’ottimo lavoro della sezione ritmica e sostenuti dalle linee vocali diBob Catley, sempre perfetto nella scelta melodica. Nel primo troviamo la vena più progressive dell’intero set, con una parte strumentale caratterizzata dai synth e dalla chitarra e tirata da un ritmo sostenuto, mentre nel secondo verremo trasportati da un ritmo blueseggiante in crescendo, impreziosito dall’orchestra che gli dà forza e importanza rendendolo l’epilogo perfetto del disco. Ciliegina sulla torta, ancora una volta la copertina del disco è realizzata daRodney Matthews, artista fantasy di lungo corso che, dalla metà degli anni sessanta ad oggi, ha collaborato con molti tra i più importanti artisti rock (Hawkwind, Nazareth, Scorpion, Uriah Heep, Asia, Eloy, Amon Düül II). E anche in questa occasione realizza un’illustrazione magica ed ispirata. Trentacinque anni di attività (quaranta, se non si tiene conto della pausa presa dalla band a metà anni novanta), venti dischi in studio, una decina di live e altrettante raccolte sono numeri non da poco nella storia di un gruppo. Numeri che assumono un significato maggiore se presi alla luce di una carriera scevra di eccessivi compromessi al fine di guadagnare consensi e a discapito della qualità e della coerenza musicale. Nel corso di tutti questi anni il sound deiMagnumha subito delle variazioni inevitabili, ma queste hanno sempre seguito un percorso di logica evoluzione e non di mero “adattamento”. Il primo risultato è stato quello di avere prodotto album sempre dotati di una loro dignità musicale e stilistica. Certo, ci sono stati alti e bassi, ma questi ultimi non ne hanno mai macchiato la reputazione. InLost on the Road to Eternityritroviamo tutti i tratti distintivi che hanno reso il gruppo inglese immediatamente riconoscibile, confermando ancora una volta che non c’è nessuna intenzione di venire meno al loro “credo” musicale. Quasi superfluo dire cheTony ClarkineBob Catleysono sempre i pilastri fondamentali della band.Clarkinsi rivela più in forma che mai e il suo estro creativo pare non essersi per nulla offuscato, rinato forte e vigoroso dopo un periodo un po’ stanco, pur restando sempre su buoni livelli.Catley, dal canto suo, continua a essere il grande cantante di sempre, dotato di una voce “copyright” tanto è riconoscibile. La capacità diCatlynnel creare linee melodiche uniche, che impreziosiscono le composizioni diClarkin, è dovuta a un sodalizio che dura da quarant’anni e che si rafforza sempre di più, traducendosi nell’essere l’uno la naturale estensione musicale dell’altro. Non siamo di fronte a un nuovo “On a Storyteller’s Night”, sia chiaro, così come la proposta musicale non porta particolari innovazioni nel genere, ma è certo che l’ultimo lavoro della band non tradisce le aspettative dei fan di lungo corso e neanche di quelli più “nuovi”. Ma farà la gioia anche di chi è alla ricerca di un disco hard rock dotato di una strepitosa composizione e di una non meno brillante esecuzione. Lost on the Road to EternitytrasudaMagnumin ogni secondo di tutti gli undici brani che lo compongono.Musicalmente, il 2018 non poteva cominciare meglio di così. Rock totale. MagnumLost On The Road To Eternity Progressive Rock – Hard RockSteamhammer/SPVGennaio 2018 CD 101. Peaches And Cream (4:54)02. Show Me Your Hands (5:45)03. Storm Baby (6:13)04. Welcome To The Cosmic Cabaret (8:08)05. Lost On The Road To Eternity (5:54)06. Without Love (5:55)07. Tell Me What You’ve Got to Say (6:27)08. Ya Wanna Be Someone (5:56)09. Forbidden Masquerade (5:02)10. Glory To Ashes (5:35)11. King Of The World (7:04) CD 2(Bonus Live Disc)01. Sacred Blood – Divine Lies (6:48)02. Crazy Old Mothers (5:35)03. Your Dreams Won’t Die (5:56)04. Twelve Men Wise And Just (6:21) IMagnumsono:Tony Clarkin: guitarsBob Catley: vocalsRick Benton: keyboardsAl Barrow: bassLee Morris: drums