IL PADRE DELLA COMMEDIA SEXY LUCIANO MARTINO

IL PADRE DELLA COMMEDIA SEXY LUCIANO MARTINO

Tra i grandi produttori del nostro cinema è da annoverare senza dubbioLuciano Martino, uno dei più attivi nel realizzare quei film di genere che oggi vanno per la maggiore. Martino ha anche scritto soggetti e sceneggiature, e si deve a lui la nascita della commediasexy italiana(il dibattito se sia da considerare un merito o un demerito lo rimandiamo a un’altra occasione). Nato a Napoli il 22 dicembre del 1933 (suo nonno era il regista Gennaro Righelli) e scomparso nel 2013 a Malindi, in Kenya, ha iniziato come autore di numerosi copioni, alcuni dei quali di buon livello, diventati delle pellicole dirette da Luigi Zampa (La ragazza del palio), Luigi Comencini (La finestra sul luna park), Luciano Emmer (La ragazza in vetrina), Sergio Leone (Il colosso di Rodi), Riccardo Freda (Caccia all’uomo) e altri.Dopo un apprendistato alla Flora Film, esordisce come produttore nel 1963 conIl demonio(di Brunello Rondi). Nel 1969 produce il primo lungometraggio del fratelloSergio(Mille peccati… nessuna virtù), uno dei registi con cui lavorerà più frequentemente. Luciano Martino è stato, come ha scritto Italo Moscati,“autore e produttore per passione e per guadagno, drogato dal cinema e dalla voglia di vincere al botteghino senza farsi condizionare, provare remore e rimorsi”.Ripercorriamone la sua lunga carriera attraverso 25 sequenze tratte dai migliori titoli della sua filmografia. Luciano Martino (1933-2013) Uno dei primi gialli con qualche sfumatura sexy (tanto da essere vietato ai minori di 18 anni), ha per protagonisti due freschi sposi, Deborah e Marcel, perseguitati da un vecchio amico dell’uomo, Philip, che incolpa Marcel per il suicidio della sua ex-fidanzata, Susan. Il film lanciò l’attrice americanaCarroll Baker(celebre per aver interpretato nel 1956Baby Doll – La bambola viva, di Elia Kazan) come protagonista del thriller all’italiana. Il dolce corpo di Deborah è, in sostanza, come ha scritto Gian Luca Castoldi (Nocturno Cinema n. 5-6),“uno dei primi thriller italiani dei quali possiede la sorpresa finale, l’incertezza dell’immagine vista che può trarre in inganno lo spettatore e tutto il clima di dubbio che pervade il film”. Julie Wardh, moglie di un diplomatico, è perseguitata da una sua vecchia fiamma, mentre un maniaco uccide giovani donne. Nel frattempo Julie avvia una relazione con George. Anche la migliore amica di Julie, cugina di George, cade sotto i colpi del maniaco. Quando il maniaco viene ucciso da una ragazza e Julie vede il suo persecutore morto, crede che tutto sia finito. Invece il persecutore torna e inscena il suicidio di Julie. Veniamo così a sapere che a architettare tutto sono stati il marito di Julie e George, d’accordo nell’eliminare moglie e cugina. Fatto fuori il persecutore, i due credono di aver messo in atto un piano perfetto. Ma Julie non è morta e la polizia è sulle loro tracce. Sergio Martino punta molto sull’erotismo e sul sex-appeal diEdwige Fenech, soprattutto nel finale riesce a creare una buona suspense e il colpo di scena è ben giocato. Belle le atmosfere notturne e notevoli alcune sequenze (l’omicidio nel parco, parallelo a quello diQuattro mosche di velluto grigio, la ragazza che uccide l’aggressore, la messinscena del suicidio di Julie). In quegli anni Luciano Martino, autore del soggetto (insieme a Tito Carpi), era molto attivo come produttore di thriller erotici. Il passaggio dal giallo sexy alla commedia gli deve essere sembrato del tutto naturale.Quel gran pezzo della Ubaldadeve molto ai dueBrancaleonedi Monicelli. Anche qui Olimpio (interpretato da un ottimoPippo Franco) è reduce dalle crociate in Terra Santa ed è abbastanza evidente che le sue buffe scazzottate con Mastro Oderisi (Umberto D’Orsi) si ispirano ai duelli altrettanto buffi di Brancaleone. Al di là di questo, bisogna considerare che Laurenti aveva già affrontato il medioevo, con tanto di cintura di castità, nel già citato episodio interpretato da Riccardo Garrone inMazzabubù… quante corna stanno quaggiù? e cheQuel gran pezzo della Ubaldarappresenta soprattutto la quadratura del cerchio di tanti generi e spunti precedenti. Olimpio, tornato dalla guerra santa, e il mugnaio Oderisi sono molto gelosi delle rispettive mogli, Fiamma e Ubalda, così da averle costrette a indossare la cintura di castità. Le donne però, a loro insaputa, hanno fatto fare dei duplicati e se la spassano con altri uomini. Quando scoprono d’essere stati traditi, Olimpio e Oderisi si accordano per passare una notte d’amore uno con la moglie dell’altro. Non sanno però che entrambi, nel frattempo, hanno ordinato dal fabbro mastro Deodato un nuovo tipo di cintura di castità, molto più pericolosa. Finiranno a cantare tra le voci bianche, mentre le mogli scambiano occhiate eloquenti con i giovanotti del paese. Molte volte, in altri film brillanti, si era alluso a temi sessuali e le donne avevano mostrato (in minima parte) le loro grazie. Qui l’intero film è incentrato sul sesso e sul desiderio, inoltre le donne si spogliano parecchio. Proprio come nell’avanspettacolo, trionfano il divertimento e la sensualità femminile. Come disse Mariano Laurenti,Quel gran pezzo della Ubalda tutta nuda e tutta calda«Fu un film che incassò un pozzo di quattrini anche perché in quel periodo quel genere andava. Era l’Italia che guardava dal buco della serratura, era l’Italia che cominciava a voler sbirciare le donne nude, le cosce, i seni, e noi le offrivamo visioni che fino ad allora si erano covate nella fantasia, dandole nel contempo una storia divertente»(L’avventurosa storia del cinema italiano, di Franca Faldini e Goffredo Fofi). Un maniaco semina il terrore uccidendo giovani donne in un condominio. La polizia sospetta vari uomini, finché scopre che il colpevole è un anziano violinista. Come spesso accade ai gialli scritti daErnesto Gastaldi, prevale l’aspetto investigativo e la narrazione è contrassegnata da una sequela di false piste. Per esempio, la protagonista Jennifer (Edwige Fenech) è inizialmente perseguitata dall’ex marito, uno dei possibili indiziati fino a quando non viene trovato morto. Carnimeo riesce a creare una buona atmosfera e, in alcune sequenze, una suspense accettabile. Per quel che riguarda l’omicidio iniziale in ascensore, secondo alcuni avrebbe ispirato il regista americanoBrian De Palmaper una scena simile del suo capolavoroVestito per uccidere, del 1980. Certo una delle inquadrature diVestito per uccidere, nella quale l’assassino solleva il braccio impugnando il rasoio, è quasi uguale a quella diPerché quelle strane gocce di sangue. Ma la sequenza girata da De Palma è molto più lunga e complessa: ogni paragone qualitativo tra i due film appare, in definitiva, inopportuno. Invece l’omicidio dell’amica di Jennifer, perpetrato per strada, avrebbe ispirato Dario Argento per la scena dell’Eur inTenebre. Come accadeva spesso nel cinema italiano dell’epoca, uno dei punti di forza del film sono le piacevoli musiche, in questo caso firmate da Bruno Nicolai. Scritto dal solito Ernesto Gastaldi (insieme a Sauro Scavolini, da un soggetto di Santiago Moncada), inizia come un film dell’orrore sovrannaturale per prendere poi una piega più razionale, con vari omicidi e un’atmosfera da incubo sempre presente.Tutti i colori del buio(come i film di Dallamano, Lado e altri) dimostra che il cinema thriller/spaventoso dei primi anni settanta sapeva trovare vie alternative, originali e successivamente imitate: non solo dai registi italiani, vedi per restare aTutti i colori del buiola sequenza nel vagone della metropolitana, a cui somiglia quella diVestito per uccidere, girato nel 1980 da Brian De Palma. D’altra parte sia Luciano Martino sia Ernesto Gastaldi sono stati dei precursori di questo genere. Vagamente ispirato al racconto“Il gatto nero”di Edgar Allan Poe, è ambientato in una villa isolata della provincia veneta, dove vivono uno scrittore in crisi d’ispirazione, frustrato, alcolizzato e violento e sua moglie, oltre a un gatto nero chiamato Satana. Nel circondario avvengono alcuni omicidi, di cui in un primo momento viene sospettato proprio lo scrittore, poi scagionato. L’arrivo della sua giovane e avvenente cugina acuisce l’atteggiamento violento dell’uomo nei confronti della moglie. Quando la donna lo uccide e mura il cadavere aiutata dalla cugina, che poi elimina con l’aiuto di un complice, sarà il gatto, murato per caso assieme al cadavere, a svelarne la colpevolezza. Martino dirige con stile e in certi momenti riesce persino a creare un’atmosfera da film gotico, ma non tutto nel film pare necessario, specie un paio di omicidi. Resta comunque un esempio di thriller erotico all’italiana, grazie a unaFenechquantomai sensuale e ambigua, alle belle musiche di Bruno Nicolai e alla notevole fotografia di uno dei direttori della fotografia di fiducia della Dania, Giancarlo Ferrando. Il protagonista diMilano trema: la polizia vuole giustiziaè il commissario Canepari, un poliziotto piuttosto rude, che si trasferisce a Milano e si infiltra nel giro della malavita per risolvere un caso. Nella sequenza scelta conosce una giovane prostituta che lo porta a casa sua. Grazie a Luciano Martino la commedia sexy nasce ufficialmente nel 1973. L’idea produttiva che sta alla base diGiovannona Coscialungaè sostanzialmente la stessa diQuel gran pezzo della Ubalda: unire situazioni comiche e momenti sexy, le gag dei comici e le grazie esibite delle attrici. Anche qui, come nel boccaccesco di Laurenti, gli interpreti principali sonoPippo FrancoedEdwige Fenech. L’industriale La Noce, proprietario di un caseificio nei pressi di Catania, è angosciato dalle norme anti-inquinamento. Per farla franca, su suggerimento del suo segretario, decide di ingraziarsi l’onorevole Pedicò, facendolo invaghire della moglie. Il problema è che la moglie di La Noce è una bigotta. L’unica soluzione è sostuituirla con una prostituta, e il segretario è incaricato di cercarla. La trova nella bella Giovannona, detta Cocò. I guai cominciano quando il protettore di Cocò, Robertuzzo, parte alla sua ricerca insieme alla vera moglie di La Noce. L’idea si rivela vincente, poiché il film ottiene un grande successo, consacrando definitivamente l’appeal erotico dell’attrice ma anche il suo talento per la commedia. Successo che però va ascritto anche all’ottima regia di Sergio Martino, che fino a quel momento si era cimentato soltanto con il western e il thriller, e al cast di contorno, particolarmente azzeccato: Vittorio Caprioli, Gigi Ballista, Riccardo Garrone e Francesca Romana Coluzzi. Il 1975 può essere considerato l’anno della definitiva nascita della commedia sexy. Per la quantità di film che escono, per il grande successo di alcuni di essi e anche perché si costituisce la factory di Luciano Martino, formata da produttori, registi, sceneggiatori, attori eccetera, che si dedicano più o meno completamente e più o meno consapevolmente a questo genere, come il registaMichele Massimo Tarantini.La licealeinaugura una sorta di sottogenere della commedia scollacciata, ambientato nelle aule scolastiche, ed è forse il film che più di ogni altro traccia le coordinate di quelli che saranno gli elementi fondamentali del genere. I primi piani estremi sul corpo nudo della protagonistaGloria Guidafanno scuola: Tarantini dimostra di aver già capito tutto e di avere lo stile giusto. La bella e spregiudicata studentessa Loredana si diverte a far girare la testa e a prendere in giro gli uomini che incontra, mandandoli in bianco. Verrà ripagata con la stessa moneta quando si innamorerà dell’ingegner Marco Salvi e gli si concederà. Accanto alla giovane bellezza bionda, che nel ruolo della liceale dal volto angelico e dal fisico mozzafiato entra di prepotenza nei sogni dei maschi italiani, troviamo la crema dei comici nostrani dell’epoca:Alvaro Vitali,Gianfranco D’Angelo,Enzo CannavaleeMario Carotenuto, oltre a caratteristi come Franco Diogene, Gisella Sofio e Renzo Marignano. Nel ruolo della studentessa Milena fa inoltre il suo esordio la futura porno starIlona Staller, che nello stesso anno è tra gli interpreti del film di Guido LeoniLa supplente. A puro titolo di curiosità va sottolineato il fatto che il film di Tarantini è stato tra i primi a essere proiettato nel 2003 in Irak dopo la guerra contro Saddam Hussein, insieme a un altro titolo del regista (Italiani a Rio). Insieme aLa licealeè uno dei capostipiti del genere. Anche se, come tutti i film diNando Cicero, è più farsesco e surreale e triviale (aggettivo da non considerarsi in senso negativo) che scollacciato, e molto curato sotto il profilo dell’immagine. LaFenechnon si vede granché nuda, in compensoAlvaro Vitaliviene utilizzato in un ruolo che anticipa il futuroPierino. Francesco, figlio dell’onorevole Mottola, ha dei problemi a scuola, così la madre, preoccupata, decide di assumere una giovane insegnante, Giovanna, affinché gli dia delle lezioni private. Giovanna prima crede di aver a che fare con un omosessuale, poi deve respingere la corte serrata di Francesco. Alla fine cede e scopre che il giovane è davvero innamorato di lei.L’insegnantesi rifà in maniera abbastanza evidente aMalizia, tanto che uno dei compagni di scuola del protagonista è Stefano Amato. Il cast è praticamente identico a quello deLa liceale, infatti ancora una volta a produrre è Luciano Martino. Va detto che in quel periodo Luciano Martino era il compagno della Fenech, dettaglio da non sottovalutare. La poliziotta fa carrieranasce sulla scia del film diStenoLa poliziotta, un buon successo del 1974 interpretato daMariangela Melato,Renato Pozzetto,Alberto Lionello,Gigi Ballista,Mario CarotenutoeAlvaro Vitali. Ballista, Carotenuto e Vitali rappresentano un punto di contatto tra il secondo e il primo film, che contiene in nuce alcuni elementi (l’attenzione dei vari personaggi maschili per le “curve” della Melato, i personaggi di Carotenuto e Vitali) che diverranno centrali nel film di Tarantini. Ci sono anche parecchie differenze: a cominciare dal fatto che la protagonista di Steno entra nei vigili urbani mentre la Gianna Amicucci incarnata da Edwige Fenech vuole fare la poliziotta. Grazie alla raccomandazione del questore, che abita nel suo palazzo, Gianna passa l’esame finale del corso. Nonostante sia un po’ maldestra e combini un sacco di guai, il commissario Antinori le affida il caso di un bambino abbandonato e di una madre scomparsa. Infiltratasi nel giro delle prostitute, Gianna viene invitata a una festa daBorotalco, che controlla il racket della prostituzione. Questore e commissario decidono di fare un’irruzione alla festa, ma Borotalco riesce a dileguarsi. Dopo aver salvato la madre del bambino da un tentativo di suicidio, Gianna rivedeBorotalcoper strada e alla fine di un lungo inseguimento lo arresta. Tarantini sceglie la strada della comicità farsesca, dei doppi sensi neanche tanto velati (il tormentone della caccia al pappagallo, con tutto quel che ne consegue), delle botte alla Bud Spencer (era fresco il successo del poliziotto manesco Piedone), degli inseguimenti, dei duetti tra il commissario, un memorabile Mario Carotenuto, e l’agente Tarallo (Vitali) e naturalmente dell’esposizione (qui comunque abbastanza limitata, si spoglia solo all’inizio e durante la festa) del corpo/feticcio dellaFenech. La novità sta nel fatto che l’attrice, oltre che richiamo sessuale a cui nessun uomo può resistere (neanche un vescovo, come accade nella divertente scena della decorazione), assume anche una funzione attiva nella parte comica del film, proponendosi in un ruolo di funzionario di polizia integerrimo e maldestro. La ricerca di nuove attrici che potessero ripetere il successo della Guida e della Fenech spinse nel 1976 Luciano Martino a lanciare nel mondo della commedia sexy, con il filmLa professoressa di scienze naturali,Lilli Carati, eletta miss Italia nel 1975 e nello stesso anno esordiente sul grande schermo con un piccolo ruolo nel film a episodi di Sergio CorbucciDi che segno sei?. Ovviamente il regista a cui Martino affidò la Carati fuMichele Massimo Tarantini, che già era riuscito a valorizzare Gloria Guida.In seguito a un incidente, la titolare della cattedrale di scienze naturali, professoressa Mastrilli, finisce in ospedale. Il preside del liceo la sostituisce con la nipote del farmacista, la giovane e bellissima Stefania Marini. Appena arrivata, fa subito innamorare il dottor Fifì, ricco playboy, e il suo studente Andrea. Questi, geloso per la relazioni instauratasi tra la ragazza e il dottore, si vendica impaurendo la ragazza con storie di mafia. Alla fine, resosi conto che in realtà la professoressa è interessata a lui, le confessa tutto.La professoressa di scienze naturali, in cui Lilli è attorniata da uno stuolo di comici e caratteristi doc (Alvaro Vitali,Gianfranco D’Angelo, Mario Carotenuto, Ria De Simone, Michele Gammino, Gaetano Pescucci, Adriana Facchetti, Giacomo Rizzo) si rivelò un successo, così come il tentativo di far diventare l’attrice un nuovo sex-symbol. Anche perché Tarantini non si fece problemi a mostrare i nudi integrali sia della nuova stellina sua diRia De Simone, concupita dal farmacista Gianfranco D’Angelo. Tra i momenti più divertenti del film (scritto dal regista insieme alle menti della commedia scollacciata Marino Onorati, Franco Mercuri e soprattutto Francesco Milizia) quello in cui gli studenti Vitali e Marco Gelardini costruiscono una sorta di periscopio per spiare la professoressa che si spoglia nell’appartamento sottostante. Nella foga Alvaro Vitali cade di sotto e quando la Carati gli chiede cos’è successo, Vitali come se nulla fosse risponde:«E che ne so, io sono appena arrivato!». Non bisogna dimenticare neanche le scene della partita di calcio tra maschi e femmine, quella in cui Vitali si difende a colpi di karate da quattro aggressori che lo credono il figlio di un boss della camorra (nella quale Tarantini usa la stesse tecniche di ripresa già utilizzate inLa poliziotta fa carriera) e naturalmente le due scene più propriamente sexy: quella in cui Gelardini crede di far l’amore con la Carati, mentre invece lo fa con la cameriera, e quella, famosa, dell’amplesso sott’acqua, piuttosto ardita (e censurata). Tarantini è un regista capace di girare inquadrature inventive sotto il profilo più squisitamente scollacciato, come quella del pube della Carati che, grazie alla luce della finestra, si intravede sotto il vestito leggero. Particolare curioso diLa professoressa di scienze naturaliè che si tratta di una delle poche commedie sexy in cui viene esplicitamente evocata la mafia (un vago accenno c’è anche inClasse mista), anche se poi il messaggio finale sembra essere quello che la mafia non esiste (come dice ironicamente uno dei personaggi diLa moglie vergine, l’avvocato Caldura). Dopo l’insegnante, la poliziotta e la liceale, nel 1976 Luciano Martino propone una nuova figura della commedia sexy, quella della dottoressa, e lo fa ricostituendo il fortunato tandemNando Cicero–Edwige Fenech(oltre alla ditta di sceneggiatori Francesco Milizia e Marino Onorati). Il film èLa dottoressa del distretto militare. Il dottor Frustalupi, medico civile del distretto militare comandato dal colonnello Farina, è convinto che tutte le reclute si inventino le malattie per evitare il servizio militare. Avendo sbagliato una diagnosi, viene aggredito da una recluta. Per questo si fa sostituire da una collaboratrice della sua clinica privata, la dottoressa Dogliozzi. La giovane donna se la deve vedere con le malattie simulate dalle varie reclute, tra cui Gianni Montano, che arriva a farle credere di essere un ragazzo padre per attirare la sua attenzione.Cicero dimostra di avere uno stile inimitabile anche quando spinge a fondo il pedale della trivialità. Ma anche geniali invenzioni oniriche che comprendono una delle immagini più belle dell’intera commedia sexy, quella di Vitali con gli occhiali dotati di tergicristalli per togliere l’appannamento che provoca la vista della Fenech nuda. Siamo più dalle parti del surreal-pecoreccio che dello scollacciato, tuttavia Cicero gira come al solito benissimo e il film ha un suo fascino per nulla banale, anche grazie alla presenza di tanti volti caratteristici del genere: Mario Carotenuto, Carlo Delle Piane, Nino Terzo, Dante Cleri (che, nei panni di un anziano paziente della clinica privata di Frustalupi, dà vita a una delle scene più divertenti), Renzo Ozzano, Jimmy il Fenomeno che fa la suora e un incontenibile Gianfranco D’Angelo. Particolarmente riuscito èTaxi girl, di Michele Massimo Tarantini, una specie di variazione all’interno del ciclo della poliziotta. Molti caratteri sono simili (Alvaro Vitaliè anche qui la spalla diEdwige Fenech, Michele Gammino lo spasimante geloso) e anche la struttura sostanzialmente non cambia, con il lungo inseguimento finale che passa anche attraverso gli studi cinematografici. La bella taxista Marcella, dopo essere stata testimone di un colloquio scottante tra il boss Adone Adonis e il suo braccio destro Rocco, viene incaricata dal commissario Angelini di infiltrarsi nella banda di Adonis per incastrarlo. Spacciatasi per la spogliarellista Sheila Bum, Marcella porta a termine la missione con l’aiuto del collega Alvaro e nonostante gli impedimenti causatigli dal fidanzato sposato e da uno spasimante poliziotto. Da notare l’affettuosa ironia con cui Tarantini tratteggia la figura del regista toscano autoritario e isterico (interpretato da Gastone Pescucci) che sta girando il poliziottesco “La delinquenza imperversa, la polizia non ne può più”, genere tanto in voga in quegli anni (Martino ne produsse tanti, Tarantini ne diresse due:PoliziottiviolentieNapoli si ribella). Lo strip della Fenech nel locale notturno è ironico pur non rinunciando al lato sexy: la stessa attrice affermò che in questo tipo di film le chiedevano di spogliarsi e al contempo di far ridere. Una tra le più riuscite e divertenti commedie scollacciate mai realizzate. Laurenti conferma le sue qualità registiche già con il camera-car sulle due studentesse (Brigitte PetronioePaola Maiolini) che vanno a scuola in motorino. Ma quasi tutte le scene di questo film sono da ricordare per ritmo, inquadrature, uso della musica: in particolare quella dell’appuntamento galeotto nel camerino del negozio d’abbigliamento. La storia semplice e articolata in segmenti non è certo un difetto, anzi. Al liceo Magnani di Trani arriva una nuova studentessa, Simona Gerardi. Istigata da due compagne di classe, Simona decide di dare una lezione al bello della scuola, Mario. L’idea è quella di sedurlo e di prenderlo in giro, ma Simona finisce per innamorarsene. Gli scherzi al liceo Magnaghi sono all’ordine del giorno: obiettivi principali sono il bidello Salvatore, invaghitosi della donna di un boss, e il professor Cacioppo, che deve vedersela con gli assalti della focosa ed energica professoressa Malimondi. Il resto del cast comprendeLino Banfi,Alvaro Vitali,Gianfranco D’Angelo, Gigi Ballista, Francesca Romana Coluzzi e Niki Gentile nel ruolo della donna del boss che fa innamorare il bidello Alvaro Vitali.