IL FANTASTICO DEL NOVECENTO NASCE DA TARZAN

IL FANTASTICO DEL NOVECENTO NASCE DA TARZAN

Uno degli uomini che più ha contribuito alla creazione del mondo fantastico dell’ultimo secolo è senz’altro lo scrittore americanoEdgar Rice Burroughs(1875-1950), creatore diTarzan. Dopo avere fatto mille mestieri, Burroughs si improvvisa scrittore per le riviste di letteratura popolare chiamate pulp.Nel 1912, “All Stories” pubblica a puntate il romanzo che lo renderà famoso: “Tarzan delle scimmie”, chiaramente ispirato a “Mowgli”. Come hanno fatto prima di lui gli scrittori di Robinson Crusoe e del Mago di Oz, Burroughs sfrutta Tarzan in una lunga serie di romanzi, i quali discostano rapidamente l’uomo scimmia dal capolavoro di Rudyard Kipling per farlo diventare un personaggio di genere fantastico. Altrettanto importante, per lo sviluppo in senso avventuroso della fantascienza nata nell’ottocento grazie a Jules Verne e H.G. Wells, è il personaggioJohn Carter di Marte, creato da Burroughs alcuni mesi prima di Tarzan. Tarzan e John Carter, come gli altri cicli dei romanzi burroughsiani, daPellucidar(la “terra perduta” nel centro della Terra) aCarson di Venere, si basano sugli stessi elementi narrativi. Poco conosciuti dai lettori odierni perché Tarzan, l’unico personaggio ancora ricordato di Burroughs, è stato completamente stravolto dalle versioni cinematografiche. I film degli anni trenta, con l’ex campione di nuotoJohnny Weissmullernegli esigui panni di Tarzan, non hanno nulla di fantastico e sono popolati da personaggi inesistenti nei romanzi, come la scimpanzè Cita e il giovane collaboratore Boy (sic) al posto del figlio di Tarzan, Korak. Molto più fedeli sono stati i fumetti, soprattutto i comic book che hanno adattato i romanzi facilitati dal fatto che non dovevano pagare una fortuna per realizzare gli effetti speciali. In questo articolo non tratteremo le strisce e le tavole dei quotidiani, realizzate da autori del calibro di Hal Foster e Burne Hogarth, ma solo i comic book. Il mondo fantastico di Burroughs, sia esso posto nel cuore dell’Africa tarzaniana o nel centro della Terra, oppure ancora su Marte o Venere, è popolato da belle regine che sono allo stesso tempo spietatemistresse tenere fanciulle innamorate dell’eroe di turno che non glielo dà.Fanno da sfondo delle storie pericolose con belve o mostri e macchine fantascientifiche (sì, anche nell’Africa tarzaniana). Dai personaggi di Burroughs ha preso ispirazioneRobert E. Howardquando ha creatoConan il barbaroper le pulp (lo vediamo sopra in una illustrazione di Frank Frazetta), proiettando le civiltà perdute di Tarzan nel remoto passato. L’idea gli deve essere venuta mentre scriveva gli ultimi episodi diSolomon Kane, dove gli fa incontrare in Africa i discendenti mostruosi di popolazioni antiche esattamente come nelle storie di Tarzan. La coppiaDon MooreeAlex Raymondinfila questi stessi concetti inFlash Gordon, realizzato per le tavole domenicali dei quotidiani dopo che la King Features Syndacate non era riuscita ad acquisire i diritti di John Carter di Marte per farne la versione a fumetti.Del resto Don Moore, lo sceneggiatore, era l’editor di Burroughs. Per disintossicarci dall’immagine errata di Tarzan, andiamo a riscoprirlo nei comic book che hanno adattato abbastanza fedelmente i suoi romanzi.Tarzan è stato pubblicato dal 1948 dalla casa editriceDell Comicse poi, dal 1962, dallaGold Key(nata da una sua costola).Dal 1972 è passato allaDc Comicse, infine, dal 1977 al 1979 in maniera piuttosto svogliata allaMarvel.In queste quattro case editrici i disegnatori principali sono statiJesse Marsh, Russ Manning, Joe Kubert e John Buscema. In anni recenti, case editrici minori hanno riproposto Tarzan in alcune miniserie: da ricordare soprattutto i disegni diIgor Kordeyper la Dark Horse. Jesse Marsh (1907-1966) ha rotto le scatole ai lettori americani disegnando i primi 153 numeri di Tarzan della Dell con uno stile veramente poco attraente. Utilizzo alcune pagine di Marsh soltanto per un fare corso intensivo del liguaggio delle grandi scimmie, necessario per muoversi nella giungla.Peraltro “giungla” è un parola che non esiste dal punto di vista geofisico, essendo un vecchio termine letterario che indica le foreste tropicali ed equatoriali. Quanto alle grandi scimmie che hanno allevato Tarzan, anche se hanno le fattezze dei gorilla sono una specie inventata più intelligente. L’Africa nera era ancora misteriosa quando Burroughs scrisse il primo romanzo all’inizio del novecento, dato che i pochi europei, decimati dalle malattie, abitavano solo qualche cittadina costiera. Gli aerei erano stati appena inventati e non avevano ancora sorvolato il cuore dell’Africa, anche se in Libia gli italiani li avevano usati per la prima volta in una guerra, contro i turchi.Ma ora basta con le chiacchiere! Studiate bene la lingua delle grandi scimmie: se sono riuscito a impararla io a 9 anni, potete farcela anche voi. Poi la potrete inserire nel vostro curriculum. Nel 1965 la Gold Key sostituisce Marsh con il grande Russ Manning (1929-1981).Io il Tarzan dei fumetti l’ho conosciuto nel migliore dei modi con la prima raccolta degli albi della Cenisio usciti in Italia dal 1968, contenenti gli adattamenti dei romanzi di Burroughs disegnati da Manning. In America, il Tarzan di Manning vendeva più della maggior parte dei supereroi.Tra l’altro lo stesso Tarzan ha alcune caratteristiche in seguito proprie dei supereroi, a partire dalla doppia identità: quella del selvaggio allevato dalle scimmie e quella del compassato lord, con due tipologie di indumenti.L’idea degli spostamenti nella giungla utilizzando le liane degli alberi (anche se nella realtà sarebbero inutilizzabili, essendo avvinghiate ai tronchi ) è stata ripresa, per esempio, dalle ragnatele artificiali con le quali l’Uomo Ragno si muove tra i grattacieli di New York (a volte definita la “vera” giungla). Il primo albo da titolare di Manning è il n. 154 del 1965, con la copertina illustrata da George Wilson. Lo sceneggiatore èGaylord Du Bois(1899-1993), autore di numerosi comic book della Dell e poi passato alla Gold Key. Alcuni astronauti atterrano per sbaglio su un altopiano isolato, dove gli animali preistorici non si sono estinti.Altopiani simili esistono in Venezuela, ma senza animali preistorici. Lo stile di Manning è già sicuro, del resto si era fatto le ossa su diverse serie della Dell, tra le quali le storie di Korak, il figlio di Tarzan. Per il numero successivo viene annunciata una grande novità: l’adattamento a fumetti dei romanzi di Burroughs. Dall’epoca degli astronauti si torna quindi al 1888, l’anno di nascita del personaggio nella finzione letteraria. Facciamo spiegare aGianni Bono(che ha curato a lungo gli albi della Cenisio) il contenuto dei primi romanzi di Burroughs, rubandogli l’introduzione di Tarzan Pocket n. 1 del 1974. Numero 155, adattamento del romanzo “Tarzan of the apes”. Non stiamo a ripetere le origini di Tarzan, dato che le avete viste tutti nel film animato della Disney. Numero 156, dal romanzo “The return of Tarzan”. Dopo essere stato a Londra a istruirsi per bene, diventando così un irreprensibile aristocratico come il padre, Tarzan torna in Africa. Dove scopre la città perduta diOpar, un antico avamposto di Atlantide. Manning a volte trae ispirazione dal lavoro altrui. A mio parere, qui ha scopiazzato i grattacieli dell’Atlantide di Carl Barks, suo vecchio collega alla Dell prima e alla Gold Key poi. Tarzan viene fatto prigioniero dai discendenti degli abitanti di Atlantide, che devono avere fatto sesso con qualche scimmia regredendo geneticamente. Invece le femmine sono rimaste superfighe. A partire dalla reginaLa, che ha l’onere di sacrificare il nostro eroe sull’altare (non quello matrimoniale, come sarebbe piaciuto a lei). Tarzan si libera utilizzando una sofisticata tecnica: quella di rompere i legacci con la forza bruta. La regina, come tutte quelle di Burroughs, si è già innamorata di lui. E la si può capire, pensando con chi presumibilmente fa legang bangdi notte. L’idea della bella regina nella sperduta Africa deriva dal romanzo dell’ingleseH. Rider Haggard(1856-1925) intitolatoShe(“Lei”), della serie che ha come protagonista l’avventurieroAllan Quatermain. Burroughs ha preso anche molto altro da questo autore, a partire dal concetto stesso di “mondo perduto” (la stessa Opar ne è un esempio). Questo pozzo dove Tarzan salta da un gradino all’altro mi dava da pensare: magari ai tempi di Atlantide conteneva un’ascensore. I fumetti di Martin Mystère fanno vedere nei flash-back Atlantide così come era (anche nellestorie che ho scritto io). Più o meno all’epoca di Atlantide, gli stregoni mostrano a Conan il nostro presente come lo immaginerebbe un selvaggio: le auto sono carri che viaggiano da sole senza essere trainate da cavalli. Invece Burroughs non fa vedere e non descrive quello che era un tempo Atlantide: mostra solo quello che ne è rimasto. Tarzan trova caterve di lingotti d’oro in un deposito abbandonato. Da questo momento in poi lui e iwaziri,la sua tribù personale, non avranno alcun problema economico. Del numero 157, dal romanzo “The beasts of Tarzan”, mostro solo la promozione degli albi della Gold Key (“Chiave d’oro”). Come si nota, presentano le versioni a fumetti di personaggi famosi, per lo più dei cartoni animati Disney, Hanna-Barbera e Warner Bros In Italia, negli anni sessanta e settanta i fumetti della Warner Bors erano pubblicati dalla casa editrice Cenisio.La Hanna-Barbera venne presentata senza successo dalla Mondadori negli anni sessanta, con la testata “Braccobaldo”.Sempre la Mondadori pubblicava fin dagli anni trenta i fumetti Disney, producendone anche di propri. Nel numero 158 (“The son of Tarzan”), il re della giungla ha già un figlio cresciutello,Korak. Si è sviluppato addirittura più velocemente di Kit, il pargolo di Tex Willer. Naturalmente Korak sente il richiamo della foresta, dove torna insieme al padre. Nel numero 159 (“The jewels of Opar”) nuova scampagnata nel bancomat della giungla. Per quanto forte sia Tarzan, non potrebbe raccattare tutti quei lingotti come fossero piume perché l’oro è pesantissimo. Al cinema si vedono persone che si mettono un lingotto in tasca: se lo facessero veramente, la romperebbe. Naturalmente il bandito che vorrebbe rubare l’oro al posto di Tarzan finisce male, ma anche quest’ultimo ha il suo brutto quarto d’ora con la regina La che lo cattura e gli ripete la stessa solfa:“Trombami, per favore! Cosa ti costa farlo?”. I sette nani pigliano Tarzan nel vano tentativo di bruciarlo vivo. Numero 163, “Tarzan the untamed”. In questo romanzo, scritto durante la Prima guerra mondiale, da buon inglese Tarzan combatte i tedeschi. Bisogna tenere presente che all’epoca l’Africa era tutta colonizzata dagli europei, salvo l’Etiopia dove gli italiani vennero ignominiosamente sconfitti (la conquisterà Mussolini).In Germania sono stati così sciocchi da tradurre questo romanzo dopo la guerra, sputtanando il personaggio nel mondo crucco. La donna con la divisa tedesca in realtà è una spia inglese, ma Tarzan non lo sa ancora. Numero 164, sempre tratto da “Tarzan untamed”, l’uomo scimmia finisce a Xuja, una strana città popolata da mongoloid… da diversamente abili. Manning, come sempre, non trascura di caratterizzarla architettonicamente. Qui nessuno riesce a fare sesso: il mondo di Tarzan è onanista. Numero 166, “Tarzan the terrible”. Il nostro eroe finisce in una regione isolata chiamata Pal-ul-don, dove vivono dinosauri e ominidi caudati (del resto, l’uomo non discende dalla scimmia?). I triceratopi si guidano come elefanti indiani.