IL DECLINO DELLA FORTUNA DI JACK KIRBY

IL DECLINO DELLA FORTUNA DI JACK KIRBY

Jack Kirby negli Stati Uniti è ancora considerato il re dei fumetti? Per gli appassionati di una certa età questo è un fatto incontrovertibile: Kirby è considerato da un paio di generazioni di lettori l’artista più importante nella storia dei comic book. Nei suoi 40 anni di carriera, ha disegnato 21mila pagine di fumetti di ogni genere possibile.
È ricordato per il suo stile e per le sue innovazioni senza precedenti. Ma oggi è ancora così? Cosa ne sanno le nuove generazioni di lui?

 

Gli anni sessanta

Negli anni sessanta Jack Kirby dà il meglio di sé.
1961: disegna lo storico primo numero dei Fantastici Quattro.
1962: la Marvel pubblica 1158 pagine disegnate da Kirby.
1964: vengono pubblicate 102 copertine di albi Marvel realizzate da lui.
1965: Kirby, oltre ai Fantastici Quattro e Thor disegna Hulk (su Tales to astonish), Capitan America (su Tales of suspense), Nick Fury dello Shield (su Strange Tales) e realizza gli schizzi a matita per Don Heck (Avengers) e Werner Roth (X-Men).

Nel 1966 raggiunge l’apice con la trilogia di Galactus sui Fantastici Quattro e la creazione, nella stessa testata, dei personaggi di Silver Surfer e Black Panther.
Nella seconda metà degli anni sessanta, pur continuando a disegnare in modo meraviglioso, Jack Kirby tiene da parte le sue nuove idee non soddisfatto dal trattamento della Marvel, che non gli concede la visibilità che merita come co-autore.

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Gli anni settanta

Passato alla Dc Comics con grosse aspettative, Jack Kirby non riuscirà a ripetere i successi del decennio precedente. Il lavoro di autore unico era sbilanciato: sempre potente e innovativo dal punto di vista grafico, ma disperatamente bisognoso di un contributo per la sceneggiatura e di dialoghi brillanti.

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Ancora minore impatto ebbe il ritorno alla Marvel nel 1975, dove il suo lavoro venne accolto con diffidenza dai giovani hippy che si erano impadroniti della redazione. I nuovi sceneggiatori, con l’eccezione di Jim Shooter e pochi altri, disprezzavano Jack Kirby ritenendolo un sempliciotto non allineato alle idee politiche in voga. Però non è che i loro fumetti vendessero tanto meglio nei difficili anni settanta, senza dimenticare che i personaggi di cui realizzavano le nuove avventure erano stati quasi tutti creati proprio da Kirby.

 

Gli anni ottanta

I fumetti che Kirby realizza nella prima metà degli anni ottanta sono pubblicati dalla Pacific Comics, la piccola casa editrice californiana dei fratelli Steve e Bill Schanes. I due furono capaci di realizzare il sogno di King Kirby, pagandogli le uniche royalty di tutta la sua carriera. Sogno che si infranse di lì a poco, nel 1984 con il fallimento della Pacific.

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Come ricorda il suo vecchio assistente Mark Evanier, “Kirby trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita”, dal 1985 al 1994, “a essere adulato”. Era ormai un pensionato, ma ricevere riconoscimenti era per lui quasi un lavoro a tempo pieno. Nel 1985 gli vennero dedicati i Kirby Awards, i premi più ambiti per gli addetti ai lavori dell’industria dei fumetti. Questi “Oscar” furono consegnati per soli tre anni, prima di dissolversi in una assurda disputa sulla paternità tra gli organizzatori della premiazione.

 

Gli anni novanta

Durante gli anni novanta prendono forma due fenomeni destinati a incidere in maniera determinante sullo sviluppo dell’industria del fumetto americana: le vendite dei comic book continuano a scendere (nel 1999 l’Uomo Ragno vende solo 127mila copie) mentre prende piede il fenomeno delle graphic novel.

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Tra gli autori delle graphic novel emerge Art Spiegelman (Maus), che nel 1992 vince un premio Pulitzer speciale, Joe Sacco (Palestina) e Daniel Clowes (Ghost World), i quali per la prima volta inducono l’alta critica letteraria a parlare di fumetti.
La figura di Jack Kirby incomincia a perdere di interesse tra gli appassionati americani.

 

Lavoro di gruppo vs autore singolo

Ai tempi di Kirby il lavoro in Marvel era sempre di gruppo. C’era lo sceneggiatore che ideava la trama, il disegnatore che realizzava le matite e l’inchiostratore che eseguiva il ripasso a china. Altre persone si dedicavano al lettering e alla colorazione.

Nelle graphic novel quasi sempre l’autore unico padroneggia tutti gli aspetti della realizzazione.
Con la sua opera l’autore esprime se stesso, il suo stile personale, la sua poetica. Mentre Kirby ha usato almeno un inchiostratore, anche se avrebbe benissimo potuto fare tutto da solo.

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Personaggio fisso vs personaggi sempre diversi

I fumetti dei comic book raccontano la storia di un personaggio attraverso episodi legati a una continuità più o meno stringente in uscite mensili o bimestrali. L’importante è riuscire a creare un personaggio vivo e interessante attorno al quale sia possibile costruire storie sempre diverse. In questo senso, Kirby è stato un creatore di personaggi inimitabile.

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Solo negli anni sessanta ricordiamo i suoi Fantastici Quattro, Thor, Ant Man, Iron Man, Hulk, Nick Fury, i Vendicatori e gli X-Men. Praticamente l’intero Marvel cinematic universe.
Invece la graphic novel generalmente è una storia con un inizio, uno sviluppo e una conclusione definitiva. Questo permette una maggior libertà narrativa che la avvicina al romanzo.

 

Attenzione al disegno vs attenzione alla storia

Quando si parla di graphic novel i lettori sono attratti maggiormente da ciò che fa capo al sostantivo “novel” (romanzo) piuttosto che all’aggettivo “graphic” (disegnato). Senza voler estremizzare, come chi definisce le graphic novel “fumetti disegnati male”, dobbiamo ammettere che l’importanza viene sempre più a spostarsi sugli elementi legati alla narrazione, come la trama, i dialoghi e i temi, piuttosto che sugli elementi visivi.
Per quanto vi siano anche disegnatori bravi tra gli autori delle graphic novel.

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Ai tempi di Kirby non era così. La forza del disegno decretava il successo o l’insuccesso di una serie allo stesso modo del testo. Il disegno di Kirby risultava così accattivante agli occhi dei lettori che spesso Stan Lee lo costringeva a realizzare gli schizzi a matita anche per altri disegnatori che poi li andavano a rifinire nei dettagli. Però quando Kirby rinunciò ai testi di Lee i suoi bei disegni ebbero scarso successo…

 

Generi classici vs nuovi generi

Jack Kirby realizzò storie per tutti i generi del fumetto classico: l’horror, il western, le storie d’amore, le storie di guerra e naturalmente il genere supereroistico, al quale diede il meglio di se stesso. Chi vuole nobilitare i fumetti posizionandoli allo stesso livello della letteratura tende invece a enfatizzare altri generi più legati al personale e al quotidiano.

I cartoonist che rappresentano questo canone fanno “Metafumetto” (Scott McCloud ), “Graphic Journalism” (Joe Sacco), “autobifictionalography” (Lynda Barry), “Graphic memoir” (Phoebe Gloeckner), “Comic drama” ( Alison Bechdel) quando non vera e propria “letteratura” (Charles Burns, Daniel Clowes).


Ovviamente non stupisce che i critici siano più interessati alle graphic novel che aspirano ad avvicinarsi all’alta letteratura piuttosto che ai fumetti di Jack Kirby, data la storica diffidenza degli intellettuali verso le storie avventurose.
Sarebbe interessante, piuttosto, vedere cosa rimane dell’insegnamento di Jack Kirby nel fumetto mainstream attuale. Ben poco, purtroppo, dato che le stilizzazioni di Kirby sono state sostituite spesso dallo stile realistico, se non addirittura fotografico. Difficilmente al giorno d’oggi Jack Kirby riuscirebbe a trovar lavoro.

 

Masters of American comics

Nel 2005 la mostra “Master of american comics” al Museum of contemporary art di Los Angeles ha riportato in auge il nome di Jack Kirby. Questa mostra aveva come premessa la convinzione che i fumetti siano una pratica culturale ed estetica autonoma, con una propria storia, protagonisti e contributo alla società, alla pari della musica, dei film e delle arti visive.


Per sostenere questo punto di vista i curatori, John Carlin e Brian Walker, hanno selezionato quindici artisti: Winsor McCay, Lyonel Feininger, George Herriman, E.C. Segar, Frank King, Chester Gould, Milton Caniff, Charles M. Schulz, Will Eisner, Jack Kirby, Harvey Kurtzman, Robert Crumb, Art Spiegelman, Gary Panter e Chris Ware. La loro opera, caratterizzata da una visione personale e da innovazioni formali, è considerata di valore artistico.

 

Il museo di Jack Kirby

Al numero 2301 di Hardies Lane a Santa Rosa, in California, c’è un museo interamente dedicato a Charles M. Schulz, alla sua opera e ai suoi personaggi. In Rue du Labrador 26, a Louvain-la-Neuve in Belgio, i fan di Georges Prosper Remi, più noto come Hergé, possono viaggiare in profondità nella vita, nel lavoro, nelle prove, nelle tribolazioni e nella creatività sbalorditiva del creatore di Tintin.

A Takarazuka una cittadina giapponese a metà strada tra Kobe e Osaka sorge l’imponente struttura del museo dedicato al mangaka Osamu Tezuka, il padre di Astro Boy e tanti altri personaggi. A Jack Kirby è dedicato unicamente un museo virtuale, il Kirby Museum, che possiede un archivio di scansioni di opere dell’autore consultabile online e un blog. Organizza eventi artistici temporanei nel Lower East Side di New York.

 

75 anni di Marvel

Nel 2014 è uscito un grosso volume scritto da Roy Thomas, lo storico caporedattore di Stan Lee su “75 anni di Marvel” pubblicato da Taschen. Il libro, che ripropone la copertina di Avengers n. 4, risulta soprattutto una celebrazione dell’opera di Jack Kirby.


Delle 700 pagine di testo che coprono 75 anni, novantotto trattano il periodo dal 1961 al 1964 compreso, 265 il decennio tra la creazione dei Fantastici Quattro e la partenza di Kirby per la Dc. Quasi il 40% del volume totale del lavoro si concentra sul periodo iniziale di creazione e perfezionamento dei personaggi da parte di Jack Kirby. Mentre il capitolo finale, che copre il periodo 1985-2014, si compone di cinquantatré misere pagine.

 

Quotazioni degli originali di Jack Kirby

Negli ultimi anni le tavole originali dei fumetti stanno raggiungendo quotazioni paragonabili alle opere d’arte. Ovviamente il valore economico di una tavola non sempre coincide con quello artistico, ma è comunque indicativo dell’apprezzamento degli appassionati. Alcune opere dei protagonisti del fumetto mondiale sono state battute all’asta per milioni di dollari.


Gli autori dei fumetti americani di supereroi non raggiungono quotazioni cosi elevate. Il record appartiene a Todd McFarlane con la copertina di Amazing Spider-Man n. 328, che nel 2012 è stata venduta a 657.250 dollari. In questa speciale classifica la cospicua produzione di Kirby è piazzata in una posizione intermedia. Il massimo prezzo raggiunto da un originale di Kirby è stato 288.000 dollari per la prima pagina di Fantastic Four Annual n. 2, raffigurante il Dottor Destino.

 

Cosa rimane di Jack Kirby

Nonostante la sua straordinaria importanza, Jack Kirby è stato oggetto di sole tre mostre personali negli Stati Uniti, nessuna in un grande museo o galleria. Esistono solo una manciata di tesi universitarie dedicate a lui, e una sola monografia accademica: “Hand of Fire” di Charles Hatfield, pubblicata nel 2012.


Escludendo i fan dei fumetti di supereroi, quanto è davvero conosciuto oggi Jack Kirby?

 

 

5 commenti

  1. Un articolo veramente godibile che solleva un atroce dubbio, che mai mi sarei sognato di sollevare a me stesso o ad altri.
    Ma come si può non conoscere il RE!
    Eppure temo che l’autore abbia pienamente ragione a sollevarlo.
    Si potrebbe dire la stessa cosa di Stan Lee?
    Non credo, e questo forse è dovuto alla incapacità che ha avuto il RE di autopromuoversi, come invece ha saputo fare The Man.
    Comunque il RE è, e sarà sempre, il RE!
    E purtroppo per tutti noi, quando muore un RE così, non se ne fa un altro.

    • Interessante l’articolo e interessante anche il commento del mio omonimo. Personalmente non mi stupisco del progressivo oblio di Jack Kirby (e di altri padri del fumetto americano). La giudico una cosa molto triste, ma non ne ne stupisco. Quanti ricordano i grandi musicisti degli anni 20? I grandi registi degli anni 40? Credo sia inevitabile che il lettore finisca per conoscere solo gli autori contemporanei, se non ha anche la volontà di “studiare” gli autori passati. Mi consolo pensando che forse tra 50 anni il Re sarà argomento di tesi di laurea, in quanto inventore (assieme a pochi altri) del linguaggio dei comics.

  2. Si inizia dagli anni ’60 la carriera di uno che negli anni 40′ era già una leggenda. Si usa come metro di giudizio la valutazione degli originali (?) confrontando la quotazione media delle mille mila tavole disegnate da Kirby in più di cinquanta anni rispetto a quelle rarissime di Mcfarlane che ha una carriera effettiva di disegnatore che è durata meno di dieci anni. Per finire si chiude con “Escludendo i fan dei fumetti di supereroi, quanto è davvero conosciuto oggi Jack Kirby?” … che senso ha? Escludendo i fan dei fumetti quanto sono conosciuti Lee Falk, Ray Moore e Phil Davis, Alex Raymond, Will Eisner, Hal Foster … ma niente e allora cosa abbiamo dimostrato? Ma poi ancora questa storia dei suoi fumetti deboli senza l’apporto (dubbio) di Lee, fumetti stranamente apprezzati da dei noti illetterati come Gaiman, Moore, Miller e Morrison. Sembra uno di quegli articoli che scriveva Bunker e che concludeva con ” … e comunque Stan lee è molto più simpatico”.

  3. Conferno: articolo davvero interessante
    Mi piacerebbe tuttaviaanche un esame del “primo” kirby
    Del tutto sconosciuto in italia…
    Altro punto: a meta’ del 900 i disegnatori di fumetto realistico
    O avventuroso in italia si dividevano fra “raymondiani” e “caniffiani”
    Per esempio Hugo Pratt nasce come caniffiano. Il primo Galep era a modo suo
    Un raymondiano… paul Campani di Misterix era un clone di caniff…
    Kirby era un “caniffiano”? Alcuni sostengono di si…
    Ultima questione: kirby si e’ mai inchiostrato da se’?
    Rocco

    • Rocco, qui troverai diversi articoli di Giornale POP su Jack Kirby, compreso il primo periodo: https://www.giornalepop.it/?s=Jack+Kirby.
      Jack Kirby cercava di imitare Hal Foster e Alex Raymond, ma in realtà era più vicino a Roy Crane (a cui si ispirava il primo Milton Caniff), l’ultimo dei non realistici.
      Sì, una volta si inchiostrava da solo ed era molto bravo.

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