IL BATMAN NOIR E STILIZZATO IN BIANCO E NERO

IL BATMAN NOIR E STILIZZATO IN BIANCO E NERO

Alcune delle più interessanti storie di Batman degli ultimi decenni sono state pubblicate in bianco e nero.
Tutto cominciò con l’uscita, nel giugno 1996, di Batman black and white

IL BATMAN NOIR E STILIZZATO IN BIANCO E NERO

Si trattava di una miniserie di quattro albi che in italia fu edita dalla Play Press quasi in contemporanea con la serie americana, tra l’agosto e il dicembre del 1996.

L’idea era un po’ quella del “Texone” bonelliano: affidare a disegnatori che mai o quasi mai si erano cimentati sul Cavaliere Oscuro una storia breve, dove avrebbero potuto esprimere liberamente una loro interpretazione del personaggio.
In ogni albo c’erano cinque storie di otto pagine, in un bianco e nero che portava quasi automaticamente ad approfondire la dimensione noir del personaggio.

IL BATMAN NOIR E STILIZZATO IN BIANCO E NERO

L’idea del Batman in bianco e nero, in una nazione dove i fumetti sono praticamente tutti a colori, ebbe un certo successo, così l’operazione venne ripetuta più a lungo nella serie Gotham Knights.

IL BATMAN NOIR E STILIZZATO IN BIANCO E NERO

Nel 2008 uscì in Italia, pubblicato da Planeta, un volume di ben 700 pagine con tutte le storie in bianco e nero uscite. Ma, tra il novembre 2013 e l’aprile del 2014, in America uscì una nuova miniserie di sei albi che ha chiuso il ciclo, anche se si vocifera dell’imminente uscita di una nuova serie.

IL BATMAN NOIR E STILIZZATO IN BIANCO E NERO
In un’epoca di fumetti in stile sempre più fotografico e ipercolorati, l’iniziativa del Batman in bianco e nero ci riporta il sapore dei fumetti stilizzati del passato, regalandoci una vera e propria boccata di ossigeno.
Tra tutte queste storie ne abbiamo selezionate dieci di autori famosi.

 

The Devil’s Trumpet di Archie Goodwin e José Muñoz

L’acclamato maestro argentino, autore di allucinanti visioni caleidoscopiche in precario equilibrio tra realismo e astrazione, non poteva non arrivare a Batman.
I suoi vicoli maleodoranti ricoperti di spazzatura e le sue strade zeppe di linee architettoniche e di insegne al neon sono, fin dalle prime avventure di Alack Sinner, una ambientazione ideale dove collocare un’avventura del Cavaliere Oscuro.

IL BATMAN NOIR E STILIZZATO IN BIANCO E NERO

Nell’episodio si parla di musica jazz. Lo si fa con trasporto e abbandono, guidando il lettore attraverso i mille arabeschi di pennino tracciati sull’onda di un’inchiostrazione libera ed espressionista.
Lo stile cupo e zeppo di neri dell’artista di Buenos Aires risulta perfetto per dare vita a quelle oscure atmosfere da film noir che caratterizzano sempre più spesso le storie di Batman.

 

Monster Maker di Jan Strnad e Richard Corben

Corben è un disegnatore assoluto. Uno che non sbaglia un colpo. Questa breve storia di Batman è un gioiello che risplende di luce propria. Lasciamo che sia Jan Strnad, lo sceneggiatore dell’episodio, a spiegarci perché.
“È la sua abile manipolazione del viso e della figura che rende i personaggi così piacevoli da vedere nelle storie. Agiscono mostrando in maniera convincente le emozioni e interagiscono perfettamente con l’ambiente, sfumando la linea di distinzione tra disegno e realtà”.

IL BATMAN NOIR E STILIZZATO IN BIANCO E NERO
“Una volta che compaiono sulla pagina disegnata, questi personaggi iniziano a chiedere rispetto come individui viventi e i loro destini non sono più interamente nelle mani dello sceneggiatore, ma determinati in gran parte da loro stessi. Una volta iniziata, una storia di Corben diventa una vera avventura”
.

 

In Dreams di Andrew Helfer e Tanino Liberatore

Liberatore per una volta abbandona i pantone e le altre diavolerie con cui è solito colorare per cimentarsi con il bianco e nero. Ecco cosa dice il disegnatore stesso del suo lavoro con Andrew Helfer.
“Al contrario di quelle di Tamburini, questa era una sceneggiatura molto particolareggiata, in cui però mi sono sentito liberissimo. Mi è piaciuto molto disegnarla perché, nonostante le numerose indicazioni, ho lavorato senza limitazioni”.

“Con lui non avevo contatti. Anche perché scriveva in inglese e io non lo parlo, quindi c’era sempre il traduttore di mezzo”.
La prova del maestro abruzzese è magistrale, una storia nerissima dove tutto è avvolto dalle ombre. Batman irrompe sfondando una vetrata nel buio della notte, come suo costume, entrando nei sogni di una ragazza… La cosa che è piaciuta di più a Tanino? “Disegnare un Batman con la pancetta”.

 

The Third Mask di Katsuhiro Otomo

Vedere il leggendario artista di Akira alle prese con uno dei più famosi personaggi americani dei fumetti è un’occasione imperdibile.
Diciamo innanzitutto che il talentuoso mangaka decide di approfittare dell’occasione per dare vita a una storia che prima di tutto è un sentito omaggio al Cavaliere Oscuro. Nel fare questo, la sua linea diventa più spessa e i neri assumono un aspetto sporco e tortuoso che ricordano un poco i disegni di Neal Adams.

Affrontare un personaggio come Batman, una vera musa ispiratrice per autori dotati, significa affrontare il rischio che la tua idea l’abbia già avuta un altro prima di te, anche perché il formato di otto pagine non lascia molto spazio alla fantasia.
Questo incontro a lungo rimandato non è che l’ennesima conferma della genialità di un autore senza confini.

 

Blackout di Howard Chaykin e Jordi Bernet

Con questo episodio si cimenta con il personaggio di Batman il geniale Jordi Bernet. Il disegnatore di Torpedo e di Chiara di notte realizza una storia ambientata nel 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale.
Qui Gotham sembra ispirarsi a Londra, che subì lunghi coprifuochi per i bombardamenti tedeschi, piuttosto che a New York, che come è noto non fu mai bombardata. Bernet per l’occasione rispolvera il suo stile più sporco e cupo, quello derivato da Frank Robbins del Torpedo dei primi anni.


Il disegnatore spagnolo, quasi a mo’ di provocazione, sbatte in prima pagina la posa di Batman più abusata di sempre: quella che lo vede appollaiato sul cornicione di un grattacielo alle prime ombre della sera, come una specie di doccione vivente.
Al suo solito Bernet si mostra a proprio agio nel disegnare seducenti donnine, regalandoci così una delle Catwoman più sexy di sempre.

 

The Bat no More…? di Alan Grant e Enrique Breccia

Al figlio d’arte Enrique Breccia, autore argentino conosciuto soprattutto per due serie affascinanti e leggendarie come Alvar Mayor e Robin delle stelle (su testi di Carlos Trillo), viene commissionata nel 2001 la realizzazione di questo episodio di Batman.
La bellezza dei disegni sta nella qualità quasi scultorea, resa mediante l’utilizzo di complessi intrecci di linee, dove a primi piani intensi si alternano evocativi campi lunghi.

 

Giganteggia in questa storia uno dei più pittoreschi antagonisti di Batman: lo Spauracchio, al centro di numerose sequenze a effetto realizzate da Breccia attraverso un lavoro magistrale. Ogni centimetro quadrato è “dipinto” con soluzioni tecniche efficaci e spettacolari. Ogni vignetta potrebbe essere apprezzata e ammirata di per sé.

 

The Call di Mark Schultz e Claudio Castellini

Claudio Castellini ama farsi desiderare. Dotato di un enorme talento, ha tutte le possibilità per diventare uno dei numeri uno del fumetto a livello mondiale.
Perché il suo percorso nel mondo del fumetto si sia ridotto a una breve serie di apparizioni spot senza continuità è motivo di discussione ancora oggi. Questo episodio di Batman ci fa capire quello che stiamo perdendo.

 

Qui il disegno di Castellini è particolarmente bello anche perché il disegnatore si inchiostra da solo. Le solide costruzioni dei volti intensi di Superman e Batman scolpiti dalle ombre contribuiscono a stabilire il mood del racconto.
Gli splendidi volti di donna, gli sfondi ricchi di minuziosi dettagli e la plasticità aggressiva dei corpi ci raccontano quello che Claudio Castellini potrebbe essere e speriamo un giorno sarà.

 

Hands di Scott Peterson e Danijel Zezelj

Danijel Zezelj, artista croato affermatosi in italia durante gli anni novanta, si misura con il Cavaliere Oscuro in una storia cupa e disperata, originale ma al tempo stesso assolutamente in linea con il personaggio.
Diceva di lui Federico Fellini: “Mi affascinano di Danijel Zezelj le prospettive, il modo in cui riesce a esprimere attraverso le storie e i personaggi il senso della malinconia, di qualcosa di fatale che incombe”.

Malinconia che trasuda anche da questa storia minimalista, senza nessuno dei grandi nemici di Batman e sostanzialmente priva di cattivi o veri colpevoli.
Il ritrovamento dello scheletro di una mano, una piccola mano sepolta in un tunnel ormai in disuso della metropolitana, è solo l’inizio di un angosciante percorso che ci parla di infanzia abbandonata e tradita. Un vero pugno nello stomaco.

 

Into The Circle di Rafael Grampá

Artista brasiliano dallo stile innovativo e personale, Rafael Grampá debutta nel mercato Usa con “Mesmo Delivery”, nel 2008. Un lavoro che spiazza critica e pubblico.
Le sue fantastiche linee, i neri profondi e i bianchi accecanti lo rendono all’istante uno tra i nomi citati più dai fan. Anche in questa storia risultano evidenti le sue doti di sperimentatore.

Grampà non rinuncia mai ad assumersi il rischio di percorrere una strada tutta sua. Il suo Joker ha un aspetto memorabile, elegante e squilibrato, costruito con minute linee delicate che si intrecciano nei modi più svariati.
Anche il suo Batman, nero e violentissimo, risulta fresco e anticonvenzionale con il mantello che svolazza da tutte le parti, mentre picchia chiunque come un fabbro.

 

I Killed The Bat di Blair Butler e Chris Weston

Chris Weston è un fumettista britannico che ha iniziato la sua carriera lavorando su 2000 Ad, il settimanale con Judge Dredd. Comincia a lavorare in America nel 1995, disegnando Swamp Thing per la Vertigo su testi di Mark Millar.
Come disegnatore ha molti pregi. Per esempio, riesce a essere classico e moderno allo stesso tempo. Del classico ha la linea definita, ben delineata, la ricerca della precisione anatomica, la chiarezza espositiva.


Del moderno ha certe strane inquadrature dall’alto o dal basso, la costruzione della gabbia delle vignette e il fatto che non disdegna di far fuoriuscire personaggi e altri elementi dai contorni delle stesse.
Questo delizioso racconto horror ci riporta ai capolavori della Ec Comics degli anni cinquanta. Non manca il colpo di scena finale, che chiude il sipario dando un senso alla storia.

 

 

1 commento

  1. Aggiungerei la autopsia di Bats sul corpo di una ragazza per i testi e disegni di Ted McKeever il cui addio ai comics di qualche anno fa è ancora un dolore nel mio cuoricino di fan, il Darkoso che si sostituisce a Santa Coso per le matite stilizzatissime – senza arrivare a “scolpire il legno ” di House of Secrets -di Teddy Kristiansen, la secessione viennese con succursale a Gotham di Kent Williams. Curioso l’esperimento di Bill Sienkiewicz che mette Bats a confronto con un clone di Dagoberto che uccide il micio del figlio raccontato con una sequenza di microvignette come BS aveva fatto anche per una storiellina di Flinch della Vertigo. Ammetto di aver letto solo la prima miniserie e di aver scroccato in giro frammenti della seconda.
    Viva il b/w!

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