I TETTI DI ARDESIA DEI CASTELLI DELLE FIABE

Immagine non disponibile

Il tetto di ardesia è uno dei più antichi sistemi di copertura degli edifici. Naturalmente gli uomini, per costruire, si sono sempre serviti dei materiali più facili da reperire nel territorio circostante. Ma il tetto di ardesia non è solo funzionale, ha anche un alto valore estetico (come ben si può notare nei tetti della reggia di Versailles), tanto da essere usato anche in paesi lontanissimi dalle cave di questo materiale. Versailles: i tetti di ardesia sui palazzi della nobiltà francese L’ardesia ha la caratteristica di schiarirsi e di cambiare colore con l’esposizione al sole e agli agenti atmosferici: ogni singola pietra prende una sfumatura di grigio leggermente diversa. La funzione del tetto è proteggere la casa dalla pioggia, l’umidità, la neve, il vento e il calore eccessivo.Poiché le condizioni climatiche possono essere molto diverse nelle varie parti del mondo, i tetti sono stati costruiti in modo diverso a seconda delle possibili avversità. Tetti spioventi di ardesia della chiesa gotica di Notre-Dame de la Chapelle di Bruxelles Più alta è la probabilità e la frequenza delle precipitazioni, più il tetto è costruito con una forte pendenza in modo da favorire il deflusso delle acque. Lo stesso accorgimento serve anche per evitare che il peso della neve accumulata lo possa sfondare.L’ardesia ha la caratteristica di essere un materiale che resiste anche a un carico notevole senza spezzarsi, soprattutto nella sua versione più resistente, cioè la losa di pietra di Luserna o la losa norvegese. Lose norvegesi con fermaneve Nei Paesi dove le nevicate invernali sono copiose vengono messi dei fermaneve, in modo da rallentarne la caduta che potrebbe essere pericolosa per i passanti. Varie forme dei tetti del castello di Lissingen in Renania-Palatinato (Germania) Naturalmente la forma del tetto, il numero delle falde e, di conseguenza, la travatura del sottotetto, dipendono dalla forma dell’ultima soletta, dal gusto estetico dell’architetto o del costruttore, dalla moda e dalle costruzioni circostanti. Tetto di ardesia della basilica di San Fruttuoso a Camogli Anche il tipo di materiale scelto per la copertura è determinato innanzi tutto dal peso che dovrà sopportare e dalle condizioni climatiche che dovrà affrontare.L’uso dell’ardesia per i tetti sembra risalire a 2200 anni fa, nella zona del Tigullio (Genova). Il suo momento più fortunato si è avuto nel medioevo. Cava di ardesia di Cornwall L’ardesia si trova In Italia nella Val Fontanabuona tra Chiavari e Lavagna, nell’imperiese in valle Argentina e anche in Piemonte. Tetto di lose di pietra di Luserna (Piemonte) In Europa le più importanti cave si trovano ad Angers, a Grenoble, a Cherbourg in Francia e nel Galles nel Regno Unito. La più grande produttrice di ardesia del mondo è la Spagna. Grandi giacimenti sono stati trovati in Brasile e in Argentina addirittura a cielo aperto. I brasiliani hanno insidiato il primato dei liguri, negli Stati Uniti, per la fornitura di lastre per i tavoli da biliardo. I cinesi sono grandi produttori di una pietra che spacciano per ardesia, ma che in realtà non lo è. Cerchiamo di capire che cosa sia l’ardesia e perché sia così adatta alla copertura dei tetti. Lavorazione ardesia: spacco L’ardesia è una varietà di scisto, cioè una pietra che si sfoglia per piani paralleli. È formata da fanghi di argilla e calcare che si sono depositati durante un lunghissimo periodo di tempo. Le rocce con questa conformazione si chiamano marne: possono contenere resti microscopici di conchiglie e gusci. Sotto l’azione combinata della temperatura, della pressione e dell’azione del tempo, i materiali si sono compattati per piani paralleli formando rocce che si dividono con facilità in modo da formare superfici sottili, leggere, impermeabili e resistenti agli agenti atmosferici. L’ardesia ligure si chiama anche lavagna, dal luogo di produzione. Ardesia bergamasca, detta anche porfido grigio La lavorazione dell’ardesia può essere fatta tutta a mano come veniva fatta un tempo: ci vuole una grande abilità artigianale. Un tetto di ardesia dura mediamente 100 anni, mentre una tegola di ardesia di ceramica, cioè una tegola di ceramica che imita l’ardesia, dura 50 anni, i coppi e le marsigliesi vanno periodicamente ripassati e le tegole usurate vanno sostituite. Tetto in lose mentre viene ripassato L’ardesia, per la sua stessa natura, tende a sfogliarsi con il tempo nella parte esposta agli agenti atmosferici, ma se lo spessore della losa è commisurata alla zona climatica è più facile che si deteriori la carpenteria in legno che sostiene la copertura, mentre le lastre, in ogni caso, si possono recuperare. Le lose vecchie hanno un fascino tutto speciale e sono molto ricercate per restaurare i vecchi edifici. Ora vediamo come sono fissate le lastre di ardesia al tetto e soprattutto che cosa c’è sotto la copertura di ardesia. San Fruttuoso a Camogli in Liguria. Restauro del tetto al modo antico con la calce Le lastre d’ardesia possono essere fissate alla carpenteria in due modi: per gli edifici storici, sottoposti a vincoli paesaggistici, a calce (cioè con legamento di malta di calce  e cemento) interposta anche tra le lastre. Tetto di ardesia con ganci di fissaggio Per gli edifici nuovi, il modo migliore di fissarle ai listelli di abete della carpenteria è con i ganci di acciaio inox o di rame. I chiodi con cui si fissano le lastre al listello, in modo che non siano visibili, possono rompersi e la lastra può scivolare in basso e cadere dal tetto: invece il gancio la trattiene. Nelle zone con forte ventosità si possono usare due ganci. Capriate del sottotetto Ecco che cosa deve esserci sotto le lastre di ardesia per sostenerle. Per le travi si preferisce legno di castagno, di rovere e di abete. Orditura tetto di ardesia Come deve essere fatto un tetto per l’isolamento termico e il risparmio energetico La trave del colmo, che è quella sottoposta a maggiori sollecitazioni, deve essere ben stagionata prima di essere usata, altrimenti fletterà e il tetto si imbarcherà con conseguente distacco delle lastre di ardesia. Per il tetto imbarcato non c’è rimedio, bisogna rifarlo da capo. Oggi è molto difficile trovare grosse travi di castagno o di rovere che si siano asciugate naturalmente. L’asciugatura in forno non dà lo stesso risultato. Se non si ha tempo di lasciarle stagionare si può ricorrere all’acquisto di vecchie travi stagionate, recuperate dalla demolizione di case antiche o di navi. Se sono sane, non tarlate, non si muoveranno più. Carpenteria del sottotetto del castello di Sully sur Loire in Francia Questa che vedete sopra è la carpenteria del sottotetto del castello di Sully in Francia. La progettazione della carpenteria è molto complessa ed è stata messa a fuoco compiutamente nel Rinascimento e poi da Palladio. Oggi viene progettata a computer con un programma apposito che tiene conto della normativa e di tutte le variabili. Da questolinklo potrete scaricare gratuitamente. Tetto di legno nella regione di Mokra Gora (Serbia) Il tetto di ardesia si è diffuso soprattutto nelle zone di montagna al posto di quello di legno, di paglia o di canne, tutti molto soggetti agli incendi. Chianale e i suoi tetti in Val Varaita, provincia di Cuneo, Piemonte I duchi di Savoia avevano decretato che tutti i paesi di montagna costruissero le case con i tetti in lose, che erano molto più costosi, anche solo per la travatura di sostegno, dei tetti di legno. Tetto di cemento armato con mansarde in costruzione Oggi si fanno anche i tetti di cemento armato, soprattutto con lo scopo di rendere abitabile il solaio e di proteggere la casa con un cornicione a sbalzo. In questo caso le lastre di ardesia si inchiodano sui listelli fissati a distanze uguali sulla soletta a spioventi del tetto. Il castello di Ussé, Francia Il castello di Ussé in Francia si dice abbia ispirato il castello della bella addormentata nel bosco di Walt Disney: parte del suo fascino è dovuto ai magnifici tetti di ardesia! Bellissimo articolo! Molto istruttivo. Molte grazie. I tetti di ardesia mi hanno sempre affascinato e ho avuto la fortuna di vederne costruire uno… Spiegazione chiara ed abbastanza completa sul materiale ,buon componimento Molte grazieAngela Ravetta