I SUPERBOYS VENGONO PRIMA DI HOLLY E BENJI

I SUPERBOYS VENGONO PRIMA DI HOLLY E BENJI

Prima cheHolly e Benjiarrivassero in tv e prima che la nazionale italiana vincesse il mondiale del 1982, in Giappone, nel 1970, veniva trasmesso un cartone animato sul calcio. Si intitolavaAkakichi No Elevened era composto da 52 episodi. In Italia giunse nel 1982 con il titoloArrivano i Superboys. Trasmesso da Antenna Nord e altre reti locali, era annunciato da una sigla fischiettante firmataEurokidsche ricordava certi pezzi dei Village People. Arrivano i Superboys(Akakichi No Eleven: “Gli undici rosso sangue”) nasce come manga di genere sportivo scritto daIkki Kajiwarae disegnato daMitsuyoshi Sonodaper la rivista Shonen King. L’anime, prodotto lo stesso anno del manga, è diretto daKen Yamadaper gli studi di animazione Doga Production. È il primo anime dedicato al calcio, sport che fino a non molti anni fa non era certo uno dei più conosciuti e praticati in Giappone.Ikki Kajiwara, sceneggiatore anche diRocky Joeel’Uomo Tigre, riporta anche in questo manga l’esasperazione idealistica della pratica sportiva. La serie, malgrado le notevoli esagerazioni, è tuttavia più realistica rispetto a quelle successivamente incentrate sul calcio. Il protagonista èShingo Tamai, un ragazzo orfano dell’istituto Shinsei Senior High School alla periferia di Tokyo. Shingo viene allevato dai genitori adottivi. Il suo carattere è molto inquieto, irascibile, arrogante e indisciplinato. Questo temperamento provoca degli scontri con il professore di educazione fisicaTempei Matsuki, ex portiere della nazionale giapponese di calcio che ha partecipato anche alle olimpiadi del Messico vincendo una medaglia di bronzo. Tempei Matsuki vuole formare una squadra di calcio con i ragazzi dell’istituto per disputare tornei ad alto livello. Shingo, che ha talento per il calcio, vuole essere l’unico leader, così decide di crearne una propria e sfidare quella di Matsuki.Approfittando dell’assenza dell’allenatore, contrario alla sfida, le due squadre si affrontano. In questa partita Shingo dimostra tutta la propria bravura e da solo mette in ginocchio gli avversari vincendo per… 21 a 0. Al suo ritorno l’allenatore Matsuki propone la rivincita a Shingo, ma questa volta l’esito della gara sarà differente, in quanto la squadra rivale messa in campo con una difesa solida riesce a imbrigliare il suo gioco chiudendo la partita con un pareggio. In un’altra sfida ancora Shingo perde l’incontro, finendo per capire che la forza di una squadra non dipende dal singolo calciatore, ma dal gioco collettivo. Chiariti i contrasti con Tempei Matsuki diventa il capitano della squadra ufficiale dell’istituto. L’esperto allenatore intuisce che la grinta e il talento di Shingo saranno una grande risorsa per la squadra, a patto di riuscire a incanalarli nella giusta direzione. Arrivano le prime sfide con le altre squadre. Il capitano della squadra più forte, Yam Misugi, sfida la squadra di Shingo Tamai per metterla alla prova. Shingo per questa sfida potrà contare anche sull’aiuto del gigantesco Oyra, unitosi di recente alla sua squadra, ma l’allenatore Matsuki decide di schierarli entrambi in difesa. Shingo non ci sta e decide di risolvere la partita da solo, così finisce per perdere contro i fortissimi avversari per 6 a 1. Nel corso degli episodi Shingo comincerà ad accettare i preziosi consigli dell’allenatore e un po’ per volta migliorerà anche il suo gioco diventando un promettente campione. Negli ultimi episodi, Shingo gioca nella squadra nazionale giapponese contro il mitico Brasile allenato da Pelé. Il calcio viene rappresentato come un gioco assurdamente violento, la vittoria di una partita è ottenuta grazie ad allenamenti che sfiorano il sadismo. In un episodio, per irrobustire le gambe dei giocatori l’allenatore ci passa sopra con una jeep. In un altro, il protagonista si lega un masso alla caviglia. La cosa più divertente sono le parate e i tiri incredibili. Come palloni calciati così forte che bruciano i guanti del portiere, giocatori gemelli che correndo si sdoppiano e si uniscono creando illusioni ottiche che disorientano la squadra nemica. Palle che rimangono sospese in cielo e poi schizzano all’incrocio dei pali e portieri che parano bendati. Le scene a cui abbiamo accennato anticipano di 30 anni lo humor demenziale diShaolin Soccer. Ve ne mostriamo alcune prese da YouTube per sdrammatizzare e suggerire ai nostri giocatori che il calcio non è fatto di palloni deformati dalla potenza del tiro e azioni da circo, ma nemmeno da fraseggi estenuanti. Arrivano i Superboysè il primo manga dedicato al calcio a vedere la luce. Nel 1970 il Giappone aveva combinato qualcosa di buono nel mondo del pallone arrivando terzo alle Olimpiadi in Messico. Il bronzo olimpico aveva acceso l’interesse dei giapponesi verso questo strano sport in cui si insegue una palla anziché lanciarla. Manga e anime di Arrivano i Superboys arrivarono quindi al momento giusto per cementare questo primo boom calcistico, prima dell’effettiva e più duratura consacrazione, dieci anni dopo, conCaptain Tsubasa. La storia di Shingo Tamai, della Shinsei Senior High Scool e del professore Tempei Matsuki (non a caso presentato come ex portiere della nazionale olimpica medaglia di bronzo), era ispirata a quella di un liceo realmente esistente. Nel 1969, la squadra dell’Urawa Minami High School, solo sei anni dopo la sua fondazione, era stata in grado di vincere tutti i trofei scolastici nazionali calcistici delle superiori. Divise ed edifici scolastici vengono da lì, e perfino Shingo è ispirato a un giovane calciatore di quella squadra. Come la stragrande maggioranza dei manga e degli anime sportivi,Arrivano i Superboysè la fiera dell’esagerazione. Supertiri, palloni che sfondano la rete per conficcarsi nel cemento e continuare a ruotare, formazioni assurde e così via. Senza contare le doppie rovesciate, le parabole impossibili, il portiere ninja sborone con gli occhi bendati. A riguardarlo oggi, però, Arrivano i Superboys riesce ad avere incredibilmente una sua coerenza. In mezzo ai quei colpi di tallone con il piede a martello, trasuda una qualche forma di astratto realismo. Saranno i cieli arancioni o plumbei, le sopracciglia torve dei protagonisti, le scarpette di cuoio anni sessanta. La violenza dei contrasti. O la pioggia scrosciante e la terra, tutta quella terra, ché una distesa d’erba questi poveri calciatori nati per soffrire non sembravano sapere cosa fosse. Eppure un collegamento tra Shingo Tamai e l’insopportabile Oliver Hutton c’è, esiste. Alle avventure televisive di Shingo, Yamagata e gli altri ha contribuito, come regista,Nobuhiro Okasako, che due lustri più tardi avrebbe curato il character design diCaptain Tsubasaper la serie tv e i vari lungometraggi. Oltre la serieMoero! Top Striker, arrivata in Italia comeA tutto Goal, incentrata su un orfano francese che gioca in una squadra giovanile di Genova. Il doppiatore italiano di Shingo Tamai eraRodolfo Bianchi, che ha dato la voce ad attori come Gérard Depardieu, James Caan, Jeremy Irons e Michael Douglas (anche nei due film diAnt-Man). Come aChuck NorrisinWalker Texas Rangere, per tornare ai cartoni, all’ispettore Zenigata diLupin IIIdal 2007, cioè dalla scomparsa di Enzo Consoli. La sigla storica di Arrivano i Superboys eraGoal, pubblicata con lo pseudonimo Eurokids daLuigi Lopezcome brano ufficiale degli Europei di calcio del 1980 e riciclata in seguito alla chiusura dopo due puntate de La domenica sportiva. Sul lato B del 45 giri è presente una versione strumentale eseguita dall’orchestra di Pippo Caruso. Negli anni novanta, con l’approdo della serie animata su Tmc, è stata creata una nuova sigla cantata dai Cartoon Kids su testi di Fabrizio Berlincioni e Silvio Amato (autori di quasi tutte le nuove sigle di anime mandati in onda dall’emittente, comeConan il ragazzo del futuro). Quasi quarant’anni dopo il legame tra la serie e la città di Urawa, dove tutto è iniziato attraverso il liceo locale che ha ispirato Ikki Kajiwara, è rimasto molto forte. Tanto che i giocatori dell’Urawa, i Red Diamonds, vengono chiamati ancora “gli undici rosso sangue”,Akakichi no eleven. Anche se i giocatori dei “diamanti rossi” per allenarsi non disboscano foreste a calci e non sudano venti litri a testa a partita. (DaIl Sestante News)