I FILM EROTICI DI GIULIANO BIAGETTI

I FILM EROTICI DI GIULIANO BIAGETTI

Tra le tante figure di registi dimenticati merita un accenno la figura diGiuliano Biagetti, autore di tre film con lo pseudonimo di Pier Giorgio Ferretti (per alcuni anni creduto dai critici un regista diverso).La prima pellicola èDecameroticus(1972), che dà il nome al sottogenere deidecamerotici, interpretata da Orchidea De Santis. SeguonoIl sergenteRompiglioni(1973), interpretato da Franco Franchi, eLa novizia(1975), un insolitotonaca movieinterpretato da Gloria Guida. Giuliano Biagetti nasce a La Spezia nel 1925 e muore nel 1999, tra l’indifferenza della critica e dei media. Soltanto la rivistaNocturno Cinemagli dedica un articolo a firma Stefano Ippoliti sul numero 10 di giugno-luglio 1999. Biagetti nel periodo universitario a Firenze fonda la compagnia teatraleLa Brigata dei dottori, nella quale recita e scrive testi. Nasce come documentarista ed esordisce alla regia nel 1953 conRivalità, lavoro scritto e supervisionato da Roberto Rossellini.Subito dopo giraRagazze al mare(1954), un’altra storia di provincia che mette alla berlina la difficoltà di vivere in una comunità piccola. Dopo questi due film c’è un lungo periodo di silenzio: Giuliano Biagetti va a dirigere gli effetti speciali dell’Istituto Luce, poi si dedica a una serie infinita di spot per Carosello molto creativi interpretati da attori del calibro di Totò. Chi non ricordaCon Api si volainterpretato da Modugno? Torna al cinema dopo quattordici anni conL’età del malessere(1968), tratto dal romanzo di Dacia Maraini, film impegnato sui temi della contestazione studentesca.L’anno successivo dirige un giallo sexy (Interrabang), sempre soffuso da un alone di critica sociale, tipico del post-sessantotto. Il film viene inspiegabilmente sequestrato su tutto il territorio nazionale dal giudice Occorsio e questo fatto provoca seri problemi economici al regista, nell’occasione anche produttore. Biagetti si rituffa nel mondo dei Caroselli e torna al cinema solo nel 1972, con lo pseudonimo di Pier Giorgio Ferretti dirigendoDecameroticus. Dal cinema d’autore passa così al cinema di genere cambiando nome. Il resto della sua produzione è tutto su questa falsariga, comunque si firmi.Ancora una voltaprima di lasciarci(1972) con Corrado Pani e Barbara Bouchet analizza la crisi della coppia.Il sergente Rompiglioni(1973) vede uno scatenato Franco Franchi alle prese con una farsa di ambientazione militare.La svergognata(1974) è una commedia erotica interpretata da una giovanissima Leonora Fani, che seduce l’attempato scrittore Philippe Leroy in vacanza a Ischia, mentre la bella moglie è Barbara Bouchet.DopoLa novizia(1975) con Gloria Guida, dirige Renzo Montagnani e Jenny Tamburi nella commedia dolce amaraDonna… cosa si fa per te(1976).Infine giraL’appuntamento… dove, come, quando?(1977) sempre con Renzo Montagnani. Quindi si dedica alla pubblicità sino al 1989, quando rientra nel giro del cinema conVado a riprendermi il gatto, una favola bucolica premiata al Festival di Montreal interpretata da Barbara De Rossi, Jean Pierre Cassel e Mario Adorf.Conclude nel 1992 conSì… ma vogliamoun maschio, film mai uscito nei circuiti cinematografici e sconosciuto ai più. Biagetti ha raccontato spesso storie che affrontano tematiche sociali e intimistiche, accompagnate da violenza ed erotismo, ma pure vicende sui rapporti di coppia e sulla difficoltà di vivere in provincia. Regia: Giuliano Biagetti. Soggetto: Edgar Mills (racconto). Sceneggiatura. Luciano Lucignani, Giorgio Mariuzzo. Fotografia: Antonio Borghesi. Montaggio: Marcella Bevilacqua. Musiche. Berto Pisano. Scenografia: Tellino Tellini. Operatore alla Macchina. Sergio Rubini. Durata: 93’. Genere: Thriller erotico. Produttore: Giancarlo Segarelli. Casa di Produzione: Salaria Film. Interpreti: Umberto Orsini (Fabrizio, il fotografo), Beba Loncar (Anna, moglie del fotografo), Haydée Politoff (Valeria, la sorella di Anna), Shoshana Cohen (Maregalit, la modella), Corrado Pani (Marco, l’uomo sull’isola), Edmondo Saglio (guardacoste 1), Tellino Tellini (guardacoste 2), Antonietta Fiorito (ragazza sul motoscafo). Una pellicola interessante che per anni si è trascinata dietro la nomea difilm maledettoperché il giudice Occorsio la sequestrò nel 1970, facendola ritirare da tutti i circuiti nazionali. In televisione non si era mai vista fino al 16 aprile 2020, giorno in cui Cine 34 l’ha trasmessa in prima serata, opportunamente sforbiciata di alcune sequenze hot.Peccato, perché la malsana atmosfera a metà strada tra tradimenti di gruppo e lesbismo è componente fondamentale di un film, che si regge anche sulla tematica sociale e su un ben congegnato triplice finale a sorpresa. La storia è abbastanza semplice, per buna parte del film procede con un montaggio compassato e con tempi da cinema erotico, per poi godere di una rapida accelerazione nel concitato finale. Fabrizio (Orsini) è un fotografo insoddisfatto, vorrebbe fare altro nella vita che scattare istantanee a sexy modelle, pare stanco della ricca moglie Anna (Loncar). Si atteggia a intellettuale, immagina un futuro da corrispondente di guerra, mentre si trova all’Isola Rossa dell’Argentario per fotografare Maregalit (Cohen), insieme alla moglie e alla giovane cognata Valeria (Politoff).Molteavanceerotiche tra Orsini e la sconosciuta Cohen (una vera modella), alcuni battibecchi colti con la Politoff, infine pare che la barca resti senza benzina e il fotografo approfitta di un motoscafo (guidato da una bella francesina, Fiorito) per andare sulla terraferma a rifornirsi. Si diffonde la voce di un ricercato evaso da un penitenziario, mentre compare tra le scogliere il bel tenebroso Marco (Pani), che prima conquista le tre donne, una dopo l’altra, infine pare intenzionato a ucciderle, ma niente è come sembra. Il finale scioglie i nodi della narrazione, intrecciati benissimo da regista e sceneggiatori, perché non solo Marco non è l’evaso, ma non ha ucciso nessuno, anche se era d’accordo con Valeria per farlo.Finale comunque tragico, perché è la dark lady, architetto del cinico piano, a tingere di sangue l’azzurro del mare, mentre Fabrizio, Anna e Maregalit raggiungono i fuggitivi a bordo del motoscafo guidato dalla francesina. Bellissima la colonna sonora di Berto Pisano, pubblicata nel 1970 su un Lp Rca con dieci tracce, ristampata nel corso degli anni su Cd con aggiunta di nuovi pezzi.Nel 1969 esce anche il 45 giriInterrabang(Il colore degli angeli/… e il sole scotta). La musica suadente di Berto Pisano si accompagna bene a una suggestiva fotografia marina che gode di unalocationfantastica come l’Isola Rossa dell’Argentario, deserta e selvaggia, per l’occasione resa claustrofobica dalla tematica thriller e dai rapporti malsani che si sviluppano tra i protagonisti. Sceneggiatura ricca di dialoghi colti, quasi da cinema di Antonioni (in certi frangenti viene a menteL’avventura, 1960, con Ferzetti, Massari e Vitti, pure se siamo su un altro piano). Frasi come:La libertà assoluta è la morte,Il successo significa vivere senza lottare per vivere,Un uomo morto in mezzo a tutte queste cose morte che senso ha?, risentono molto di una temperie culturale post-sessantottina che pervade ogni tipo di espressione artistica.In ogni caso non infastidisce, perché il film vive di grande tensione erotica, girato con molta macchina a mano e grande uso dello zoom (segno dei tempi), con soggettive nervose e stupendi primi piani dei protagonisti. Interrabangè un segno di interpunzione (?!), lo stesso che Valeria porta al collo come un ciondolo, che a un certo punto regala a Marco:è il segno dell’incertezza di questa nostra epoca, dice la ragazza nel corso di un nuovo dialogo letterario, molto sessantottino. La tecnica di regia è matura e consapevole, Giuliano Biagetti tradisce il passato da documentarista perché si sofferma con cura certosina a immortalare scorci paesaggistici, così come è molto bravo a valorizzare la bellezza delle attrici. Interpreti maschili all’altezza della situazione, sia Pani che Orsini sono impeccabili, mentre Loncar e Politoff faticano un poco di più per ottenere una resa dignitosa.Stendiamo un pietoso velo sulla Cohen, soltanto bella da vedere, perfetta quando si fa fotografare e svolge il suo vero mestiere, ma difficile da sentire nelle prove di recitazione. Il doppiaggio salva il salvabile, anche perché le tre attrici non parlano italiano, mentre Pani e Orsini si doppiano da soli. Temi appena accennati che sono cari al regista: la difficoltà del rapporto di coppia, l’insofferenza nei confronti degli schemi preconfezionati, l’amore libero, la lotta antiborghese, la contestazione studentesca. Biagetti cercherà di approfondire certe tematiche nei film meno commerciali, inserendo considerazioni legate al suo modo di sentire anche nei lavori comico-erotici girati per “esigenze alimentari”. Non vi fidate della critica, perché Paolo Mereghetti (una stella e mezza) parla dispropositate velleità autorialie diun verboso canovaccio, aggiunge checi vuole circa un’ora perché la storia ingrani, per fortuna conclude chevale la pena resistere fino al triplice colpo di scena finale.Marco Giusti (Stracult) definisce il film addiritturaterribile, affermando che èun thriller con idee e vaghi richiami al cinema d’impegno tutto girato su uno yacht. Non l’ha visto o non lo ricorda, perché parladi omicidi, di sesso, fumo (?) e nudo, diun film noioso e poco erotico con un Corrado pani coattissimo e una Politoff in declino artistico.Pino Farinotti scrive una trama inesistente, forse sentita da qualche collega, che parla di piani falliti, amanti diabolici, omicidi. Non ha resistito fino alla fine, probabilmente. Interrabangè un film invecchiato molto bene che si ritaglia un posto di primo piano nella lunga tradizione del thriller erotico italiano. Disponibile in Dvd dal 2012. Regia: Pier Giorgio Ferretti (Giuliano Biagetti). Idea: Leo Cevenini. Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Gianviti, Fiorenzo Fiorentini. Scenografia e Costumi: Luciano Sagoni. Produzione: Leo Cevenini, Vittorio Martino per Flora Film e National Cinematografica. Montaggio: Alberto Moriani. Fotografia: Sergio Rubini. Direttore di Produzione: Sergio Borelli. Aiuto Regista: Giorgio Mariuzzo. Truccatore. Giovanni Amadei. Operatore alla Macchina. Michele Pensato. Ispettore di Produzione: Lamberto Palmieri. Musiche. Berto Pisani (Edizioni Musicali Pegaso). Teatri di Posa. Stabilimenti Elios. Interpreti: Franco Franchi, Francesca Romana Coluzzi, Mario Carotenuto, Pino Ferrara, Enzo Andronico, Corinne Piccolo (Clery), Adriana Facchetti, Nino Terzo, Alfredo Malfatti, Dante Cleri, Carla Mancini, Fredo Pistoni, Marie Luise Zetha, Luca Sportelli, Luigi Antonio Guerra, Gino Pagnani, Gli Alisei. Il sergente Rompiglioni(1973) è un film parodistico ispirato alla serieIl colonnello Buttiglione, scritto da Leo Cevenini e Roberto Gianviti, interpretato da un buon cast di attori comici.Il film non è memorabile, il regista utilizza le doti mimiche diFranco Franchiper una scontata parodia di un film comico. Il sergente Francesco Garibaldi Rompiglioni è un militare tutto d’un pezzo, fissato con la disciplina, amante della divisa, ma pure grande appassionato di opera lirica. Rompiglioni dirige l’orchestra della guarnigione, paradossalmente priva di strumenti, perché non arrivano mai. Le prove si trasformano in grandi numeri mimici corali interpretati da Nino Terzo, Gino Pagnani, Dante Cleri e Luca Sportelli. I problemi per il sergente si fanno seri quando arrivano in caserma i componenti del gruppo pop Gli Alisei, un complesso raccomandato dal colonnello Carotenuto, perché uno dei cantanti è fidanzato della figlia (Clery). Rompiglioni li torchia senza pietà, ma viene ripreso dal colonnello, quindi subisce la vendetta dei cantanti che lo mandano per scherzo a Castrocoro (ironia di Castrocaro), come concorrente al Festival delle voci nuove. Rompiglioni si dimette dall’esercito per iniziare la supposta carriera di cantante, ma per fortuna il colonnello non legge la lettera, così, una volta scoperto il tiro mancino, riprende la divisa e si vendica dei ragazzi facendoli cantare come voci bianche nel coro del Nabucco. La pellicola è divertente nella prima parte, quando Giuliano Biagetti tenta di fare satira sulla vita in caserma, Imposta alcuni buoni momenti dabarzelletta-moviee inserisce brevi sequenze da commedia erotica. Francesca Romana Coluzzi interpreta un’insolita parte sexy nei panni della fidanzata in minigonna di Rompiglioni. Carla Mancini mostra le gambe durante una visita in caserma.Corinne Clery (si fa chiamare Piccolo e nessuno la conosce) sprizza sensualità da tutti i pori, ma è limitata dal personaggio. Franco Franchi non è al meglio delle sue possibilità, il personaggio lo limita, ma diverte con la sua faccia di gomma, la solita mimica e alcuni monologhi ben riusciti.“Sono arrivati o non sono arrivati?”, è il tormentone del film riferito agli strumenti, ma spesso equivocato con altre situazioni. Ottimi i siparietti da avanspettacolo con Andronico e Carotenuto, ma anche i duetti con Nino Terzo. Divertenti alcune sequenzetrashcome i balletti in caserma a passo di valzer, mazurca e quadriglia. La seconda parte della pellicola scade di tono, quando Rompiglioni frequenta per caso la discoteca dove cantano Gli Alisei, si lascia convincere di essere un ottimo cantante e prova la carta di Castrocoro. Bravissimo Mario Carotenuto come colonnello in preda ai tic nervosi, diligente Adriana Facchetti come moglie credulona, affascinante una giovanissima Corinne Clery.Molte gag sono da cartone animato, pura comicitàslapstick, con esplosioni niente affatto letali e soluzioni grottesche. Franchi si ricorda per alcune battute.“Non sono vigile, ma sono vigile!”, dice a un vigile che vuol multarlo. In discoteca: “Musica pop? Poppy Solo?”.Alcune parti oniriche vedono i desideri di Franco diventare realtà mentre cantaRigolettooIl barbiere di Siviglia. Gli Alisei cantanoCambia l’arma non la mente. I 4 più 4 di Nora Orlandi cantanoIl sergente Rompiglioni, sigla di testa e di coda. Paolo Mereghetti concede un sola stella:“Un personaggio monocorde per la maschera disarticolata e schizofrenica di Franchi. Blanda satira della vita in caserma, con un seguito”.Confermano la misera stella anche Pino Farinotti e Morando Morandini, ma senza motivare. In compenso il pubblico pare gradire: due stelle.Marco Giusti non ama il film:“Non è quel che vi aspettate, ahimè. Un modestissimo sotto-Buttiglione che vive solo per il titolo e per la presenza, altamente sciupata, di Franco Franchi e del solito gruppo di amici caratteristi. C’è anche Corinne Piccolo, una Corinne Cléry alle prime armi. Giuliano Biagetti, che si firma per l’occasione Ferretti, non è all’altezza dell’operazione. Decisamente superiore il sequel”. Non concordiamoin toto. Il film non è all’altezza delle aspettative, ma ha una sua originalità. Regia: Pier Giorgio Ferretti (pseudonimo di Giuliano Biagetti). Soggetto e Sceneggiatura: Pier Giorgio Ferretti, Giorgio Mariuzzo. Aiuto regista: Ennio Marzocchini. Trucco: Gianni Amadei. Fotografia: Franco Villa. Musiche: Berto Pisano. Montaggio: Alberto Moriani. Scenografie e costumi: Tellino Tellini. Produttore: Enzo Del Punta e Giuliano Biagetti per BI.PA.. Distribuzione: D.E.A. Film. Interpreti: Gloria Guida, Gino Milli, Lionel Stander, Femi Benussi, Fiore Altoviti, Beppe Lo Parco, Maria Pia Conte, Vera Drudi e Giuseppe Sciacqua. La noviziadi Pier Giorgio Ferretti (pseudonimo di Giuliano Biagetti) è un film che rientra nel sottogeneremonache nel peccato, meglio noto cometonaca-movie. Ricordiamo alcuni esempi:Immagini di un conventodi Joe D’Amato (1979), mutuato in parte daInterno di un conventodel grande Valerian Borowczyk (1978) eLa monaca nel peccatodello stesso D’Amato (1986).Si può inserire anche nel sottogenere deipeccati in famigliae neidrammi erotici, perché è una commedia dai risvolti familiari che nel finale risente di un’imprevedibile svolta drammatica.